Autore: Redazione

  • OLI 299: EVENTI – Will & Kate, papa beato e mondo senza Dio

    Nei giorni scorsi si sono prodotti gli show planetari del royal wedding di William Windsor con Kate Middleton e della beatificazione di Karol Woitiła, eccellentemente orchestrati tra folle in delirio e sventolii di bandiere. Tanto di cappello per le spettacolari scenografie, i costumi, le coreografie e gli accompagnamenti musicali frutto di saperi accumulati in secoli di esperienza.

    Ottimi pretesti per tentare un rilancio, con eventi di grande impatto emotivo, di due istituzioni – la monarchia britannica e la chiesa cattolica romana – che negli ultimi tempi non pare godano di ottima salute presso l’opinione pubblica mondiale e in particolare delle rispettive nazioni, nonostante – per quanto riguarda il nostro paese – le continue e ostentate genuflessioni delle autorità civili ai poteri religiosi.
    Nello spettacolo papale, la perla è stata l’entrata in scena – dopo il lento sollevarsi del sipario che ha scoperto l’effigie del nuovo beato – di due suore recanti il reliquiario del suo sangue: una provetta di un prelievo ematico effettuato a suo tempo al malato pontefice, previdentemente messa da parte e ora incastonata in una preziosa montatura esposta alla feticistica venerazione dei fedeli.
    A fronte di tanta commozione e devozione, c’è un’Italia miscredente e laicista che sta per tenere a Genova “In un mondo senza Dio” (“In a Godless World”), convegno internazionale sulle concezioni etiche non confessionali, che si terrà a Palazzo Ducale e al Politeama Genovese dal 6 all’8 maggio 2011.
    Un’importante opportunità di conoscenza e riflessione sulla possibilità – e il dovere – di condurre la propria vita elaborando la propria morale in modo autonomamente responsabile, a prescindere da quanto preconfezionato e imposto da altri presumendo che esista una divinità di cui si debbano esaudire i voleri.
    L’iniziativa è stata organizzata – nell’ambito della Federazione Umanista Europea – dall’Uaar, Unione degli Atei e degli Agnostici Razionalisti, che “ha scelto la città di Genova per lo spirito laico che l’ha sempre caratterizzata e per la benevola accoglienza che l’amministrazione pubblica ha sempre dimostrato nei confronti delle sue iniziative”.
    Conferenze, dibattiti, tavole rotonde e seminari vedranno impegnate personalità del calibro di Giulio Giorello, Telmo Pievani, Paolo Flores d’Arcais, Margherita Hack, Nicola Piovani e molti altri.
    Un’occasione da non perdere.

    Il volantino-programma:

    Il programma dettagliato:
    Il sito dell’Uaar, Unione degli Atei e degli Agnostici Razionalisti:
    Il sito della Federazione Umanista Europea:
    I momenti salienti della cerimonia di beatificazione (15’02’’):

    La videocronaca completa del matrimonio reale (1h42’18’’):


    (Ferdinando Bonora)

