Categoria: Nervi

  • OLI 398: CITTA’ – Nervi, trincea di bellezza

    Finalmente una buona notizia: la passeggiata di Nervi è uno splendore.
    Bastava andarci l’ultima domenica di Gennaio, la sola risparmiata dai monsoni italici, per immergersi nel contrasto di mare, sole e verde che la natura si ostina a difendere nel nostro paese.
    Un fiume di gente, come se tutti, ma proprio tutti si fossero dati appuntamento ad asciugare le ossa, fotografare il sole per appenderlo in casa.
    Una buona notizia perché, nonostante gli sforzi per perpetrare un massacro – panchine rotte, ringhiere scrostate – già segnalato per altri aspetti su OLI nel 2012, e nonostante la Marinella si stia accartocciando, dimenticata sopra gli scogli, la passeggiata tiene duro nella sua trincea di bellezza.

    (Giovanna Profumo – foto dell’autrice)

  • OLI 396: PUC – Quando si partecipa troppo

    Mercoledì 22 gennaio, ecco presentarsi alle audizioni di cittadini e associazioni in commissione comunale, circa il recepimento nel Puc delle osservazioni regionali di Valutazione Ambientale, il Comitato di Terralba. Di nuovo? il suo rappresentante ha ormai calcato tutte le platee possibili, presenziando ai convegni, nei municipi, in comune, ai tavoli di discussione, dal piano urbanistico al dissesto idrogeologico, ovunque,occupando tempo e spazio, anche quando la questione c’entrava di striscio. Indubbiamente utile per Terralba, che sarà impressa nella memoria dei partecipanti, pure presso gli stralunati cittadini comuni, che avrebbero voluto sentire qualcos’altro, come in quest’occasione e non una mezz’ora di Terralba con claque al seguito.
    Chissà, magari avere una visione un po’ più ampia, sapere quale sarà il futuro dell’abitato e del paesaggio, patrimonio di tutti e non soltanto il destino delle aree ferroviarie di Terralba, su cui erano previsti edificazioni in cambio di una messa a punto di linee metropolitane di superficie: proposta delle Ferrovie dal sapore ricattatorio s’intende.
    Così all’ennesima riunione, grazie a chi si guarda soprattutto il suo ombelico, si sono avute “comode”  risposte frettolose e poco articolate su tematiche più generali, che invece interessano tutti i cittadini. Come la proposta di “moratoria sul consumo di suolo” chiesta per la Liguria da Salvatore Settis sul Secolo XIX ( 22.1.14) e portata avanti dalla rete delle associazioni della “Città che vogliamo”, infatti a Genova ci sono quindicimila vani vuoti e dunque che senso ha costruire ancora? Però apparirebbe da “esproprio oltrecortina” la proposta presentata dalle associazioni di un “allontanamento delle popolazioni” da edifici o zone più o meno a rischio, via la Valbisagno o via la Foce.
    Inquieta la preoccupazione degli uffici circa l’abbandono delle aree in collina se non si permette l’edificabilità anche a chi non fa agricoltura, come invece chiedono i giovani agricoltori, che lamentano una probabile impennata dei prezzi sui terreni agricoli se diverranno edificabili. E altrettanto dicasi per la richiesta della Coldiretti di tenersi stretti, ovviamente per trasferire o vendere, i diritti edificatori.
    Non si sono ancora avute risposte puntuali per le aree a rischio idrogeologico, che ora sono rosse e poi potrebbero non esserlo più, dopo la costruzione dello scolmatore, e nemmeno è chiaro se si costruiranno altri megaparcheggi come quelli a monte nel levante: non è un caso che il terreno dei parchi di Nervi con i suoi alberi centenari che vengono giù, sia intriso d’acqua anche quando non è piovuto. Non sono un caso neppure le casette a picco sul mare sempre nel levante cittadino, quelle che stanno franando a Nervi, frutto di un condono dell’anno di grazia 1986.
    Nessun chiarimento neppure sulle “porzioni” di verde che spettano a ciascun abitante, non soltanto l’aiuola-giardinetto o la porzione di mare libero, o al diritto di ciascuno a non vivere con troppi decibel e traffico inquinante con nuovi insediamenti. Invece di costruire le associazioni propongono una “rigenerazione urbana”, come il rinnovare anche dal punto di vista energetico per risparmiare magari sul riscaldamento, e sarebbe anche lavoro per le imprese edili, è vero, ma di questi tempi e con una popolazione anziana chi andrà a dire a migliaia di cittadini che dovrebbero ristrutturare le loro pareti o le loro finestre?
    Tutto rinviato alla discussione nello specifico del solo Puc.
    Da sottolineare previsioni demografiche ottimistiche degli uffici su eventuali futuri abitanti, previsioni che si rifanno ad un auspicio di città, più che a delle certezze. Si spera che verranno city users per l’università, per l’high tech, per il turismo, per altro lavoro e lo speriamo davvero per Genova, per i nostri giovani, non possiamo respingere queste speranze, ma la realtà di oggi ed il futuro che s’intravede dicono altro.
    Prospettive occupazionali che mettono i brividi.
    Grazie alla crisi che, per la nostra città, ha radici lontane, grazie allo spirito d’iniziativa dei nostri arditi imprenditori, che hanno investito sì nel territorio, ma al massimo nel mattone, grazie alla preminente politica industriale pseudo-pubblica, che ci ha travolto quando non ha più funzionato. A Genova sarà durissima vedere la mitica luce in fondo al tunnel, ma ancora luccicano i soliti noti, armatori, petrolieri, ministri, parlamentari, amministratori di aziende e istituzioni.
    (Bianca Vergati)

