Autore: Redazione

  • V2 Day – Contro l’informazione che disinforma

    Davvero saranno stati 120 mila i presenti al V2 day di Grillo a Torino? O saranno stati 100 mila? O 80 mila? La cosa sicura è che quella di Grillo è stata la manifestazione che ha avuto più presenze e ricevuto più adesioni di qualsiasi altra tenuta quel giorno. Certo: non bisogna farsi impressionare dalla folla. Ma questa non era folla camellata, trasportata da treni o pulman generosamente offerti ma gente che per esserci aveva messo del suo: tempo, entusiasmo e denaro. E poi – vogliamo dirlo? – era una folla più variegata e più giovane di qualsiasi altra piazza di quel giorno. Una piazza che ha mandato una ovazione ai partigiani quando Grillo dal palco ha detto “Oggi è il 25 aprile 2008. La festa della Liberazione. I nostri padri, i nostri nonni non hanno finito il lavoro. Non per colpa loro. Se noi avessimo il loro cuore e il loro coraggio non saremmo finiti così. I partigiani hanno liberato l’Italia dal nazifascismo per ritrovarsi con l’occupazion e americana….”. Eccessivo? Forse.

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  • 25 Aprile – Ai laici rimangono soltanto fischi?

    Pomeriggio 25 aprile 2008: il cardinale Bagnasco attraversa, scortato, il lembo della piazza (transennata) che lo porta al Ducale per la cerimonia solenne dedicata alla Liberazione. Parte un fischio, poi un “buu” poi un altro. Si sa come vanno certe cose che basta cominciarle che subito prendono piede. Lui, il cardinale presidente della CEI (Conferenza episcopale) non fa una grinza: saluta con la mano e sorride. L’episodio riferito dai quotidiani locali è stato ripreso da Repubblica del 27 aprile che ha riportato la testimonianza di una fischiante e di un “esperto”, nel caso un professore di sociologia. Questi ha detto che i modi e i tempi delle contestazioni sono raramente quelli giusti ma ciò è dovuto al fatto che la gente protesta nelle occasioni che ha. E che i modi di tutti saranno più urbani quando le autorità, Chiesa compresa, apriranno finalmente l’ufficio reclami.

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  • Ilva – L’operaio si racconta a mezza voce

    A pochi giorni dal 1° maggio Repubblica – Il Lavoro (24 aprile ’08) sulle Acciaierie di Cornigliano: punto di vista dall’interno, testimonianza anonima.
    “L’altro giorno alle tre e mezza del mattino un ragazzo stava guardando l’ora sul cellulare, in quel momento è passato Riva e l’operaio si è beccato un rapporto disciplinare. E attenzione che non ti cada l’elmetto antinfortunistico di mano, perché altrimenti sono guai. Ecco questo è il clima che si respira ormai all’Ilva di Cornigliano”. Dopo alcuni mesi di cassa integrazione “siamo rientrati il 20 gennaio e la situazione non è facile, nemmeno dal punto di vista degli impianti, dato che quelli della banda stagnata risalgono agli anni Quaranta, Cinquanta, ma il problema non è nemmeno tanto il lavoro vero e proprio, quello lo conosciamo, il problema è il clima di terrore che si è instaurato”.

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  • Elezioni 2008 – Se “bisogno di protezione” diventa la parola magica

    Abbiamo perso le elezioni, ha detto a Repubblica (18 aprile ’08) il segretario del Pd Veltroni, per due ragioni di fondo La prima riguarda la società italiana “fortemente attraversata da un sentimento di insicurezza per esempio rispetto all’immigrazione e di paura per un possibile peggioramento delle condizioni di vita. Il voto che ha premiato la Lega riflette questo bisogno di protezione”.

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  • Costi della politica e mercato delle vacche

    Nell’editoriale del Secolo XIX di domenica 20 aprile, “Il suk della politica”, si osserva come, ad oggi, le riflessioni sul voto non hanno neppure sfiorato il problema dei costi della politica. Che pure sono stati a lungo al centro della discussione e dell’azione del governo Prodi che in proposito ha elaborato e rielaborato più volte una proposta di legge (Lanzillotta) che non ha avuto mai il via libera dalla stessa maggioranza. Per dire che il costi della politica è uno dei terreni su cui l’Unione ha fallito e non dei meno importanti.
    Una buona ragione – si legge nell’editoriale – perchè il nuovo governo si metta a fare sul serio tagliando così l’erba sotto i piedi agli epigoni dell’antipolitica. Come Beppe Grillo “un artista formidabile che da anni fustiga le cattive abitudini del sistema… Se a migliaia lo applaudono, non solo perchè sa far ridere, è giusto interrogarsi sulle ragioni di quegli applausi. E fra esse è facile incontrare l’indignazione legata agli smisurati costi voluttuari della politica”.
    Mostrare una concreta volontà di rinnovamento: tagliare i costi della Casta e disboscare le sovrastrutture istituzionali “madri sempre incinte di padrini, giannizzeri e famigli che dalla politica lucrano munifici stipendi” avrebbe anche l’effetto non secondario di contenere se non abolire il mercato – il suk – della politica. Il cambio di partito o di corrente, la crisi di vocazione politica sono stati ancora la volta (l’editoriale ricorda un bel po’ di casi liguri!) la costante che preceduto e accompagnato la formazione delle liste. “Un inverecondo mercato delle vacche” di cui i cittadini hanno chiesto a gran voce la chiusura.
    La parola ora torna alla politica e al futuro governo.
    (Manlio Calegari)

