Autore: Redazione

  • OLI 306: CITTA’ – Io ti scaccio, tu scappi

    Venditori al Porto antico, tra le “piccole fioriere”

    In una lettera pubblicata sul Secolo XIX dello scorso 13 giugno Giuseppe Costa, presidente di Costa Endutainment, denuncia i problemi di viabilità e di sicurezza esistenti nella zona antistante l’Acquario: carenza di gestione del caotico traffico turistico da parte della Polizia Municipale e presenza eccessiva di venditori ambulanti, troppo insistenti, a suo dire. Costa chiede una maggiore collaborazione di soggetti pubblici e privati, al fine di migliorare l’accoglienza turistica.
    Ora, chi conosca e frequenti la zona dell’Acquario nei giorni festivi, sa che c’è un certo affollamento tra turisti, carrozzine, venditori ambulanti: chi si fa fotografare con il galeone alle spalle, chi contratta. Ma sa anche che i venditori “stanziali”, che vigilano con pazienza accanto ai loro lenzuoli distesi per terra, non sono affatto insistenti, e per proporre la merce attendono un segno di interesse dei passanti. Semmai è fastidioso l’assillo dei (non molti) questuanti “volanti”, che ti inseguono proponendoti l’elefantino portafortuna, per non parlare degli insopportabili raccoglitori di firme dei “Lautari”, che ti mettono in mano una biro e ti chiedono imperativamente “Sei contro la droga?”, con stile spiacevolmente analogo a quello degli attivisti di Lotta Comunista che in Via San Lorenzo ti interpellano con aggressivi “compagno!”.

    Arriva il controllo…

    Comunque, lo stesso giorno, sempre sul Secolo XIX, troviamo le risposte di Gianni Vassallo e Francesco Scidone: il primo, assessore al commercio, rivendica i risultati ottenuti nella lotta all’abusivismo pur nella carenza di mezzi a disposizione.
    Più interessante quello che dice Francesco Scidone, assessore alla sicurezza, che ricorda la sua proposta di “Mettere fioriere in modo da lasciare spazio solo al trenino ed al passaggio dei turisti”: invece, lamenta, “hanno messo fioriere piccole, solo per questioni estetiche”.

    …e i venditori si allontanano

    Ecco, finalmente, un intervento – purtroppo non accolto, che avrebbe permesso di estirpare alla radice il problema: sicuramente i venditori non si sarebbero limitati a spostarsi di cinquanta metri più in là o più in qua, forse avrebbero desistito dalla vendita, forse sarebbero addirittura tornati ai loro lontani paesi d’origine…

    Limitare lo spazio di transito come mezzo per scacciare i venditori ricorda la proposta di abolire le tempie per ridurre i suicidi: sarebbe solo controproducente, anche per i desiderati e vagheggiati turisti.
    E poi in questa città non ci sono solo turisti e trenini …
    Piuttosto chi amministra la città dovrebbe fare un pensiero su come uscire dal gioco ripetitivo “io ti scaccio e tu scappi; io me ne vado, e tu ritorni” che si gioca più volte al giorno intorno all’Acquario.

    In attesa di poter tornare al lavoro

    Questo “gioco” non è certo una prerogativa genovese: è facile assistere ad identiche scene ad Atene, Firenze, Roma.
    Sarebbe però più serio tentare di affrontare il problema prendendo atto che domanda ed offerta a ridosso dell’acquario si incontrano con reciproca soddisfazione.
    Allora perché non dedicare aree e spazi alla vendita ambulante con regolare licenza, anche in zone turisticamente pregiate, concentrando i controlli sulle merci contraffatte?
    Un’iniziativa di questo tipo furono i mercatini dei migranti in varie piazze genovesi (Piccapietra, S. Lorenzo, Matteotti, Martinez) organizzati negli anni 1996 e 97 dal Comune di Genova e dal Forum Antirazzista. La proposta di dedicare spazi a mercati permanenti in allora non fu accolta. Ma, arrivando ai nostri giorni, perchè non pensare ad un’integrazione con il progetto del Suq permanente, non limitato ad una decina di giorni di giugno?
    (Ivo Ruello – foto Paola Pierantoni)

