Autore: Redazione

  • OLI 291: POLITICA – Concita de Gregorio: Il tempo della responsabilità

    “Comunichiamo che le sedie le stanno portando, quindi non entrate nell’altra sala”, esorta una voce al microfono.
    Domenica 27 febbraio il Salone del Maggior Consiglio alle 17.15 è a tappo. Ritardatari annusano gli spazi in cerca di un posto. Una signora riflette che sarebbe stato meglio fissare l’incontro al Carlo Felice. Un uomo si innervosisce nel vedere le sedie che occupano il corridoio vuoto davanti a lui, si lamenta per la mancanza di sicurezza. Ma poi si placa.
    La sala assume i connotati di un’aula magna. Alcuni prendono posto per terra. Concita de Gregorio è a pochi metri. L’asta di un microfono cede e viene sostituita.
    E l’incontro decolla.
    A programma la responsabilità. La direttrice de L’Unità spiega che, come un qualsiasi ragazzo, è andata su internet e ha digitato “responsabilità”: 19 milioni di risultati in 0,10 secondi. Poi su Wikipedia che dice: “La responsabilità può essere definita come la possibilità di prevedere le conseguenze del proprio comportamento e correggere lo stesso sulla base di tale previsione”.
    Sulla stessa pagina la sezione responsabilità politica è vuota. L’invito al lettore è di aiutarli a scriverla.
    Concita de Gregorio parla di libertà, che non è proprio tornaconto personale, e affonda sulla memoria che si esercita su istruzione e conoscenza, perché “per la responsabilità ci vuole memoria”. Pasqual Maragall, socialista, sindaco di Barcellona, nel dichiararsi affetto da Alzheimer si è definito “malato di lusso” perché chiunque, conoscendolo per strada potrà riaccompagnarlo a casa. Concita de Gregorio si sofferma sulla crudeltà della malattia. Sull’impossibilità per un uomo, che ha fatto della conoscenza la sua vita, di dare un nome alle cose, definendo un libro per quello che è. Ma Pasqual Maragall ha spiegato che l’Alzheimer non è solo la sua malattia, è la malattia del secolo, l’incapacità di tenere insieme il prima e il dopo.
    Difficile oggi spiegare la cosa ai bambini, per i quali, con gli ovetti Kinder “è Pasqua tutti i giorni”. Privati quotidianamente da attesa, speranza, timore. E responsabilità delle proprie azioni.
    Difficile anche spiegarla a Lele Mora che definisce ciò che accade “il sistema”. Ma lei fa presente “che c’è sistema e sistema!” e porta ad esempio il Venezuela dove si è scelto e voluto arginare povertà, prostituzione, e droga mettendo nelle mani di ogni ragazzo uno strumento musicale. Un lavoro di trenta’anni, un progetto politico. Diverso da quello di Mora che non si assume la responsabilità di quello che sarà dei cittadini tra dieci anni.
    Secondo Robert Fisk, Gheddafi, pochi giorni fa, il paese al tracollo, ha chiesto di farsi un lifting. Nella dittatura di un’estetica che impedisce di invecchiare e cancella dal volto anche le proprie responsabilità. Ma Concita de Gregorio ricorda Anna Magnani che invitava i suoi truccatori a non coprire le rughe, perché ci aveva messo una vita a farsi quella faccia.
    Poi rammenta un cartello alla manifestazione del 13 febbraio: “BASTAVA NON VOTARLO”. Concita de Gregorio plana così sulla responsabilità dei singoli.
    Tra gli interventi dei presenti da segnalare quello di una non udente. Ha spiegato a tutti il gesto con il quale si definisce nel loro linguaggio la parola responsabilità. La mano destra si appoggia sulla spalla sinistra. E’ farsi carico. Avere a cuore.

