Autore: Redazione

  • OLI 413: PALESTINA – Tribunale Russell sulla Palestina

    Il 25 settembre 2014 a Bruxelles la sessione straordinaria del Tribunale Russell ha preso in esame gli attacchi militari contro i civili e le infrastrutture civili di Gaza durante l’operazione militare israeliana “Protective Edge” durata 51 giorni dall’8 luglio al 26 agosto di quest’anno, rilevando prove di crimini di guerra, crimini contro l’umanità, crimini di assassinio, sterminio, persecuzione ed anche di incitamento al genocidio.
    Testimoni ed esperti, giornalisti e operatori medici che si trovavano sul posto durante gli attacchi, sono stati ascoltati a Bruxelles, tra cui il giornalista Paul Mason di Channel 4 News, il chirurgo Mads Gilbert, l’avvocato Agnes Bertrand, il Dr.Paul Behrens esperto in genocidio, il direttore del Centro Palestinese per i Diritti Umani Raji Sourani.
    Accuse da parte di Human Rights Watch, Amnesty International, e delle Nazioni Unite che hanno dato prove di crimini contro guerra e crimini contro l’umanità: bombardamenti su scuole, ospedali, moschee, abitazioni civili rese inagibili.
    Il tribunale chiede a tutti gli Stati di collaborare per porre fine all’occupazione illegale israeliana

    “Viene riconosciuto che in una situazione dove vengono perpetrati tipi di crimini contro l’umanità in modo impunito, e dove nella società si manifesta un incitamento diretto e pubblico al genocidio, è molto plausibile che individui o lo stato possano decidere di sfruttare queste condizioni per perpetrare il crimine di genocidio.”
    Chissà se anche lo Stato Italiano farà la sua parte a favore dei diritti umani mentre a Gaza, nonostante la tregua, continuano quotidianamente le persecuzioni sui civili e lo stato di assedio.
    (Maria Di Pietrofoto da internet)

    Di seguito il testo integrale del Comunicato Stampa 
    25 settembre 2014
    La sessione straordinaria del Tribunale Russel per la Palestina sulla operazione militare di Israele Protective Edge tenutasi ieri a Bruxelles ha rilevato le prove di crimini di guerra, crimini contro l’umanità, crimini di assassinio, sterminio, persecuzione ed anche di incitamento al genocidio.
    La Giuria [1] ha riferito: “L’effetto cumulativo di un regime di lunga durata di punizione collettiva a Gaza appare infliggere deliberatamente condizioni di vita  per condurre ad una crescente distruzione dei Palestinesi in quanto gruppo, a Gaza”.

