Categoria: Porto Antico

  • OLI 408: PAROLE DEGLI OCCHI – Expo’, scatti di tigre

    (Genova, Palazzo San Giorgio, Tigre imbalsamata – foto Giovanna Profumo) 

    Genova, 22 maggio 2014 – Una tigre enorme minaccia i turisti davanti a Palazzo San Giorgio ma – al costo del biglietto di un museo civico – la si può domare e portarsi a casa una foto con il felino, ricordo di Genova e delle sue infinite sorprese.

  • OLI 375: CULTURA – A chi appartiene il fronte mare?

    Una domenica qualunque al porto antico riserva una novità poco piacevole. L’intero molo a ponente dei magazzini del cotone viene utilizzato per una esposizione di servizi charter navali, con “ingresso a invito” ci fa notare l’addetta all’ingresso. Gli stand di plastica bianca oscurano completamente la visuale a chi non può pregiarsi di appartenere alla ristretta fascia di aventi diritto, qualcuno sbircia nei rari punti di contatto rimasti con il porto dietro, stretto fra la struttura e il muro. Molte automobili sono posteggiate sulla strada, al di fuori dei posteggi segnati. Eppure il porto antico, anche se dato in gestione ad una azienda privata, dovrebbe essere patrimonio di tutti, e così anche il paesaggio. Ribelliamoci e scriviamo una mail a portoantico@portoantico.it richiedendo che siano rimosse le strutture che impediscono la visione del panorama.
    (Stefano De Pietro – foto dell’autore)

  • OLI 349: PORTO ANTICO – Chi si occupa della marea nera?

    E’ evidente, e come tutte le cose eclatanti, è sfuggito a più di uno sguardo. Sarà sfuggito a molti dei 65mila che hanno visitato il Suq, appena concluso, rispecchiandosi durante queste luminose serate estive in un mare nero come la pece, in cui i cefali – tipici di solito come i piccioni veneziani a piazza San Marco – sono scomparsi. Non se ne saranno accorti neppure coloro che percorrono quotidianamente la sopraelevata, che da qualche tempo vedono le banchine srotolarsi sopra un mare cupo color terriccio. E magari non tutti quelli che stanno leggendo se ne sono resi conto ancora, ma il mare all’Expò è diventato nero, proprio nero, e da qualche tempo. Qualche notizia fresca si trova, da qualche ora, soltanto su la Repubblica e relativo blog: http://genova.repubblica.it/cronaca/2012/06/26/news/fiorisce_l_alga_oscura_mare_nero_al_porto_antico-37978141/: la macchia nera si estende nel bacino del Porto Antico di Genova, tra i Magazzini del Cotone ed il Museo del Mare. Da quanto riportato si legge che la Capitaneria di Porto, l’Arpal e l’Università sono intervenute solo sabato scorso (il 23 giugno), a fronte di un fenomeno che è iniziato da almeno una decina di giorni. Le cause della chiazza nera sono ancora in corso di accertamento: tra le più probabili, la fioritura di un’alga che produce polline nero, tingendo il mare. All’acqua nera, in questi ultimi due giorni si è aggiunta la spazzatura che galleggia in superficie: depositata durante l’anno dal Rio Carbonara, che sfocia presso Ponte Morosini, sale a galla dal fondale in circostanze particolari. Ma chi deve occuparsene, a questo punto? Per legge (Legge 84/94 e D.M. 14.11.1994, poi precisati dalla Circolare prot. N. 5201164 datata 13 marzo 1996 del Ministero dei Trasporti e della Navigazione), la competenze sulla salute dell’acqua portuale sono ripartite tra attività anti-inquinamento, riservata all’Autorità Marittima, ed attività di disinquinamento delle acque, che spetta invece all’Autorità Portuale. L’autorità portuale dovrebbe poi dare il servizio in appalto; in particolare, a Genova, se ne occupa la Sepg, Servizi Ecologici del Porto di Genova, società partecipata dell’Autorità Portuale. Altro ente preposto a vigilare sulla qualità delle acque costiere è la Regione, che tramite l’Arpal ha il compito di monitorare l’ecosistema costiero. I custodi delle acque portuali sono numerosi e ben definiti dalla normativa, ma è certo che qualcuno non ha vigilato abbastanza, o non si è mosso con zelo sufficiente: la marea nera con tanto di spazzatura galleggiante è ancora un mistero senza spiegazione e dipinge un’immagine decadente, che stride con la definizione di Liguria come “regina delle bandiere blu”.
    (Eleana Marullo – foto dell’autrice)

