Categoria: ECOLOGIA

  • OLI 407: MUNICIPI – Medio Levante, ecologisti per caso

    Si è svolto presso il Municipio il convegno “Idee per il futuro”, presentazione del lavoro di questi ultimi anni dei laureati e laureandi della Facoltà di Architettura su un modo diverso di ripensare la Mobilità, con focus su forte di S. Martino, Fiera e dintorni, Brignole – Tommaseo e Boccadasse – corso Italia.
    I progetti spaziano dai giardini di Brignole, dove si è collocato, primi del tragico alluvione del 2011, il Mercato Orientale con parcheggi, negozi, bar e sopra un parco a verde per arrivare al degradato Forte di S. Martino con un percorso ciclopedonale e le creuze dell’Antica Via Romana da ritrovare.
    In stand by la Fiera, tra un’ipotesi di stadio o di centro commerciale all’ex palazzo Nira – un brivido – anche se questi spazi andranno pur recuperati, e l’agognato collegamento con il Porto Antico, mentre Boccadasse lotta per il suo ruolo di “borgo di pregio”. Se Architettura propone una riqualificazione pedonale all’interno, intanto gli abitanti ne invocano la pedonalizzazione completa, più sanzioni, sono arrivati persino in consiglio comunale con le foto di veicoli illegalmente parcheggiati a testimonianza di reato: che figura, tra queste c’era pure l’auto di un residente.
    Anche il sindaco presenzia per un po’ e gli assessori all’Urbanistica e alla Mobilità sono a disposizione dei cittadini intervenuti: il comitato della tramvia in Valbisagno, la signora che si lamenta degli eventi in Fiera, accidenti quanto fastidio. Chi invoca il diritto alla vivibilità dei cittadini, citando come esempio piazza della Vittoria: troppe auto, non si può passeggiare e ha ragione; peccato che a parlare sia il progettista del megaparcheggio bocciato sotto le Caravelle.
     Tra innovazione e creatività di occhi giovani, un accorato appello per un potenziamento del trasporto pubblico, della ciclopedonabilità più diffusa, della pedonalizzazione, che il Municipio presenta come fiore all’occhiello del nuovo corso. Che smemorati! Ci si dimentica che quatti quatti la sera prima in Consiglio di Municipio si è votato tutti insieme appassionatamente, tranne Sel, per la cancellazione delle corsie gialle in corso Aurelio Saffi, direzione centro. Il marciapiede davanti al solo palazzo in curva non è sicuro, è troppo stretto, come se a Genova fosse una rarità. E una bella ringhierina per andare in sicurezza? In realtà si protesta perché non ci sono più i parcheggi davanti al portone, ma appena cinque metri più in là.
    Dopo via Archimede e via Tommaso Invrea, si chiedono di nuovo altre modifiche o soppressioni alla corsia bus per il solito motivo, il parcheggio, un refrain irresistibile per la politica dal cuore tenero. Eppure gli abitanti sono diminuiti, non sarà che le auto in famiglia dei residenti della Foce sono più d’una e non si può garantire spazio a tutti?
    Pochi giorni sono passati anche dalla bocciatura in Commissione Municipio di una mozione per limitare il consumo di suolo e anzi incrementare aree verdi e permeabili nella zona della Foce, da considerarsi a rischio fino a quando non si completeranno le opere sul fiume Bisagno e rio Fereggiano: basta costruire e in primis nel sottosuolo. “Non diamoci troppi vincoli, ci sono già le normative”, sostiene il pd astenendosi, mentre l’opposizione votava contro: cassata dunque la mozione, tenuta nel cassetto per mesi.
    Che bello chiacchierare al buffet di ecologia.
    (Bianca Vergati)