    Il Tribunale sottolinea che “un regime persecutorio può portare ad un effetto genocida, alla luce della chiara escalation della violenza fisica e verbale relativa a Gaza diffusa nell’estate 2014, il Tribunale sottolinea l’obbligo di tutti gli Stati firmatari della Convenzione sul Genocidio del 1948, di prendere secondo la Carta delle Nazioni Unite, misure considerate adeguate per la prevenzione e la soppressione di atti di genocidio”.
    La Giuria ha ascoltato prove da testimoni oculari degli attacchi di Israele durante la guerra di Gaza nel 2014, inclusi i giornalisti Mohammed Omer, Max Blumenthal, David Sheen, Martin Lejeune, Eran Efrati e Paul Mason, e i chirurghi Mads Gilbert, Mohammed Abou Arab, l’esperto di crimini di genocidio come Paul Behrens, il Colonnello Desmond Travers e Ivan Karakashian, capo dell’azione di sostegno e difesa di Children International.
    Relativamente al crimine di incitamento al genocidio, il Tribunale ha accolto le prove a dimostrazione di una ripresa al vetriolo della retorica e incitamento razzista nell’estate del 2014. “Le prove mostrano che un tale incitamento si è manifestato in molti livelli della società israeliana, sia sui social media che su quelli tradizionali, dai tifosi di calcio, a funzionari di polizia, a opinionisti, a leader religiosi,e legislatori e ministri del Governo”.
    Il Tribunale ha inoltre rilevato prove dei seguenti crimini:
    a) Omicidi volontari;
    b) Distruzioni diffuse di proprietà non giustificate da necessità militare;
    c) Attacchi diretti intenzionalmente contro una popolazione civile e obiettivi civili;
    d) Uso sproporzionato della forza;
    e) Attacchi contro edifici dedicati alla religione e alla’istruzione;
    f) L’uso dei palestinesi come scudi umani;
    g) Impiego di armi, proiettili, materiali e metodi nelle azioni di guerra di natura tale da causare danni eccessivi e inutili sofferenze, intrinsecamente indiscriminati;
    h) L’uso della violenza per diffondere  terrore tra la popolazione civile.
    Inoltre il Tribunale ha stabilito: “Viene riconosciuto che in una situazione dove vengono perpetrati tipi di crimini contro l’umanità in modo impunito, e dove nella società si manifesta un incitamento diretto e pubblico al genocidio, è molto plausibile che individui o lo stato possano decidere di sfruttare queste condizioni per perpetrare il crimine di genocidio.”
    Nota inoltre: “Abbiamo davvero paura che in un ambiente di impunità e di assenza di sanzioni nei confronti di una criminalità grave e ripetuta, le lezioni del Rwanda e di altre atrocità di massa possano ancora una volta restare inascoltate”.
    Il Tribunale chiama Israele ad adempiere ai suoi obblighi secondo il diritto internazionale e lo Stato di Palestina ad accedere, senza ulteriori ritardi, allo Statuto di Roma della Corte penale Internazionale, a cooperare pienamente con la Commissione di inchiesta del Consiglio dei diritti umani e ad impegnarsi appieno nei meccanismi della giustizia internazionale.
    Il Tribunale inoltre ricorda a tutti gli stati di collaborare per mettere fine alla situazione di illegalità che deriva dalla occupazione israeliana, dall’assedio e dai crimini nella striscia di Gaza. Alla luce dell’obbligo di non fornire aiuto e assistenza, tutti gli stati devono prendere in considerazione appropriate misure per esercitare una sufficiente pressione su Israele, compresa l’imposizione di sanzioni, l’interruzione di relazioni diplomatiche, collettivamente, attraverso organizzazioni internazionali, o, in assenza di consenso, individualmente rompendo le relazioni bilaterali con Israele.
    Chiama tutti gli stati ad adempiere al loro dovere “di intraprendere secondo la Carta delle Nazioni Unite azioni che considerino appropriate per la prevenzione e la soppressione di atti di genocidio”.
    Oggi il Tribunale ha presentato le sue conclusioni al Parlamento Europeo
    [1] Componenti della Giuria
    http://www.russelltribunalonpalestine.com/en/sessions/extraordinary-session-brussels/meet-the-jury
    [2] Testimoni
    http://www.russelltribunalonpalestine.com/en/sessions/extraordinary-session-brussels/witnesses
    Contatto
    Email: pressRTOP@gmail.com
    Ewa Jasiewicz 0032 487 384 948 (English, Polish and Arabic)
    Katarzyna Lemanska 0032 489 04 48 22 (French and Polish)
    www.russelltribunalonpalestine.com/en

