Calcio e tv – Che cosa è mancato al trionfo mundial

C’è un’Italia, decisamente minoritaria, fatta di lande e coste sperdute, dove non arrivano nemmeno gli echi lontani dell’assordante notte di festa che pare abbia tenuto deste città e borgate del Belpaese per la vittoria al mundial. Anche se, per fortuna, la copertura tv generalizzata ha consentito di seguire ovunque le emozionanti fasi della finale calcistica di Berlino, nei luoghi più marginali, una volta spento il video, adulti e bambini si sono scambati ancora un po’ di impressioni, qualche telefonata di commento, cellulari permettendo, con amici o familiari lontani, dopodiché il silenzio con lo sciabordio del mare ha consentito a tutti di dormirci tranquillamente su. Forse è l’assenza di strepiti, esagitazioni, isterie collettive, che favorisce una visione un po’ diversa degli avvenimenti di cui siamo stati tutti spettatori, a cominciare dal trauma improvviso e assurdo dell’espulsione di Zidane, indiscutibilmente l’eroe della serata. E’ possibil e liquidare questo dramma sportivo, ma anche umano (era la partita di addio del grande calciatore), con la dura sintesi di un titolo che racchiude la parabola di una vita da campione con l’espressione “Da re a teppista”?


In attesa di capire che cosa sia realmente accaduto, cioè perché Zidane abbia d’un tratto perduto la necessaria lucidità, l’autocontrollo (causa la fatica che gli scavava il volto, la sensazione che la coppa gli stava sfuggendo di mano, un eccessivo cumulo di stress?) e senza voler imbastire processi di sorta al gigante Materazzi che certo gli ha opposto la sua prestanza fisica e forse qualche parola di troppo, bisogna riconoscere che l’episodio ha costituito un neo, un punto nero in una bellissima serata di sport. E se quanto accaduto appartiene all’imponderabile, quindi inevitabile; resta il rammarico per il fatto che non si sia avuta la capacità, la fantasia, diciamo pure la generosità, per trasformare il dato negativo in qualcosa di diverso, di positivo, nel rispetto del miglior spirito sportivo.
Tutto il mondo, attraverso le tv, guardava la conclusione di quella gara Italia-Francia: pensate che messaggio sarebbe stato irradiato se dopo lo sfogo dell’esultanza, della gioia per la vittoria, qualcuno della nostra nazionale non si fosse limitato a complimentarsi con gli altrettanto valorosi avversari, ma avesse voluto e ottenuto di riportare in campo lo stesso Zidane e non solo per rendergli i dovuti onori delle armi, ma per farlo incontrare e stringere amichevolmente la mano a Materazzi. Sarebbe stata una lezione indimenticabile soprattutto per milioni di giovani, un esempio straordinariamente educativo per comunicare loro, tangibilmente, i valori dello sport: la lealtà, l’amicizia, la correttezza, non ultima la capacità di ammettere un proprio errore.
(Camillo Arcuri)