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  • OLI 425: PAROLE DEGLI OCCHI – Riposino

    Marzo 2015 – Lago Maggiore – Isole Borromee
  • OLI 425: LAVORO – Un concerto di macchine da cucire in ricordo del Rana Plaza

    A due anni dalla terribile tragedia avvenuta a Dacca in Bangladesh per il crollo dell’edificio Rana Plaza del 24 aprile 2013, a Genova sono state ricordate le 1138 vittime al Palazzo Ducale durante la performance “13600hZ concerto per macchine da cucire“.
    “Un progetto che nasce dall’abitare l’abito, dalla responsabilità dei consumatori in relazione al reale rapporto con l’abito” dichiara Sara Conforti dell’Associazione Culturale Hòferlab “e mira a coinvolgere il pubblico attraverso un discorso sensoriale per quel che riguarda la compulsività contemporanea rispetto all’acquisto”
    Il crollo del Rana Plaza è stato uno dei più gravi incidenti nella storia del tessile. Un edificio di otto piani, l’ultimo costruito illegalmente, in cui c’erano cinque fabbriche tessili che non rispettavano le norme di sicurezza.
    Il giorno prima dell’incidente le lavoratrici avevano visto delle crepe e sentito dei rumori ed ebbero paura, visti i crolli di edifici simili nei mesi precedenti, e nonostante le loro denunce furono costrette dai padroni ad entrare quel giorno 24 aprile nell’edificio.
    Gli operai del Rana Plaza lavoravano per 30 marchi internazionali della moda tra cui la Benetton italiana che dopo due anni di pressioni da parte della Campagna Abiti Puliti ha deciso di pagare solo 1,1 dei 5 milioni richiesti per il fondo delle vittime.
    La Campagna Abiti Puliti (Clean Clothes Campaign) da 30 anni segue casi di violazione di diritti del lavoro e violazione dei diritti umani, da due anni fa pressione a livello internazionale per il risarcimento economico ai familiari delle vittime del crollo del Rana Plaza da parte dei grandi marchi della moda coinvolti.
    La Campagna ha ottenuto due risultati importanti” dichiara Deborah Lucchetti portavoce italiana della Clean Clothes Campaign “un’accordo per la sicurezza e la prevenzione degli incendi in Bangladesh entrato in vigore l’anno scorso e firmato da 170 marchi multinazionali e un accordo per il risarcimento dei danni ai familiari delle vittime. Questo accordo non è ancora compiuto perchè mancano 7milioni di dollari al fondo che ne richiede 30milioni”
    Ad oggi sono 80milioni gli operai, donne e bambine nell’industria del tessile che lavorano in condizioni

    disumane e di sfruttamento, 16 ore al giorno per sei giorni a settimana per pochissimi dollari al giorno, il 2% del prezzo finale del prodotto, ogni giorno cuciono e confezionano abiti e accessori per i consumatori occidentali ma loro non potranno mai comprare quello che producono. “Oggi, in questa età del capitalismo contemporanea” dice Deborah Lucchetti “non esiste un meccanismo globale che faccia si che un’impresa che produce danni di violazione di diritti umani in paesi terzi, venga in qualche modo accusata e penalizzata per tali comportamenti”.
    Per questo motivo è sempre più urgente la necessità di costruire momenti di sensibilizzazione e presa di coscienza sulle storie di ingiustizia che si celano dietro le etichette che indossiamo, solo così possiamo diventare consumatori critici per i nostri acquisti e dire “mai più Rana Plaza”.
    (Maria Di Pietro – foto di Giovanna Profumo)