  • OLI 322: SCARPINO – Il gassificatore ossigena l’aria di Genova

    “Paperopoli, avete presentato Paperopoli!”, urla una delle trenta persone del pubblico verso il Presidente di Amiu Riccardo Casale, al convegno organizzato presso la sede genovese di Confindustria per parlare del progetto Scarpino. Insieme a Casale sul palco troviamo Giorgio Mosci (La Maona, organizzatori del convegno), Mario Bottaro (BJ Liguria Business Journal, che ha pubblicato lo scoop del progetto Scarpino in barba ai giornali locali), Giovanni Calvini (Presidente Confindustria di Genova). Al dibattito hanno partecipato anche Renata Briano (Regione Liguria), Carlo Senesi (assessore comunale), Matteo Campora e Alessio Piana (consiglieri comunali), Riccardo Brancucci (Università di Genova), Stefano Bernini (Municipio Sestri Ponente). Il moderatore Luigi Leoni (caporedattore de Il Secolo XIX) ha tenuto saldo il timone del dibattito che ha trovato punti di disaccordo culminati, alla fine, con alcune domande del pubblico contate sulla punta di mezza mano.
    Riassumento l’intervento di Casale, in quattro anni e mezzo Amiu, sotto la sua dirigenza, avrebbe prodotto un cambiamento epocale, partendo da una situazione di grande degrado della discarica di Scarpino per arrivare oggi ad un progetto, approvato, d’installazione di un “impianto di fine ciclo”, così viene chiamato il gassificatore da trecento milioni di euro che s’intende costruire a pochi chilometri da Genova, nel disegno di BJ con un camino incredibilmente basso. il Prof. Brancucci ammette con serena tranquillità che l’università non ha preso parte al progetto se non per la valutazione d’impatto ambientale, e che ritiene che questa tecnologia sia la migliore perché gli è stato detto dagli altri tecnici, che lo hanno convinto. In coda inizia un dibattito che trova in Campora il momento di rivincita dell’inceneritore, perché si hanno dubbi sul gassificatore: insomma, o zuppa o pan bagnato, ma sempre di bruciare si tratta. Oltre al gassificatore, che naturalmente secondo Casale non inquina, un parco eolico con ben “tre” pale, un po’ di pannelli solari, una microturbina per idroelettrico, una palazzina dove sorgerà un Centro di educazione ambientale per comprendere il ciclo dei rifiuti che alberga nella testa di questa amministrazione.
    Una nota simpatica: Casale inizia la sua trattazione promettendo ben 350 slides, a supporto del progetto Scarpino, poi per mancanza di tempo, offre al pubblico, con un sorriso, una più elementare sequenza di 35 foto, con la promessa di dare i numeri a voce.Nessuna menzione alla riduzione degli imballaggi, alla raccolta differenziata, nemmeno al riuso e al riciclo. Per Amiu il mondo inizia nel cassonetto, e vista la capacità “produttiva” del gassificatore progettato, bisognerà che la raccolta differenziata non superi il 60/70% (target odierno dell’Unione Europea).
    Lo scrivente ha proposto di pubblicare le ormai famose 350 slide di Amiu, ma trova il secco “no” di Casale, che si difende con la solita storia dei dati riservati, dopo che aveva osannato la fiducia derivante dalla trasparenza. Suggeriamo al Presidente Casale di ripensarci, e di pubblicare “tutte” le 350 slide sul sito dell’azienda – pubblica – da lui presieduta: le conteremmo una ad una. Non si vorrebbe che qualche cittadino curioso inizi a fare la “pittima di Powerpoint” davanti al suo ufficio.
    (Stefano De Pietro – disegno di Guido Rosato)

  • OLI 309: LETTERE – A proposito di safari urbani

    Come si sottolinea nell’articolo Safari in città di Ivo Ruello e Ferdinando Bonora (Oli 308), non è semplice commentare l’episodio della famigliola di cinghiali (o porcastri?). Ma provo a proporvi un po’ di riflessioni sparse.
    Il concetto di “equilibrio ecologico” è in sé un concetto dinamico, che con il variare dei fattori (clima, popolazione umana e non, ecc.) varia anch’esso. È forse utile riportare la voce dell’Enciclopedia Treccani:
    Ecologia umana – Nata come disciplina biologica l’e., da quando ha cominciato a occuparsi dell’ambiente dell’uomo, è divenuta una scienza trasversale, che interessa anche le discipline sociali e che ha contatti con la geografia. Questa, infatti, è stata a lungo interpretata come studio delle relazioni (varie, mutevoli e complesse) tra l’ambiente e le società. In realtà, la geografia non è tanto lo studio delle relazioni dell’umanità con l’ambiente quanto la scienza dell’organizzazione umana dello spazio; ma nell’organizzare il suo spazio l’uomo, se per un lato subisce certe influenze ambientali, dall’altro modifica profondamente e incessantemente l’ambiente (e anche lo sconvolge e lo degrada), rimettendo continuamente in discussione il suo rapporto con l’ambiente stesso.
    Da questa definizione si capisce che parlare di “nostro alterato equilibrio ecologico” non ha molto senso.
    Come non ha senso umanizzare gli animali, dividendoli in buoni e in quelli di cui non si deve parlare, atteggiamento al quale sono dediti purtroppo molti dei cosiddetti animalisti. A ben vedere, anche dei “buoni” bisogna parlare prendendo in considerazione solo alcuni aspetti. Una mia amica ha posto una mangiatoia per uccellini sul balconcino di casa, che dà sul giardino. Quello che non mangiano i supernutriti uccellini, attira la notte famigliole di ratti di campagna. Lei ne è deliziata e in fondo orgogliosa. Ma guai se i suddetti roditori si arrampicano sul tetto o entrano in casa!
    Amabili vecchine vagano per la città dispensando sacchi di cibo a piccioni, gabbiani e topi.
    I cani sono graziosi surrogati di figli, e lo stesso i gatti. Se sono randagi vanno sterilizzati. Ma non si tiene conto dei branchi che si aggirano fuori città e che fanno danni anche a chi alleva animali, oltre che alla fauna selvatica. Questa, peraltro, si arrangia benissimo da sola e non disdegna di entrare nelle sacre Città dell’Uomo per nutrirsi di ciò che trova, o di ciò che i sopracitati animalisti danno loro come se fossero i loro animali di casa. E questo non riguarda solo i cinghiali, ma anche volpi, ricci, donnole, faine, ecc. che poi rimangono vittime dell’Uomo, sotto forma di automobilisti, guardie municipali, ecc. Peraltro gli “animalisti” non si scandalizzano delle derattizzazioni e delle disinfestazioni che periodicamente si fanno in tutte le città, se non in funzione del pericolo che queste comportano per i loro propri beniamini, cani o gatti che siano.
    L’uomo deve regolare la natura? E se sì, come? Proteggendo certe specie e distruggendone altre? E se no, come? Noi per primi, da millenni (e non da pochi decenni, come si blatera in giro) stiamo stravolgendo l’ambiente che ci circonda: abbiamo trasformato i grandi boschi che coprivano l’Italia in campi prima, e in distese costruite poi. E continuiamo, basta guardarci intorno, anche noi in Liguria! Si dice che questo porterà alla fine dell’Umanità, della vita sulla Terra!
    Ma dove è il problema? La Terra può fare tranquillamente a meno degli uomini, come di qualsiasi altra specie: cambierà semplicemente l’“ecologia”. Noi non ci saremo, ma ci saranno altre specie capaci di sopravvivere e prosperare, fino a che non saranno soppiantate da altre più adatte ai mutamenti che interverranno, e così via.
    (Carlotta Bombrini)