  • OLI 306: SCUOLA – Ventimila abilitati al nulla

    The Teacher (da The Wall, Pink Floyd, 1982)

    Passata sotto silenzio sulle cronache, ecco arrivare un’altra pessima notizia per “l’Italia peggiore”, o meglio, precaria. Oggi alla Camera verrà votata la fiducia per il decreto sviluppo, che legifera, tra le altre cose, anche sulle graduatorie ad esaurimento delle scuole primarie. Nel testo è saltato un comma che permetteva a circa 20mila abilitati (dal 2008 al 2011) di accedere alla torre d’avorio delle graduatorie ad esaurimento, ossia le liste da cui si attinge per assegnare le supplenze annuali e che permettono di entrare di ruolo.
    Gli esclusi sono coloro che si sono laureati di recente, o stanno per farlo, ai corsi abilitanti in Scienze della formazione primaria e in Didattica della musica, promossi dallo Stato sotto l’egida del ministro Gelmini. Dopo una lunga lotta, un emendamento avrebbe consentito di accedere alle graduatorie, ma la mattina del 20 giugno, ossia poche ore prima della fiducia, questo è stato stralciato, vanificando sforzi e speranze degli aspiranti insegnanti. Ora infatti si ritrovano a seguire corsi abilitanti al nulla e discriminati, per opportunità, rispetto ai colleghi laureati prima del 2007/08. Una lettera che circola in rete denuncia la situazione ed il silenzio mediatico che la circonda. “È inutile – si legge – che in così tanti, dai Presidenti di Corso di laurea, ai docenti, al Ministero dell’Istruzione stesso, ci ripetano che i nostri corsi di laurea sono abilitanti all’insegnamento, se poi non esiste un modo in cui possiamo spendere questa abilitazione; paradossalmente risultiamo formalmente uguali agli altri venuti prima di noi, ma sostanzialmente diversi nelle opportunità: questa non è vera uguaglianza.
    E quale unica colpa abbiamo?
    Quella di essere più giovani, perché nati dopo. Ennesima conferma, questa, del fatto che l’Italia non è un Paese per giovani” (http://www.giornal.it/Pagine/Articolo/articolo.asp?id=33679).
    Un’ultima notazione: non solo giovani e giovanissimi, tra le file degli esclusi. Ci sono anche quelli che, dopo aver preso una prima laurea e aver brancolato nel precariato per anni, hanno colto i corsi abilitanti nella facoltà di Scienze della formazione come un’occasione per trovare un minimo di stabilità lavorativa, per avere opportunità e qualifiche davvero spendibili. Sono persone che, dopo laurea, dottorato e master, si accingono a prendere la seconda laurea e rischiano di trovarsi ben oltre i 30 anni con l’ennesimo foglio di carta straccia in mano. L’Italia si merita questo spreco?

    (Eleana Marullo)
  • OLI 306: CACCIA – Regione, Corte Costituzionale e tramonto

    Deve essere opinione diffusa, non so se maggioritaria, ma fino ai referendum poco importava, che la Corte Costituzionale si occupi soltanto delle leggi ad personam, o ad aziendam o ad partitum, che riguardano il presidente del consiglio (vacante) Berlusconi. E che sia un organo dello Stato di grande importanza e di poteri strabordanti, composto in maniera determinante da toghe rosse, incallite e resistenti e da sopravviventi comunisti, designati o eletti per perseguitare il suddetto Presidente del consiglio e impedirgli con ogni sorta di malevolenza di portare avanti la sua illuminata politica di governo dell’Italia.

    Che possa invece anche occuparsi di tramonto apparirà sicuramente strabiliante, così come il fatto che rientri nei suoi compiti valutare le leggi regionali per vagliarne la rispondenza al dettato costituzionale.
    Ma tant’è questo è proprio il compito della Corte costituzionale e i giudici che la compongono lo applicano con saggezza, competenza e rigore, senza cedere alla forza della loro posizione di potere, ma con il necessario e possibile equilibrio. E soprattutto nel rispetto assoluto del principio costituzionale per il quale la legge è e deve essere uguale per tutti.
    Ma veniamo al tramonto.
    La Corte Costituzionale ha bocciato la norma della Regione Liguria che permetteva la caccia agli uccelli migratori mezz’ora dopo il tramonto.