  • OLI 347: PORTO ANTICO E DUCALE – 1992/2012, il lato oscuro di un anniversario

    Il 20 maggio, in giorni tormentati dalla bomba di Brindisi e dal terremoto, si sono celebrati, in forma minore, i venti anni del Porto Antico e del Ducale.
    Ma il maggio del 1992, insieme a queste belle novità, aveva portato a Genova anche un fenomeno molto diffuso nel mondo, e poco piacevole: il repulisti della città da quel che poteva fare disordine, non essere in sintonia con la festa.
    Ad esempio gli immigrati.
    Ho tra le mani alcuni documenti che ricordano quel che avvenne: due articoli (“Le retate sulla pelle” sul Secolo XIX e “Vogliono renderci invisibili” su Il Lavoro del 12 maggio 1992), il testo della “lettera aperta” che in quei giorni scrissero alla città di Genova i rappresentanti delle comunità immigrate, e una nota molto preoccupata che le segreterie di Cgil, Cisl, Uil inviarono al Prefetto, al Questore e al Sindaco, in allora il socialdemocratico Romano Merlo.

    Diceva il documento degli immigrati: “Le retate di Colombo, tempi duri per i neri: così titolavano i giornali genovesi di sabato 9 maggio 1992, in riferimento alle operazioni di controllo precolombiane da parte delle forze dell’ordine in corso in questi giorni nei confronti dei cittadini immigrati … in questi giorni nella città storica vengono controllati coloro che hanno la pelle nera, coloro che hanno un aspetto diverso. Vengono fermati i ‘neri’ ed accompagnati nelle caserme. Anzi, non solo i neri!! Si vuole che per un po’ di tempo diventino ‘invisibili’ tutti gli emarginati. Questo è un obiettivo diverso dal dare risposte alla sicurezza collettiva. E poi una città militarizzata è un po’ inquietante per tutti. … Noi viviamo il 1992 come un’occasione per riaffermare la necessità di costruire un mondo nuovo, multiculturale, città della convivenza pacifica e democratica tra diversi, ed è ciò che stiamo costruendo insieme ai cittadini genovesi che hanno una tradizione di solidarietà e di accoglienza”.
    Gli anni 1992 e 1993 furono per Genova anni difficili, segnati da gravi episodi d’intolleranza verso gli immigrati. Ci ha salvato una rete di associazioni che è riuscita a stabilire un ponte tra gli immigrati che non sapevano niente di noi, e noi che non sapevano niente di loro, supplendo a quello che il pubblico non faceva, e incalzandolo a fare: informazione, insegnamento dell’italiano, assistenza nelle procedure burocratiche, assistenza sanitaria, iniziative culturali.

    Nel 1989 si costituisce il Coordinamento delle associazioni degli immigrati extracomunitari, nel 1990 nascono gli Uffici Immigrati della Cgil, della Cisl e della Uil; nel 1992 si inaugura il Centro Servizi Integrato della Federazione Regionale Solidarietà e Lavoro e nel 1994 l’Ambulatorio internazionale di Città Aperta; negli stessi anni operano in città Auxilium Caritas, Città Aperta, Sant’Egidio, il Grappolo, l’Arci … realtà che operano singolarmente ma anche – quel che più conta – in continua relazione tra loro, e infatti nel 1995 si costituisce il Forum Antirazzista di Genova, che vivrà fino al 2001, quando gli venne tolta la parola dagli stessi sindacati che ne facevano parte, spaventati da quel che poteva avvenire nella Genova militarizzata del G8 (vedi Oli 310)
    Per restituire alla città la sua storia gli anniversari vanno ricordati per intero.
    (Paola Pierantoni – Foto dell’autrice)