  • OLI 299: CITTA’ – L’ospedale che non c’è

    Impazza in questi giorni la querelle fra istituzioni per l’ospedale del ponente che non è stato inserito nel futuro Puc dall’amministrazione comunale genovese perché “Il progetto non esiste”.
    In realtà uno c’era ma è tramontato.
    “Ma se i soldi ci saranno, anche subito si può fare” dichiara la sindaco sul Mercantile del 3 maggio.
    La Regione ribatte che “per ora i soldi non ci sono, ma la scelta è già stata fatta ed è l’area delle ex acciaierie di Cornigliano, dietro la restaurata Villa Bombrini” (Il Secolo XIX 1 maggio 2011).
    Una proposta forse poco gradita al Comune, che aveva presentato ben quattro altre opzioni, passando dall’area di Campi, appetita dal patron della Sampdoria per lo stadio, alla Calcinara di Sestri Ponente, dove vi sono gli attuali insediamenti delle aziende high tech come Esaote, che si dovrebbero spostare agli Erzelli, fino alla Carmagnani Superba di Multedo.
    Ancora prima si era ipotizzato dalla giunta regionale ora all’opposizione l’ex area Mira Lanza: il progetto cancellato è costato 500 mila euro di danni.
    Una disputa dunque su un ospedale che si costruirebbe in aree ancora da smantellare con industrie da trasferire: il tutto senza finanziamenti, che sono stati dirottati sul Galliera, benemerito della Curia per cui si è avuto un iter ultrarapido, già si parla di gare d’appalto lavori per un polo sanitario-gioiello, residenze, commerciale e parcheggi annessi.
    I quattrini per il futuro ospedale del ponente si troveranno con la vendita di altri tre ospedali del ponente medesimo, Villa Scassi, a Sampierdarena, il Padre Antero a Sestri e il Gallino a Pontedecimo. Un bel rigiro,avvilimento a parte dei cittadini ponentini.
    Ospedali grandi, piccoli, vecchi o no, probabilmente non tutti servono, infatti si sono dismesse un po’ di specialità, non senza ragione, visti i doppioni di reparti e di primari. E poi siamo diminuiti di popolazione e invecchiati, perchè farne un altro? Forse per uno più moderno…
    Magari una risposta sta nel nuovo Puc che prevede per l’ospedale S.Martino “una riorganizzazione funzionale e dell’assetto insediativo”: oltre al sanitario e l’università, parrebbe che 60mila metri quadrati di superficie agibile nei pressi di viale Benedetto xv, dove hanno sede i padiglioni universitari, siano destinati “alla riconversione agli usi urbani consentiti”. Lo stesso dicasi per l’area del Maragliano, altri 19 mila metri quadrati.
    Una riqualificazione dalle “funzioni complementari ammesse di residenza, strutture ricettive alberghiere, ..uffici, servizi e parcheggi privati”.
    Non pare che nuovi ospedali servano soprattutto per le esigenze sanitarie dei cittadini.
    Intanto si è compiuto l’ultimo trasloco di vecchi pazienti dell’ex ospedale psichiatrico di Quarto, che faceva parte della cartolarizzazione per ripianare il buco della sanità e anche per quest’area c’è già nel Puc un’altra bell’ipotesi di trasformazione.
    Insomma si stanno riprogettando i luoghi di cura e a onor del vero gli sprechi sono stati tanti, cosi cittadini devono essere grati, si sta pensando a loro, spazio al nuovo e alla tecnologia.
    Ce lo spiegherà meglio il nuovo consulente assunto per “le attività preordinate all’adozione del progetto: mille euro al giorno per 50 giorni” titolava il Giornale il 28 aprile 2011 ,unico a dare la notizia.
    Mentre si progetta il pubblico (sulla carta s’intende), il privato già si è attrezzato: ristrutturazioni alla grande in Albaro, dove un polo sanitario privato sta costruendo una palazzotto con una decina di nuove sale operatorie.
    (Bianca Vergati)

  • OLI 299: PARCO CINQUE TERRE – Have you verified?

    Giovedì 21 aprile, il ponte di Pasqua è alle porte, le scuole in vacanza, molti italiani e moltissimi stranieri scendono dal treno alla stazione di Monterosso. C’è chi si ferma alla spiaggia e chi si avvia a percorrere il famoso sentiero, e così noi. Ma dopo una decina di minuti di salita insieme ad altri gruppetti di camminatori ci ammucchiamo contrariati di fronte ad uno sbarramento che impedisce di proseguire. Il cartello è categorico: “Il sentiero Monterosso – Vernazza non è percorribile perché interrotto completamente per frana, non avventurarsi perché pericoloso”.
    Delusione e progetti per itinerari alternativi: “Si potrebbe salire fino a Soviore e poi prendere il sentiero n. 1, che passa più alto”, “Sì, ma diventa davvero lunga!”, “Oppure cambiare, e fare il sentiero Monterosso – Levanto … “. Mentre le conversazioni si intrecciano arriva un camminatore inglese, che chiede: “Have you verified?”. Lui, infatti, aveva verificato, ed era venuto a sapere che il sentiero è perfettamente percorribile: in serata gli sbarramenti sarebbero stati rimossi, e dalla mattina dopo il sentiero sarebbe stato aperto. A pagamento.
    Commenti, ribellione, e decisione unanime: si va! let’s go! Ci si aiuta a vicenda per tenere sollevato lo steccato e si striscia al di là: il sentiero si apre amichevolmente allo sguardo. Per tutte le due ore di percorso nessuna traccia di lavori in corso. Nel corso del tempo sono stati fatti lavori di sistemazione e di contenimento dei punti franosi, ma il tutto appare assestato da tempo. Il sentiero è tutt’altro che deserto: veniamo superati da schiere di tedeschi, e altrettanti se ne incrociano in direzione contraria, finché si arriva in vista di Vernazza e si incontra il cartello simmetrico; una signora cinese lo osserva perplessa e ci chiede “Vi vedo venire di là, ma si può passare? Non è pericoloso?”, “No, tranquilla, si passa benissimo! Nessun problema … “ “Ma allora … it’s a big lie!”. Una grande bugia, appunto. Una bugia irrispettosa, che per tirar su un po’ di soldi avrebbe lasciato centinaia di persone venute da molto lontano deluse e prive di uno dei pregi decantati di questo pezzo di Liguria, la camminata che ti porta da un paese all’altro tra mare e ulivi.