  • OLI 413: COMUNE – A Genova, immobili pubblici in saldo

    “E tu dai gli uffici a me e io do casine a te”: più o meno così è sembrato funzionare il patto di permuta tra ufficio Patrimonio del Comune di Genova ed il privato con delibera approvata in consiglio comunale fresca fresca. Trattasi, si sostiene, di uno “scambio di pari valore” tra l’imprenditore edile Viziano e l’amministrazione, bisognosa di uffici cablati ed efficienti. “Non si potrebbe fare una gara per vendere gli immobili oggetto di cessione?”, si era chiesto al massimo dirigente dell’ufficio di cui sopra e così rispondeva l’interessato: “ Il fatto è che abbiamo chiesto la ristrutturazione al proprietario, il quale un paio d’anni fa ha rimesso in ordine i due piani occupati dagli uffici comunali”. Con tutti gli uffici belli nuovi che ci sono in giro… Scelte che l’amministrazione, immutata nei nomi con il cambiar delle giunte, fece con sorprendente lungimiranza, a crisi immobiliare già conclamata.
    Dalla ventata di speranza nella nuova amministrazione ci si aspettava, perché no, una sorta di spoil system, un’innovazione della struttura, valorizzando competenze interne che non emergono. Altrove, forse non in Italia, ci sono un matematico o un ingegnere magari alle risorse umane: un dirigente non deve essere per forza un esperto della materia, bastano magari capacità gestionale.
    La crisi immobiliare dunque già c’era, i prezzi di vendita ed affitto in caduta libera, ma tant’è si pensò ad un buon affare: 140mila euro di affitto per dei locali ammodernati, un affitto che oggi grava sulla casse comunali – che solo grazie alla spending review il Comune è obbligato a contenere –  quindi ecco il via alle permute. Una decina e più di immobili stimati due milioni e mezzo di euro, tra palazzine, appartamenti, spazi in sottosuolo, come quelli in Piccapietra, il locale interrato che la Rinascente non utilizza più e che l’intrigante progetto di Viziano con ascensore in cristallo tipo metrò di Barcellona, vorrebbe trasformare in box pertinenziali, nuove agevolazioni comprese, grazie alla recente delibera comunale con ampliamento fino ad un chilometro della pertinenzialità.
    E via ai box con buona pace dei criteri di smart city, che vorrebbe Genova percorsa da sempre meno auto in centro città.
     Tra gli immobili ceduti anche una palazzina a Nervi, tre piani più abbaino e grande terrazzo, posizionata nella stretta via di Capolungo, che si affaccia interamente sui Parchi, una vista di quiete e di verde, il mare in lontananza, sotto le finestre la grande aiuola con la fontana desolatamente senz’acqua, a fianco della Galleria d’Arte Moderna: il piano rialzato ha un bel giardinetto nel Parco, mura antiche, si dice secentesche. Gli esterni sono cadenti, ma il valore del complesso non parrebbe proprio un bruscolino. Stima di valutazione secondo l’osservatorio immobiliare ufficiale, si sostiene, per quei luoghi una stima pari alla periferia più sfortunata. Così il primo piano delle Vespertine, posto in un altro palazzo della stessa via, con ampia veranda sul parco.
    E allora qual è il problema? Il problema è che la sorte del patrimonio pubblico pare sia l’essere spesso sottostimato o ceduto in perdita, ringraziando chi se lo prende: lasciamolo però decidere al mercato con una bella gara. Il mercato immobiliare è in crisi, quegli immobili stanno lì da tempo e forse si sarebbero dovuti cedere prima, lo si sarebbe potuto fare ora, magari sotto forma frazionata. Il bel mistero infine è che a Genova non mancano certo gli uffici, le due megatorri Faro, che ormai hanno oscurato per sempre la vista della città, compresa la Lanterna, sono a poche centinaia di metri da via Cantore, dove ci sono gli imperdibili uffici che ha ceduto belli lustri, sorrisetto sotto invisibili baffi, l’imprenditore Viziano.
    (Bianca Vergati – foto di Betti Taglioretti)