    Di seguito il link all’appello per la scuola pubblica promosso da L’Unità http://www.unita.it/scuola/la-scuola-e-di-tutti-sconfiggere-le-menzogne-1.274426

    (Giovanna Profumo)

  • OLI 291: POLITICA – Berlusconi tra gay, comunisti e la Sora Cesira: la tragedia di un uomo ridicolo

    La Sora Cesira, geniale mix di inventiva e bravura tecnica divenuta ormai un Cult della satira, dopo l’esilarante The Arcore’s nights (ridoppiaggio di Grease ispirato al caso Ruby, con John Travolta e Olivia Newton-John imitati e sottotitolati in inglese maccheronico) ci ha regalato ora Gay, parodia del musical A Chorus Line, prendendo spunto dalle recenti esternazioni del presidente del Consiglio per ingraziarsi l’elettorato cattolico e le gerarchie ecclesiastiche.
    La risata come nuova resistenza, per non abbassar la guardia e poter continuare almeno a ridere. Si ride, ma è un riso amaro, su chi ha ridotto l’Italia a zimbello del mondo e su cui il resto del mondo ride.

    I momenti salienti del grottesco comizio di Berlusconi su comunisti, scuola, famiglia, gay ecc. al congresso dei Cristiano riformisti a Roma:

    Per saperne di più sulla Sora Cesira,
    con i suoi video, compreso The Arcore’s nights
    http://lasoracesira.blogspot.com/

    (a cura di Ferdinando Bonora)

  • OLI 291: SOCIETA’ – il volto umano dell’hamburger

    Qualche giorno or sono una vegetariana incallita e slow solo nella condotta alimentare, poiché la condizione di trasfertista non permette molte altre nicchie di sana lentezza, ha avuto un esperienza limite, in un luogo che più fast non si può.
    Tutto il merito va ad una coincidenza spazio temporale delle Ferrovie dello Stato. A causa di un guasto di linea una serie di treni più o meno veloci ha accumulato ritardi, se non addirittura soppressioni a mo di cavalli azzoppati. I passeggeri appiedati hanno di conseguenza pensato al primo caldo riparo nel quale potessero rifocillarsi. La vegetariana, riluttante, ha seguito la scia, certa che comunque un caffè di kilometrica portata l’avrebbe sostenuta di lì sino all’arrivo del convoglio.
    Conclusa l’operazione di recupero beverone, decide di prender posto a sedere, con un bagaglio al seguito degno di uno sherpa nepalese. Mentre la sua, come quella degli altri utenti FS era una migrazione forzata, attorno a loro una migrazione naturale, quasi quotidiana, considerata la familiarità con cui chi badava ai tavoli e alla tranquillità di chi era seduto si rivolgeva a questo gruppo di ospiti, che faceva a gara con la vegetariana da soma per zaini e carrellini.
    Dalla sala d’aspetto attigua al locale, dalle luci al neon simili a lampadine ammazza zanzare, si erano mossi in ordine sparso un gruppo di uomini e donne che vivevano realmente la stazione, ne sono l’anima notturna, non quel pallido e stanco gruppo trascinatosi in attesa del vagone verso casa.
    Solo allora tutto si è fatto più caldo, sincero, tra un pezzo di pizza regalato ed un’oliva innalzata per brindare a tanta generosità, crocchette di pollo sgranocchiate con gusto e sorrisi gratuiti, che sarebbe bello incontrare più spesso e risponder loro altrettanto all’apertura delle porte dell’autobus la mattina. Un mondo dove la solitudine è più fredda che mai, ma il calore umano riscalda altrettanto, senza chieder nulla in cambio. Veramente un mondo a parte? Quanti e quali gradi di separazione?
    (Maria Alisia Poggio)

  • OLI 291: POLITICA – Quant’ è bello il “millederoghe”

