Autore: Redazione

  • OLI 284: CULTURA – Poeti a confronto

    A SILVIA

    Silvia, rimembri ancora
    quel tempo della tua vita mortale,
    quando beltà splendea
    negli occhi tuoi ridenti e fuggitivi,
    e tu, lieta e pensosa, il limitare
    di gioventù salivi?

    Sonavan le quiete
    stanze, e le vie d’intorno,
    al tuo perpetuo canto,
    allor che all’opre femminili intenta
    sedevi, assai contenta
    di quel vago avvenir che in mente avevi.
    Era il maggio odoroso: e tu solevi
    così menare il giorno.

    Io gli studi leggiadri
    talor lasciando e le sudate carte,
    ove il tempo mio primo
    e di me si spendea la miglior parte,
    d’in su i veroni del paterno ostello
    porgea gli orecchi al suon della tua voce,
    ed alla man veloce
    che percorrea la faticosa tela.
    Mirava il ciel sereno,
    le vie dorate e gli orti,
    e quinci il mar da lungi, e quindi il monte.
    Lingua mortal non dice
    quel ch’io sentiva in seno.

    Che pensieri soavi,
    che speranze, che cori, o Silvia mia!
    Quale allor ci apparia
    la vita umana e il fato!
    Quando sovviemmi di cotanta speme,
    un affetto mi preme
    acerbo e sconsolato,
    e tornami a doler di mia sventura.
    O natura, o natura,
    perché non rendi poi
    quel che prometti allor? perché di tanto
    inganni i figli tuoi?

    Tu pria che l’erbe inaridisse il verno,
    da chiuso morbo combattuta e vinta,
    perivi, o tenerella. E non vedevi
    il fior degli anni tuoi;
    non ti molceva il core
    la dolce lode or delle negre chiome,
    or degli sguardi innamorati e schivi;
    né teco le compagne ai dì festivi
    ragionavan d’amore.

    Anche perìa fra poco
    la speranza mia dolce: agli anni miei
    anche negaro i fati
    la giovinezza. Ahi come,
    come passata sei,
    cara compagna dell’età mia nova,
    mia lacrimata speme!
    Questo è il mondo? Questi
    i diletti, l’amor, l’opre, gli eventi,
    onde cotanto ragionammo insieme?
    questa la sorte delle umane genti?
    All’apparir del vero
    tu, misera, cadesti: e con la mano
    la fredda morte ed una tomba ignuda
    mostravi di lontano.

    Giacomo Leopardi
    da I Canti

    A SILVIO

    Vita assaporata
    Vita preceduta
    Vita inseguita
    Vita amata
    Vita vitale
    Vita ritrovata
    Vita splendente
    Vita disvelata
    Vita nova

    Sandro Bondi
    dalla rubrica Versi diversi del settimanale Vanity Fair

    Un’antologia di liriche del ministro poeta
    http://gamberorotto.com/miscellanea/sandro-bondi-poeta/


    (a cura di Ferdinando Bonora)

  • OLI 284: PAROLE DEGLI OCCHI – Ricordando il Poeta

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    Dall’8 Dicembre al 10 Gennaio le notti di Strada Nuova sono state illuminate dalla poesia di Edoardo Sanguineti.
    Il 9 dicembre il Poeta avrebbe compiuto 80 anni e 80 sono i suoi versi proiettati sulle facciate dei palazzi e sul selciato con straordinario effetto, trasformando lo spazio urbano in pagina poetica.
    Le fotografie di Giorgio Bergami (GB) e Paola Pierantoni (PP) colgono e rappresentano l’evento con sensibilità diverse.

    Per saperne di più:
    http://www.marconereorotelli.it/home
    http://www.viveregenova.comune.genova.it/content/genova-si-illumina-di-poesia-0

  • OLI 283: VERSANTE LIGURE – MODERATI AUGURI

    Che sian Feste serene
    son solo auspici vuoti
    han tutti affanni e pene
    dai nonni ad i nipoti:
    ancora Papi tiene
    fra disperati moti:
    non può trionfare il Bene!
    Sian Feste (son miei voti),
    se non di gioia piene,
    prive di Scilipoti.

