Stando al Sole 24Ore dell’11 ottobre, il decreto che istituisce le quote di ingresso dei lavoratori immigrati potrebbe essere pubblicato in Gazzetta Ufficiale a Novembre. L’ultimo decreto risale al 2007 e riguardava gli ingressi del 2008.
Il decreto flussi si è dimostrato uno strumento insufficiente per rendere possibili gli ingressi regolari di lavoratori immigrati necessari per l’economia e per il sistema del welfare italiano: occorrono altri strumenti come lo sponsor, il visto ed il permesso di soggiorno per ricerca lavoro e la regolarizzazione permanente, senza dover uscire e rientrare in Italia, di chi già presente e lavora in nero in quanto senza permesso di soggiorno. Il decreto flussi, inoltre, è stato usato male stabilendo quote d’ingresso molto basse non corrispondenti al vero fabbisogno del paese o addirittura bloccandole del tutto come ad esempio per il 2009 ed il 2010.
I pochissimi ingressi regolari hanno incentivato gli ingressi clandestini ed i trafficanti, e le norme rigide ed autolesioniste sul rilascio e il rinnovo del permesso di soggiorno (il legame tra contratto di lavoro e permesso di soggiorno ovvero il contratto di soggiorno), hanno finito per ricacciare nella clandestinità persone che avevano faticosamente ottenuto il permesso di soggiorno. Perciò il decreto flussi è stato utilizzato dai datori di lavoro per regolarizzare i loro lavoratori impiegati in nero. Tutti sanno dell’assurdo viaggio di andata (nel paese d’origine) e ritorno (in Italia) al quale è costretta la maggiore parte dei lavoratori, anche i pochi fortunati le cui pratiche sono andate a buon fine. L’assurdo è che il legislatore lo sa benissimo, e che, sapendolo, invece di sistemare il tutto in Italia risparmiando ai lavoratori ed ai loro datori di lavoro il costo di un inutile viaggio, impone la più rigida delle interpretazioni della legge, che ammette alla regolarizzazione solo lavoratori non presenti in Italia, costringendo i lavoratori ad uscire clandestinamente dal Paese.
L’esigenza di serietà e razionalità di governo che la crisi ormai richiede fortemente porterà prima o poi ad una revisione della legge sull’immigrazione in senso più favorevole agli interessi generali del paese. Non è possibile, ad esempio, realizzare una seria lotta all’evasione fiscale e contributiva continuando a dire “no” ai datori di lavoro onesti che chiedono che venga rilasciato il permesso di soggiorno ai loro lavoratori irregolari oggi costretti a lavorare in nero, e di poter dunque versare nelle casse dello Stato i contributi previdenziali (ed indirettamente le tasse e le imposte) per loro.
Fino a quando ciò non avverrà è impossibile concordare con chi – come il governatore del Veneto Luca Zaia – propone di limitare le quote del decreto flussi, perché l’unica conseguenza sarebbe impedire a molti immigrati che già lavorano in quella regione, di regolarizzarsi, costringendoli a continuare a lavorare in nero.
Provoca quindi un certo sconcerto vedere che ad essere d’accordo con Zaia ci sia Paolino Barbiero, segretario provinciale della Cgil trevigiana: un dirigente sindacale, un rappresentante dei lavoratori.
(Saleh Zaghloul)
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OLI 274: IMMIGRAZIONE – Decreto flussi: meglio che niente?
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OLI 274: COSTITUZIONE ITALIANA – Raimondo Ricci e il compito della testimonianza
Nell’ambito delle celebrazioni per il sessantesimo anniversario dell’entrata in vigore della Costituzione italiana, il 17 gennaio 2008 l’Istituto ligure per la storia della Resistenza e dell’età contemporanea aveva organizzato una tavola rotonda dal titolo “La Costituzione, stella polare della democrazia”.