  • OLI 413: ILVA – Gnudi alla meta

    Ci risiamo.
    A un chilometro dalla sede della Film Commission di Genova sono iniziate le riprese della nuova stagione della serie ILVA e l’Accordo di Programma. Una produzione tutta genovese che vede nel cast un migliaio di comparse, diversi attori, alcune new entry – come il commissario Piero Gnudi – magnati dell’acciaio, politici e i sindacati.
    Difficile ragionare di siderurgia a Cornigliano senza dubitare che quanto accade non sia fiction, un mega Lost, la cui regia è stata affidata nel passato alla superficialità spavalda di pochi potenti.
    Dal 2005 ad oggi l’Ilva di Genova – dopo la chiusura dell’area a caldo, accompagnata dalla promessa di un faraonico piano industriale che doveva garantire occupazione a 2200 addetti a Cornigliano – ha perso mille posti di lavoro ai quali si aggiungeranno, dal 1° ottobre, settecentosessantacinque dipendenti collocati, per un anno, in cassa integrazione in deroga e destinati  a lavori di pubblica utilità. Settecentosessantacinque, ai quali è stata presentata la bozza dell’Allegato C al Secondo Atto Modificativo dell’Accordo di Programma. Lavoratori che non sanno, se non attraverso articoli di stampa (Secolo XIX), al 30 settembre, dove andranno a lavorare il 1° ottobre, perché i progetti ai quali dovrebbero essere destinati nessuno li ha ancora indicati loro e nessuno è stato in grado, ad oggi, di dare certezza assoluta che siano finanziati.
    Un milione di metri quadrati di aree assegnate dal 2005 per mantenere e creare lavoro, hanno prodotto questo bilancio disastroso, al quale vanno sommati i contraccolpi dell’inchiesta tarantina Ambiente Svenduto.
    Una balena spiaggiata, definivano il gruppo ILVA alcuni commentatori economici, all’avvio dell’inchiesta; commentatori che invocavano la necessità di salvare il colosso siderurgico perché rappresentava il 4% del Pil nazionale
    Monti aveva individuato in Enrico Bondi l’uomo giusto per occuparsi della faccenda. Una missione difficile poiché attuare le prescrizioni dell’Aia a Taranto, individuare i fondi, immaginare un piano industriale in grado di sostenere la filiera nazionale per produrre acciaio, senza il rischio di avvelenare la gente, erano una meta coraggiosa che pretendeva tempo e sulla quale il governo avrebbe dovuto assolutamente investire risorse, recuperabili solo dopo la fase di risanamento. Risorse che si è preferito anche questa volta destinare agli F35, risorse sottratte a sanità, scuola e lavoro.
    L’errore del commisario Bondi, qualcuno ha detto in azienda, è stato quello di voler mettere la mani nel tesoro dei Riva. A giugno 2014, nuovo giro di giostra, il governo Renzi dà il benservito a Bondi colpevole di aver presentato un piano industriale che non piace ai Riva e ai vertici della siderurgia tricolore (la Repubblica 9.6.14). E con lui si liquida il lavoro di un anno, e un piano che prevedeva per Genova sostaziosi investimenti in un impianto di banda stagnata (presente in origine nell’Accordo di Programma e cancellato nel 2008).
    In questo mese, delegazioni di siderurgici indiani visitano gli impianti del gruppo valutando acquisti a prezzi di saldo. La vocazione industriale del nostro paese viene ceduta agli indiani, gli stessi con i quali l’Italia non ha dimostrato l’autorevolezza per mediare il rientro definitivo nel paese di due marò.
    Si poteva evitare tutto questo a Genova?
    Ai Componenti del Collegio di Vigilanza, alla politica locale, ai sindacati e ai vari governi  che per nove anni hanno seguito le vicende dell’Accordo di Programma, va posta questa domanda.
    Ai  lavoratori della Sertubi di Trieste si possono chiedere notizie in merito alla loro significativa esperienza con la società indiana Jindal Saw.
    Sapranno essere parecchio esaustivi.
    (Giovanna Profumo – foto dell’autrice)

  • OLI 413: ESTERI – Voci dalla stampa internazionale

    Il Nobel è un premio serio?
    The Intercept, 23 settembre 2014: “La Siria è diventata il 7 ° paese a maggioranza musulmana bombardato dal Nobel 2009 per la Pace Barack Obama, dopo l’Afghanistan, Pakistan, Yemen, Somalia, Libia e Iraq.”
    https://firstlook.org/theintercept/2014/09/23/nobel-peace-prize-fact-day-syria-7th-country-bombed-obama/

    L’ideologia wahhabita dell’Arabia Saudita è condivisa da ISIS. 
    New York Times, 25 settembre 2014:“Il duro Islam di ISIS ha le radici nell’ideologia austera dell’Arabia Saudita”
    http://www.nytimes.com/2014/09/25/world/middleeast/isis-abu-bakr-baghdadi-caliph-wahhabi.html?ref=todayspaper&_r=2

    Decapitazioni in Arabia Saudita 
    The Economist, 20 settembre 2014: “Eppure, nel giro di soli 18 giorni durante il mese di agosto, il regno ha decapitato circa 22 persone, secondo i sostenitori dei diritti umani. L’ondata di omicidi è stata sorprendente, non solo perché era così improvvisa, il regno ha effettuato un totale di 79 esecuzioni dello scorso anno, ma anche perché molti di quelli uccisi sono stati condannati per reati relativamente minori, quali il contrabbando di hashish o, stranamente, “stregoneria”.
    www.economist.com/news/middle-east-and-africa/21618918-possible-reasons-mysterious-surge-executions-other-beheaders?frsc=dg%7Ca

    Il figlio di un importante editorialista del New York Times serve nell’esercito israeliano?
    Mondoweiss, 24 settembre 2014: “Uno dei pezzi più interessanti sepolto in una lunga intervista dell’editorialista del New York Times David Brooks in lingua ebraica con Ha’arez, è la rivelazione, verso la fine, che il figlio maggiore di Brooks serve nelle Forze di Difesa Israeliane.” Potete immaginare se il figlio servisse nell’esercito di Hamas?
    http://mondoweiss.net/2014/09/surprise-brookss-israeli