    Approvato il “milleproroghe”con iter ormai consolidato, ovvero il Governo ha blindato il Parlamento, che a sua volta ha sequestrato il Presidente della Repubblica, pena scadenza dei termini per tempi ristretti, e il decreto è quindi passato. A nulla serve denunciare che fondi dall’assistenza ai malati di cancro sono stati spostati per accontentare gli evasori quote latte (e già la Ue annuncia altre sanzioni), che gli abitanti delle regioni alluvionate o terremotate potranno essere più tassati per la ricostruzione, che slitterà ancora la dismissione delle partecipate pubbliche (ma solo per i Comuni con meno di 50mila abitanti, gli altri continueranno e così vedi a Roma Parentopoli), che in Campania si potrà aumentare la benzina per problema rifiuti (sic!) e dove per un sussulto di decoro non si sono rinviati gli abbattimenti di abitazioni abusive…
    Tanti sono i “desiderata” di Governo e Parlamento: uno sfacciato millepiedi.
    Sembrerebbe più omogeneo il materiale come voleva il Capo dello Stato, ma comunque non sfugge che il placet ultimo pare ormai un timbro notarile, nonostante gli sforzi del saggio Presidente.
    E non solo deputati e senatori si sfregano le mani, pure in festa i Comuni, che fino al 2012 potranno utilizzare ancora il 75% degli oneri di urbanizzazione per la copertura di spese correnti ordinarie, cioè spendere come si vuole tali entrate, risorsa essenziale per gli enti locali, che si affannano a rivedere piani urbanistici, cercano projet financing per aree dismesse, porticcioli, alberghi, box: un gran da fare per il mattone insomma. Altrimenti, a sentire gli amministratori, nisba opere pubbliche, visti i tagli e la scoppola dell’Ici sottratto.
    Però. Nel decreto mille proroghe si è introdotta anche una nuova scadenza per denunciare le famose case fantasma, segno che i cittadini non sono tanto solerti a rendere noto il rustico.
    O i Comuni a cercare. Secondo l’Agenzia delle Entrate si sono recuperati 115 milioni di euro (Sole 24 ore , 23 febbraio 2011) con i 450mila accertamenti effettuati, che hanno permesso di censire al catasto edilizio 570mila unità immobiliari, precedentemente dichiarate “fabbricati rurali”. In termini di Ici un incremento per i Comuni, considerando che ben poche sono prime case e che gli immobili certi da verificare sono quasi un milione.
    Forse il “premio” è un po’ bassino: se oggi infatti per gli enti locali il gettito spettante dal recupero è al 33%, con il Federalismo dovrebbe salire al 50% e addirittura al 75%, se derivante dall’accatastamento di immobili fantasma. Che dire, impegnatevi, Comuni, il gioco vale, un bocconcino che dovrebbe far gola ma non per tutti è così.
    Sembra a tutt’oggi che i Comuni appaiano quasi “svogliati”nella lotta all’evasione in generale, secondo un monitoraggio delle azioni intraprese sul territorio. Nel Nord Ovest ad esempio soltanto 13 comuni del Piemonte e nessuno in Valle d’Aosta, hanno siglato un’intesa con l’Agenzia delle Entrate, mentre in Liguria solamente 34 comuni su 235 hanno partecipato ai corsi formativi, nonostante l’accordo fra Anci ed Entrate.
    Fa eccezione Genova, passata dai 9 milioni del 2008 agli 11 milioni attuali di recupero Ici e che comunque con la futura imposta unica municipale del Federalismo perderebbe il 22% delle entrate perchè avrebbe meno trasferimenti dallo Stato: in cifre assolute oggi al capoluogo ligure arrivano 261 milioni di euro, la nuova Imu ne produrrebbe 204.(La Repubblica , 27dicembre 2010)
    Così se le altre città del Nord saranno premiate Genova piangerà, mentre ride Imperia, seconda a Olbia a livello nazionale: sul suo territorio c’è tra l’altro una forte presenza di seconde case, che producono reddito, tanto da arrivare con la nuova legge ad un incasso maggiore del 122% , avvantaggiata per l’alta base di quota immobiliare della nuova imposta.
    I cittadini genovesi continueranno a pagare la stessa irpef sul reddito da fabbricati, imposta di registro, ipotecarie ed eventuale cedolare sugli affitti e se vorranno mantenere gli stessi servizi probabilmente dovranno sborsare di più.
    Intanto il “nero” corre in Italia, 132 miliardi di evasione, dal commercio all’edilizia, dieci finanziarie e si blinda in Parlamento anche il Federalismo.
    (Bianca Vergati)

  • OLI 291: PAROLE DEGLI OCCHI – E la Bandiera dei tre colori…

    Foto di Giorgio Bergami ©

    Genova, Via dei Giustiniani: alla finestra di una bella facciata, ridipinta all’antica pochi anni fa, sventola la bandiera italiana. Nell’assenza, in questo periodo, di campionati mondiali di calcio o altre analoghe manifestazioni, interpretiamo quest’esposizione del tricolore come uno dei segni della volontà popolare di celebrare il 150° anniversario dell’unificazione nazionale; con qualche anticipo rispetto alla data del 17 marzo e in risposta a coloro che vorrebbero non festeggiare tale ricorrenza sulla quale tutti noi cittadini di un’unica Repubblica fondiamo la nostra convivenza civile.