  • OLI 425: 25 APRILE – Resistere alle Valli e guardare al futuro

    Anche quest’anno il 25 aprile è assurto alle cronache nazionali con palinsesti milionari, processioni e corone. Cerimonia laica sacrosanta, apparsa a molti ancor più necessaria visto che ricorrevano settant’anni dalla Liberazione. E poco importa che a commemorare ci fosse chi la Costituzione la mortifica in parlamento: è solo tristezza presente sommata alla memoria passata. Piccola assuefazione al peggio.
    Tuttavia esistono luoghi felici dove commemorare corrisponde a ragionare e perché no, a progettare. Spazi toccati dalla presenza di giovani – è aperta la stagione di caccia a questa specie sotto campagna elettorale – che ascoltano e condividono idee per il proprio futuro, parlano della resistenza di oggi, magari al femminile e commemorano anche, con la proiezione di un docufilm su un partigiano diretto da uno di loro.
    Ricordare il 25 aprile alle Valli Unite è stato questo: un grandioso fine settimana sui prati, tra le cascine della cooperativa di Costa Vescovato, tra i colli tortonesi, un fiorire di giovani famiglie con piccoli marmocchi che pareva di essere in Svezia. Così è stato possibile conoscere di più sulla resistenza delle miliziane curde in Siria e su un modello di democrazia che vuole rappresentare maschio e femmina con pari dignità.
    E ancora sapere che – mentre l’Expo apre con la sfida di nutrire addirittura il pianeta – alle Valli, è nata l’associazione ForestIERI – perché per la gente del luogo chi si insedia rimane sempre un “foresto”, come ha spiegato Ottavio Rube – con lo scopo di ripopolare il territorio con nuovi insediamenti agricoli e abitativi. Così è stato fatto il punto della situazione grazie ad una ricerca di Jeff Quiligotti, insieme ai produttori di vino Timorasso, a Manlio Calegari, Marco Revelli, Andrea Cavallero. Lontano dalle dinamiche della politica, dai bandi europei – l’invito accorato è starne alla larga per non esserne vittime – si comprende cosa vuol dire tornare a coltivare la terra se c’è una visione dove si accoglie e si condivide e il trattore si presta al vicino.
    Si è parlato di semplificazione per le aziende che nascono, di catalogare le terre libere facendo in modo che i comuni collaborino, di facilitazioni, e di una rete umana per non essere isolati. Quindi aiuto pratico per avere la terra, ripopolare il territorio e creare un’economia che generi ricchezza e qualità della vita.
    Le storie raccontate sono quelle di chi “ha lasciato perdere l’azienda paterna” per insegnare in città, ma con la volontà di raccogliere testimonianze su tutta la memoria possibile del luogo, ma anche di chi ha deciso di farsi contadino senza nessuna radice familiare, senza esperienza, persone nuove. L’inchiesta ha messo a fuoco il ruolo di un intermediario sociale, l’associazione ForestIERI, che è poi la cooperativa, e il fatto che questi insediamenti sono in funzione di un volano che non è solo soluzione economica o imprenditoriale, ma è anche soluzione culturale complessiva di conoscenza, di fiducia: quella fiducia che nella storia della Cooperativa le Valli Unite, trenta, quarant’anni fa, il territorio non le voleva riconoscere.
    E poiché senza i partigiani non è 25 aprile, è stato proiettato il docufilm “Like e bullet around Europe” sulla figura di Anton Ukmar detto Miro, comandate della VI Zona, diretto da Mauro Tonini .
    (Giovanna Profumo – Foto dell’autrice)

  • OLI 425: SISTEMA ELETTORALE – Elezioni in GB e la Formula Perfetta

    Nella placida campagna inglese a Sud di Londra le elezioni parevano lontane, pochi i manifesti, ogni tanto un cartello con una sigla ai bordi della strada o in mezzo a un prato, che strabuzzi a guardare per capire se sia un’indicazione stradale o un’insegna di ristoro; nell’abitato rari cartelloni, al più occhieggiano dalle vetrine i volti dei candidati. Nient’altro. E’ nella cassetta della posta che arrivano i volantini, tanti, un porta a porta che raggiunge anche le case più isolate. Secondo i sondaggi tutto sembrava spaiato e il testa a testa dei due partiti che tradizionalmente si alternano a guidare il Paese parevano la spia che il bipolarismo avesse fatto il suo tempo: Conservatori e Laburisti con temi comuni, promettevano lavoro, sanità più pubblica, asilo gratuito, Università meno costosa “quasi” per tutti.



    La crisi economica pareva avesse creato incertezza negli elettori, un peso enorme sul modello di Governo in una democrazia, se pure la ripresa inglese è la migliore in Europa. Dopo essersi tenuti il gallone, la pinta, le miglia, l’inossidabile sterlina sgomitando in Europa, con il mito british, la Regina e connessi, tutti a testa bassa, in modo più o meno soft a soffiare “contro” l’Europa; il più accanito l’UKIP di Farage, quello con cui Grillo aveva tentato un’alleanza per fare gruppo a Bruxelles. Un patto non riuscito, mentre imperversa il cavallo di battaglia dell’UKIP: giunta l’ora di riportare indietro i trenta milioni di sterline che ogni giorno si danno alla UE, invocando “il controllo dei confini”, proponendo il sistema-Australia, dove si decide chi arriva e chi si deve sistemare. Una sorta di Lega Italiana. Ma in che modo avrebbe fatto l’intrepido Paese di Albione senza lo straniero e i possedimenti stranieri?

