Dopo Fortugno – La Calabria e’ lontana dalla sanita’ ligure?

Della svolta nelle indagini sull’omicidio Fortugno hanno scritto un po’ tutti i quotidiani. Doris Lo Moro, nuovo assessore alla Sanità della Regione Calabria, ha dichiarato (la Repubblica 26 marzo ’06) “io so che la ‘ndrangheta c’è anche quando non si presenta ufficialmente. Ecco perchè non faccio mai finta di non vederla. So sempre che c’è”. La conferma è nel rapporto degli ispettori antimafia: “Abbiamo riscontrato irregolarità dappertutto, nella gestione dell’amministrazione, delle nomine, degli appalti, delle assunzioni. E soprattutto sono state confermate le infitrazioni della ‘ndrangheta che condiziona tutto”.


“Il Sole 24 ore” del 22 marzo dedica alla materia una intera pagina: “La sanità è la nuova frontiera del business criminale” perché alla sanità appartiene il più importante giro di quattrini delle regioni. Tutto questo succede in una Calabria sanguinante e lontana dove 13 ASL su 15 sono state commissariate. E da noi? Da noi, per fortuna, la mafia, la ‘ndrangheta, i comitati d’affari non ci sono e amministrazione, concorsi, appalti, nomine vanno come devono andare. Infatti la stampa di queste cose non parla.
Però i lettori dei giornali sono venuti a sapere che la Liguria (col sud Tirolo) ha, nel settore della Sanità, il numero di dipendenti più alto d’Italia. Sarà perché in Liguria siamo assistiti meglio? Delle liste d’attesa invece non si sa niente di preciso e persino l’assessore alla sanità sembra che abbia fatto dei “blitz” alla ricerca di dati convincenti. Nulla è stato pubblicato su quanto ha scoperto. Le liste di attesa non servono solo a far sapere quando e dove potremo godere di una prestazione medica. Sono molto di più: strumenti di potere utili per chiedere, minacciare, contrattare e altro ancora.
Lo spiegava di recente in un dibattito televisivo un manager di una ASL. Qualcosa del genere era stato detto anche a Genova, alla vigilia delle elezioni regionali del 2005, da un folto gruppo di dirigenti, e operatori della sanità regionale. In una lettera a Burlando scrivevano “del desolante vuoto culturale, dall’incredibile mancanza di governo dei processi sanitari, della conflittualità delle aziende che si traduce in anarchia programmatoria di Aziende USL in aperto conflitto con le Aziende Ospedaliere e viceversa”. Un vuoto, scrivevano, “deliberatamente mai colmato negli ultimi dieci anni né dalle giunte di Sinistra né tanto meno dall’uscente giunta Biasotti, che affonda le sue radici nella paura che i politici e i direttori generali hanno di veder significativamente ridotto il loro potere discrezionale nelle scelte riguardanti la Sanità”. Domanda: davvero la Calabria è così lontana dalla Liguria?
(Manlio Calegari)