Categoria: Gad Lerner

  • OLI 412: FESTIVAL DELLA COMUNICAZIONE – Vero e falso con i nuovi strumenti della rete

    Carola Frediani e il fake con i saluti di Obama

    Festival della Comunicazione, così hanno deciso di chiamare gli organizzatori la rassegna di incontri che ha attirato appassionati a Camogli lo scorso week end. A calendario calibri da novanta degli eventi estivi e dei talk show: Lerner, Eco, Bignardi, Calabresi, Rampini per arrivare a De Carlo che nel ruolo del sadico giudice di Masterpiece ha fatto proseliti visto che il tendone che ospitava il suo intervento era letteralmente assediato dai fans – saranno stati anche lettori? –  che tracimavano in piazza.
    Festival della Comunicazione, un’idea – mi dicono  – voluta e promossa da un gruppo di milanesi con casa nel borgo, un’idea scaltra perché la parola “comunicazione” consentirà, anche in futuro di pescare anche “a caso” – come direbbe un adolescente  – tra svariati argomenti legati alla comunicazione: da quella affettiva, alla pubblicitaria e politica, senza abbandonare la rete e quindi invitare chiunque.
    Duecentoquattromila euro di sponsor (i principali TIM – Intesa San Paolo – Expo Milano 2015, anche loro!) una cifra da sogno in Italia per chi organizza eventi e che ha permesso di partire alla grande in uno dei luoghi più belli della Liguria.
    Certo nel programma si sarebbe potuto evitare la concomitanza di incontri di uguale interesse costringendo i partecipanti a scegliere tra Calabresi, Cotroneo e Di Fazio-Marcheselli oppure tra Andreatta e Frediani.
    Chi ha sentito Carola Frediani, appunto, ha assistito ad una riflessione sul potere di Twitter, e su come la rete offra la possibilità di “contronarrare” quello che i media incorniciano per noi – a partire dalla foto scelta dai giornali di un nero vittima della polizia – che ha spinto a riflettere su cosa evocava l’immagine della vittima (ragazzo di strada e affiliato a bande) e ha indotto le persone a considerare quale foto sarebbe stata scelta dall’informazione se uno di loro fosse stato ucciso dalla polizia. E’ nato così l’hashtag #iftheygunnedmedown (which images would the media use to portray me), con moltissimi utenti che postavano due foto: una più decorosa e l’altra più allusiva.
    Il caso Ferguson ha avuto su Twitter il sostegno da diverse parti del mondo, dalla Palestina, alla Turchia, all’Ucraina. Frediani ha parlato di verifica delle notizie in rete e di Andy Carvin, il giornalista di NPR che si è occupato delle primavere arabe su Twitter, analizzando autenticità e affidabilità delle informazioni per rilanciarle sul proprio account.
    Durante l’incontro si è potuto scoprire anche il sito let me tweet that for you – un produttore di screenshot finti – grazie al quale sono arrivati i saluti di Obama al festival.
    La giornalista ha parlato di nuove competenze e del ruolo della stampa e della possibilità di riavvicinarsi, grazie alla rete, alla propria “comunità”. E ancora della funzione di servizio delle testate giornalistiche, citando lo splendido lavoro fatto da California Watch  sul rischio sismico in California con dati, mappe, istruzioni, sicurezza delle scuole in caso di allerta. Per l’Italia Frediani ha citato Cittadini Reattivi  che ha raccolto e mappato, con l’aiuto dei cittadini, 15000 siti potenzialmente inquinati in Italia.
    (Giovanna Profumo – foto dell’autrice)

  • OLI 342: ELEZIONI – Lista Doria, una serata in piazza

    Genova, piazza delle Fontane Marose. Son passate da poco le dieci e mezzo di sera quando si sentono applausi dal fondo. Il folto gruppo che da ore assiste al procedere degli eventi – dal televisore nel gazebo allestito nel pomeriggio sotto le stanze messe a disposizione da don Gallo già per il comitato elettorale delle primarie – si volta e può finalmente rivedere di persona il proprio candidato a sindaco, sino a poco prima nel salone di Palazzo Tursi, conteso dalle reti locali e nazionali, ultima in ordine di tempo La7 con Gad Lerner a dialogare con lui ne L’infedele.
    Marco Doria, rilassato e sereno, si concede una lunga chiacchierata attorniato dai suoi sostenitori e collaboratori, più che soddisfatti per come stanno andando le cose, sebbene un po’ delusi per la vittoria al primo turno mancata per un soffio. Parla senza sforzare la voce, pacatamente, com’è il suo stile, e con la sicurezza del vincitore, sia pur differito di un paio di settimane. Ringrazia per il sostegno e la partecipazione, insiste sulla necessità di impegnarsi a fondo nei quattordici giorni che separano dal ballottaggio, soprattutto per recuperare almeno in parte coloro che hanno espresso il loro scontento astenendosi dal voto, con punte mai verificatesi prima (a Genova circa il 44% degli aventi diritto, su una media nazionale intorno al 33%, quando nelle precedenti consultazioni gli astenuti erano stati rispettivamente circa il 37% e il 26%). Tra le varie considerazioni, anche l’esigenza di riuscire a raggiungere e convincere le molteplici componenti di una città tanto complessa e articolata, facendo ciascuno la propria parte.
    I giornalisti che stavano stazionando con le loro telecamere, intervistando ogni tanto ora l’uno ora l’altro per le dirette delle loro emittenti private, non appena si accorgono della presenza di Doria si fanno sotto a riprenderlo in video e a catturarne le parole, con un curioso effetto di sovrapposizione e rimescolamento dei livelli e dei modi della comunicazione, tra la sua voce tranquilla che parla a chi gli sta intorno e ritorna amplificata dal televisore rimasto da solo sotto il gazebo, mentre, accanto a lui che continua imperterrito a conversare, i conduttori a turno spiegano ai loro spettatori ciò che accade e intanto tutti i presenti, rivedendosi sullo schermo in lontananza, sentono di essere proiettati attraverso l’etere in mille case, testimoni di uno dei tanti momenti della millenaria storia di Genova.
    A un certo punto compare Pierluigi Vinai, unico tra gli sconfitti a raggiungere la sede dell’avversario per complimentarsi con lui.
    Alla fine Doria si congeda dai suoi, dicendo divertito che c’è sempre una prima volta nella vita: di lì a poco sarà la sua prima volta a Porta a Porta, ovviamente non seduto nel salotto di Bruno Vespa ma in collegamento dal Municipio, dove si accinge a ritornare.
    Quelli che rimangono si rimettono a far capannelli in piazza, o a seguire le dirette televisive, con lo stillicidio dei risultati che giungono col contagocce dalle sezioni in cui lo spoglio è rallentato dall’abnorme numero di voti espressi in modo ambiguo su schede mal congegnate, difficili da gestire, comprendere e compilare, con lo scandalo di quasi undicimila dichiarate nulle (3,92%).
    Continua il cardiopalmo: c’è chi spera in improbabili rimonte della percentuale di voti; si tiene d’occhio il piccolo scarto che separa Enrico Musso da Paolo Putti come contendente per il ballottaggio.
    Soltanto nel cuore della notte il Viminale comunicherà i dati definitivi, confermando la gara finale tra Doria (48,31%) e Musso (15,00%).
    (Ferdinando Bonora, foto di Giovanna Profumo)