    Con sentenza N°191, del 15 giugno 2011, ha dichiarato l’illegittimità costituzionale dell’articolo della legge regionale 15/ 2010 che consentiva di cacciare in appostamento (imboscate, agguati) gli uccelli migratori (provati come migranti e in ricerca affannosa di riparo) mezz’ora dopo il tramonto (l’ora più dolce per essere ammazzati).
    La norma della Regione Liguria ha violato la normativa venatoria statale, che impone il divieto di caccia al calar del sole. Tempo dei bilanci, dell’esame di coscienza, della preghiera e della preparazione al sonno, ai sogni, alla notte e alla danza delle stelle.
    Le associazioni di protezione e vera sensibilità ambientale (Italia Nostra, L.A.C., LIPU, WWF, ENPA, Lega Ambiente, V.A.S.) avevano presentato prontamente un esposto che il governo ha dovuto recepire, impugnando la legge regionale ligure. Per la quale avevano votato a favore (repetita iuvant) i consiglieri regionali (26) di PD, PDL, Lega e Marilyn Fusco e contro (5) i consiglieri di PRC, IDV e Lista Biasotti.
    Si è astenuto il consigliere di SEL e non si capisce ancora perché.
    Certo la lobby dei cacciatori è ancora forte. Ma non si capisce come sensibilità e valori della sinistra possano sostenere simili norme. Non basta più l’ex retro-pensiero che i cacciatori votano e gli uccelli no.
    Infine il comunicato delle associazioni : “E’ stato riaffermato un principio di legalità contro l’ennesima violazione della normativa venatoria statale a cui il Consiglio Regionale, in buona parte prono alle istanze dell’estremismo venatorio, ci ha abituati… “
    E il comunicato degli uccelli: “Ringraziamo i giudici piumati della Corte Costituzionale per aver avuto compassione del nostro volo, dei nostri affanni, della bellezza che doniamo al mondo. Ci proponiamo tutti insieme, uccelli di tutto il mondo, di votare anche noi. Prima o poi”
    (Angelo Guarnieri – Foto Paola Pierantoni)

  • OLI 306 – TRASPORTI: Il “Colombo” vola basso

    L’Aeroporto di Stansted in un modellino al Science Museum di Londra.

    Aeroporto di Stansted, Londra, Regno Unito. Organizzazione capillare, segnaletica chiara, spazi aperti, nessuna illuminazione elettrica diurna dell’ambiente comune grazie alle ampie superfici vetrate, si scende dall’aereo e si va a piedi, circondati da personale di controllo, in una strada obbligata da due cime di segnalazione. In pochi minuti, nonostante una coda inusuale di circa 500 persone, si passa la frontiera, si scorgono funzionari che dall’alto analizzano la situazione alla ricerca di visi sospetti. I bagagli sono già sul nastro al nostro arrivo.


    Aeroporto Cristoforo Colombo, Genova, Italia, una settimana dopo. Dall’aereo si scende e ci si trova su un piazzale dove per trovare l’uscita ci si affida a “dove vanno tutti”. Si sale a piedi due rampe di scale, si arriva a far vedere i documenti in una fila che termina sotto un cartello di divieto di accesso, anche qui ci si affida a dove van tutti; le valige arrivano dopo dieci minuti di attesa: distanza tra aereo e nastro, centro metri. E poi, la chicca finale, la foto qui sotto parla da sola. Troneggia in basso nel cartello anche un sottinteso non infastiditeci con richieste d’informazioni, visto che le stesse possono essere richieste solo per fax o email. Genova, come Repubblica Marinara, avrebbe ancora da insegnare al Nord Europa. Ma come Comune della Repubblica Italiana gli standard europei sono distanti.