    In voga il voto utile, ovvero “vota libdem”, solo così potrai sconfiggere i conservatori perché di certo i libdem
    appoggeranno i laburisti, oppure un voto utile dato ai principali partiti e non ai partitini come i verdi. Un’alchimia di variabili che il sistema a collegio uninominale prevedeva un UKIP fino al 14 per cento, sia pure con pochissimi parlamentari. L’ago della bilancia pareva essere il partito indipendentista scozzese, poiché per il sistema elettorale di sicuro raccoglierà un sacco di voti nei collegi di Scozia e porterà a casa decine e decine di parlamentari.

    Tutto sbagliato: la consultazione in realtà ha riconfermato Cameron a pieni voti, spazzato via i liberaldemocratici, gli antieuro di Farage e premiato soltanto gli scozzesi, di cui i Conservatori dovranno tenere conto, pur avendoli osteggiati.
    Sotto l’incubo di “coalition of chaos” gli inglesi hanno preferito i conservatori e il loro programma di Austerity, che sta facendo recuperare la crisi,  sconvolgendo ogni previsione, apprezzando comunque la proposta di referendum per uscire dalla UE, ma emarginando gli estremismi.
     Imprevedibili e furbi questi inglesi, che da sempre hanno l’occhio lungo, il loro mondo è fatto tanto dalla City e sanno bene di essere una sorta di paradiso fiscale nel cuore dell’Europa, si terranno brontolando ancora i vantaggi negoziati a suo tempo dalla Tacher, come il comodo libero mercato, eppure fanno vincere un partito che la critica. Il referendum finalmente chiarirà. Una vittoria per il sistema del bipolarismo, in bilico alla vigilia per il temuto pareggio: e da noi con  l’Italicum come sarebbe andata? Di sicuro in GB non ci sono i nominati.
    (Bianca Vergati – Foto dell’autrice)

  • OLI 425: ELEZIONI – I candidati rispondono a Legambiente

    28 Aprile 2015 – Commenda di Pré – Genova 
    Incontro organizzato da Legambiente Liguria con alcuni candidati Presidente alle prossime elezioni regionali.
    Video di Mario Lattanzio www.genovirus.it
  • OLI 425: STATO – l’Agenzia dei pasticci

    Il widget relativo all’elenco sparito dal sito della Agenzia delle Entrare
    fonte: www.dirpubblica.it
    Avete una cartella esattoriale scomoda? Volete farla annullare? La soluzione ce la dà la Corte costituzionale, che ha dichiarato illegittime le nomine di un gran numero di dirigenti della Agenzia delle entrate che non sono stati selezionati con un concorso pubblico. Di conseguenza tutte le pratiche che siano state firmate da questi dirigenti o dai loro delegati sono da ritenersi nulle.
    Il sito ADUSBEF pubblica un invito a fare, come al solito, un ricorso per ottenere l’annullamento.
    Ancora più interessante il sito di Dirpubblica, la federazione del pubblico impiego, che aveva intentato l’azione legale contro il ministero, vincendola. In un articolo si fa riferimento ad un’azione di oscuramento di dati dell’Agenzia delle entrate, che avrebbe eliminato dal proprio sito la lista dei dirigenti: “Al fine di ripristinare la trasparenza cui è tenuta l’Agenzia delle Entrate, pubblichiamo l’elenco completo dei dirigenti e degli incaricati di funzioni dirigenziali (erroneamente indicati come reggenti), eliminato dal sito http://www.agenziaentrate.gov.it/ all’indomani della sentenza della Corte Costituzionale n. 37 del 17/03/2015”.
    La cosa davvero divertente è che il controllore, quando controllato a sua volta, crolla sotto il peso dell’incompetenza e della scarsa trasparenza. Lo sanno anche i sassi, ormai, che “levare qualcosa da in giro” per farlo sparire non funziona più, con l’avvento di internet e della globalizzazione. Santa pazienza: quando impareranno?  A voi, adesso, verificare se ci sono spazi per il vostro ricorso.
    (Stefano De Pietro)
  • OLI 425: BENI COMUNI – Stonehenge, tutto il mondo è paese