Di seguito riportiamo alcuni passi dell’intervento di Raimondo Ricci.(…) La mia età molto avanzata mi consente di parlare della Costituzione con un senso di commozione e nello stesso tempo di riflessione, poiché essa ha rappresentato, di quel periodo drammatico e straordinario attraverso il quale l’Italia è riuscita a cambiare la propria identità, il lascito più importante. È chiaro come mi riferisca al periodo della lotta antifascista e della Resistenza, a quel periodo cioè nel quale la parte migliore del nostro popolo è riuscita a dare il segno della propria volontà di rompere con un regime totalitario e di fondare una realtà democratica. Fondare, giacché non si può parlare di rifondazione, essendo stata la democrazia antecedente all’entrata in vigore della nostra Costituzione parziale e zoppa. Basti pensare come allora non fosse previsto il voto alle donne e al peso della casa reale. Ebbene, io credo che questo epocale cambiamento della realtà italiana e della sua identità, attuatosi grazie alla lotta resistenziale culminata nel 25 aprile 1945, sia stato non solo il frutto della vittoria alleata nella seconda guerra mondiale ma anche il merito del nostro popolo, dei tanti giovani, dei militari, degli uomini e delle donne che in condizioni estremamente drammatiche hanno compiuto la giusta scelta, a prezzo di enormi sacrifici e con il sacrificio, spesso, della loro stessa vita. Ma c’è qualcosa che non è stato portato qui dagli angloamericani o dai sovietici, qualcosa che ha mutato in profondità l’identità del nostro Paese: è stato infatti l’antifascismo, movimento politico ed ideale non importato dall’estero, a guidare, in nome dei valori di libertà, democrazia, giustizia, la lotta delle forze più nobili del nostro popolo contro il regime mussoliniano. E io voglio ricordare il senso unitario dell’antifascismo, quell’incontro tra anime, culture, ideologie diverse che, lungi dal costituire un impedimento, ha favorito la nascita di una Costituzione tra le più avanzate dell’Occidente, frutto del senso di responsabilità di uomini che sapevano di dover assolvere un compito fondamentale nella storia d’Italia.
Io credo che l’incontro fra uomini come Umberto Terracini e Alcide De Gasperi abbia consentito alla Costituzione di nascere e che, nonostante i vari compromessi raggiunti nella stesura del testo, il suo aspetto saliente debba ravvisarsi nella condivisione di alcuni valori e principi fondamentali che venivano ad opporsi in maniera radicale e antitetica alle parole d’ordine dei totalitarismi nazista e fascista. È proprio da questa tensione, da questo vissuto collettivo, da queste speranze, che è nata la Costituzione della Repubblica, che ha tradotto nei suoi articoli, soprattutto nei primi dodici, riguardanti i principi fondamentali, e negli altri concernenti i diritti e doveri dei cittadini, l’essenza di un rinnovamento e di una prospettiva per il futuro.Vorrei, a questo proposito, ricordare l’articolo 3, che parla dell’eguaglianza come meta da raggiungere attraverso l’intervento pubblico, l’articolo 11, sul ripudio della guerra come strumento per la risoluzione dei contrasti internazionali, l’articolo 36, sulla dignità del lavoro. Io credo di non dovere aggiungere altro, ma questo legame fra lotta del popolo italiano e Costituzione della Repubblica doveva essere particolarmente sottolineato da chi, come me, ha vissuto personalmente questa esperienza prima come militare, poi come resistente e infine come deportato in un campo di concentramento nazista e continua a viverla adempiendo il compito, per il poco tempo che gli resterà ancora da vivere, della testimonianza soprattutto nei confronti dei giovani, nella speranza che sappiano far tesoro della nostra storia e difendere i valori della Costituzione repubblicana a sessant’anni dalla sua entrata in vigore (…).Raimondo RicciPubblicato in “Storia e memoria”, 2008- Vol.17 – Fasc.1 – pp. 21 – 37
(a cura di Aglaja) -
OLI 274: PAROLE DEGLI OCCHI – Un genio assai silente
Foto (C) Stefano de PietroLa poltrona alla fermata è di un genio assai silente,che, sì, timbra il cartellino, ma non vuol fermar la mente.Chi in Comune se la spassa a cercar la soluzionedell’azienda che assomiglia molto più ad un carrozzone,molto avrebbe da imparare dal vecchietto intraprendenteche la sedia pone in atto per seder comodamente. -
OLI 274: LETTERE – Riaprire la partita
Si respirava entusiasmo e una viva voglia di mettersi (o rimettersi) in gioco, sabato scorso 16 Ottobre, al primo Congresso provinciale di Sel, Sinistra Ecologia Libertà, il movimento che fa capo a Nichi Vendola e nel quale si riconoscono i tanti già in Rifondazione Comunista che nel VII Congresso del 2008 non aderirono alla mozione vincente (per poco: 142 sì e 134 no) dell’attuale segretario Ferrero, più molte altre persone della sinistra attualmente extraparlamentare, numerosi provenienti dal variegato arcipelago ambientalista e coloro che non hanno mai creduto (o non credono più) nel Partito Democratico e nella sua politica.
