Politecnico/2 – La secessione parte da Milano e Torino

Per molto tempo l’unica voce discordante sembrava essere quella di Giunio Luzzatto (Facoltà di Scienze) che sul Il Secolo XIX del 21 giugno 2007 si era dichiarato contrario al progetto per ragioni dimensionali (secondo i dati 2007, la facoltà di Ingegneria di Genova ha 4700 studenti, mentre i Politecnici di Torino e di Milano, ne hanno rispettivamente 27.000 e 38.000) e perché in una situazione in cui già oggi le diverse Facoltà operano quasi sempre ignorandosi, e talora combattendosi, “una frattura anche istituzionale peggiorerebbe la situazione”.


BJ, Liguria Business Journal indica Adriano Giovannelli (Facoltà di Scienze politiche), ex prorettore dell’Ateneo, come un’altra “voce fuori del coro”. Giovannelli “ritiene che non ci sia stato un dibattito adeguato all’interno della comunità accademica” e pensa che “il progetto dovrebbe essere affrontato in un altro momento, con più calma e non a ridosso delle elezioni del rettore”. Giovanelli allude al fatto che il progetto per la realizzazione del Politecnico sarà inserito nel piano triennale che l’Ateneo presenterà a giugno, il mese in cui pure si terranno le elezioni per la nomina del nuovo rettore (Bignardi, per legge, non può ripresentarsi). Il preside di Medicina Giacomo Deferrari ha già presentato la sua candidatura con un programma che include l’istituzione del Politecnico. La preside di Architettura, che si dice essere una possibile candidata, si dichiara “favorevolissima” al Politecnico. Sembra davvero che (quasi) tutti (forze politiche, sindacati, can didati rettore) vogliano il Politecnico “a prescindere”, o almeno che pochi vogliano essere quelli che dicono di no.
Difficile infatti dire di no a una componente prestigiosa e importante dell’Ateneo che all’unanimità ha deciso di rendersi indipendente. Come dargli torto? La sempre maggiore ristrettezza di finanziamenti pubblici, unita all’obsolescenza di un sistema pieno di lacci e lacciuoli arroccato su privilegi corporativi, fa da miscela deflagrante. Se non si può fare nulla per rimuovere queste storture è inevitabile che ciascuno pensi per sé.
Quello genovese è solo un episodio, anche se rilevante. In Italia è nata Acquis (Associazione per la qualità delle università italiane statali), un “club di elite” che raccoglie “le università più produttive e virtuose” (Corriere della sera, 16 marzo 2008). Costituita da 19 atenei autovalutatosi di serie A, chiede al nuovo governo una ridistribuzione a loro favore dei (modesti) fondi destinati alle università perché sarebbero le migliori. Sembra una secessione dalla Crui (Conferenza dei rettori delle università italiane) ma gli organizzatori della iniziativa smentiscono. Tra i promotori, i politecnici di Milano e di Torino.
(Oscar Itzcovich)