  • OLI 291: LETTERE – Tavola provinciale della pace a Genova

    Miei cari,
    sarei ben lieto che, tramite voi, venisse diffusa la notizia che nella nostra provincia di Genova è in corso di costituzione la “Tavola provinciale per la pace”.
    In collegamento con la Tavola nazionale di Perugia, ma in autonomia, essa sarà il “forum di elaborazione delle politiche di promozione della pace, della gestione dei conflitti, dell’educazione ai diritti umani” nella provincia di Genova, in cui quindi Cittadini, Immigrati, Istituzioni, Mondo scolastico, Sindacati avranno uno spazio condiviso e riconosciuto.
    Sul sito http://www.unimondo.org/Notizie/Appendi-alla-tua-finestra-la-bandiera-della-pace trovate un appello che enuncia il “taglio politico” dell’impegno della Tavola nazionale che, come noto, è nata nel Sacro Convento di Assisi nel gennaio 1996, dopo la Marcia Perugia-Assisi del 1995 che, assieme all’esperienza dell’Assemblea dell’ONU dei popoli, ha rappresentato un salto in avanti per contenuti e per dimensioni rispetto alle Marce che avevano avuto inizio nel 1961 per iniziativa di Aldo Capitini (hhtp://www.perlapace.it ).
    Quest’anno, quindi, siamo nel 50° della prima, e numerose sono le iniziative ad hoc
    Spero si possa collaborare su tutto ciò.
    Cordialità vivissime
    (Angelo Cifatte)

  • OLI 290: VERSANTE LIGURE – SE NON ORA, QUANDO? 2 (LA BURLETTA)

    Si sono sollevati
    per un morale sprone
    ciò che li ha risvegliati
    è fiera indignazione
    non son più rassegnati
    a questa situazione
    ma tosti e motivati
    nell’etica passione:
    tifosi blucerchiati
    contestano Garrone.
    Versi di ENZO COSTA
    Vignetta di AGLAJA
  • OLI 290: 8 MARZO – Costanza e le compagne

    De Ferrari in rosa contro i femminicidi in Messico. Foto P.P.

    Sms di Costanza (*) : Ho chiamato per sapere come stai. Io sono alle prese con lo studio di altri concorsi e la prossima settimana andrò a Roma per le prove preselettive del concorso per le segreterie dei tribunali. A presto e un abbraccio a tutti.
    Sentita al telefono dice che studia di notte e nei week-end, quando non lavora. Sabato ha saltato il pranzo per non interrompere la concentrazione. Aspetta i risultati dei cinque scritti del concorso fatto per il Senato. L’accento morbido del sud adesso vira allo stanco. Ma non si arrende. Meta un lavoro vero a tempo indeterminato, con continuità di salario e contributi.
    Di Matilde la madre mi dice che ha perso il posto nella cooperativa dove ha lavorato per cinque anni. La società ha chiuso baracca. Burattino, forse lei. Matilde, laureata in psicologia, ha una bimba all’asilo e un bimbo alla scuole elementari. Unico salario quello del marito, impiegato in un ente pubblico. Da leccarsi le dita.
    Ilaria, laureata anche lei, un lavoro a tempo interminato adesso lo ha. Lavora in un ristorante sessanta ore a settimana per milleduecento euro al mese. E’ giovane. E’ rimasta un po’ indispettita da una domanda del suo capo che le ha chiesto, sornione, se si sentisse più vacca o più porca. Ultimamente orari di lavoro e stanchezza hanno avuto la meglio. Non ce l’ha fatta a partecipare alla manifestazione del 13.
    Carmen, laurea e dottorato di ricerca, ha lavorato tutto il mese di dicembre in un negozio, promuove prodotti locali in molti eventi, quando la chiamano. Il 13 è tornata da un viaggio di lavoro, non ha potuto partecipare alla manifestazione.
    Marie ha un contratto di lettrice in un’università toscana. Sono stati ridotti salari e ore a tutti i lettori della facoltà. Quando non insegna, traduce cataloghi e libri. Ha lavorato a Natale e Capodanno. La pagano con molto ritardo e candidamente afferma: “Il lavoro c’è. Sono i soldi che non ci sono più”. Il 13 traduceva.
    Del calo di attenzione rispetto al tema lavoro parla il documento dell’associazione Lavoro e Libertà, primi firmatari Cofferati e Bertinotti, che si dicono indignati dalla “continua riduzione del lavoro, in tutte le sue forme, a una condizione che ne nega la possibilità di espressione e di realizzazione di sé”. Chiedono come sia “possibile che di fronte alla distruzione sistematica di un secolo di conquiste di civiltà sui temi del lavoro non vi sia una risposta all’altezza della sfida”.
    La parabola delle donne attraversa il lavoro. Di fabbrica, ufficio, professionale o artigianale, oggi sempre più precario. Al quale si somma quello di cura in famiglia. Una sconfitta che si consuma in silenzio nelle nostre case, nei giardinetti con i figli, nell’accudire genitori anziani. Una sconfitta che disegna il profilo di una donna che non rivendica più nulla. Troppo affannata per essere in piazza. Aggiornata dall’sms dell’amica, della madre, della figlia. Che le raccontano la meraviglia di una piazza piena il 13 febbraio.
    Il prossimo appuntamento è per l’otto marzo, 8ma occasione per parlare con forza di donne e lavoro. La libertà, per troppe, ha da venire.
    Sito di Se non ora quando
    (*) Oli 273 
    (Giovanna Profumo)

