Categoria: Qatar

  • OLI 405: ESTERI – Voci dalla stampa internazionale

    Bangladesh: la tragedia del Rana Plaza
    Daily News, 21/04/2014:
      “A dodici mesi dalla tragedia del crollo della fabbrica nel  Bangladesh, dove sono rimasti uccisi 1.138 lavoratori tessili, la maggiore parte dei  sopravvissuti sono ancora troppo traumatizzati o feriti per poter ritornare a lavorare”
    http://www.hurriyetdailynews.com/most-bangladesh-factory-survivors-still-too-sick-to-work-survey.aspx?pageID=238&nID=65322&NewsCatID=356

    Ucraina
    The Washington Post, 22/04/2014: “Biden ha concluso la sua visita annunciando che gli Stati Uniti fornirà un ulteriore 50 milioni di dollari di aiuti all’Ucraina, di cui 11.4 milioni di dollari per aiutare a svolgere le elezioni”. http://www.washingtonpost.com/world/biden-pledges-us-support-for-fair-elections-in-ukraine-and-to-weather-russian-economic-pressure/2014/04/22/461781ee-c9dd-11e3-95f7-7ecdde72d2ea_story.html

    Siria: le sofferenze dei rifugiati siriani, le donne vulnerabili agli abusi
    The Economist, 21/04/2014: “Nadine era preoccupata ed indecisa a prendere il lavoro. “Gli uomini del Golfo hanno una cattiva reputazione ed io sarei stata lì da sola” ha detto. “Ma ho dovuto pensare alla mia famiglia e al mio futuro; non ci sono opportunità in Siria”. Dopo poche settimane il capo di Nadine ha cominciato ad assalirla sessualmente fino allo stupro. In risposta alla sua protesta ha minacciato di annullare il visto : “Se non ti piace, tornare alla guerra.”” http://www.economist.com/blogs/pomegranate/2014/04/syrian-refugees

    Israele: due diverse categorie di legge
    The Washington Post, 20/04/2014: “Minori israeliani e palestinesi accusati di crimini in Cisgiordania sono soggetti a due diversi categorie di leggi”. http://www.washingtonpost.com/world/middle_east/a-look-at-the-dual-justice-system-in-the-west-bank/2014/04/20/d3b004a6-c8be-11e3-b81a-6fff56bc591e_print.html

    Qatar: le lavoratrici domestiche
     Amnesty International, 23/04/2014: “donne che sono stati reclutati per lavorare in Qatar sulla base di false promesse sui salari e sulle condizioni di lavoro, per farle lavorare ore infinite per sette giorni alla settimana. Alcune donne hanno detto che sono state sottoposte a terribili episodi di violenza sessuale e fisica.” http://www.amnesty.org/en/news/foreign-domestic-workers-qatar-shocking-cases-deception-forced-labour-violence-2014-04-23

    Libia
    The Economist, 19/04/2014: “All’inizio di questo mese un negozio di parrucchiere e una caffetteria sono state bombardate. C’è stata un’ondata di omicidi. Tra le recenti vittime, oltre alle forze di sicurezza che sono spesso sotto tiro, ci sono operai egiziani, un ingegnere francese e un molto amato poeta locale famoso per aver recitato pubblicamente le sue poesie durante la rivoluzione.”  http://www.economist.com/news/middle-east-and-africa/21601023-countrys-eastern-capital-mishmash-hope-and-fear-if-only-bombs?frsc=dg%7Ca

    Palestina: Il luogo di nascita di Gesù è sempre più accerchiato
    The Economist, 19/04/2014: “Beit Skaria, per la gente di Betlemme, è un esempio desolante di quello che potrebbe ancora accadere a loro. Da tutti i lati, Betlemme viene anche circondato da strade di collegamento per coloni e da muri di cemento più alti di quelli che dividevano Berlino durante la guerra fredda. All’inizio di questo mese, il ministero della difesa di Israele ha confiscato il più grande pezzo di terra privata palestinese nella parte sud di Betlemme per allargare piccoli insediamenti, precedentemente non autorizzati dal governo israeliano. La popolazione di Beitar Illit, un insediamento ultra-ortodosso ad ovest di Betlemme, nel blocco di Gush Etzion, è destinato a crescere da circa 45.000 a 100.000 nei prossimi sei anni.”
     http://www.economist.com/news/middle-east-and-africa/21601021-birthplace-jesus-increasingly-hemmed-no-room-new-inn

    Siria: “Linee guida per una posizione di sinistra sulla Siria”
    Al-Akhbar, 22/04/2014: “E’ ormai usuale per la sinistra occidentale essere d’accordo con la destra sulla Siria. Non c’è alcun dibattito sulla Siria nei paesi occidentali.”
    http://english.al-akhbar.com/content/guidelines-formation-leftist-stance-syria

    L’amore al tempo del petrolio
    Gulfbusiness; 20/04/2014: “Mi piacerebbe dire che amo tutti i paesi del Golfo, e che tutti mi amano: l’Arabia Saudita, il Kuwait, gli Emirati Arabi Uniti, Oman e Bahrain. Io li considero un unico paese e una unica casa, ha detto.” http://gulfbusiness.com/2014/04/influential-cleric-attempts-soothe-gulf-rift/
    (Saleh Zaghloul)

  • OLI 390: LAVORO – I mondiali del 2022 in Qatar, un calcio alla sicurezza dei lavoratori

    Sono molte le vergogne del gioco del calcio, dalla violenza negli stadi agli stipendi miliardari dei calciatori, ma una delle più gravi è quella della morte di almeno un lavoratore al giorno fra quelli che stanno costruendo in Qatar gli stadi e le infrastrutture per i mondiali di calcio 2022. La CGIL e la Fillea/Cgil sono impegnate nella campagna promossa dalla Confederazione Internazionale dei Sindacati (Ituc) per denunciare le condizioni di semi schiavitù in cui sono costretti migliaia di lavoratori immigrati (1 milione e 200 mila, provenienti in gran parte dal Nepal, dall’India e dallo Sri Lanka, e si prevede che un altro milione raggiungerà il paese).