    Versi di ENZO COSTA
    Vignetta di AGLAJA

  • OLI 283: DIRITTI – Scegliere il tempo del morire

    L’evento questa volta è raccontato “dall’interno” perché siamo in tre – della redazione di OLI – ad avervi partecipato.
    Giovedì scorso, per tre ore, gli uffici dell’Anagrafe di Corso Torino sono stati animati da una insolita agitazione, che si sommava a quella della vicina sala dedicata ai matrimoni: un gruppo di donne di età molto diverse, unite dalla appartenenza al gruppo “Generazioni di donne”, aveva organizzato la consegna collettiva dei propri testamenti biologici per “sollecitare le forze politiche e il legislatore a riconoscere pienamente il diritto alla autodeterminazione” e per affermare il diritto a scegliere il tempo del proprio morire, a rifiutare di diventare esseri puramente vegetativi nelle mani di altri, o di soffrire senza prospettiva per un tempo indeterminato.
    Ognuna delle “testamentarie” sapeva bene quanto sia incerto questo terreno: nessuna legge garantisce la validità di questo atto, e attendere che una normativa rispettosa della pluralità di pensieri possa arrivare nel prossimo futuro richiede un grande ottimismo: gli attacchi a Saviano e Fazio per lo spazio dato a Mina Welby e a Englaro, la minatoria circolare governativa contro i registri comunali, l’isterica reazione al suicidio di Monicelli, il grande attivismo delle gerarchie cattoliche, dicono che tira una brutta aria per la ragione e il rispetto.

    Ma il cammino della politica è lungo, e le prospettive si costruiscono anche nei momenti bui, agendo soprattutto sul piano della cultura e della consapevolezza: per questo le organizzatrici intendevano rivolgersi non solo alle istituzioni e alle forze politiche, ma alle persone, donne e uomini.
    Alle persone però bisogna arrivarci, e non è così facile.
    Il gruppo ha un suo sito (*), ma per questa occasione è stata tentata anche la strada degli organi di informazione. Ripetuti invii di comunicati e diversi giri di telefonate non sono però riusciti a smuovere i redattori della stampa locale oppressi, come hanno lamentato al telefono, “dalle centinaia di segnalazioni” che piovono sui loro tavoli ogni giorno. Così sui giornali di questo evento non vi era traccia.
    Altra assenza sensibile quella della amministrazione comunale: la manifestazione era organizzata da tempo, ma nessuna presenza politica si è affiancata ai gentilissimi funzionari responsabili della redazione materiale degli atti.
    Peccato, poteva essere una buona occasione per richiamare l’attenzione pubblica su un “servizio” – e soprattutto su una questione etica, culturale e politica – pesantemente sotto attacco da parte del governo.

    Il documento che annunciava l’iniziativa osservava che sul testamento biologico “L’informazione è molto carente e si è limitata al momento del lancio della iniziativa” e che “La nostra azione pubblica ha lo scopo di spezzare questo silenzio”. Il sito del Comune, per parte sua, non aiuta, arrivare alla voce “testamento biologico” è cosa ardua: imperizia? Distrazione? Intenzionalità? …
    Per colmare almeno in parte queste lacune, le istruzioni necessarie a compiere questo atto sono state inserite sul sito del gruppo (*).
    Un aiuto è venuto solo dal lungo e bel servizio di Emanuela Pericu sul TGR: avrà giocato la particolare attenzione femminile su questo tema? Il 65 % dei testamenti è stato depositato da donne, e donne erano le organizzatrici di questo testamento plurale.
    Riflettere sulle ragioni profonde di questa differenza può essere un esercizio interessante.
    (*) www.generazioni-di-donne.it
    (Paola Pierantoni)