    Fossero stati dei musulmani a farlo, la notizia sarebbe finita in prima pagina di tutti i giornali
    Y Net, 25 settembre 2014: “I passeggeri di El Al del volo New York-Israele hanno detto che uomini ebrei ortodossi haredi, hanno rifiutato di sedersi accanto alle donne, hanno persino offerto soldi ai passeggeri non religiosi per cambiare i loro posti facendo ritardare la partenza del volo.” http://www.ynetnews.com/articles/0,7340,L-4574844,00.html

    Come è stato aiutato ISIS 
    The Diplomat, 31 agosto 2014: “Gli Stati Uniti ed suoi alleati hanno destabilizzato l’Iraq e la Siria, creando dei rifugi sicuri, che prima non esistevano, per gli estremisti. Alleati degli Stati Uniti hanno fornito il supporto materiale che ha permesso a ISIS, e gruppi simili, di per diventare una minaccia per l’intera regione, nonostante fosse privo di ogni sostegno popolare in Siria e in Iraq”. “Gruppi estremisti come ISIS e Jabhat al-Nusra sono stati costantemente aiutati da disastrosi interventi occidentali in Medio Oriente e dall’influenza di attori regionali come l’Arabia Saudita e Qatar. La responsabilità della crescita di ISIS non è più un mistero: l’Occidente ed i suoi alleati dovrebbero solo guardarsi nel loro specchio”.
    http://thediplomat.com/2014/08/iran-didnt-create-isis-we-did/

    Oakland – Sudafrica 
    Demotix, 27 settembre 2014: “Il porto di Oakland ha una ricca storia ricca di sostegno alla giustizia sociale. Aveva rifiutato, ad esempio, di caricare le merci fuori dal Sud Africa, durante il periodo dell’apartheid. Ora sta rifiutando di scaricare le merci trasportate dalla compagnia di navigazione israeliana Zim”.
    http://www.demotix.com/news/5891190/block-boat#media-5891174

    (a cura di Saleh Zaghloul – immagine di Guido Rosato)

  • OLI 413: WEB – To link or not to link


    Voilà, per una volta che ci si fida, ecco la fregatura. Un problema davvero poco sentito in ambito italiano (ma non solo) è quello della stabilità dei link, mentre da parte degli esperti si cerca di rimediare attraverso dei sistemi (i blog) che forniscano i cosiddetti “permalink”, un nome composto da “permanent” e “link”: link stabile. per sempre.
    Nonostante il problema sia quindi noto e affrontato, non c’è verso di far capire a tanti webmaster che il mantenimento di un link è fondamentale in quanto la struttura del Web ha senso solo garantendone la stabilità nel tempo. Altrimenti salta la logica “hypertext” del sistema e si torna alla vecchia soluzione di copiare le informazioni localmente, con dispendio di spazio di archiviazione.
    Quando passammo da olinews.it a olinews.info, mantenemmo ben stabile la raggiungibilità dei vecchi articoli, proprio per garantire una fruibilità temporale del lavoro di tanti collaboratori di redazione.
    Un esempio invece del contrario lo si trova nel nostro articolo “Haiti – Crociere e terremoti“, del gennaio 2010. Dopo solo 4 anni dei tre link citati in calce solo uno continua a funzionare (quello su Facebook), mentre gli altri due sono “rotti”.
    Poi ci si stupisce che qualcuno vince le guerre economiche e va sulla luna, mentre altri restano a guardarsi la punta delle scarpe.
    (Stefano De Pietro)

  • OLI 412: PAROLE DEGLI OCCHI – Roma di notte

    (Foto di Ferdinando Bonora)
    Roma, 26 agosto 2014, ore 3.13
  • OLI 412: CULTURA – Perché Tripadvisor boccia il Museo Lombroso?