  • Elezioni – Se i greci ci guardano

    I greci sono spesso molto socievoli, non è difficile scambiare due chiacchiere anche con persone del tutto sconosciute, e questo rende la cosa anche più imbarazzante, perché nel negozio di ferramenta, o lungo un sentiero, o con un conoscente che si incontra di nuovo, dopo le prime parole di benvenuto arriva fatalmente la frase: “Berlusconi eh? Per la terza volta, eh.”, accompagnata da uno sguardo educatamente interrogativo, appena colorato da un accenno di ironia. Non è che i greci siano messi bene, hanno un governo di destra che sta in piedi con una maggioranza risicata, ed hanno alle spalle il crollo del Pasok sotto il peso di scandali ed inefficienze, ma con tutto ciò possono permettersi di guardarci con perplessità. C’è chi ti dice che per loro sarebbe impensabile un politico che abbia il monopolio informativo che possiede Berlusconi, e chi ti informa che in Grecia le riforme elettorali prevedono una norma di garanzia per cui le prime elezioni d opo il cambiamento devono avvenire ancora secondo il precedente sistema elettorale: quello nuovo entrerà in vigore solo alla tornata successiva. Ecco che in queste conversazioni rimbalzano indietro due errori capitali del centro sinistra: non avere affrontato subito, appena ve ne era la possibilità, il conflitto di interessi, mettendo anche in conto di cadere su questo punto, ed avere avuto una reazione debolissima al momento del colpo di mano del centro destra sulla riforma elettorale. Ma in Italia la sinistra largamente intesa pare che agisca sostenuta da un ottimismo privo di fondamento, come se ci fosse sempre il tempo per aggiustare le cose
    (Paola Pierantoni)

  • Cultura politica – 1968, siamo entrati in tanti e ne siamo usciti soli

    I quaranta anni dal 1968 ci tocca guardarli da questo 2008 dominato da un risultato elettorale che ha spazzato via la rappresentanza parlamentare della sinistra e che ha portato al governo la compagine più omogeneamente di destra dal dopoguerra ad oggi, Tambroni a parte. Occorre pensare davvero bene a come ciò sia potuto accadere, e a cosa si possa fare che non sia, semplicemente, una fuga.
    Una occasione di pensiero l’hanno avuta le non moltissime persone (una cinquantina, quasi tutte d’epoca, tra loro cinque o sei giovani) che venerdì 18 aprile sono andate alla prima delle quattro tappe di “Autoritratto di gruppo, la memoria politica e la letteratura”. Si tratta di una rassegna organizzata dalla Fondazione per la Cultura con lo scopo di presentare alcuni libri “che mettono al centro il periodo che prende avvio alla metà degli anni ’60 e arriva al rapimento Moro, nel ‘78”.

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  • Il topino intrappolato

    Chi ha fatto mancare i voti all’Arcobaleno? Tutte astensioni? O passati alla Lega o al Pdl? Sarà pentito Veltroni e il Pd d’aver scelto di correre da solo? Sarà vero che il Pd ha perso la Liguria perché aveva in lista troppi “foresti”? E Lega e Pdl a chi dovrebbero il loro successo? Ho 35 anni, una laurea e un dottorato di ricerca in materie scientifiche. Lavoro a Milano in una società che si occupa di formazione. Ho sempre votato “a sinistra”. Una volta, parecchi anni fa, sono andato a una riunione di Rifondazione per iscrivermi ma sono scappato via: in tutta la sera non avevo sentito una parola che avesse qualche significato per un ventenne. Da allora però il voto l’ho dato a loro. Questa volta no: astenuto.

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  • Versante Ligure – Over the Rainbow


    OVER THE RAINBOW

    O comunista, odi
    questa morale fresca:
    del poco è ben che godi
    così che non sparisca:
    se tu non vuoi più Prodi
    poi tornerà Berlusca.



    “Quando Fausto indica l’arcobaleno, Silvio sbrana il dito”

  • Ilva/1 – Riva corre da solo

    Se qualcuno pensava che solo chiudendo gli occhi il problema sparisse o che – tra omaggi di bulloni, convegni, promesse di sodalizi eterni – i pronostici sarebbero cambiati, oggi deve guardare in faccia la realtà, lasciarsi alle spalle il senso del ridicolo e trovare gli strumenti legislativi ed occupazionali per far fronte al disastro.
    Enti locali e sindacati devono abbandonare quello sguardo di sufficienza, rivolto in passato da alcuni di loro a cassintegrati e lavoratori dell’Ilva, per affrontare – come mai è stato fatto in tre anni – la vicenda siderurgia con serietà e determinazione.

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