C’era aria di novità, tra i cento e più partecipanti – iscritti o simpatizzanti – che nel corso della giornata hanno affollato la bella sala messa a disposizione (gratis) dal Circolo ricreativo dell’Autorità portuale a San Benigno.
Peccato che la stampa abbia dato poco o nessun risalto all’evento: salvo errore, solo un paio di trafiletti sul Secolo XIX e un articolo sul Mercantile.
Mentre a Roma si svolgeva la manifestazione Fiom Cgil, chi era rimasto a Genova si riuniva in commissioni a preparare documenti e votazioni, o seguiva le decine di interventi che si sono succeduti nell’arco di alcune ore.
Vecchi compagni e neofiti, sindacalisti, rappresentanti di associazioni, partiti e movimenti contigui hanno esposto le proprie storie, desideri e punti di vista, ragionando sui tanti temi che andranno approfonditi nel prossimo futuro, nella pratica e nella iniziativa politica.
Il tutto in vista dell’imminente primo Congresso nazionale, in programma a Firenze dal 22 al 24 Ottobre, nel corso del quale l’attuale movimento si prefigge di fondare non un ennesimo nuovo partito, ma a un partito nuovo che sappia proporsi come forza di governo, non arroccato nel proprio settarismo ma disposto anche a confrontarsi e a lavorare insieme col PD e altre realtà, per riguadagnare il consenso della maggior parte degli italiani non rincorrendo la destra sui suoi temi, ma perseguendo modelli alternativi di esistenza e di società, che privilegino l’uomo e l’ambiente rispetto all’economia e alla finanza, in una ritrovata moralità.
Una delle parole più ricorrenti era “solidarietà”, non vuota espressione retorica ma sincera manifestazione di un bisogno vitale e dell’intenzione di soddisfarlo. La sua etimologia deriva dal latino “solidus”: intero, compatto, consistente. Un legame che unisce, che vincola in solido, in un compatto e massiccio corpo intero fatto di mutui scambi e sostegni, teso a una meta condivisa.
“Solidale” per assonanza (basta togliere una sillaba) richiama “sodale”, ovvero compagno. E sentirsi ed essere davvero compagni, non solo di nome – come talvolta certe stantie liturgie della sinistra ripropongono stancamente – ma soprattutto di fatto – compagni di vita e di percorso – è alla base di quel rinnovato modello di vita obiettivo di Sinistra Ecologia Libertà, dove continuare a chiamarsi compagni non è per nulla sconveniente – come accade altrove – ma è anzi segno di orgogliosa appartenenza a un comune progetto per il futuro.http://www.sinistraeliberta.eu/
(Ferdinando Bonora)
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OLI 273: SOMMARIO
In questo numero:
VERSANTE LIGURE – Non voglio sapere l’ultima (Enzo Costa & Aglaja)
LAVORO – Costanza ha un progetto (Giovanna Profumo)
GIUSTIZIA – Aldrovandi: le tremende parole della verità (Stefano De Pietro)
SICUREZZA SUL LAVORO – Dietro il velo della ipocrisia (Paola Pierantoni)
SICUREZZA SUL LAVORO – Ritirate quello spot
LAVORO – Salviamo le Cinque Terre anche da Trenitalia (Bianca Vergati)
REGIONE – Uomini e uccelli (Angelo Guarnieri)
COSTITUZIONE – Le Madri Costituenti: Nilde Iotti e la relazione sulla famiglia (a cura di Aglaja)
PAROLE DEGLI OCCHI – I muri dicono che… (Giorgio Bergami) -
OLI 273: LAVORO – Costanza ha un progetto
Costanza ha un progetto. E’ stata costretta a pianificarlo. Il suo contratto in una nota università del centro Italia scadrà nel 2012. E sa che le promesse di stabilizzazione, visti i buchi di bilancio, non saranno mantenute.