  • OLI 283: DISTURBI ALIMENTARI – Goccia a goccia

    Difficile riuscire ad entrare nella testa di un adolescente, tutti lo si è stati, alcuni lo rimangono, alcuni mutano, forse per il senso del dover esser adulti. Stereotipi di adulti? O forse semplicemente monadi dalla memoria breve? Facile percepire la fragilità di quell’età, dove i modelli sembrano irraggiungibili, ma non sono loro il vero motivo, è l’inadeguatezza alla vita, dalla quale molti riescono a salvarsi, in vario modo. Chi con una buona costruzione di sé, che nelle varie fasi della vita ti consente di collocare il vuoto dentro in vari spazi, chi con un involucro d’ovatta o con lo spirito clownesco, che lo rimbalzano, chi incanalandosi in lavoro, sport, binari vari. Spesso, nel breve lasso della gioventù c’è chi tenta di controllare la propria inadeguatezza, misurando uno degli elementi più naturali che esistono, simbolo di amore, condivisione, fertilità, affetto: il cibo. I media, veri broker dei sentimenti e dell’intelletto del giorno d’oggi, ci mettono poi sopra un bel cappello, funzionale, ad effetto! Trasformano anoressia e bulimia in qualcosa di cronachistico, un po’ salutista e un po’ fashion… Che siano tutti delle fashion victim o dei vegani che non hanno ancora coscienza di sé?(*) Dura da pensare, considerando che si può essere a. e b. (anoressici e bulimici) senza limite d’età e d’intelletto.
    L’inadeguatezza è una brutta bestia, è la bestia per eccellenza, il “mistero” sacro e profano della vita, che l’annienta, prima che sia la vecchiaia, la malattia clinica, prima che la morte, che non chiede l’età anagrafica per educazione, bussi alla porta. Distante anni luce dal tempo di morire, che ciascuno avrebbe il diritto di scandire in condizioni di personale impossibilità a vivere, a. e b. sono l’inconscia, spesso, come la dispercezione del proprio corpo, o conscia scelta di rinunciare a vivere. Quando la vita è una porta aperta, non si riesce a superarne la soglia. Non è necessario vomitare, pesare, controllare le calorie, farsi di lassativi, basta rinunciare goccia a goccia al cibo, alla vita, perché questa fa paura, perché si sente un vuoto uterino dentro.
    È difficile comprendere che una monade in fondo non è sola, ma fa sistema con le altre. Se ci si butta, passando attraverso quella porta ci sono strutture che fanno da paracadute, anche a Genova. Ci aiutano a fluttuare nella vita, moto perpetuo al quale è dolce adeguarsi, sebbene qualche volta ci sommerga, per farci riemergere sorprendentemente subito dopo.
    * http://seidimoda.repubblica.it/dettaglio/Portman:-vegana-o-anoressica/75460
    (Maria Alisia Poggio)

  • OLI 283: CITTA’ – Gucci: festa di strada

    Finalmente!
    Dopo Firenze, Portofino, Venezia, Cortina, Milano, Capri, Roma, Porto Cervo, Monte Carlo, Dubai e tanti altri luoghi più o meno d’élite in tutto il mondo, anche Genova ha ora la sua boutique Gucci, nella centralissima Via XXV Aprile, al pianterreno del neoclassico Palazzo Costa Gallera (*1).
    Giovedì 16 dicembre, tra il tardo pomeriggio e la prima serata, s’è tenuto il tanto atteso vernissage.
    Molta bella gente di varia eleganza, dal casual al fashion victim. Impeccabili hostess controllavano gli accessi consentendo soltanto agli invitati l’ingresso nell’area della pubblica via recintata da vistosi cordoni, con l’asfalto coperto da una sobria moquette arredata con grandi cubi di luce. Gli ampi vasi con le piante che normalmente fiancheggiano il marciapiede erano stati spostati da un lato, sia per liberare il fronte del negozio, sia per schermare la postazione del tecnico che gestiva l’accompagnamento musicale dell’evento.
    Grande animazione: fuori sfidando il gelo e all’interno nella raffinata atmosfera caratterizzata da vetri fumé, specchi, legno, marmi e moquette, dove Frida Giannini – la stilista direttore creativo di tutte le linee di prodotto Gucci – ha “voluto esaltare l’aspetto lussuoso della boutique attraverso la luce naturale e i richiami alla tradizione”, come riporta Wanda Valli su la Repubblica / Ed. Genova del 17 dicembre (pag. 3). Nello stesso pezzo, intitolato entusiasticamente “Gucci lancia la sfida all’austerity, ‘Città moderna, noi ci crediamo’ ”, si dà conto anche della compiaciuta visita della sindaco Vincenzi, “convinta che anche l’industria della moda serva a dar lavoro e a rilanciare Genova”, e si nota come pure altrove in città vi siano analoghi segnali di incremento d’offerta di prodotti di fascia alta.
    Andrea Morando, proprietario di questo (in franchising) e di vari altri negozi in centro e altrove, dichiara in un articolo on line (*2): “siamo sicuri di avere successo. Per noi portare una griffe così importante al livello mondiale qui a Genova significa credere in un progetto ambizioso. […] Il nostro è stato un investimento molto rilevante, il livello del brand è altissimo, per cui, essendo questa una nicchia del lusso, ci aspettiamo dei riscontri importanti”.
    Auguri!
    Ma casi come questo sono indici di ripresa o non piuttosto di un persistere – se non di un aggravarsi – della crisi?
    Da che mondo è mondo, si sa che i consumi di lusso si intensificano nei periodi di recessione economica, quando si accentua il divario tra i pochi che dispongono di ingenti mezzi – e amano investirli anche in status symbol di una presunta superiorità reale o agognata – e i troppi che ne hanno pochi o niente affatto e restano a guardare, ora con invidioso rammarico, ora con indifferenza, ora con disgusto sdegnato o rabbioso.
    Nel primo Seicento, momento di grave congiuntura in tutta Europa, proprio qui a Genova, quando schiere di mendicanti invadevano le strade (e infatti si eresse l’immenso Albergo dei poveri per rinchiuderveli), chi poteva permetterselo innalzava palazzi o chiese sfarzosi e le signore esibivano abiti che costavano quanto una nave di medio tonnellaggio o un caseggiato. Tutto ciò non era simpatico, almeno per certe sensibilità odierne.
    Nessuno intende adesso contestare chi può e desidera comprarsi borse di pitone da 2800 euro o abitini da 1400 euro: liberissimo di farlo, buon per lui.
    Non è però simpatico che – per quanto “prestigiosa” possa essere la griffe – per una festa privata d’inaugurazione – si dice con 1500 invitati, ma pare ne siano venuti assai meno – si chieda e si ottenga di occupare non uno spazio pubblico marginale, bensì una centralissima strada di grande traffico, per giunta in orario di punta – dalle 18,30 alle 21,30 – costringendo i mezzi a variazioni di percorso con l’intervento straordinario della polizia municipale e disagi per migliaia di cittadini.
    Voci critiche si sono già levate, sia on line (*3), sia come riportato da Il Secolo XIX del 17 dicembre (pag. 26, a firma R.C.).
    Vorremmo aggiungere ai competenti uffici alcune domande che ci paiono legittime, in un’ottica di trasparenza amministrativa: a fronte di tutto ciò, quale è stato il beneficio per la collettività? Quanto è stato versato al Comune dagli organizzatori per l’occupazione del suolo pubblico e altre spese? Qual è il ricavato netto per le nostre disastrate casse?
    Grazie.
    (*1) http://www.gucci.com/it/home
    (*2) http://www.genova24.it/tag/gucci
    (*3)http://www.genovaogginotizie.it/cronaca-cronaca-locale/2010/12/17/news-4848/genova-via-xxv-aprile-chiusa-ieri-per-100.html