    Il Museo di antropologia criminale Cesare Lombroso, a Torino, racconta la storia delle teorie dello scienziato che studiò genio, follia e delinquenza con la convinzione di poter riconoscere i tipi umani attraverso il metodo sperimentale, con misurazioni e rilevazioni morfologiche del corpo.
    Le teorie, superate, dello studioso, sono affrontate criticamente nel percorso museale: si  evidenziano sia i caratteri del metodo lombrosiano che gli errori che commise, mettendo in luce le conseguenze che ne derivarono.
    Nella sala principale campeggia lo scheletro di Lombroso stesso, che, a dimostrazione dell’immensa fiducia che aveva nella scienza e nel suo metodo, lasciò come ultima disposizione testamentaria quella di essere esposto al pubblico, insieme alla serie di reperti raccolti nel corso della sua ricerca.
    Alla fine dell’esposizione alcuni pannelli aiutano il visitatore a contestualizzare storicamente ciò che ha visto e a riportarlo al presente, illustrando le evoluzioni legislative e gli avanzamenti metodologici della criminologia.
    L’esposizione può non essere adatta ad ogni pubblico ed ad ogni età, per via della materia trattata e dell’impatto visivo che crani, calchi e maschere di cera dei condannati, insieme ad armi e corpi del reato possono generare.
    Eppure la pioggia di commenti negativi che il museo ha ricevuto su Tripadvisor ha ben altra origine: la maggior parte delle critiche accusa il museo di razzismo nei confronti dei caratteri fisiognomici del Meridione e ne reclama la chiusura immediata.
    Quel che appare chiaro è che, nei visitatori che si sono espressi in questo modo, non esiste la percezione della distanza storica che separa l’osservatore dall’oggetto rappresentato.
    La coordinata temporale viene completamente ignorata e non compare alcuna consapevolezza del fatto che sia trascorso più di un secolo e mezzo di scoperte e innovazioni scientifiche dalla formulazione delle teorie lombrosiane.
    L’osservatore partecipa dell’oggetto osservato e qualsiasi tentativo di comprensione (questo dovrebbe essere lo scopo di un museo) muore sul nascere, alla mercé di pulsioni emotive e giudizi di pancia. Manca quella che potrebbe essere definita “la prospettiva etica”: in antropologia il termine “emic” si riferisce al punto di vista degli attori sociali, alle loro credenze e ai loro valori, “etic” al contrario attività riferimento alla rappresentazione dei medesimi fenomeni ad opera del ricercatore o osservatore esterno.
    Per visitare un museo è necessario uscire dalla “prospettiva emica” e riconoscere la distanza storica che separa dall’idea rappresentata, con un’operazione concettuale che, rendendoci estranei ad essa, ci permette di comprenderla appieno.
    Qual è il rischio di approcciarsi alla storia senza avere l’idea della distanza e privi di una “prospettiva etica”, da osservatore esterno? Si finisce, in questo caso, a prendere di mira un museo che assolve degnamente al compito di offrire una testimonianza storica.
    Ma si rischia anche, in altri contesti, di divenire manipolabili alle strumentalizzazioni storiche che quotidianamente ci vengono propinate.
    Possiamo chiedere la chiusura di tutti i luoghi che ricordano lati oscuri della storia dell’umanità, da Buchenwald ai musei della “stregoneria”, oppure possiamo comprendere, capire, apprendere: bisogna scegliere se affidarci agli umori di pancia oppure al senso critico.
    (Eleana Marullo – foto dell’autrice)

  • OLI 412: FESTIVAL DELLA COMUNICAZIONE – Vero e falso con i nuovi strumenti della rete