Quindi, cosa ha deciso?
Costanza ha scelto di investire denaro, tempo libero e ferie per sostenere concorsi.
E’ dal 2008 che, sistematicamente, progetta la sua vita su questo obbiettivo.
Costanza è una ragazza del Sud. L’accento morbido alleggerisce il racconto della sua vita, dove lavoro, studio, programmi, prove scritte e orali fanno da fondamenta delle sue giornate. E’ “davvero stressata” ammette, ma vuole farcela. Deve provare. Anche per quel solo posto da funzionario in quel comune in Toscana, che “sai, forse, sarà già assegnato, ma almeno ho la speranza di entrare in graduatoria…”.
Nell’ordine Costanza ha monitorato i concorsi del Ministero dell’Istruzione dell’Università e della Ricerca, segretario comunale, funzionario per la Crocerossa, funzionario all’Agenzia delle Entrate, Consigliere parlamentare al Senato della Repubblica, funzionario al comune di Genova. Dovrà studiare per funzionario alla Banca d’Italia, e per un posto di funzionario comunale in una piccola città.
Oggi è felice. Ha saputo di aver passato la selezione per il Senato – 1500 iscritti, 267 ammessi – è corsa a comprare i libri mancanti per le prove scritte che si terranno dal 29 novembre al 3 dicembre a Roma. Affannata elenca le materie: “costituzionale, amministrativo, unione europea, storia contemporanea…” ed esclama: “sette posti!”. Meta che le pare ancora impossibile da raggiungere, ma certo, adesso, più vicina.
Costanza non ha figli, né compagno. Quindi, per lei, il motto è: un lavoro vero, purché sia. Non le importa se Nord o Sud. Mappa lo stivale e pianta la sua bandiera immaginaria in qualunque luogo sia sede di concorso. La vita affettiva verrà dopo. La vita affettiva, oggi, non si può nemmeno immaginare. Consulta i siti dei bandi quotidianamente. Studia da sempre e, non avendo mai mollato i libri, le è stato più semplice proiettarsi nei codici della pubblica amministrazione. Anche, se a tratti, ripensando ai test, riconosce che è impossibile sapere tutto, essere in grado di tener botta alle domande. Spiega che alcune materie vanno studiate assiduamente per un tempo che varia dai sei mesi all’anno. E le energie, nel suo racconto, fisicamente sembrano spostarsi là. Quasi fosse un’arte marziale o la preparazione di un virtuoso musicista. Sul timore che quei posti siano comunque destinati ad altri e non a lei glissa elegantemente e lo sguardo scivola sulla durata delle graduatorie. I tre anni sono già un arco di tempo accettabile per concedere alla speranza uno spazio dignitoso.
Costanza è una magnifica quarantenne.
Fazio dovrebbe invitare una persona come lei in trasmissione e concederle i quindici minuti che destina a Bersani e ad altri illustri ospiti per raccontare la sua storia. La commemorazione dei centocinquant’anni di unità d’Italia passa anche attraverso le bandierine che Costanza pianta nel paese a caccia di un lavoro vero.
http://www.mininterno.net/concorsi.asp
http://www.simoneconcorsi.it/concorsinatto/lkz2.htm
(Giovanna Profumo) -
OLI 273: GIUSTIZIA – Aldrovandi: le tremende parole della verità
E’ sabato 9 ottobre 2010 e nel blog della famiglia Aldrovandi vengono scritte parole molto tristi, non solo per il significato privato del dolore di una madre che ha perso un figlio, ma anche per la fotografia pubblica che viene fatta dello stato della giustizia in Italia, dove un omicidio viene liquidato, di fatto, senza nemmeno un giorno di carcere per nessuno. La signora Aldrovandi cerca almeno di considerare la cifra offerta dal ministero (in cambio del silenzio giudiziario) a titolo di scuse ufficiali della Polizia, in assenza di una qualsiasi azione istituzionale reale in tal senso. Come fosse un secondo funerale e con quattro poliziotti condannati per omicidio colposo ancora in servizio attivo. Il post non viene riportato sui principali media istituzionali, ma solo su blog e iniziative giornalistiche in rete: sembra doveroso citarlo integralmente.