  • OLI 305: INFORMAZIONE – Comune ancora senza date

    Sul sito del Comune di Genova sono stati pubblicati i documenti che riguardano l’attività sul Patto dei sindaci (Covenant of mayors). Si tratta di un accordo a livello europeo, per cui il comune si impegna a realizzare studi e operare in modo da abbattere la produzione di anidride carbonica.
    Uno dei tre documenti è scritto in un ottimo inglese, segno che sarà diffuso sul continente quale fiore all’occhiello del lavoro della città. Genova è una delle poche in Europa che ha presentato un progetto che è stato approvato dalla commissione centrale. Sfugge in questo enorme lavoro presentato ai cittadini un particolare fondamentale di una pubblicazione: la DATA! Il simbolo di Genova rischia di diventare un orologio alla Dalì, per la disattenzione che ha per il tempo, vedi anche il mancato aggiornamento dell’ora legale negli orologi stradali del Comune (OLI 264: POLITICA – Un mondo senza date) e le cartelle esattoriali non datate (OLI 199 – L’ingorgo: l’Ufficio cartelle esattoriali e la stampante multifunzione).
    I documenti del Covenant of mayors:
    http://www.comune.genova.it/servlets/resources?contentId=535057&resourceName=ALLEGATO-01
    http://www.comune.genova.it/servlets/resources?contentId=535057&resourceName=ALLEGATO-02
    http://www.comune.genova.it/servlets/resources?contentId=535057&resourceName=ALLEGATO-03
    (Stefano De Pietro)



  • OLI 299: LETTERE – Euroflora, davvero amiamo il verde?

    In un quartiere residenziale di Quarto c’era un bellissimo cedro del Libano, che con altri alberi maestosi condivideva in modo garbato i pochi spazi verdi ancora esistenti.
    Da qualche giorno, quel cedro non esiste più: di punto in bianco una mattina è stato tagliato.
    Si dice che il proprietario del giardino che ‘ospitava’ la bellissima pianta, la difendesse sempre nelle riunioni di condominio, quando la maggior parte delle persone chiedeva di abbattere l’albero perchè le sue chiome toglievano luce alle stanze, le sue foglie sporcavano i terrazzi, macchiavano le automobili.
    Quel cedro portava aria pura, profumi, fresco d’estate e riparo d’inverno, era dimora occasionale degli uccelli, accompagnava la vita di tutti giorni degli abitanti, era compagno docile, al più canterino.
    Ora quel cedro di mezzo secolo si è trasformato in legna da ardere.
    Si doveva proprio abbattere quell’albero? Pare fosse malato, poteva essere semplicemente curato. Probabilmente invece è stato avvelenato.
    Insieme al cedro tagliato però sono sparite le prove del misfatto.
    Forse si fa finta di non sapere che per abbattere le piante, oggetto di salvaguardia, si deve avere l’autorizzazione per farlo, con allegata relazione di tecnico preposto, che comprovi le motivazioni: tali reati sono oggi, oltre che sanzionabili, anche punibili penalmente.
    Chi tanto ha osteggiato la delicata e pacifica vita della pianta non si rende conto del valore straordinario perduto.
    Il Comune di Genova, che ha emanato il Regolamento Comunale del Verde in vigore dal 22 novembre 2010, dovrebbe però impegnarsi a divulgarlo, a farlo conoscere, amministratori condominiali in primis.
    Soprattutto dovrebbe far comprendere ad ogni cittadino, citando l’articolo 9, comma 11 della Costituzione, “l’importanza vitale che il verde riveste come componente fondamentale del paesaggio, nonché come bene comune da tutelare, sia per il benessere delle persone che per la salvaguardia dell’ambiente presente e futuro” e “il verde, sia pubblico che privato, è elemento di indiscutibile valore per l’ambiente e per l’igiene dell’aria, dell’acqua e del suolo; ed assume importanza fondamentale negli aspetti sociali e nel miglioramento qualitativo delle condizioni di vita”.
    E far sì che per ogni albero abbattuto un altro viva davvero.
    (Ester Quadri)