    Per i non addetti ai lavori, sul significato di termini quali “brand”, “casual”, “fashion victim”, può essere d’aiuto Wikipedia:

    http://it.wikipedia.org/wiki/Casual
    http://it.wikipedia.org/wiki/Fashion_victim

    (Ferdinando Bonora, foto dell’autore)

  • OLI 283: SOCIETA’ – La parabola di Marta tra Gucci, Littizzetto e Tenco

    Giovedì 16 dicembre 2010 il traffico di Via XXV Aprile è stato interrotto nel pomeriggio perché veniva inaugurata la nuova boutique Gucci a Genova.

    All’evento erano presenti molte personalità – Very Important Persons – del jet set genovese tra le quali la Sindaco Marta Vincenzi convinta, secondo la Repubblica / Ed. Genova, che l’industria della moda serva a rilanciare la città.
    Nel Settembre 2010 Victor Uckmar, presidente dell’Airc, partecipava ad una serata a Palazzo Lomellino interamente dedicata alla raccolta di fondi per la ricerca sul cancro. Mostra di quadri di personalità dello spettacolo e asta di tali opere facevano da cornice all’iniziativa. Ad ogni partecipante veniva richiesto un contributo.
    Né Marta Vincenzi, né alcun assessore della sua giunta hanno partecipato all’evento.
    Ma veniamo alla politica, con alcune domande per le quali attendiamo risposte:
    Quanti soldi sono entrati nelle casse del Comune per l’interruzione del traffico cittadino a causa dell’inaugurazione di una boutique? Quale l’impatto in termini di gestione della mobilità per AMT e vigili urbani?
    Sulla base di quale progetto politico Marta Vincenzi programma la sua agenda?
    Ai primi quesiti si risponderà semplicemente mostrando i conti, per provare ai cittadini, vessati da prossimi aumenti di tariffe, che il gioco è valso la candela.
    Alla terza domanda si potrà dare risposta con una vision – parafrasando il linguaggio dei corsi di formazione – condivisibile che, ultimamente, è assai faticoso cogliere.
    Qui non stiamo parlando solo dell’assenza all’Airc, ma di un’assenza generale della Sindaco Vincenzi dalle cose che la renderebbero più vicina ai cittadini che l’hanno eletta. Dalla manifestazione del 1 marzo a favore dei migranti, colma di gente, partita in un lungo corteo da piazza della Commenda che ha visto la Sindaco partecipare, solo con un saluto, quando la manifestazione è stata costretta ad uno stop sotto palazzo Tursi, per aggiungere i molti cortei cittadini e terminare con il mitico sportello delle multe del secondo piano del Matitone – botta di realtà per tutte le anonime Marte della città – nel quale i numeri di prenotazione scendono alla velocità di un bradipo.