    Stonehenge è il sito di resti megalitici più noto di tutto il mondo, recentemente recuperato con un grandioso progetto che colloca la collina delle Pietre lontano da qualunque edificio, una volta gli ingressi erano ad un tiro di schioppo e i visitatori vi passeggiavano arrivando a toccarle. Un po’ come per le Piramidi di Giza a Il Cairo, che t’immagini sperdute nel deserto ed invece hanno l’edificato urbano a un soffio, cosicchè la grandiosità del monumento è sopraffatta da cammelli, chioschi e case fatiscenti. Ai megaliti di Stonehenge arrivi con pulmini che ti accompagnano sino ad un percorso pedonale, che ti tiene ben lontano, salvaguarda il sito e ti appare in lontananza in una visione ancora più suggestiva. Non è così per un sito a pochi chilometri da

    Stonehenge, che non è noto e non rientra nel circuito turistico mondiale. La località si chiama Avebury, vi si accede da un cancelletto aperto al pubblico, senza sicurezza, anche qui in un paesaggio da sogno, la verde campagna inglese con distese di prati gialli, i campi di colza, che in questa stagione pare d’essere in Provenza, una collina, un fossato intorno e un cerchio di pietre. Vicino ci sono però un paio di case, un pub è a pochi metri dal monumento e placida, incredibile, si srotola una strada. Sì, proprio una strada bella asfaltata, su cui passa indisturbato il traffico e che interrompe il magico cerchio. Povera Avebury, a quanto pare, non è Patrimonio dell’Unesco, anche se essere tutelati non vuol dire niente, vedi Pompei dove domenica scorsa, come prima domenica del mese ad ingresso gratuito, sono state fatte entrare trentatremila persone, al collasso la sorveglianza e lo stato della meravigliosa Pompei.
    (Bianca Vergati – foto dell’autrice)

  • OLI 425: ESTERI – Voci dalla stampa internazionale

    Hollywood contro Palestina: attenzione ai messaggi politici dei film

    Mintpressnews, 01 maggio 2015: “Un’analisi delle email contenute nell’archivio WikiLeaks riguardanti la Sony rivela come i dirigenti di Hollywood stanno lavorando per riparare l’immagine pubblica di Israele in seguito al bilancio barbaro delle vittime dell’offensiva della scorsa estate contro Gaza. Questo include un documentario che tenterebbe di legare la solidarietà con la Palestina alla violenza antisemita in Europa e negli Stati Uniti.”  “Wikileaks ha pubblicato un archivio di messaggi e documenti di posta elettronica interni del 16 aprile. L’analisi di tale archivio mostra un modello di sostegno a Israele e le sue violente politiche sioniste sia durante che dopo l’aggressione del 2014 contro Gaza da parte dei dipendenti di Sony e di altri importanti membri del industria cinematografica.”.


    Questo è l’unico membro socialista e l’unico ateo del Congresso USA 
    The Guardian, 03 maggio 2015: “Bernie Sanders chiede una ‘rivoluzione politica’ contro la classe miliardaria”. 
    http://www.theguardian.com/us-news/2015/may/03/bernie-sanders-political-revolution-billionaire-democratic-2016-race

    E’ possibile che persone che vivono in abitazioni che appartengono ai palestinesi, su un terreno di proprietà di palestinesi, che prestano tutte (uomini e donne) servizio militare nell’esercito israeliano che uccide civili palestinesi, avere la coscienza turbata solo dall’inquinamento atmosferico? 
    Haarez, 04 maggio 2015: “Centinaia protestano contro l’inquinamento atmosferico, alti tassi di cancro in Haifa”.
     http://www.haaretz.com/news/israel/.premium-1.654812?utm_source=dlvr.it&utm_medium=twitter 

    Francia, rimandata da scuola a casa perché indossa una gonna lunga 
    New York Times, 29 aprile 2015: “Una scuola secondaria nel nord est della Francia ha rimandato a casa due volte, nelle ultime due settimane, una ragazzina di 15 anni per aver indossato una gonna lunga che il direttore ha giudicato essere “un segno ostentato” della fede musulmana della ragazza 