  • OLI 290: LAVORO E LIBERTA’ – Uomini dal pensiero scisso

    Il 10 febbraio alle 17 il Teatro della Corte era affollatissimo per la presentazione, a Genova, della neonata associazione “Lavoro e Libertà” (*).
    Il titolo dato all’evento, “Lavoro e/o vita”, era tale da sollevare forti aspettative in un animo femminile. Certo, sullo sfondo c’erano la vicenda della Fiom e la tragedia della Thyssen, perno del lavoro teatrale “La menzogna” di Pippo del Bono, programmato a completamento dell’evento: ma l’antitesi tra vita e lavoro non è rappresentata solo dalla radicalità della morte sul lavoro.
    Nel coniugare i termini “lavoro” e “vita” il pensiero femminile corre infatti immediatamente al conflitto tra lavoro retribuito e lavoro di cura: un tempo si diceva tra produrre e riprodurre, dove riprodurre non si riferiva solo alla maternità, ma alla riproduzione sociale, alla cura del mondo. Erano temi centrali nelle lotte di qualche decina d’anni fa, e oggi sono il nucleo duro e irrisolto nelle vite di giovani donne che appena messa fuori la testa dal mondo degli studi si ritrovano investite da una disparità che non avevano supposto.
    Invece questa questione, che fonda tutt’oggi organizzazione sociale, economia, organizzazione del lavoro, e rapporti nella famiglia non ha trovato alcuno spazio negli interventi.
    C’era di che andarsene più che deluse: tutto quel che ha saputo offrire l’autorevole palco totalmente maschile (Cofferati, Bertinotti, Landini, Del Bono, Gad Lerner) è stato – a tratti – l’uso di un linguaggio politicamente corretto (lavoratori e lavoratrici … ecc.).
    C’è da interrogarsi seriamente su questa scissione del pensiero, per cui un elemento di analisi della realtà centrale per qualsiasi donna che ci abbia pensato un po’ su, non riesce a farsi strada nelle parole di uomini che hanno praticato per tutta la vita il sindacato e la politica, e che non possono ignorare i molti pensieri prodotti su questo nodo di fondo da donne sindacaliste, politiche e pensatrici.
    Di lì a tre giorni il richiamo delle donne avrebbe portato in piazza un milione di persone, trentamila o più a Genova. Cofferati, dicono le pochissime che nella gran folla hanno potuto accorgersene, sale (impropriamente) sul palco. Davvero, non è quello che serve.
    (*) http://www.lavoroeliberta.it/
    (Paola Pierantoni)