Categoria: specismo

  • OLI 403: SOCIETA’ – Vegano non è marziano

    (Torta di fragole vegana)

    Anni fa ne aveva scritto in Pastorale Americana Philp Roth. La figlia dello svedese era una di loro, ma non faceva una bella fine. Certo la letteratura può essere spietata.
    Oggi, numerosi anche in Italia, li puoi incontrare ad un aperitivo organizzato a Bogliasco per cercare di capire come mangiare rinunciando totalmente non solo a carne e pesce, ma anche a latte con tutti i derivati, uova, miele e a non indossare né lana, né pelle e piume. Ti indicano la strada per stare alla larga da circhi, zoo e acquari.
    Fabio e Lella hanno il volto diafano, il fisico scattante e asciutto di chi vive nella natura e la luce negli occhi che solo una fede profonda accende nello sguardo. Milanesi di nascita, vivono nelle Marche e pubblicano da sé i loro libri. Ne mostrano uno di ricette dal titolo Tutti bravi in cucina (e senza sofferenza animale) mentre attorno a noi è un trionfo di torte salate e dolci, pane, insalate, compresa quella russa, tutti rigorosamente vegan, con famiglie che assaggiano, annuendo compiaciute.
    Nel loro banchetto tante pubblicazioni di Ecoeditoria Creativa. Loro è la Troglodita Tribe S.p.A.f (Società per Azioni felici) con convinzione spiegano di essere vegani da quattordici anni. E’ stata la presa di coscienza del livello di violenza che subiscono gli animali, proprio in quella campagna bucolica che avevano immaginato prima di lasciare la metropoli, a condurli su questa strada, insieme a cinquanta miliardi di animali uccisi ogni anno.
    Si tratta anche una scelta etica dettata dall’antispecismo, la filosofia che considera un’ingiustizia il fatto che specie diverse da quella umana vengano discriminate, imprigionate, sfruttate, uccise e che si batte contro l’antropocentrismo – in un parallelo con razzismo, sessismo, omofobia – mirando ad una società in cui tutte le specie vengano considerate alla pari. Spiegano che – assodato che la violenza c’è, è evidente capita anche a loro di ammazzare una zanzara – l’intento è eliminare tutta la violenza intenzionale e sistematica.
    Essere Vegan è la pratica dell’antispecismo e l’antispecismo è la teoria.
    Raccontano di tre generazioni di vegani in Inghilterra con dati scientifici assolutamente positivi e di ambulatori – ne indicano uno pediatrico anche a Firenze – dove i dottori sono vegani e vegetariani. Parlano di nutrizionisti che favoriscono questo stile alimentare.
    Si scopre così che maionese e besciamella possono essere fatte con il latte di soia, che le frittate non hanno bisogno di uova per essere tali e che un ospite a cena vegano non è un marziano. Si può cucinare facilmente anche per lui. Bastano due parole chiave, ricette vegane e un giro nella rete.
    Chi proprio non vuole rinunciare a formaggetta e carne, ma volesse iniziare a capire, potrebbe fare come nei tempi andati, quando si mangiava pesce il venerdì, ed accostarsi all’alimentazione vegana una volta a settimana.
    (Giovanna Profumo – foto dell’autrice)

  • OLI 345: ANIMALI – La soglia si sta alzando

    La soglia si sta alzando. Cresce il numero delle persone che non dà più per scontate pratiche normalmente accettate fino a pochi anni o decenni fa, ad esempio la sperimentazione animale, di cui viene messa in discussione la stessa validità scientifica. Diventa di uso sempre più corrente il termine “specismo”, coniato agli inizi degli anni ’70 per indicare un atteggiamento pregiudizialmente favorevole agli interessi dei membri della propria specie nei confronti di quelli delle altre.
    Tra amici e conoscenti cresce il numero dei vegetariani, e compare qualche vegano, e quando si organizzano cene è ormai d’obbligo tenerne conto. I banchetti dei mercatini alimentari hanno iniziato ad esibire fotografie di galline che razzolano nell’erba e di maiali che passeggiano nel bosco, a prendere le distanze dagli asettici orrori degli allevamenti intensivi.

    La manifestazione a Bologna

    C’è un cambiamento culturale in corso: la sofferenza animale, allontanata dalla nostra vista dai sistemi di produzione industriale, e dall’impenetrabilità dei laboratori, sta rientrando nell’orizzonte visivo di un numero crescente di persone che cercano di farci i conti, ognuno a suo modo: c’è chi diventa attivista della LAV, chi – prima di comprare prodotti cosmetici consulta la lista cruelty free, chi si fa vegetariano, chi arriva al rigore vegano, chi compra carne solo se riceve garanzie sulle modalità di allevamento degli animali, e quindi finisce per comprarne pochissima.
    Sono soprattutto i giovani, e tra questi in grande maggioranza le donne, che interpretano ed agiscono questo cambiamento. Le loro avanguardie hanno manifestato nei giorni scorsi per le strade di Genova: l’8 maggio con un corteo, il 16 maggio con un flash mob a Piazza De Ferrari. Manifestazioni anche in molte altre città.
    L’obiettivo immediato è quello di sostenere, contro le pressioni delle lobby farmaceutiche, l’approvazione in Senato della norma (art. 14 del Ddl 3129 sulla legge comunitaria 2011), già approvata alla Camera, che vieterebbe gli esperimenti su animali senza anestesia o anelgesia e l’allevamento di primati, cani e gatti da laboratorio sul territorio nazionale. La votazione, inizialmente prevista per il 9 maggio, è ora slittata a giugno.
    L’obiettivo di lungo periodo è quello di realizzare gli auspici di Leonardo da Vinci “Verrà il tempo in cui l’uomo non dovrà più uccidere per mangiare, ed anche l’uccisione di un solo animale sarà considerato un grave delitto...” e di Einstein “Nulla darà la possibilità di sopravvivenza sulla terra quanto l’evoluzione verso una dieta vegetariana”.
    (Paola Pierantoni – Fotografia di Ivo Ruello e di Alisia Poggio)