OLI 413: COMUNE – A Genova, immobili pubblici in saldo

“E tu dai gli uffici a me e io do casine a te”: più o meno così è sembrato funzionare il patto di permuta tra ufficio Patrimonio del Comune di Genova ed il privato con delibera approvata in consiglio comunale fresca fresca. Trattasi, si sostiene, di uno “scambio di pari valore” tra l’imprenditore edile Viziano e l’amministrazione, bisognosa di uffici cablati ed efficienti. “Non si potrebbe fare una gara per vendere gli immobili oggetto di cessione?”, si era chiesto al massimo dirigente dell’ufficio di cui sopra e così rispondeva l’interessato: “ Il fatto è che abbiamo chiesto la ristrutturazione al proprietario, il quale un paio d’anni fa ha rimesso in ordine i due piani occupati dagli uffici comunali”. Con tutti gli uffici belli nuovi che ci sono in giro… Scelte che l’amministrazione, immutata nei nomi con il cambiar delle giunte, fece con sorprendente lungimiranza, a crisi immobiliare già conclamata.
Dalla ventata di speranza nella nuova amministrazione ci si aspettava, perché no, una sorta di spoil system, un’innovazione della struttura, valorizzando competenze interne che non emergono. Altrove, forse non in Italia, ci sono un matematico o un ingegnere magari alle risorse umane: un dirigente non deve essere per forza un esperto della materia, bastano magari capacità gestionale.
La crisi immobiliare dunque già c’era, i prezzi di vendita ed affitto in caduta libera, ma tant’è si pensò ad un buon affare: 140mila euro di affitto per dei locali ammodernati, un affitto che oggi grava sulla casse comunali – che solo grazie alla spending review il Comune è obbligato a contenere –  quindi ecco il via alle permute. Una decina e più di immobili stimati due milioni e mezzo di euro, tra palazzine, appartamenti, spazi in sottosuolo, come quelli in Piccapietra, il locale interrato che la Rinascente non utilizza più e che l’intrigante progetto di Viziano con ascensore in cristallo tipo metrò di Barcellona, vorrebbe trasformare in box pertinenziali, nuove agevolazioni comprese, grazie alla recente delibera comunale con ampliamento fino ad un chilometro della pertinenzialità.
E via ai box con buona pace dei criteri di smart city, che vorrebbe Genova percorsa da sempre meno auto in centro città.
 Tra gli immobili ceduti anche una palazzina a Nervi, tre piani più abbaino e grande terrazzo, posizionata nella stretta via di Capolungo, che si affaccia interamente sui Parchi, una vista di quiete e di verde, il mare in lontananza, sotto le finestre la grande aiuola con la fontana desolatamente senz’acqua, a fianco della Galleria d’Arte Moderna: il piano rialzato ha un bel giardinetto nel Parco, mura antiche, si dice secentesche. Gli esterni sono cadenti, ma il valore del complesso non parrebbe proprio un bruscolino. Stima di valutazione secondo l’osservatorio immobiliare ufficiale, si sostiene, per quei luoghi una stima pari alla periferia più sfortunata. Così il primo piano delle Vespertine, posto in un altro palazzo della stessa via, con ampia veranda sul parco.
E allora qual è il problema? Il problema è che la sorte del patrimonio pubblico pare sia l’essere spesso sottostimato o ceduto in perdita, ringraziando chi se lo prende: lasciamolo però decidere al mercato con una bella gara. Il mercato immobiliare è in crisi, quegli immobili stanno lì da tempo e forse si sarebbero dovuti cedere prima, lo si sarebbe potuto fare ora, magari sotto forma frazionata. Il bel mistero infine è che a Genova non mancano certo gli uffici, le due megatorri Faro, che ormai hanno oscurato per sempre la vista della città, compresa la Lanterna, sono a poche centinaia di metri da via Cantore, dove ci sono gli imperdibili uffici che ha ceduto belli lustri, sorrisetto sotto invisibili baffi, l’imprenditore Viziano.
(Bianca Vergati – foto di Betti Taglioretti)