Categoria: Rifiuti

  • OLI 410: RIFIUTI – La biotruffa anche per Genova

    A me gli occhi! Amiu riesce ancora una volta a ipnotizzare con le sue promesse ma non ad uscire dalla logica ormai superata del “ciclo integrato dei rifiuti”, che ha tra le sue caratteristiche quella di considerarli come una fonte di energia termica (quindi eventualmente elettrica). Questo non consentirà mai di raggiungere gli obiettivi di salvaguardia della materia, dalla plastica al metallo, alla terra contenuta nei rifiuti sotto forma del suo precursore: la frazione umida.
    Il processo naturale per il quale esiste la terra nelle sue zone selvagge è la trasformazione dei corpi morti, compresi i vegetali, attraverso il lento lavoro di alcuni batteri aerobici, che vivono in presenza di ossigeno. Questi batteri si nutrono delle sostanze contenute nella materia organica e generano quell’odore che tanto infastidisce, producendo come scarto la parte fertile della terra, tanto gradita alle piante. Questo semplice processo – che necessita solo di una buona materia prima d’ingresso come gli scarti di cucina e il verde derivante dalla manutenzione di parchi e boschi – pare non piacere alla direzione di Amiu, e prima ancora ai tecnici della Regione Liguria, che invece hanno disegnato per Genova un piano con biodigestori anaerobici: grossi serbatoi stagni, all’interno dei quali l’umido viene digerito da batteri anaerobici, che producono il cosiddetto biogas, contenente una percentuale variabile tra il 50% e il 90% di metano. Mentre nella digestione aerobica (detta compostaggio) la riduzione della massa messa in lavorazione si limita ad un 25% (comprendente evaporazione acquea e gas), in quella anaerobica la perdita in uscita sfiora anche del 75%. Come si sposa questo con le direttive europee? Per non parlare dei problemi di tossicità dei fanghi derivanti dal processo come segnalato da un parlamentare europeo.
    E’ vero che le stesse direttive parlano di recupero energetico, ma solo dal residuo di una raccolta differenziata spinta, quindi una frazione minimale. Ma nel caso di Amiu, il rischio è che non avvenga, avendo progettato di destinare al biogas, la frazione umida della raccolta differenziata, la migliore, che a programma dovrebbe diventare preponderante.  Invece di favorire un naturale compostaggio, si opta per il metodo industriale con impianti molto più costosi.
    Anche per le quote di differenziata, come già in passato, il piano si affida al raggiungimento delle quote minime di legge, senza superarle, e nei tempi massimi di legge (2020), invece che mostrare ai genovesi una reale intenzione di risolvere il problema.
    Anche il sistema di prossimità a cassonetti non sortirà alcun effetto, come non lo ha sortito in questi anni. A prova di questo, si intendono acquistare due separatori secco/umido, che avranno alla fine solo lo scopo di avere secco da mandare all’incenerimento attraverso un qualche canale, apparentemente più o meno virtuoso, come i consorzi statali, e umido da usare nel biodigestore e i cui fanghi di risulta, debitamente essiccati con uso di energia termica, saranno a loro volta instradati agli inceneritori.
    Non ci sarebbe da stupirsi se poi, legati da un piano industriale che senza i contributi statali per la produzione di energia elettrica dal biogas non starebbe in piedi, si infilino dentro anche “mucche vive” pur di mantenere in funzione il sistema. E con il fantasma del CSS (combustibile solido secondario, ovvero un miscelone di plastica e metalli) che elevato da “rifiuto” a “prodotto”, grazie ad una norma scellerata e alla solita truffa semantica, possa finire bruciato in forni di cementifici e centrali termoelettriche a carbone. Tutto fa presagire mala tempora per i genovesi. Il peggio è sempre possibile.
    (Stefano De Pietro – immagine da internet)

  • OLI 369: RIFIUTI – Tutti i nodi vengono al… cassonetto

    E’ notizia di non molti mesi fa l’intervento della Corte dei Conti nei confronti del Comune di Recco, dove la raccolta differenziata eseguita con percentuali molto più basse dei limiti di legge, è stata considerata dal giudice un danno erariale e (qui sta la novità) anche ambientale.
    Come era prevedibile, la Guardia di Finanza si è recata ieri negli uffici del Comune di Genova per acquisire gli atti relativi alla nostra “rumenta”, c’è quindi da attendersi una multa salata che ricadrà in modo pesante su un bilancio già ferito a morte dalla rivisitazione della spesa di Monti.
    Nell’articolo de Il Secolo XIX di giovedi 14 marzo 2013 si fa riferimento ad un progetto di legge che galleggia da tempo (immemore) in Parlamento, il quale istituisce un rimborso del 25% della Tia per i cittadini i cui comuni non avessero adempiuto agli obblighi di legge sulla differenziata. A rincarare la dose, c’è la sentenza della Corte di Cassazione che ha imputato ai soli comuni il danno erariale e la relativa multa, rendendo inefficaci le clausole inserite da molti comuni nei contratti con le aziende di gestione dei rifiuti: infatti, secondo il giudice, non è ascrivibile con certezza alla responsabilità diretta dell’azienda incaricata il mancato raggiungimento dei valori di raccolta differenziata, ancorché inserita in contratto, in quanto la sua realizzazione è dipendente da comportamenti dei cittadini, che sono al di fuori del controllo delle aziende aggiudicatarie del servizio. Le multe ricadranno, quindi e senza diritto di appello, sui comuni, quindi sui cittadini.
    Nel citato articolo del Il Secolo XIX  ci si dimentica di un’altra chiave di lettura del problema, all’interno della Tares, la nuova legge che regolamenta la raccolta dei rifiuti. Nell’articolo 20 della norma oggi in vigore si legge: “Il tributo è dovuto nella misura massima del 20 per cento della tariffa, in caso di mancato svolgimento del servizio di gestione dei rifiuti, ovvero di effettuazione dello stesso in grave violazione della disciplina di riferimento, nonché di interruzione del servizio per motivi sindacali o per imprevedibili impedimenti organizzativi che abbiano determinato una situazione riconosciuta dall’autorità sanitaria di danno o pericolo di danno alle persone o all’ambiente“. Se tanto mi dà tanto, allora il mancato raggiungimento della quota di differenziata minima di legge ricade in una grave violazione, che addirittura la Corte dei Conti punisce come danno ambientale e la proposta di legge sulla Tia con un rimborso al cittadino del 25%. Potremo quindi vedere ridotta per legge la tariffa Tares e accreditati dei rimborsi Tia per i 5 anni precedenti? In fondo, pagare a giugno solo il 20% della Tares è un’ottima soluzione per addrizzare la politica di Amiu, che fino a ieri ha promosso l’inceneritore di Scarpino a danno, quindi di tutti i cittadini. Risulta evidente la necessità di cambiarne la dirigenza, insieme alla politica, e tocca al comune applicare la legge rimodulando la tariffa al ribasso in un regime di auto-punizione.
    Alla fine, inaspettatamente, l’Italia non pronta alla differenziata e i suoi Comuni arruffoni e affidati ad aziende irrispettose delle leggi rischiano di fallire sulla spazzatura, invece che sui grandi temi della politica che riempiono i giornali e che fanno sbalzare alle stelle gli indici dei bookmakers inglesi.
    E nell’aria c’è anche la legge di iniziativa popolare Rifiuti Zero, per la quale presto vedremo i banchetti in giro per Genova e tutta l’Italia, firme raccolte nell’ambito europeo e che sarà obbligatoriamente discussa in tutti i parlamenti nazionali.
    (Stefano De Pietro – immagine da internet)