  • OLI 306: CITTA’ – Io ti scaccio, tu scappi

    Venditori al Porto antico, tra le “piccole fioriere”

    In una lettera pubblicata sul Secolo XIX dello scorso 13 giugno Giuseppe Costa, presidente di Costa Endutainment, denuncia i problemi di viabilità e di sicurezza esistenti nella zona antistante l’Acquario: carenza di gestione del caotico traffico turistico da parte della Polizia Municipale e presenza eccessiva di venditori ambulanti, troppo insistenti, a suo dire. Costa chiede una maggiore collaborazione di soggetti pubblici e privati, al fine di migliorare l’accoglienza turistica.
    Ora, chi conosca e frequenti la zona dell’Acquario nei giorni festivi, sa che c’è un certo affollamento tra turisti, carrozzine, venditori ambulanti: chi si fa fotografare con il galeone alle spalle, chi contratta. Ma sa anche che i venditori “stanziali”, che vigilano con pazienza accanto ai loro lenzuoli distesi per terra, non sono affatto insistenti, e per proporre la merce attendono un segno di interesse dei passanti. Semmai è fastidioso l’assillo dei (non molti) questuanti “volanti”, che ti inseguono proponendoti l’elefantino portafortuna, per non parlare degli insopportabili raccoglitori di firme dei “Lautari”, che ti mettono in mano una biro e ti chiedono imperativamente “Sei contro la droga?”, con stile spiacevolmente analogo a quello degli attivisti di Lotta Comunista che in Via San Lorenzo ti interpellano con aggressivi “compagno!”.

    Arriva il controllo…

    Comunque, lo stesso giorno, sempre sul Secolo XIX, troviamo le risposte di Gianni Vassallo e Francesco Scidone: il primo, assessore al commercio, rivendica i risultati ottenuti nella lotta all’abusivismo pur nella carenza di mezzi a disposizione.
    Più interessante quello che dice Francesco Scidone, assessore alla sicurezza, che ricorda la sua proposta di “Mettere fioriere in modo da lasciare spazio solo al trenino ed al passaggio dei turisti”: invece, lamenta, “hanno messo fioriere piccole, solo per questioni estetiche”.

    …e i venditori si allontanano

    Ecco, finalmente, un intervento – purtroppo non accolto, che avrebbe permesso di estirpare alla radice il problema: sicuramente i venditori non si sarebbero limitati a spostarsi di cinquanta metri più in là o più in qua, forse avrebbero desistito dalla vendita, forse sarebbero addirittura tornati ai loro lontani paesi d’origine…

    Limitare lo spazio di transito come mezzo per scacciare i venditori ricorda la proposta di abolire le tempie per ridurre i suicidi: sarebbe solo controproducente, anche per i desiderati e vagheggiati turisti.
    E poi in questa città non ci sono solo turisti e trenini …
    Piuttosto chi amministra la città dovrebbe fare un pensiero su come uscire dal gioco ripetitivo “io ti scaccio e tu scappi; io me ne vado, e tu ritorni” che si gioca più volte al giorno intorno all’Acquario.

    In attesa di poter tornare al lavoro

    Questo “gioco” non è certo una prerogativa genovese: è facile assistere ad identiche scene ad Atene, Firenze, Roma.
    Sarebbe però più serio tentare di affrontare il problema prendendo atto che domanda ed offerta a ridosso dell’acquario si incontrano con reciproca soddisfazione.
    Allora perché non dedicare aree e spazi alla vendita ambulante con regolare licenza, anche in zone turisticamente pregiate, concentrando i controlli sulle merci contraffatte?
    Un’iniziativa di questo tipo furono i mercatini dei migranti in varie piazze genovesi (Piccapietra, S. Lorenzo, Matteotti, Martinez) organizzati negli anni 1996 e 97 dal Comune di Genova e dal Forum Antirazzista. La proposta di dedicare spazi a mercati permanenti in allora non fu accolta. Ma, arrivando ai nostri giorni, perchè non pensare ad un’integrazione con il progetto del Suq permanente, non limitato ad una decina di giorni di giugno?
    (Ivo Ruello – foto Paola Pierantoni)