  • OLI 390: ECONOMIA – Itticoltura a Nervi

    Un impianto di maricoltura a Nervi, questa è l’ultima novità delle amministrazioni pubbliche liguri: la Regione che va in deroga a sé stessa ed autorizza un impianto a un chilometro dalla costa proprio di fronte al Castello di Nervi, e il Comune che sta valutando di autorizzare l’attività a terra dell’impresa nel porticciolo e le necessarie pratiche per poter aprire un magazzino tecnico e raccogliere il pesce prodotto e portarlo via con dei camion.
    Si inizierebbe con due vasche, per arrivare poi nel tempo a nove, occupando in totale uno specchio acqueo di duecentomila metri quadrati, in un posto che viene ricnonosciuto da tutti come l’ultimo baluardo della conservazione del paesaggio a Genova, per lo meno in riva al mare.
    Contro questo progetto si stanno organizzando i comitati della zona, specialmente i pescatori che troverebbero in quei grandi contenitori galleggianti un intralcio alla propria pesca ed un elemento di disturbo nei confronti del pesce “libero”, che si assieperebbe intorno alle reti sommerse a cercare cibo facile ed abbondante. Con il rischio che i pesci selvaggi, a contatto con un allevamento governato da antibiotici, possano ammararsi più facilmente.
    Certo, si dice, il mercato è diverso, i pescatori non devono temere la concorrenza dell’impianto in quanto si tratta di prodotti differenti, uno allevato, l’altro pescato selvaggio e quindi che può godere di un ben altro valore sul mercato. Ed è anche vero che senza il pesce allevato, il costo del mercato ittico sarebbe proibitivo, quindi di fatto allevare è necessario.
    Ma veder progettare un impianto ad un chilometro dalla costa a Nervi, dove la Regione stessa non prevedeva itticoltura, andando in deroga a sé stessa, nel posto con il miglior panorama di Genova e usando il porticciolo interrato come base logistica lascia il dubbio che qualcosa non funzioni nei meandri della burocrazia nostrana.
    (Stefano De Pietro – immagine da Internet)

  • LE CARTOLINE DI OLI: Marinella di Nervi, concessione per pochi intimi?

