Autore: Redazione

  • OLI 387: INFORMAZIONE – Fukushima è sparita dai giornali

    Non si riesce a capire il motivo per il quale il problema mondiale della centrale di Fukushima, colpita nel 2011 dallo tsunami che l’ha resa un problema da risolvere *per la sopravvivenza della vita sulla terra*, trovi così poca attenzione sui media nazionali.
    Da quando due anni fa la notizia tenne il mondo col fiato sospeso per alcune settimane, oggi se ci si limitasse a leggere le poche notizie diffuse da giornalie televisioni su questo argomento, si verrebbe portati a pensare che tutto sia ormai sotto controllo e che i potentissimi mezzi tecnici e cerebrali messi a disposizione dalla Tepco, società privata che ha in gestione Fukushima, abbiamo risolto ogni problema. Ma non è affatto così.
    E’ ormai evidente che la Tepco non è in grado di mettere in sicurezza Fukushima, e forse nessuno lo è veramente, è notizia di pochi giorni fa che il premier giapponese ha ufficialmente chiesto aiuto ai paesi più tecnologicamente avanzati affinché diano un aiuto tecnico. Pareva che non si decidessero mai, ma questa resa giapponese deve aver fatto perdere alla politica oggi al potere molti punti percentuali di gradimento dai suoi elettori, e se un premier di un paese democratico arriva a tale “suicidio” elettorale evidentemente la situazione deve essere davvero grave.
    Che lo sia, lo confermano alcune notizie ritrovate qua e là grazie ai motori di ricerca: uno sversamento di acqua radioattiva avvenuto perché nei serbatoi pare non siano stati installati non dico allarmi di massimo livello ma nemmeno dei semplici misuratori di livello – il che lascia di stucco per un ambito come quello nucleare – o che gli stessi serbatoi non siano stati costruiti per durare a lungo: nella fretta non ci si è posto il problema di eventuali ritardi nella procedura del loro successivo svuotamento. E’ poi notizia della settimana scorsa che un tifone avrebbe colto impreparata la Tepco, la quale si era fidata delle previsioni meteo: avrebbe “perso” per una seconda volta acqua radioattiva, che finirà in mare.
    Il Giappone pare aver perso lo smalto di precisione cronometrica che lo contraddistingueva: pare ormai caduta nel baratro della approssimazione, della corruzione. E potrebbe essere proprio la corruzione la causa scatenante dei problemi di Fukushima. Leggendo gli articoli, si pensa: “menomale” che in Italia il referendum sul nucleare ha dato l’esito di fermare la costruzione di centrali a fissione.
    A tranquillizzare un po’ ci pensa questo blog “antibufala” che riporta alcune informazioni in controtendenza: http://tagli.me/2013/09/24/tutte-le-bufale-su-fukushima-2-il-pericolo-di-catastrofe-radioattiva/
    Un po’ di link:
    http://it.euronews.com/2013/08/28/fukushima-fuga-acqua-radioattiva-serio-incidente-di-livello-3
    http://it.euronews.com/2013/10/17/giappone-tifone-provoca-perdita-radioattiva-a-fukushima/
    http://it.euronews.com/2013/09/03/fukushima-governo-stanzia-47-miliardi-di-yen-per-acqua-contaminata
    http://it.euronews.com/2013/08/07/disastro-di-fukushima-il-premier-abe-chiede-provvedimenti-all-esecutivo
    http://www.greenstyle.it/fukushima-il-premier-abe-chiede-aiuto-al-mondo-56155.html
    http://www.ilfattoquotidiano.it/2013/10/10/fukushima-giappone-chiede-aiuto-alla-comunita-internazionale/739956/
    (Stefano De Pietro)
  • OLI 387: TEATROGIORNALE- La raccomandazione

    In cucina, attorno a un tavolo. 

    -Allora, sei contento?
    A parlare è lo Zio Carlo, un uomo sulla sessantina dallo sguardo franco e sorridente.
    -Ti devo ringraziare zio ma…
    Giovanni è un ragazzo sui ventisette anni, indossa una maglietta di yoda che fa il dj con gli occhiali da sole. Sta torturando la tazzina del caffè e non riesce a fermare il piede destro né a guardar lo zio negli occhi.
    -Ma cosa? Ho sentito il mio cliente, ti assumono. Da domani andrai a lavorare al Quirinale. Niente di che: starai in portineria, pulirai le scale non ho ben capito ma un bel contrattino di un paio di mesi, per iniziare, così vedi come va.
    Lo zio dà un ultimo sorso al caffè, lascia cadere pesantemente la tazzina sul piattino e il rumore della porcellana fa trasalire il ragazzo.
    -Zio grazie, davvero ma… ecco…. ne ho parlato anche con papà e, non so come dirtelo, ho un po’ di paura.
    -Paura e perché?