    Carola Frediani e il fake con i saluti di Obama

    Festival della Comunicazione, così hanno deciso di chiamare gli organizzatori la rassegna di incontri che ha attirato appassionati a Camogli lo scorso week end. A calendario calibri da novanta degli eventi estivi e dei talk show: Lerner, Eco, Bignardi, Calabresi, Rampini per arrivare a De Carlo che nel ruolo del sadico giudice di Masterpiece ha fatto proseliti visto che il tendone che ospitava il suo intervento era letteralmente assediato dai fans – saranno stati anche lettori? –  che tracimavano in piazza.
    Festival della Comunicazione, un’idea – mi dicono  – voluta e promossa da un gruppo di milanesi con casa nel borgo, un’idea scaltra perché la parola “comunicazione” consentirà, anche in futuro di pescare anche “a caso” – come direbbe un adolescente  – tra svariati argomenti legati alla comunicazione: da quella affettiva, alla pubblicitaria e politica, senza abbandonare la rete e quindi invitare chiunque.
    Duecentoquattromila euro di sponsor (i principali TIM – Intesa San Paolo – Expo Milano 2015, anche loro!) una cifra da sogno in Italia per chi organizza eventi e che ha permesso di partire alla grande in uno dei luoghi più belli della Liguria.
    Certo nel programma si sarebbe potuto evitare la concomitanza di incontri di uguale interesse costringendo i partecipanti a scegliere tra Calabresi, Cotroneo e Di Fazio-Marcheselli oppure tra Andreatta e Frediani.
    Chi ha sentito Carola Frediani, appunto, ha assistito ad una riflessione sul potere di Twitter, e su come la rete offra la possibilità di “contronarrare” quello che i media incorniciano per noi – a partire dalla foto scelta dai giornali di un nero vittima della polizia – che ha spinto a riflettere su cosa evocava l’immagine della vittima (ragazzo di strada e affiliato a bande) e ha indotto le persone a considerare quale foto sarebbe stata scelta dall’informazione se uno di loro fosse stato ucciso dalla polizia. E’ nato così l’hashtag #iftheygunnedmedown (which images would the media use to portray me), con moltissimi utenti che postavano due foto: una più decorosa e l’altra più allusiva.
    Il caso Ferguson ha avuto su Twitter il sostegno da diverse parti del mondo, dalla Palestina, alla Turchia, all’Ucraina. Frediani ha parlato di verifica delle notizie in rete e di Andy Carvin, il giornalista di NPR che si è occupato delle primavere arabe su Twitter, analizzando autenticità e affidabilità delle informazioni per rilanciarle sul proprio account.
    Durante l’incontro si è potuto scoprire anche il sito let me tweet that for you – un produttore di screenshot finti – grazie al quale sono arrivati i saluti di Obama al festival.
    La giornalista ha parlato di nuove competenze e del ruolo della stampa e della possibilità di riavvicinarsi, grazie alla rete, alla propria “comunità”. E ancora della funzione di servizio delle testate giornalistiche, citando lo splendido lavoro fatto da California Watch  sul rischio sismico in California con dati, mappe, istruzioni, sicurezza delle scuole in caso di allerta. Per l’Italia Frediani ha citato Cittadini Reattivi  che ha raccolto e mappato, con l’aiuto dei cittadini, 15000 siti potenzialmente inquinati in Italia.
    (Giovanna Profumo – foto dell’autrice)

  • OLI 412: ESTERI – Voci dalla stampa internazionale

    23.000 persone hanno perso la vita nel tentativo di raggiungere l’Europa negli ultimi 14 anni
    Spiegel Online, 11 settembre 2014: “Non vi è praticamente alcun percorso legale verso l’Europa per i rifugiati: non per la maggior parte dei siriani, di cui solo pochissimi sono stati portati in Germania, sono i cosiddetti rifugiati contingenti, non per gli iracheni e non per le persone provenienti da paesi in difficoltà dell’Africa occidentale”. “Un consorzio di giornalisti europei ha scoperto che più di 23.000 persone hanno perso la vita nel tentativo di raggiungere l’Europa negli ultimi 14 anni.” http://www.spiegel.de/international/europe/europe-tightens-borders-and-fails-to-protect-people-a-989502.html

    Quello che Obama non sta dicendo al popolo americano
    Threat Matrix, 12 settembre 2014: “Il Fronte Moderato dei rivoluzionari siriani continua a sostenere al Qaeda”. “L’unico problema con questo esempio di alleato possibile degli Stati Uniti nella lotta in Siria è che Maarouf ha già dichiarato che non ha alcun problema con il ramo siriano di al Qaeda (al-Nusrah Front), ed ha ammesso di condividere le armi con esso. E questo esempio di cooperazione tra “moderati” e gruppi islamisti radicali non è un caso isolato”.
    http://www.longwarjournal.org/threat-matrix/archives/2014/09/an_article_in_yesterdays_new.php

    Gaza: Israele ha completamente distrutto 26 scuole e danneggiato 122 scuole 
    Irin Middle East, 13 settembre 2014: “Secondo un rapida valutazione di un rapporto dell’Ufficio delle Nazioni Unite per il Coordinamento degli Affari Umanitari (OCHA), 26 scuole sono state completamente distrutte negli attacchi israeliani sulla Striscia di Gaza, mentre 122 scuole sono state variamente danneggiate, tra cui 75 scuole dell’UNRWA”.
    http://www.irinnews.org/report/100607/back-to-school-in-gaza-amid-fear-hope#.VBWnWr0anqA