    Un cartello piuttosto malpreso informa sulle tariffe della “Cinque terre card”. Più informazioni si trovano sul sito http://www.parconazionale5terre.it/5terrecardsnuovo.asp: varie possibilità a seconda che si includa o meno il biglietto del treno, che si sia adulti, anziani o ragazzi. Resta il fatto che anche chi non intenda usare pulmini ecologici, non sia interessato al museo dello sciacchetrà, e se la voglia fare tutta a piedi, di giorno festivo deve pagare 7 euro. Anche se – ammettiamolo – c’è una apertura di non poco momento, infatti “è possibile camminare su tratti di sentiero senza l’obbligo della card dopo le 19.30”. Grazie, Parco!!!

    E’ un po’ come la privatizzazione dell’acqua, non vi pare? Si dirà: ma il sentiero richiede manutenzione. Già, ma non ci sono le tasse, per questo? Non c’è una ricaduta economica, per quel territorio, dalle migliaia e migliaia di persone che ci vanno? E poi, è quello l’unico sentiero della Liguria? Qualcuno ha mai pagato per camminare nel parco del Gran Paradiso?
    Che dite, sarà questa la vocazione turistica della Liguria?

    (Paola Pierantoni – Foto Giovanna Profumo)

  • OLI 299 – Società: La bomba per Lilliput

    Una mini bomba atomica? Può sembrare un ossimoro, una bomba atomica che fa danni solo localmente, invece è quanto di meglio si possa offrire ai militari, a quanto insistono a raccontare Maurizio Torrealta e Emilio Del Giudice nel loro libro “Il segreto delle tre pallottole”.
    Su internet è possibile trovare due interviste, una a Torrealta che parla esplicitamente del libro, l’altra al Prof. Del Giudice, che anticipa con un’ampia spiegazione del suo pensiero sulla fusione fredda il racconto delle micro bombe nucleari a suo avviso usate fin dai tempi della prima guerra d’Iraq.
    In sostanza, il problema tecnico per realizzare una minibomba, ossia la mancanza di “massa critica” del combustibile nucleare, viene superato attraverso un processo di fusione fredda basato sull’idrogeno e sull’uranio invece che sul palladio (o il rame, secondo le ultime affermazioni di Rossi e Focardi a Bologna a gennaio 2011). La massa critica è la quantità minima di combustibile nucleare necessaria ad iniziare naturalmente un processo di fissione, che però si porta inevitabilmente dietro una grande quantità di energia liberata, dell’ordine di megatoni (milioni di tonnellate di tritolo). Le micro-bombe nucleari, sempre secondo gli autori, possono invece arrivare ad una detonazione paragonabile nelle modalità distruttive ma in un’area molto circoscritta, a livello di singolo edificio. Anche i danni alle persone sembrano confermare questa loro analisi, come quando i medici palestinesi a Gaza non riuscivano a capire il tipo di lesioni subite dai cadaveri durante l’operazione “Piombo fuso”.
    Del Giudice spiega che i cosiddetti “proiettili ad uranio spento” sono in realtà un falso per nascondere che si tratta di un residuo di una micro esplosione nucleare di uranio naturale o leggermente arricchito.
    Insomma, se la loro ipotesi si rivelasse vera, questo comporterebbe che sia gli Stati Uniti d’America che i Russi, così come gli Israeliani avrebbero violato i patti di non proliferazione nucleare più volte, espondendo i militari coinvolti (amici e nemici) e le popolazioni civili a radiazioni mortali, oltre a produrre un inquinamento persistente e non solo localizzato, che rischia di compromettere la vita su grandi spazi delle zone di guerra. Ed inducendo una richiesta di danni senza precedenti da parte di tutti, cominciando con i militari che soffrono della famosa “sindrome dei Balcani”, ma senza dimenticare i milioni di civili che tutti i giorni si trovano a barcamenarsi tra uranio, mine, bombe con basso quoziente d’intelligenza, rivolte e avvelenamenti vari. Se questo è il 2011, aspettiamo con interesse il fatidico 2012.
    http://www.verdenero.it/index.php?option=com_k2&view=item&id=127:pallottole (il libro sul sito dell’editore)
    http://current.com/shows/senza-censura/92515494_intervista-a-maurizio-torrealta-autore-de-il-segreto-delle-tre-pallottole.htm (intervista a Torrealta)
    http://www.youtube.com/watch?v=uFMYDRIqB6I (Intervento di Torrealta alla Casa della pace di Testaccio)
    http://www.youtube.com/watch?v=XvHSjJelcOE (intervista a Del Giudice)
    (Stefano De Pietro)