(Dal Blog federicoaldrovandi.blog.kataweb.it/federico_aldrovandi/2010/10/09/risarcimento/)
“SABATO, 9 OTTOBRE 2010
Risarcimento
Questo è un passo importante, almeno così pensavo.
Mi sono chiesta tante volte se accettare significava vendere mio figlio.
Ma purtroppo Federico non me lo potrà restituire nessuno e io non ho nemmeno più la forza di odiare.
Mi piace pensare che questo sia un gesto riparatore dello stato e delle istituzioni nei confronti miei e della mia famiglia.
Doveroso e significativo. Così mi piace pensare, perché i poliziotti che hanno ucciso mio figlio non faranno un giorno di carcere mai, anche se proseguissimo in appello e in cassazione, perché i poliziotti che hanno ucciso mio figlio rimarranno in servizio anche se vinceremo in appello e in cassazione.
Questo non è giusto, e siccome l’odio dentro di me non deve prevalere sull’amore che ho ancora e sempre per Federico mi piace pensare che lo stato mi abbia chiesto scusa
perché altro non mi rimane. L’unica soddisfazione è quella di avere restituito la verità sulla sua morte e sulla sua memoria, ma nessuno putroppo pagherà per ciò che ci hanno fatto
perché questa è l’Italia”(Stefano De Pietro)
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OLI 273: SICUREZZA SUL LAVORO – Dietro il velo della ipocrisia
OLI ha deciso di pubblicare l’appello lanciato da Marco Bazzoni per il ritiro della campagna del Ministero del lavoro Sicurezza sul lavoro “La pretende chi si vuole bene”, serie di spot zuccherosi che colpevolizzano i lavoratori lanciata mentre il governo sta facendo a pezzi il Testo Unico sulla Sicurezza sul Lavoro.
Un esempio di cui non si ha quasi traccia sui giornali? L’art. 12 del Disegno di Legge 2243 “Disposizioni in materia di semplificazione dei rapporti della Pubblica Amministrazione con cittadini e imprese”, in discussione alla Camera, prevede:- l’obbligo di denunciare solo gli infortuni con prognosi superiore ai 14 giorni (oggi il limite è tre giorni);
- la cessazione dell’obbligo di segnalare alla autorità giudiziaria le lesioni con prognosi superiore ai 30 giorni;
- l’eliminazione dell’obbligo delle aziende di tenere il “Registro degli infortuni”.
Aris Capra, responsabile dello Sportello sicurezza della Camera del lavoro di Genova, ci fornisce dei dati interessanti: in Liguria nel 2008 gli infortuni da 4 a 14 giorni (quelli che come per magia scomparirebbero) sono stati 7804, il 38,2% di tutti gli infortuni riconosciuti. C’è bisogno di spiegare che la denuncia agli enti competenti di tutti gli infortuni ha una grande importanza per inquadrare la complessiva situazione di insicurezza di una azienda, e quindi per prevenirne il ripetersi, e il verificarsi di casi più gravi? C’è bisogno di spiegare che il registro degli infortuni, a disposizione degli organi competenti e del Rappresentante dei lavoratori per la sicurezza, è un fondamentale strumento di controllo e di prevenzione? Non crediamo che ce ne sia bisogno: dietro a queste norme “semplificatrici” non c’è ignoranza, ma calcolo e malafede. Sarebbe bene che gli organi di informazione dessero il loro contributo per stracciare il velo di ipocrisia governativo e farci vedere cosa c’è dietro.
Lo fanno Il Fatto Quotidiano del 6 ottobre e L’Unità dell’11 ottobre, con diversi articoli raccolti sotto il titolo: La sicurezza sul lavoro è uno spot «vergogna». L’appello: venga ritirato. Ma sono casi isolati. Sulla nostra stampa locale riusciamo a rintracciare solo l’intervento di Antonio Perziano, segretario della Camera del lavoro, nella rubrica “Punti di vista” de Il Secolo XIX del 6 ottobre. Ci è sfuggito qualcosa?