    USA: Vittime civili dei droni americani? Non chiedere, è segreto. 
    Alternet, 27 aprile 2015: “In realtà, non sappiamo esattamente quanti civili muoiono in attacchi dei droni USA perché il programma è reso segreto dalla CIA. Le stime delle vittime civili di guerre americane in Iraq nel 1991, in Afghanistan nel 2001 e in Iraq nel 2003 restano un segreto del Pentagono. 
    http://www.alternet.org/world/cia-does-not-want-us-know-how-many-civilians-our-drones-kill

    Francia: truppe francesi abusano dei bambini della Repubblica Centrafricana 
    The Guardian, 29 aprile 2015: “Un operatore umanitario delle Nazioni Unite di alto livello è stato sospeso per aver rivelato ai pubblici ministeri un rapporto interno sull’abuso sessuale di bambini da parte delle truppe francesi di pace nella Repubblica Centrafricana. Fonti informate sul caso hanno detto che Anders Kompass ha passato il documento alle autorità francesi a causa del tentativo falliti delle Nazioni Unite per fermare l’abuso. Il rapporto documenta lo sfruttamento sessuale di bambini di nove anni da parte delle truppe francesi di stanza nel paese come parte degli sforzi internazionali di mantenimento della pace.”
    http://www.theguardian.com/world/2015/apr/29/un-aid-worker-suspended-leaking-report-child-abuse-french-troops-car 

    Soldati israeliani rompono il silenzio ed accusano Israele 
    Nena News, 05 maggio 2015: “Presentato ieri il rapporto della ong Breaking the Silence. Decine di testimonianze di soldati e ufficiali descrivono la violazione sistematica del diritto umanitario e delle leggi internazionali da parte delle forze armate israeliane durante l’offensiva contro Gaza.” 
    http://nena-news.it/israele-rompono-il-silenzio/ 

    Siria; gli alleati di al-Qaeda in Siria. 
    RT, 27 aprile 2015: “Israele, il paese che i suoi cherleaders in Occidente, hanno più volte detto essere in “prima linea” nella “guerra al terrore”, agisce come l’alleato di fatto di al-Qaeda in Siria”.
    http://rt.com/op-edge/253481-al-qaeda-syria-takeover-assad/ 

    USA/Israele: Violenza della polizia contro i neri americani ed israeliani 
    Mondoweiss, 01 maggio 2015: “Gli israeliani etiopi protestano contro la brutalità della polizia a Gerusalemme”
    http://mondoweiss.net/2015/05/ethiopian-brutality-jerusalem 
    Commondreams, 28 aprile 2015: “E lunedì, quando le tensioni esplosero ed i giovani di Baltimora hanno ripetutamente lanciato pietre contro i carri armati della polizia e navi da crociera, la scena ricordava stranamente i territori occupati, il che non dovrebbe sorprendere nessuno che abbia seguito la militarizzazione della polizia USA in base al modello dell’esercito israeliano”.
    http://www.commondreams.org/views/2015/04/28/baltimores-disgrace-history-police-violence 

    Finlandia: questo non potrà mai accadere dove i ricchi fanno le leggi per i ricchi 
    The Atlantic, 12 marzo 2015: “Reima Kuisla, un uomo d’affari finlandese, è stato recentemente scoperto mentre andava a 65 miglia all’ora in una zona con il limite di 50 miglia, nel suo paese, un reato che in genere si paga con una multa di un paio di centinaia di dollari, al massimo, negli Stati Uniti, ma dopo aver determinato il reddito di Kuisla, la polizia finlandese ha deciso una multa di 54.000 Euro.
    http://www.theatlantic.com/business/archive/2015/03/finland-home-of-the-103000-speeding-ticket/387484/  
    Yemen: Molte delle armi del Houthi sono state prodotte in Europa e negli Stati Uniti
    Jacobin Magazine, 16 aprile 2015: “In un documento dell’ambasciata degli Stati Uniti-Canada a Sana’a, del 9 dicembre 2009, si legge:” Contrariamente a quanto sostiene il governo Yemenita che l’Iran sta armando gli Houthi, la maggior parte degli analisti riferiscono che gli Houthi ottengono le loro armi dal mercato nero yemenita e anche dall’esercito Yemenita stesso”. “L’amara ironia è che molte delle armi del Houthi sono state prodotte soprattutto in Europa e negli Stati Uniti”.
    https://www.jacobinmag.com/2015/04/yemen-revolution-arab-spring-saudi-arabia/ 