  • OLI 299: POESIA – Fiori diVersi

    Nel loggiato minore di Palazzo Ducale, a Genova, è in corso fino al 5 maggio la mostra d’arte contemporanea I fiori dell’immaginazione, a cura di Art Commission.

    In un’atmosfera fantasiosa e vivace una collettiva di opere, diverse per stile e linguaggio, si affianca ad eventi culturali sul tema del fiore, motivo ispiratore di creazioni originali, occasione di invenzione e sfida immaginativa, in un dialogo a distanza con Euroflora 2011.
    Lunedì scorso s’è tenuto Fiori diVersi, un incontro con vari poeti e artisti, tra cui i nostri Enzo Costa e Aglaja, di cui proponiamo un brano, con un link agli altri loro componimenti.

    Per godersi tutto il resto di Enzo Costa e Aglaja:
  • OLI 299: PAROLE DEGLI OCCHI – Diamogli una mano …

    DIAMOGLI UNA MANO …
    Foto (C) 2011 Stefano De Pietro
  • OLI 299: LETTERE – Euroflora, davvero amiamo il verde?

    In un quartiere residenziale di Quarto c’era un bellissimo cedro del Libano, che con altri alberi maestosi condivideva in modo garbato i pochi spazi verdi ancora esistenti.
    Da qualche giorno, quel cedro non esiste più: di punto in bianco una mattina è stato tagliato.
    Si dice che il proprietario del giardino che ‘ospitava’ la bellissima pianta, la difendesse sempre nelle riunioni di condominio, quando la maggior parte delle persone chiedeva di abbattere l’albero perchè le sue chiome toglievano luce alle stanze, le sue foglie sporcavano i terrazzi, macchiavano le automobili.
    Quel cedro portava aria pura, profumi, fresco d’estate e riparo d’inverno, era dimora occasionale degli uccelli, accompagnava la vita di tutti giorni degli abitanti, era compagno docile, al più canterino.
    Ora quel cedro di mezzo secolo si è trasformato in legna da ardere.
    Si doveva proprio abbattere quell’albero? Pare fosse malato, poteva essere semplicemente curato. Probabilmente invece è stato avvelenato.
    Insieme al cedro tagliato però sono sparite le prove del misfatto.
    Forse si fa finta di non sapere che per abbattere le piante, oggetto di salvaguardia, si deve avere l’autorizzazione per farlo, con allegata relazione di tecnico preposto, che comprovi le motivazioni: tali reati sono oggi, oltre che sanzionabili, anche punibili penalmente.
    Chi tanto ha osteggiato la delicata e pacifica vita della pianta non si rende conto del valore straordinario perduto.
    Il Comune di Genova, che ha emanato il Regolamento Comunale del Verde in vigore dal 22 novembre 2010, dovrebbe però impegnarsi a divulgarlo, a farlo conoscere, amministratori condominiali in primis.
    Soprattutto dovrebbe far comprendere ad ogni cittadino, citando l’articolo 9, comma 11 della Costituzione, “l’importanza vitale che il verde riveste come componente fondamentale del paesaggio, nonché come bene comune da tutelare, sia per il benessere delle persone che per la salvaguardia dell’ambiente presente e futuro” e “il verde, sia pubblico che privato, è elemento di indiscutibile valore per l’ambiente e per l’igiene dell’aria, dell’acqua e del suolo; ed assume importanza fondamentale negli aspetti sociali e nel miglioramento qualitativo delle condizioni di vita”.
    E far sì che per ogni albero abbattuto un altro viva davvero.
    (Ester Quadri)

  • OLI 299: LETTERE – Al lavoro!

