Botteghe e servizi – Che lucroso mercato sul disagio sociale

Nelle radure africane, jene e avvoltoi sono i primi a percepire la presenza dei corpi senza vita. Nella giungla sociale, altre specie banchettano coi resti di chi si abbatte esausto. Per avere un’idea di ciò che succede intorno a noi, basta osservare come negli ultimi anni si siano moltiplicati i negozi, aperti come fauci sulle strade più frequentate, per contendersi l’acquisto, “pronti contanti”, di oro, argenti, gioielli da chi è agli sgoccioli. Si può immaginare il tipo di contrattazione tra un venditore preso dal bisogno e il “samaritano” che sta dietro il banco.
I profitti del libero mercato sono ragguardevoli, a giudicare dall’insistente reclame, su giornali e tv locali, di queste iniziative a carattere filantropico. Se poi qualche volta le saracinesche vengono chiuse per ordine della Questura, dipende da eccessi di… generosità, per cui il titolare nel suo slancio altruistico non sta tanto a indagare sulla provenienza del “pezzo”, se sia rubato o sottratto in casa da un minorenne per procurarsi la dose.


La bottega che compra invece di vendere è uno degli ultimi gradini di una scala che sprofonda in basso. Più su troviamo eleganti uffici, le cosiddette finanziarie, con funzionari e impiegate che sembrano impazienti di soccorrere il prossimo in difficoltà prestandogli soldi, “a tasso zero” o giù di lì. Così almeno lasciano intendere gli inviti a grossi caratteri della martellante pubblicità. Una recente inchiesta televisiva della Gabanelli ha messo in luce che queste agenzie si sono centuplicate negli utimi anni all’ombra delle banche, per svolgere quel lavoro meno pulito che gli istituti di credito non possono fare ma non rinunciano del tutto a svolgere, affidandolo a parenti, amici, soci e teste di legno varie.
Nella varietà delle imprese che fioriscono sulle disgrazie altrui, un ruolo non secondario lo hanno gli specialisti in recupero crediti, non solo i ceffi che vanno a minacciare chi non può onorare i pagamenti (spaccandogli talvolta le gambe), ma anche e soprattutto le grosse ditte che ricevono dai Comuni l’appalto di esigere tasse e bollette. Con quali criteri vengano assegnati questi lucrosi incarichi non è sempre chiaro; certo l’ente pubblico abdica a non poco delegando a interessi privati questo rapporto con il crescente disagio sociale. La brutalità di certe vendite forzose ha portato a una prima sterzata: sono stati vietati pignoramenti e ipoteche se il debito (esclusi i balzelli aggiuntivi) è inferiore agli 8.000 euro. Ma Gestline, che ora si presenta col nome impegnativo di Equitalia, non se ne dà per inteso e il garante per i contribuenti, il magistrato Giulio Gavotti, le ha dato torto, aprendo la strada a non pochi ricorsi.
E’ una prima buona notizia, seguita da una seconda: il sindaco Marta Vincenzi ha deciso di esaminare i contratti d’appalto dei servizi riscossioni, per vederci finalmente chiaro.
(Camillo Arcuri)