    Aeroporto di Genova, il cartello di benvenuto per i turisti stranieri e di bentornato per gli italiani.
    Foto © 2011 – Stefano De Pietro

    (Stefano De Pietro)

  • OLI 306: LIGURIA – I giovani e l’entroterra

    Azienda agricola nell’entroterra genovese

    Il comunicato Istat “Occupati e disoccupati” del 1 aprile 2011 (*) confronta i dati occupazionali dell’ultimo trimestre 2010 con quelli dell’ultimo trimestre 2009.
    Leggendoli salta agli occhi una novità: il sensibile aumento (+2,5%) degli occupati in agricoltura, a fronte della continua perdita nella industria (-2,4%) e nelle costruzioni (-3,9%).
    Sul web magazine Agronotizie (**) una analisi di Coldiretti sottolinea la crescita della componente giovanile del lavoro agricolo: “Dopo anni di fuga dalle campagne il trend si sta invertendo … sono sempre di più i giovani che vedono nell’agricoltura uno sbocco professionale”. A conferma, il fatto che gli iscritti alle 23 facoltà di Agraria sono in crescita in tutta Italia, con aumenti che vanno dal 6% al 30%.

    Coltivazione di piccoli frutti, adatta al nostro entroterra

    Pare però che questa novità non riguardi la nostra regione: infatti sia Paolo Arvati (La Repubblica, 5 aprile 2011), sia Monica Zunino (Corriere Mercantile, 19 aprile 2011) riferiscono che nello stesso periodo in Liguria si sono persi 2000 occupati nei settori di agricoltura, silvicultura e pesca.
    Che ne sarà, ci siamo chiesti, della piccola attività agricola e di allevamento di cui avevamo parlato in Oli 278 (***): ci sarà stato un ritorno indietro? Le difficoltà avranno prevalso?
    No, per fortuna. Ora nella piccola azienda si è aggiunto un giovane, più il lavoro che viene esternalizzato: sistemazione del terreno, recinzioni, norcineria … Non vi sono per ora margini di accumulo, l’attività paga solo il lavoro che viene prestato, e resta indispensabile il finanziamento regionale del Programma di Sviluppo Rurale 2007 – 2013: per ora i soldi, materialmente, non sono ancora arrivati, ma prima o poi …

    I “maiali felici” sono raddoppiati di numero

    Nel frattempo nuovi maiali (temporaneamente) felici hanno sostituito gli epigoni, i salami stanno stagionando, nuove attività (coltivazione di piccoli frutti, lamponi, uva spina, mirtilli, ribes) sono in fase di impianto, altre (allevamento di capre per la produzione di formaggi, e di galline per le uova) sono programmate a breve.
    Il giovane perito di agraria che ha avviato l’impresa sembra reggere bene l’isolamento della vita campestre, e l’altro giovane socio  non pare rimpiangere i lavori precari che si è lasciato alle spalle. Aree crescenti di bosco vengono recuperate dall’abbandono, una antica mulattiera riprende servizio, via vai di persone e saluti al posto del silenzio.
    Alle spalle di tutto ciò c’è la decisione di una famiglia di salvaguardare un vasto terreno boschivo di proprietà, sottraendolo al degrado, e questo si è tramutato in una opportunità di lavoro per ora per due ragazzi, nel futuro, si può sperare, anche per altri.
    Ma perché la Liguria non riesce a promuovere in modo più significativo e diffuso queste attività, queste disponibilità? Perché perdiamo occupazione in un settore che altrove è in crescita? Perché non riusciamo a mettere insieme una politica di salvaguardia del territorio, di aumento della occupazione, di risparmio energetico, di sensibilizzazione alla qualità dei prodotti alimentari e di rispetto per il benessere animale?
    Il futuro del cibo di qualità e della economia regionale, ad esempio, sta nella spocchia di Eataly, o nel sostegno a reti distributive come quella dei Gruppi di acquisto solidale (****), o altre forme (mercatini rionali) che facilitino l’arrivo dei prodotti locali ai compratori?
    (*) http://www.istat.it/salastampa/appuntamenti/calendario.html
    (**) http://agronotizie.imagelinenetwork.com/attualita/2011/04/07/agricoltura-l-occupazione-cresce-ed-e-giovane-13104.cfm
    (***) http://www.olinews.info/2010/11/oli-278-zootecnia-i-maiali-felici-che.html
    (****) http://retiglocali.it/gasprovge/i-gas-di-genova-e-provincia/
    (Paola Pierantoni – foto dell’autrice)