    Usciamo dal Silenzio, associazione genovese, invita tramite di Luisa Parodi a partecipare all’evento che si terrà a Palazzo Rosso sabato 7 maggio 2011. Sarà proiettato il film “Al lavoro!” di Lisa Tormena, già premio Ilaria Alpi con il documentario “Mdj, libertà in esilio” insieme a Matteo Lolletti.
    Lisa Tormena su Facebook http://it-it.facebook.com/people/Lisa-Tormena/753163621
    Usciamo dal Silenzio, Luisa Parodi, usciamodalsilenzio_genova@yahoogroups.com

    (Stefano De Pietro)

  • OLI 298: VERSANTE LIGURE – SARÒ (TROPPO) BREVE

    Perché qui si deplora
    e non in modo lieve
    la norma che scolora
    e scioglie come neve
    processi a dismisura
    che il tempo se li beve?
    Risponder (ciò addolora)
    adesso non si deve:
    varata si è, ultim’ora,
    l’indignazione breve.

    Versi di ENZO COSTA
    Vignetta di AGLAJA
  • OLI 298: LAVORO – Il futuro è nelle tue mani?

    Il manifesto è talmente brutto e respingente da indurre degli interrogativi: a chi si rivolge? Come può pensare di essere in qualche modo attraente, invitante? Che mondo rappresenta?
    A meno di non supporre una totale incompetenza del pubblicitario incaricato della campagna, c’è da pensare ad una intenzionalità. Una amica infatti mi avverte “Se non ti piace vuol dire che non sei target”.
    Stiamo parlando di una pubblicità comparsa di recente in alcune zone della città, quella dell’azienda Futurweb SpA che dal 30 marzo cerca “per la città di Genova e provincia consulenti per la vendita di servizi vodafone, enel energia, sky e teletu”, e anche “telefonisti/e per lavoro di presa appuntamenti, no vendita. Zona di lavoro Certosa. Offresi fisso, formazione e supporto fornite direttamente dall’azienda” . Tipo di contratto: “da definire”.
    Queste informazioni non compaiono sul manifesto, ma in alcuni siti dedicati alla pubblicizzazione di offerte di lavoro: (http://lavoro.trovit.it/lavoro/futurweb-genova; http://www.n-jobs.it/lavoro-futurweb.html). Sul manifesto c’è solo un numero di telefono e una domanda: “Cerchi un lavoro sicuro?”. La risposta, implicita, è che Futurweb te lo può garantire. Dopodiché, si presume, le giovani persone che verranno scelte potranno subire la metamorfosi che le renderà simili alla schiera di ultracorpi rappresentata in fotografia. Altrimenti, visto che “il futuro è nelle tue mani”, se ne deduce che la colpa devi darla solo a te stesso.
    Sul sito della azienda (http://www.futurwebonline.it/ ) si può leggere che “Se stai cercando di sviluppare un business innovativo con elevata redditività e ti piacciono le sfide, potresti essere il candidato ideale per diventare un consulente Futurweb S.p.A.
    L’esperienza di vita dei molti precari che conosciamo può farci intuire la natura delle sfide che ti devono piacere per correre l’avventura, tra un contratto “da definire”, un “offresi fisso” di natura non meglio precisata e una “elevata redditività” da conquistarsi salendo e scendendo molte scale.

    Al tempo stesso i pensionati stanziali che abitano i condomini nelle lunghe ore diurne, possono darci una idea della natura del lavoro dei cosiddetti consulenti, a qualunque azienda appartengano: quando il campanello di casa suona, e si apre la porta, ci si trova di fronte a giovani uomini o donne che ti parlano non come da persona a persona, ma come da robot a persona. Dietro deve esserci la famosa formazione aziendale. Nel tempo lo stile si è fatto più aggressivo e insistente. Vengono poste domande perentorie. Se stai facendo dell’altro, se semplicemete non ne hai voglia, se cerchi con cortesia di sottrarti, vieni esplicitamente rimproverata “Contenta lei!”, “Se preferisce pagare di più!”. A volte le reprimende ad alta voce ti inseguono anche a porta ormai chiusa. Te ne resti lì con dispiacere e imbarazzo, consapevole che per le scale ci sono persone che stanno facendo un lavoro ingrato, accettato perché non c’era altro, o perché erano un po’ target e magari all’inizio ci hanno anche creduto.
    (Paola Pierantoni)