Categoria: Commissioni Consiliari

  • OLI 404: COMUNE – Non si fa una frittata senza rompere qualche uovo di Pasqua

    (Palazzo Tursi – sede del Comune di Genova)

    Di solito in Consiglio comunale non mancano le occasioni, per la minoranza, di sfruttare qualche intoppo burocratico o politico per finire sui giornali con proteste e prese di posizione.
    Ma che sia addirittura la stessa maggioranza, anzi il partito di maggior presenza come il Pd, a bloccare una delibera proposta tra l’altro proprio da due loro consiglieri, fa parte della commedia all’italiana più che della politica amministrativa di un paese.

    I fatti: arriva in commissione una proposta di delibera, da qualcuno definita “elettorale” per il contenuto un po’ populista visto il momento economico drammatico, che riguarda i mercati in struttura, per i quali una esistente delibera della giunta Vincenzi prevede un impegno fino al 20% dei proventi dei canoni di affitto dei banchi in opere di manutenzione.
    I soggetti interessati sono gli stessi commercianti, che si vedranno riconoscere uno sconto in ragione di opere finanziate direttamente da loro, e riconosciute dal Comune: finalmente qualcosa di funzionale, che fino ad oggi ha dato qualche risultato in sole quattro strutture: siste infatti l’obbligo di costituire un consorzio, obbligando i “mercanti genovesi” a superare la tradizionale avversione ad andare d’accordo, e non è facile.
    La nuova delibera proposta ieri (14 aprile 2014, nda) in consiglio, riguarda l’auspicato aumento al 50% di tale limite, una cifra notevole se si pensa che per il solo mercato orientale si potrebbe parlare di più di centomila euro, e che vuole impegnare la giunta in modo importante sul problema delle strutture mercatali cittadine. Fin qui, tutto condivisibile.
    Il documento deve però avere avuto un iter fantasioso, perché viene presentato ai consiglieri secondo la normale procedura informatica solo il giorno prima della commissione, ma le date del file riportano tempi precedenti, come se si fosse voluto in qualche modo ritardarne la pubblicazione. Politica o casino, difficile dirlo. Comunque, alle 16 del pomeriggio precedente la discussione in aula, finalmente la delibera “appare”, ma non ha la caratteristica della santità che ci si aspettava.
    O meglio, che sia un documento del diavolo lo apprendiamo solo il giorno dopo, quando l’assessore Miceli legge delle proposte di modifica al documento, però stranamente già inserite nella delibera consegnata ai consiglieri, con un atto di forza forse non voluto, ma di fatto intrapreso dalla giunta, e peggio avvallato dal Segretario generale, che firma il parere di legittimità. Che invece legittimo non è, in quanto i due consiglieri cadono dal pero, trovando la loro proposta emendata in origine. E si arrabbiano parecchio.
    La commissione s’interrompe, volano le parole grosse come “falso in atto d’ufficio nei confronti di ignoti”, scoppia la bagarre in maggioranza e nella giunta (ma io, ma tu, ma lei, ma lo sapevi ma te lo avevo detto …) e l’orologio marca il tempo che passa in modo improduttivo: due ore.
    Alla fine il Segretario, dopo una arrampicata sugli specchi degna di Felix, ammette un errore, Miceli, però, inaspettatamente, insiste che va bene così (praticamente fischiato dall’aula); i consiglieri proponenti chiedono allora una nuova commissione, proposta votata da tutti tranne che da Lista Doria e M5S, favorevoli invece a risolvere in giornata la cosa per evitare maggiori spese. Alla fine si fisserà una nuova data e, naturalmente, la cittadinanza pagherà il gettone doppio per una cosa singola.
    Buona Pasqua!
    (Stefano De Pietro)
  • OLI 336: COMUNE – Gettoni: una semplice domanda

    La semplice domanda è questa: era necessaria, a fine legislatura, la pazienza di Raffaele Niri per “rivelare” su la Repubblica (vedi articoli dal 13 al 17 marzo) lo scandalo delle fulminee presenze di un bel numero di consiglieri alle commissioni consiliari, giusto il tempo per aver diritto ai 100 euro lordi previsti per questa attività? La giunta, la sindaco, non lo sapevano? Impossibile.
    La cosa non poteva non essere nota, ed è stata tollerata.
    Il caso apre due questioni, una sul piano dell’etica, l’altro su quello dell’organizzazione del lavoro e della funzionalità delle commissioni consiliari.
    Proviamo ad illustrare la questione etica con qualche esempio comparativo. In molti posti di lavoro un minuto di ritardo alla timbratura costa al lavoratore fino a mezz’ora di ferie. Chiunque abbia lavorato in fabbrica da operaio sa che ci si deve presentare alla timbratura d’ingresso già cambiati di abito; all’uscita, al contrario, ci si cambierà solo dopo la timbratura. Per venire ad esempi più moderni, nei call centers i lavoratori devono essere alla loro postazione dieci minuti, un quarto d’ora prima dell’inizio dell’orario effettivo: “Dobbiamo logarci, aprire tutto il programma, controllare le pubblicazioni che giornalmente ci vengono fornite e … dimenticavo: per prima cosa dobbiamo metterci alla ricerca di un posto di lavoro, perchè non ci sono postazioni fisse … alle 8 in punto dobbiamo essere attive e collegate” (*). Sul lavoro si contano i minuti, e a volte i secondi. Sarebbe etico, anzi, normale, farlo anche in Comune, per rispetto dell’Istituzione in cui si è stati eletti, per rispetto degli elettori, per rispetto dei lavoratori.
    Però c’è anche una fondamentale questione di funzionalità: quale è la finalità, il risultato atteso, il contributo dovuto da ogni singolo, in gruppi di lavoro formati da venticinque, trenta persone che partono al gran completo, ma in capo ad un’oretta sono ridotti alla metà o a un terzo delle presenze? Nessuna organizzazione può permettersi una tale irrazionalità.
    Sembra evidente che in queste commissioni alcuni lavorino, gli altri invece vi figurino solo per una formale rappresentanza politica e per totalizzare un guadagno. Sollevare il problema ed aprire uno scontro, evidentemente, non è stato giudicato finora politicamente produttivo o interessante.
    Su la Repubblica del 15 marzo, viene citata la dichiarazione di “uno degli assessori più influenti della Giunta Vincenzi” che – giustamente – considera demagogiche le affermazioni per cui cinque milioni di euro spesi per i lavori delle commissioni consiliari siano da considerare buttati al vento: “Le commissioni fanno parte dei costi della democrazia. L’importante è farne meno e farle tutte utili”. Ineccepibile, ma perché non è stato fatto? Perché per parlarne pubblicamente e scoprire che un problema analogo c’è anche nei municipi, è stata necessaria una campagna di stampa?
    Dedichiamo ai “furbetti” che fanno presenza per un minuto per intascare i 100 euro, il video che segue, frammento della rappresentazone in forma teatrale di “La spiaggia“, in cui viene messo in scena, con ironia, un altro minuto importante: quello che paghi tu se tardi a timbrare all’Ilva, con la trattenuta di mezz’ora di ferie.


    (Paola Pierantoni)
    (*) Da “Idee per un cambiamento – Una ricerca sulle condizioni di lavoro nei call center” – 2007 – Ed. Inail Liguria