    Francia: il “socialismo” francese in cerca di miliardi di euro da sauditi e Qatariti
    Reuters, 05 maggio 2015: “La Francia è in trattative, che potrebbero essere concluse rapidamente, per concordare miliardi di euro di contratti in Arabia Saudita che vanno dalla difesa civile aeronautica, trasporti ed energia – ha dichiarato il governo francese il martedì “. “La Francia ha firmato lunedì un contratto 7000 milioni dollari con il Qatar per aerei da combattimento, Rafale e ha già vinto 15 miliardi di dollari di contratti della difesa nella regione nel corso dell’ultimo anno.
    http://www.reuters.com/article/2015/05/05/us-france-saudi-contracts-idUSKBN0NQ0RH20150505
    (a cura di Saleh Zaghloul – immagine di Guido Rosato)

  • OLI 425: LETTERE – Cara Paita, l’opinione di una candidata

    La signora Lella Paita in questi giorni ci comunica alcune cose della sua visione del mondo attraverso le migliaia di manifesti elettorali che impestano la città. Il suo slogan “La Liguria va veloce” ben si presta però a completamenti ironici di vario genere su internet o sugli stessi manifesti (“La liguria va veloce a bagno/contro un muro/alla morte/alla cementificazione…oppure “La Liguria va veloce. Anche il Bisagno non scherza” del comico Daniele Raco, tanto per fare alcuni esempi…)
    Ironie a parte, questo slogan sa proprio di vecchio! Mi ricorda lo zang tumb tumb di Marinetti e i futuristi, roba di 100 anni fa ormai più che superata, oppure mi ricorda i progetti insensati dell’alta velocità che sperperano miliardi di euro per portare merci cinesi da Genova a Tortona impiegando qualche minuto in meno, mentre i pendolari viaggiano come bestie sui pochi treni rimasti e le nostre fabbriche chiudono.
    Allora cara Lella te lo dico, stai sbagliando tutto: il vero cambiamento, la vera rivoluzione è lo slow: cibo, turismo, tempo libero… Basta correre! Basta correre verso l’ormai pressoché irrimediabile disastro climatico e ambientale. Adesso, se vogliamo dare ancora una speranza di futuro ai nostri figli, è ora di rallentare, anzi inchiodare la macchina distruttrice del falso progresso.
    Le persone più sagge oggi cercano uno stile di vita più a misura d’uomo, a contatto con la natura, trovando in questa dimensione i ritmi adeguati per se stessi e i propri cari, una vita rallentata che ci liberi da ansia e stress imperanti. “Più orti e meno lexotan!” Ecco il mio slogan se avessi i soldi per farmi i manifesti.
    La politica oggi dovrebbe impegnarsi per migliorare la qualità di vita dei cittadini, dovrebbe preoccuparsi, e molto, della sostenibilità ambientale, dovrebbe prediligere e favorire attività economiche che valorizzino il territorio e lo salvaguardino, così come le sue produzioni tipiche, agricole, artigianali e industriali locali. Sempre più giovani e adulti ad esempio sognano di tornare alla terra, ad una dimensione di vita più autentica, recuperando anche valori come la condivisione e la solidarietà con i vicini e la comunità locale. E tanti vi riescono, anche se con grande fatica e nessun aiuto dalle istituzioni.
    L’Italia e ancor di più la Liguria, hanno tra i loro punti di forza il turismo, l’arte, l’agroalimentare e la gastronomia. Il turista (ma anche il cittadino) cerca il buon cibo locale e ambienti naturali incontaminati.
    Su queste cose deve puntare la nostra bella regione rovinata dal cemento.
    Dai viadotti non nasce niente, dalle fasce nascono i fior (e le olive, le verdure, il basilico…)
    (Silvia Parodi, ingegnere ambientale, candidata con Progetto Altra Liguria)
  • CARTOLINE DI OLI: Ripristiniamo la memoria

    (Foto di Giovanna Profumo)
    Sant’anna di Stazzema – 19 aprile 2015 
     La lapide alle vittime del massacro perpetrato dalle SS il 12 agosto 1944, è stata devastata dal vento che ha causato ingenti danni al Parco della Pace il 5 marzo 2015.
    La ministra Elena Boschi l’ha trovata in queste condizioni in occasione della commemorazione il 25 aprile.