  • OLI 306: SOCIETA’ – Inciviltà stradale

    “Vuoi il mio posto? Prendi il mio handicap”: si tratta di una campagna contro il parcheggio abusivo nelle zone riservate ai portatori di handicap, caldeggiata da un “meetup” di Beppe Grillo a Sanremo (IM). Il biglietto, autoprodotto e utilizzato dagli attivisti del movimento di Grillo, sarà posto nel tergicristallo delle auto posteggiate in modo irregolare, stigmatizzando su un problema molto diffuso in Italia. L’iniziativa del meetup sanremese riprende quelle già svolte in passato, segnalate in un articolo del 2006 di parcheggi.it (http://www.parcheggi.it/index.php?page=viewnews.php&rc=1&idNews=630).
    Ed è solo un lato della medaglia. Al problema dell’uso dei posteggi per disabili da parte dei furbetti, si aggiunge quello dell’uso delle zone a pagamento, dove in mancanza di una norma nazionale l’uso gratuito degli spazi a pagamento è vincolato da norme contrattuali negli accordi tra comuni e concessionari, per cui si assiste a disparità di trattamento nei vari comuni italiani. Un primo tentativo di ordinamento è stato fatto dalla Commissione trasporti della Camera a maggio 2011, con indicazioni chiare sull’obbligo di sosta gratuita quando gli “stalli” per disabili siano tutti occupati.
    L’iniziativa del meetup sanremese non perde comunque d’attualità: potrebbe essere un buon esempio da importare anche in altre città d’Italia.
    (Stefano De Pietro)

  • OLI 305: VERSANTE LIGURE – COLPITO AL QUORUM

    Eppure avevo fatto
    di più, più che di tutto:
    un normativo atto
    che il voto avea distrutto
    poi l’audience ho distratto
    lasciandola all’asciutto
    di news, più (di soppiatto)
    date sbagliate: e il frutto
    di ogni mio misfatto?
    Il quorum! Sono in lutto.

    Versi di ENZO COSTA
    Vignetta di AGLAJA

  • OLI 305: MOSTRE – Esperienza Italia: ma come è possibile?

    Una si chiede: ma come è possibile?
    Cioè, come è possibile che una mostra del livello e delle dimensioni di “Fare gli italiani. 150 anni di storia nazionale” (http://www.bitculturali.it/online/?p=20901 ) – allestita per le iniziative di “Esperienza Italia” alle Officine Grandi Riparazioni di Torino – salti a piè pari il modo con cui si è compiuto in Italia uno degli snodi cruciali della storia delle moderne nazioni occidentali?
    Il passaggio delle donne da persone senza diritti e senza personalità giuridica a cittadine e lavoratrici con pari diritti, le fasi di questo percorso attraverso le grandi vicende storiche nazionali, come il cammino delle donne sia stato condizionato ed abbia condizionato l’evoluzione culturale, sociale, economica e politica del nostro paese, mi sono parsi completamente invisibili.
    Si tratta di una omissione gigante che toglie valore a una mostra per altri versi curatissima, interessante e suggestiva.
    Volendo motivare quanto sopra, si può girare a piacimento il coltello nella piaga, a partire dal

    Personaggi del risorgimento all’ingresso della mostra – Foto P.P.

    silenzio dei busti femminili delle donne del risorgimento nella sala iniziale: in un quarto d’ora di ascolto ho sentito parlare, a turno, solo le statue maschili.
    Si scorrono i primi anni del novecento senza che emerga il movimento e il dibattito sul suffragio femminile nei primi anni del ‘900, e il ruolo di intellettuali come Anna Maria Mozzoni ed Anna Kuliscioff. Non vediamo riferimenti alle prime legislazioni sociali e al loro muoversi sull’ambiguo crinale tra protezione e conferma di uno stato di minorità.
    Idem per le lotte di mondine, cucitrici, filatrici, magliaie, tabaccaie, braccianti che “ispireranno e porteranno avanti il movimento femminile italiano” (*)