  • OLI 284: PORTO ANTICO – Desolazione al mercatino natalizio

    Natale, dall’8 al 24 dicembre la società Porto Antico di Genova organizza davanti a Porta Siberia il “Villaggio di Natale”, e sul suo sito (*) annuncia con letizia e baldanza: “L’area di Porta Siberia per le feste diventa un Villaggio per la vendita di prodotti e regali artigianali … Nel pomeriggio, dalle 15.30 alle 17.30 sul Palchetto Musicale del Mercatino di Natale ricco programma di spettacoli musicali che coinvolgerà scuole di musica e gruppi emergenti”
    L’organizzazione della scaletta musicale viene affidata alla “Casa della Musica”, che mi propone di partecipare: suono musica greca rebetika nel duo “To Pànsellino”. Non è previsto alcun compenso, nemmeno il rimborso delle ore di lavoro perdute, ma, si sa, suonare è un piacere e si accetta ben volentieri.
    Solo che il giorno previsto (mercoledì 22) il tempo è inclemente, piove con ostinazione. Pazienza, d’inverno succede. Si intrecciano scambi telefonici con la Casa della Musica, che propende per annullare l’incontro: non ci sono le condizioni logistiche per suonare in caso di pioggia, ci dice. Ma la “Porto Antico” insiste: non si deve assolutamente annullare il concerto. Si va avanti nell’incertezza fino alle 16, quando arriva la telefonata conclusiva: la Porto Antico non sente ragioni, the show must go on. Così timbro il cartellino ed esco dall’Ansaldo.

    Alle 16 ci presentiamo.
    Piove.
    Non c’è un’anima viva in tutto il cosiddetto “Villaggio di Natale”.
    La maggioranza dei banchi è chiusa.
    La pedana alta 20 cm. su cui dovremmo suonare (il “palchetto” del sito …) non ha alcuna copertura antipioggia, sedie bagnate, prese elettriche per i cavi della amplificazione messe precariamente al riparo di una delle casette destinate alla vendita.
    La responsabile della Casa della Musica è infreddolita e desolata: la richiesta di avere un palchetto coperto è stata recisamente rifiutata dalla Porto Antico per “ragioni di sicurezza” (?!).

    Domanda: ma come può pensare la Porto Antico che si possa suonare col rischio di danneggiare gli strumenti e senza protezione per l’amplificazione? Qualcuno si è preso il disturbo di venire lì a vedere?
    Così non suoniamo.
    Ma poi, per chi avremmo dovuto suonare? Intorno a noi non c’è nessuno, ma proprio nessuno. Deserto totale. Colpa del tempo cattivo? No, mercatini natalizi pieni di gente nonostante pioggia e neve affollano mezza Europa, incluse altre piazze di Genova, e anche nei giorni asciutti – ci dicono poi alcuni amici – di lì non passava nessuno.
    Colpa quindi di una idea improvvisata, realizzata male, e in più senza rispetto per le persone. Del resto si trattava solo di musicisti “emergenti” e per di più “agratis”, che pretendevano? Sono stati trattati in linea coi tempi. Inclusi quelli di candida chioma ed emersi da un bel po’, come il gruppo (musica e danza) di “Banda Brisca”.

    Mia moglie passa a dare un’occhiata anche il giorno dopo. Minaccia, anche se non piove, ma il deserto che circonda il gruppo di danza della Banda Brisca è lo stesso: giudicate dalle fotografie.

    (*) (http://www.portoantico.it/calendario_dettaglio.aspx?lang=ita&id_area=3&Id=3447).

    (Ivo Ruello)