    Luciana Littizzetto ha dato spazio a Marta Vincenzi, in prima serata, in relazione all’ordinanza relativa alle prostitute:

    La “Sindachessa” è finita tra le notizie “balenghe” di Che tempo che fa.
    Non si chiede qui alla Sindaco di esserci sempre e comunque. Ma di selezionare, in base al clima pesante che grava sulle spalle di molti, le occasioni nelle quali la sua firma e presenza istituzionale possa avere spessore.
    La boutique di Gucci non fa parte della lista.
    Ai nostri lettori lasciamo, come augurio natalizio, l’ascolto della canzone del genovese Luigi Tenco, diventata bandiera della richiesta di cambiamento della sinistra.
    Con la speranza che Marta Vincenzi nel 2011 ne faccia buon uso.

    (Giovanna Profumo)

  • OLI 283: SOCIETA’ – Le strane dichiarazioni del capo della Protezione civile

    Dal 13 novembre 2010 il nuovo capo Dipartimento della protezione civile è Franco Gabrielli, il cui curriculum può essere così sintetizzato: laureato in giurisprudenza, entra in polizia nel 1996, diviene capo della Digos a Roma, passa poi alla Polizia di prevenzione. Quindi direttore del Sisde, Prefetto dell’Aquila, entra nella Protezione civile a seguito del terremoto, divenendone capo dopo la “messa in pensione” di Bertolaso (*).
    A seguito della nevicata sulla Toscana, concede un’intervista telefonica a Repubblica TV/Radio Capital (**), dove asserisce che la colpa del mega ingorgo in autostrada è degli automobilisti, di quelli che entrano senza curarsi di guardare prima i pannelli di avviso dove viene indicato l’obbligo di catene a bordo. Evitiamo di dilungarci su dove siano stati installati in molti casi questi pannelli, già in autostrada o nelle immediate vicinanze del casello, in modo che qualsiasi sia l’avviso, ormai è troppo tardi per tornare indietro: non siamo mica in Francia, patria della “informatique”, dove il concetto di informazione si sposa anche con quello di efficacia ed intelligenza.
    Ma si lamenta anche che “poi si chiede alla Protezione civile di portare bevande calde e coperte”, dimenticandosi forse di avere assunto la direzione di quel servizio che serve proprio a questo, non a dare multe o ad arrestare automobilisti distratti.
    Sembra invece che l’uso degli Sms sia una pratica utile solo a Berlusconi quando deve intimare di andare a votare, mentre spedirli per avvisare intere popolazioni che sta per esondare un fiume o piovere “cats and dogs”, come dicono a Londra, richieda uno sforzo di fantasia troppo costoso.
    Comunque si sa che il fatturato delle autostrade è ben più importante di 15 ore di coda in autostrada, altrimenti come si spiegherebbe che per uscire si doveva comunque pagare il pedaggio, rallentando il deflusso dei mezzi e prolungando, di conseguenza, il lavoro anche della Protezione civile stessa?
    Per concludere in allegria prima della pausa festiva di Oli, ecco un bel video di come ci si ingegna per passare 15 ore in autostrada mentre nel caldo dei loro uffici i nostri dirigenti massimi fanno lo scaricabarile sulle competenze:

    Buon anno nuovo anche Beppe Grillo che lo ha linkato sul proprio blog.
    * http://it.wikipedia.org/wiki/Franco_Gabrielli

    ** http://tv.repubblica.it/home_page.php?playmode=player&cont_id=58568
    (Stefano De Pietro)

  • OLI 283: POLITICA – Tre voti

    Da qualche giorno circola in rete – per iniziativa di Alessandro Fiorani – questo spezzone da Gli Onorevoli, di Sergio Corbucci, con Totò (1963):

    (a cura di Ferdinando Bonora)