    “L’assenza di tutele e di diritti causa una media di una morte al giorno”, dice Sharan Burrow, segretario generale della Confederazione Internazionale dei Sindacati. I lavoratori, secondo il quotidiano inglese The Guardian, vivono in comunità sovraffollate e in condizioni igieniche disastrose, che favoriscono il diffondersi di malattie e costringono alla ricerca disperata di cibo.
    In Qatar ma anche in Arabia Saudita e altri paesi del Golfo, le norme che regolamentano i visti di lavoro, il cosiddetto “kefala system” (in base al quale i lavoratori devono avere uno sponsor nel paese ospitante, in genere il datore di lavoro, che è responsabile per il loro status giuridico, per i visti d’ingresso e per i permessi di soggiorno) fanno sì che i lavoratori non possano cambiare impiego senza il permesso dei datori di lavoro né lasciare il paese senza il loro consenso firmato. C’è un controllo totale dei datori di lavoro sui loro dipendenti, tanto che “nessun lavoratore si sente libero di parlare senza condizionamenti a un ispettore del lavoro”. Una ricerca pubblicata nel giugno 2013 sul Journal of Arabian Studies dice che il passaporto del 90 per cento dei lavoratori monitorati è in possesso dei loro datori di lavoro. (Proprio in questi giorni sta girando su Youtube un video di un saudita che picchia selvaggiamente un operatore ecologico filippino).
    Se non si interviene subito il numero dei lavoratori che perderanno la vita sarà superiore a quello dei giocatori di tutte le nazionali che scenderanno in campo ai Mondiali. Occorre intervenire per fermare la strage dei lavoratori in Qatar e per cambiare le leggi sull’immigrazione in quel paese, in Arabia Saudita e gli altri paesi del Golfo del petrolio. Sia chiaro che non sono accettabili interventi militari, niente guerre e bombardamenti per favore. Ci sono tanti mezzi per intervenire senza esercitare violenza contro i popoli di questi paesi. Suggerisco: non tenere i mondiali 2022 in Qatar.

    (Saleh Zaghloul – immagine da internet)    

  • OLI 384: ESTERI – Voci dalla stampa internazionale

    I militari USA in Africa
    Reuters, articolo di Peter Apps: “Tuttavia, con circa 4000-5000 persone a terra in ogni momento, gli Stati Uniti ora hanno più truppe in Africa che in qualsiasi altro tempo dal suo intervento in Somalia due decenni fa.” “Ci sono due ragioni principali: per contrastare al Qaeda e altri gruppi militanti, e per aumentare la propria influenza in un continente che potrebbe diventare una destinazione sempre più importante per il commercio e gli investimenti americani, vista la crescita della presenza della Cina in Africa (…) Altri temono che l’influenza militare degli USA possa essere utilizzata per portare via le risorse”. http://www.reuters.com/article/2013/06/27/us-usa-africa-military-idUSBRE95Q1EZ20130627

    L’abdicazione di un capo di una dinastia (di un sovrano assoluto) a favore di suo figlio è considerata riforma.
    The Economist, 29 giugno 2013: “Altri motivi possono aver spinto Hamad a dimettersi. Ora sessantunenne, ha a lungo sostenuto le riforme in altre parti del mondo arabo, al punto da finanziare generosamente le rivoluzioni in Libia e Siria. Tuttavia sentiva un certo disagio per non riuscire a praticare in casa ciò che predicava fuori”. http://www.economist.com/news/middle-east-and-africa/21580197-remarkable-emir-bows-out-hard-act-follow

    Razzismo in Israele: le ragazze ebree non devono uscire con i neri.
    MondoWeiss, 30 giugno 2013, articolo di David Sheen: “Aggressione a Tel Aviv: Le ragazze ebree non devono uscire con i neri!” “Questa è la stessa reazione che mia nonna ha affrontato in Germania, quando i nazisti hanno impedito ai tedeschi di camminare con lei, perché era ebrea.” http://mondoweiss.net/2013/06/attack-jewish-blacks.html

    Chi sono le principali minacce alla sicurezza per gli arabi?
    The New York Times, 01 luglio 2013, articolo di Mark Landler e Jodi Rudoren: “Un recente sondaggio di 20.000 persone in 14 Paesi fatto dal Centro Arabo per la Ricerca e gli Studi Politici in Doha ha trovato che Israele e gli Stati Uniti sono visti come le principali minacce alla sicurezza.” http://www.nytimes.com/2013/07/02/world/middleeast/mideast-chaos-grows-as-us-focuses-on-israel.html?ref=todayspaper&_r=2&
    (Saleh Zaghloul)