    Fulmini e acquazzoni parevano essersi portati via l’estate, spiagge quasi deserte, tutti rientrati in città, soltanto gli Uffici del Demanio del Comune di Genova quasi non hanno fatto ferie, anzi sono stati e sono tuttora a disposizione per accogliere le “manifestazioni di interesse” circa la Marinella, ristorante-bar-minihotel sulla passeggiata di Nervi. L’invito è comparso sul sito il 9 agosto 2013 con scadenza a trenta giorni ed è per concorrere all’acquisizione della concessione demaniale dello storico locale, che il vecchio gestore ha perduto per non aver pagato i canoni, ritenuti troppo onerosi. Dopo annose cause ed l’inevitabile fallimento, il Comune si è ripreso la concessione, Sorpresa però: pare che il curatore fallimentare dell’azienda abbia già fatto più o meno una “garetta” e sia ad un passo dal cedere intanto la licenza commerciale. Dunque il Comune mette in palio una concessione demaniale su una struttura per ristorazione e simili, la cui licenza commerciale potrebbe essere già in mano ad un terzo, che magari concorrerà ad ottenere quella demaniale, ma non è detto. Potrebbe verificarsi che chi compra la licenza non ottenga la concessione, ma si dubita, o viceversa, aprendo così a trattative parallele di licenze e concessioni, da cui soprattutto il privato e non  l’amministrazione trarrebbe vantaggio.

    Potrebbe anche succedere come lo scorso anno quando, sempre a Ferragosto, si sono aperte le iscrizioni alle manifestazioni d’interesse per i bagni Maria nei pressi del Gaslini: il concessionario ne aveva restituito la concessione perché voleva garanzie di durata del contratto per investire, richiesta legittima peraltro. Di fatto, a fronte di neppure una decina di concorrenti, inaspettati oltretutto, visti i tempi ristretti e il periodo, la concessione è comunque ritornata al vecchio proprietario, che ha vinto la gara ed ottenuto i tempi di durata che voleva, almeno ventennali e rinnovabili.
    Ma non era tutto fermo per la Bolkestein? Tutto legittimo, secondo la legge.
    Nei criteri per partecipare non risulta traccia di incentivazione ad “imprese giovanili” , le norme comunitarie prevedono garanzia di accesso per tutti e il Comune è tenuto giustamente a fare gli interessi dello Stato, così da incamerare sontuosi canoni, due euro al metro quadrato di spiaggia. Mentre i giovani, per riuscire ad entrare nel circuito delle imprese balneari devono adattarsi alla “sub-concessione”, a subentrare nella gestione dell’azienda che il titolare può tranquillamente cedere, secondo il Codice della Navigazione, un insieme di disposizioni a dir poco feudali, che prevedono pure l’ereditarietà della concessione di un bene demaniale, un bene di tutti i cittadini.
    E per acquisire si devono scucire fior di quattrini.
    Ad esempio,  in Corso Italia uno stabilimento balneare, che circa un mese fa ha perso al primo grado di giudizio il ricorso contro i canoni e non ne sta pagando “l’aggiornamento”, pare abbia trattative in corso per cedere la gestione ad alcuni ragazzi per centinaia di migliaia di euro. Così a Cala dei Montani, a Quinto, dove altri giovani hanno rilevato la gestione di un chiosco-bar per migliaia di euro all’anno e per il quale anni fa , tramite l’Ufficio per l’impiego, che aveva procurato l’abboccamento, due ragazzi si erano sentiti chiedere trecentomila euro, mentre il canone demaniale previsto per il chiosco non raggiungeva i mille euro.
    Quando si porrà fine al mercato milionario dell’appropriazione permanente di un bene pubblico come mare e spiagge e per di più con profitti per pochi?
    (Bianca Vergati – immagine di Guido Rosato – foto da internet)