    Donne in fabbrica durante la prima guerra mondiale

    Una vasta sezione dedicata alla prima guerra mondiale che ignora totalmente l’ingresso di massa delle donne nella industria meccanica (duecentomila tra il 1915 e il 1918), e l’influenza che ebbe non solo sulla coscienza di sé e del proprio ruolo economico, sociale e politico, ma anche sull’ergonomia e l’organizzazione del lavoro delle fabbriche (**)
    Ampio capitolo sul fascismo in cui nulla viene detto sulla legislazione, l’iconografia e la cultura che in quegli anni ridefinirono l’immagine e il ruolo sociale e familiare della donna, con conseguenze profonde sull’Italia post bellica, fino all’oggi. (***)
    Nessuna traccia del D.L. 2 febbraio 1945 n. 23 che estese alle donne il diritto di voto, esercitato per la prima volta alle elezioni amministrative dell’aprile 1946.
    Per il resto le telegrafiche citazioni ad aborto, divorzio, riforma del diritto di famiglia annegano in un mare di “smemoria”: invisibili la conquista della parità salariale nei primi anni ’60, l’istituzione degli asili nido quali “servizio sociale di interesse pubblico” del 1971, i consultori familiari nel 1975, la legge di parità del 1977, quella sulle pari opportunità del 1991 … (****)

    Meno male: le annunciatrici televisive ci sono – Foto P.P.

    Ciliegina sulla torta: l’unico grande pannello dedicato ad immagini di donne riguarda (indovinate un po’?) le annunciatrici televisive.
    In sintesi, manca totalmente il senso di una delle trasformazioni epocali di questi 150 anni di storia nazionale, il cui evolversi sarà determinante per decidere se avremo ancora un ruolo nelle società avanzate. A lungo andare distrazione e maschilismo portano più banalmente alla incompetenza.

    Una delle stazioni di Ochestoria! – Foto Ivo Ruello

    Per i curatori della mostra:
    Gioco consigliato “Ochestoria!” (vedi il sito: http://www.generazioni-di-donne.it/)
    Letture consigliate:
    (*) Breve storia del movimento femminile in Italia, Camilla Ravera – Editori Riuniti 1978
    (**) 8 marzo 2005 – Donna, salute e storia, Sportello Sicurezza Cgil di Genova
    http://www.olinews.it/blogger/donnasalutestoria.pdf
    (***) Le donne nel regime fascista, Victoria De Grazia – Marsilio 1993
    (****) Date che ci riguardano, a cura del gruppo “Generazioni di donne”
    (http://www.generazioni-di-donne.it/Ochestoria/Cronologieleggieventi13marzo.pdf )
    (Paola Pierantoni)


  • OLI 305: REFERENDUM – Passato è il battiquorum! Eccome!

    Messaggini massaggianti.
    Tra Italo, casellante cortese,
    fra i primi caldi fumiganti
    e le zanzare geneticamente modificate,
    forse perché allevate fra Caorso e Trino,
    e il solito pensionato, ora sessantenne
    sconfortato, forse oggi un po’ rinato.

    Lunedì pomeriggio. Profumo di quorum.

    I: Buon quorum,
    e che il futuro sia un po’ più arancione.
    Ovunque voi siate, fermatevi un attimo
    e fatevi un bel brindisi! Allegri!
    P: un miracolo della saggezza,
    che è saggia, è per me.
    Ora brindiamo.
    I.”…E poi la gente, perché
    è la gente che fa la storia,
    quando si tratta di scegliere
    e di andare, te la ritrovi tutta
    con gli occhi aperti che sanno
    benissimo cosa fare”.
    Buongiorno Italia!
    P: solo che “la gente”
    spesso non va dove tu vorresti.
    O sei tu su una strada
    che lei non vuole percorrere.
    La pazienza dell’incontro
    ha fatto il miracolo.
    Buongiorno Italia, buongiorno Italo.
    Mille di questi miracoli!
     (Angelo Guarnieri)