    Cuba invia più medici dei paesi ricchi per combattere Ebola in Africa
    Ruptly TV, 12 settembre 2014: parlando a Ginevra venerdì, Margaret Chan, direttore generale dell’Organizzazione Mondiale della Sanità, ha elogiato il contributo di Cuba nella lotta contro l’epidemia Ebola in Africa occidentale, definendolo come “la più grande offerta di medici, infermieri e altri specialisti” finora fornita da un stato-nazione. Gli USA sono il paese che ha mandato più soldati, come al solito.
    http://www.youtube.com/watch?v=B5hN93W-Ud4

    Le curiose risposte della senatrice americana Liz Warren a proposito di palestinesi e israeliani 
    The Weekly Standards, 15 settembre 2014: “Mi chiamo Eva Moseley, non sono una studentessa, non sono un ex allieva, ma ero nella vita della facoltà. Ero anche una rifugiata dell’olocausto e sono estremamente preoccupata che gli ebrei non facciano ad un altro popolo ciò che è stato fatto a loro”, ha detto l’attivista. “Penso che sia giusto,” ha risposto la senatrice Warren.
    “Lei ha recentemente affermato che Israele ha il diritto di difendersi”, ha continuato l’attivista. “Credi anche che i palestinesi hanno il diritto di difendersi?”
    “Naturalmente. Dunque, la risposta è sì”. 
    http://www.weeklystandard.com/blogs/liz-warren-says-its-fair-compare-israel-s-actions-gaza-holocaust_804951.html

    Gli USA e la loro coalizione di forze arabe secolari e illuminate per sconfiggere ISIS 
    Newsweek, 11 settembre 2014: “Gli stessi sauditi sono quelli che hanno nutrito il marchio dell’Islam integralista che ha dato vita ad al Qaeda ed al suo satanico figliastro Stato Islamico. Denunciando la sua ferocia sembra parecchio ipocrita da parte della famiglia reale: soltanto nel mese scorso, i carnefici del regno hanno decapitato 19 persone in Piazza Chop-Chop, il forum della giustizia medievale di Riyadh, quasi la metà per crimini non violenti”.
    http://www.newsweek.com/saudis-tip-toe-war-isis-269674

    (a cura di Saleh Zaghloul – immagine di Guido Rosato)

  • OLI 412: LABORATORI – teatrAbile, un gruppo di ascolto e crescita

    Di lui avevo scritto un anno fa e ancora nel 2010. Oggi mi parla di un luogo aperto a tutti. Uno spazio di due ore, il mercoledì dalle 17.30 alle 19.30, al quale guardare “con sollievo”.
    Davide Tolu lo racconta come un momento in cui divertirsi, rilassarsi, esprimersi, perché in quello spazio si ha il diritto di farlo. E’ uno spazio protetto: di ascolto.
    Si parte il 1° ottobre, al Presidio Socio Sanitario di Genova Quarto, con il laboratorio teatrAbile voluto dalla Asl 3 e dall’Istituto per le Materie e Forme Inconsapevoli, certamente una bella notizia per chi pensa che per uscire dal disagio mentale sia indispensabile agire con gli altri e che l’arte sia il mezzo per favorire l’incontro e cancellare il muro tra chi soffre e chi non soffre. Sarà – mi spiega Davide –  un laboratorio in cui si impareranno le tecniche teatrali, lo stare in scena, l’ascolto del corpo, in una chiave piuttosto ludica – lui proviene dal teatro comico – che è estremamente liberatoria e favorisce un accesso alla creatività molto grande. Due ore per affinare anche la propria capacità di ascolto, in un quotidiano dove molti parlano in modo compulsivo e si ascolta poco. Per una persona che vive un disagio questo può diventare un momento davvero importante, racconta Davide, perché la sofferenza ti fa concentrare molto su di te. E’normale, è fisiologico, perché tu stai cercando di combattere questa cosa qui e non vivi nient’altro che la tua sofferenza, invece si può uscire fuori dal proprio dolore, con la possibilità di avere un’identità che non è chiusa dentro la propria pelle ma può allargarsi a un gruppo. Ed è esattamente l’idea di gruppo alla base del progetto. Un nucleo  – a partire da otto per arrivare ad un massimo di sedici persone – che comporrà, incontro dopo incontro, una propria soggettività e nel quale i partecipanti decideranno con Davide che strada percorre. No, non sarà un seminario in cui si decide di lavorare su un copione noto, ma trattandosi di un laboratorio che vede al centro le persone e non lo spettacolo, si deciderà successivamente se esprimersi in pubblico o meno.
    Per saperne di più www.davidetolu.it
    E la locandina accanto
    (Giovanna Profumo)