Prima di lasciare la parola all’appello, una piccola nota che prendiamo da Il Fatto Quotidiano dello scorso 21 agosto: “Marco Bazzoni è un lavoratore di 36 anni. Da 16 fa l’operaio in una fabbrica di Firenze che produce frantoi, presse per il settore enologico. I suoi compagni di lavoro dal 2003 lo hanno nominato Rls (Responsabile [Rappresentante, ndr] dei lavoratori per la sicurezza). Da allora è diventato un vero esperto in materia di salute e sicurezza nei luoghi di lavoro. Non c’è redazione di giornale o direttore che sfugga alle sue mail, ai suoi comunicati. Scrive a tutti”.
Lui scrive a tutti, ma i “tutti”, a quanto pare, fanno orecchie da mercante.(Paola Pierantoni)
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OLI 273: SICUREZZA SUL LAVORO – Ritirate quello spot
Questo è un appello per il ritiro dello spot del Ministero del Lavoro: “Sicurezza sul lavoro. La pretende chi si vuole bene”. Un messaggio e due spot
rivolti solo al lavoratore e non a tutti gli “attori” coinvolti.
Dopo aver frantumato il Dlgs 81 del 2008 del Governo Prodi, hanno ben pensato di correggerlo con il decreto correttivo Dlgs 106/09 (sanzioni dimezzate ai datori di lavoro, dirigenti, preposti, arresto in alcuni casi
sostituito con l’ammenda, salvamanager, ecc).
Ora il governo cerca di rifarsi la “verginità” con spot inutili che costano alle nostre tasche ben 9 milioni di euro. Spot non solo inutili, ma anche dannosi per l’immagine di chi ogni giorno rischia la vita, e non perché gli piaccia esercitarsi in sport estremi. Spot che colpevolizzano sottilmente il lavoratore stesso, nascondendo una realtà drammatica: l’attuale organizzazione del lavoro offre ben poche possibilità al lavoratore di ribellarsi a condizioni di lavoro sempre più precarie in tema di sicurezza.
E’ una campagna vergognosa perché oggi il lavoratore ha ben poche possibilità di rispettare lo slogan “Sicurezza sul lavoro. La pretende chi si vuole bene”, quasi che la mancanza di sicurezza fosse imputabile al
fatto che il lavoratore non vuole bene a se stesso ed ai suoi familiari. Non dice nulla di chi deve garantire la sicurezza per legge, ovvero i datori di lavoro. Sottovaluta i rapporti di forza nei luoghi di lavoro. Non accenna
minimamente al fatto che i lavoratori, specialmente di questi tempi, sono sempre più ricattabili e non hanno possibilità di scegliere di fronte ad un lavoro in nero, un lavoro precario e un lavoro a tempo determinato, mentre devono viceversa sottostare a ritmi da medioevo.
La campagna dovrebbe invece avviare un processo di comunicazione diffusa, in modo da rendere nota a tutti la necessità di un impegno costante da parte di tutti gli “attori” coinvolti, soprattutto di chi deve garantire la sicurezza. Questi spot devono essere sostituiti da una campagna di comunicazione che dovrà puntare sulle responsabilità civili, penali e non ultime anche etico-morali che l’imprenditore deve assumersi per tutelare l’integrita’ delle persone che lavorano per lui.
Via questi spot vergognosi. Pretendiamo viceversa più ispettori ASL e più risorse, affinché la mattanza quotidiana dei lavoratori abbia fine. Non si raggiunga il profitto a tutti i costi e soprattutto non lo si faccia attraverso il sacrificio di vite umane innocenti.
Primi firmatari:
Marco Bazzoni – Operaio metalmeccanico e Rappresentante dei Lavoratori per la Sicurezza – Firenze.
Andrea Bagaglio – Medico del Lavoro-Varese.
Leopoldo Pileggi – Rappresentante dei lavoratori per La Sicurezza-Correggio.
Daniela Cortese – RSU/RLS Telecom Italia Sparkle-RomaChi vuole aderire all’appello, invii il proprio nominativo, azienda, qualifica e città al seguente indirizzo email: bazzoni_m@tin.it
E se volete vedere gli spot …
http://www.lavoro.gov.it/Lavoro/AreaComunicazione/CampagneComunicazione/2010/20100727_Campagna
_Comunicazione_salute_sicurezza.htm