    Il ragazzo si alza e si ripara dietro lo schienale della sedia, guarda lo zio negli occhi. 
    – Che mi ammazzino zio.
     Lo zio non sorride più. 
    -Vai al Quirinale mica in guerra, vai a pulire i cessi degli onorevoli mica a fare la guardia del corpo. 
    In sala qualcuno ha acceso la televisione.
     -Si, è che… magari mentre vado al lavoro qualcuno decide, che ne so, di sparare a Letta. 
    -E perché povero Letta? 
    -O ad Alfano? 
    -E che ha fatto di male? 
    -O magari qualcuno si dà fuoco nel piazzale dove posteggio la moto. 
    – Dici che c’è questo pericolo? 
    Lo zio riprende a sorridere. 
    -Zio, è pieno di gente che non ne può più, che appena vede un’auto blu inizia ad andargli addosso… 
    – Mi sembra che stai esagerando, Giovanni. 
    -Zio ma non ti ricordi di quella tipa che faceva la precaria in un comune del nord? Un disperato è andato e le ha sparato.
     -Va beh, è stato un caso. 
    -E di quell’altro che ha sparato ai carabinieri di guardia al Quirinale il giorno dell’Insediamento del governo? 
    -Ma tu stai dentro, nei gabinetti. 
    -Si, ma se uno arriva con una macchina piena di tritolo e si caccia nel portone a tutta velocità? 
    Ora Giovanni è in piedi davanti allo zio e lo guarda negli occhi. 
    -Zio, io non ci vado a lavorare al Quirinale. Piuttosto mi imbarco e vado a pulire i cessi in una nave petroliera.
     Lo zio adesso è confuso, non sa se ridere o arrabbiarsi. 
    -Non voglio fare la fine del numero sui giornali: “Nell’attentato di oggi quaranta morti e nessun onorevole”. Ti ringrazio ma preferisco fare dell’altro. 
    Lo zio tenta un ultimo sorriso prendendo il nipote per il braccio. 
    -Cosa gli dico ora al mio cliente dai… è stato gentile. Che mio nipote ha paura degli attentati? Dai… mica siamo in Algeria, siamo in Italia. Siamo il primo mondo, siamo un paese civile, siamo in una democrazia, siamo… 
    Dalla sala provengono spari e urla.
    [Questo racconto è una finzione liberamente ispirato a un fatto di cronaca così come è stato presentato dai mezzi di informazione e filtrato dalla fantasia dell’autrice.]
    (Arianna Musso – Foto da internet)
  • OLI 386: PAROLE DEGLI OCCHI – Urla tra i sassi

    (Matera, agosto 2013 – Foto di Giovanna Profumo)
  • OLI 386: COMUNE – Le partecipazioni per le partecipate

    Un “matrimonio” tra pubblico e privato per salvare la situazione, con le “partecipazioni” inviate al Consiglio comunale in una delibera di fine luglio. Così il sindaco Doria ha finalmente calato la maschera, e si è allineato alle richieste che una parte preponderante del Pd sta avanzando da tempo, a cominciare dalla prima delibera Amt del giugno 2012, dove si dava mandato alla giunta di pensare ad una possibile entrata dei privati nella compagine sociale.
    Dopo un anno esatto la richiesta si allarga alle principali aziende quali Aster, Amiu, quest’ultima tra l’altro in attivo di bilancio, arrivando al progetto di alienazione totale su quanto considerato non strategico, ossia Bagni Marina – l’azienda che governa i bagni comunali – e sulle farmacie comunali. Naturalmente la mano nera colpisce ma ritrae l’artiglio, lasciando l’ingrato compito di presentare la cosiddetta “delibera partecipate” al Consiglio comunale a firma del Sindaco stesso e dell’assessore al bilancio e alle partecipate Miceli, Lasciando fuori una catastrofe come Fiera di Genova, anzi interessata da un’azione di salvataggio multimilionaria piuttosto strana ed effettuata sul filo della legalità (si parla di 40 milioni di euro, con l’affidamento al comune del padiglione blu che Fiera non riesce a pagare). Ma anche salvando Sportingenova da un palese fallimento: con i suoi 15 milioni di euro di debito accumulato non pagando le bollette, sarà chiusa, ma non prima di aver ricomprato gli impianti sportivi cedendo parte degli immobili di proprietà del Comune in uno scambio immobiliare che qualcuno in giunta ha definito a “costo zero”: davvero incredibile. Per Sportingenova la delibera viene fatta poi passare in Consiglio con un voto della maggioranza, senza aver avuto modo di leggere i bilanci, chiesti e richiesti e apertamente negati dalla Giunta in più occasioni.
    Dopo un’opposizione ferrea del Movimento 5 Stelle, che con più di 600 emendamenti e ordini del giorno presentati ha consentito di rimandare la delibera delle privatizzazioni al primo Consiglio comunale di settembre, seguito del successivo ritiro della stessa da parte della Giunta con la promessa di ripresentarla dopo una serie di consultazioni con OOSS e dirigenze, ci si aspetta adesso a giorni che ricompaia in commissione per la discussione e la “chiamata in aula”, atti istituzionali obbligatori.
    A seguito di questo ritardo favorevole, il M5S si è organizzato, invitando al confronto le OOSS, la dirigenza, ma anche direttamente i lavoratori e, novità assoluta per il Comune di Genova, i cittadini utenti. Fino ad oggi si sono susseguiti diversi incontri, tra i consiglieri cinquestellati e molte delle parti invitate, consentendo di chiarire i rispettivi punti di vista, talvolta fortemente contrari alla privatizzazione anche da parte della dirigenza, altre volte allineati con le direzioni della Giunta. Il punto di vista del M5S è quello di convincere l’amministrazione, tra le altre cose, che considerare Farmacie comunali e Bagni marina aziende non strategiche e quindi certamente cedibili è un grave errore sociale, che porterà conseguenze negative per i cittadini, aumenti di tariffazione, riduzione di servizi scomodi dal punto di vista commerciale ma necessari per il sostegno sociale a chi fosse più in difficoltà. E naturalmente di non privatizzare, visto che è ormai certo che si andrebbe incontro a tagli del personale, e alla formazione delle solite “bad company” che resterebbero a carico del Comune per salvare posti di lavoro rifiutati dai privati, i nuovi patron anche con la minoranza delle azioni, grazie agli inevitabili patti parasociali: vedi Ami e Amt ai tempi dell’ingresso dei francesi.
    Pubblicheremo i documenti del Consiglio man mano che perverranno alla redazione, per consentire ai lettori di seguire questo ennesimo capitolo nefasto della storia di Genova.
    Intanto, ecco la delibera di Luglio.
    (Stefano De Pietro)

  • OLI 386: IMMIGRAZIONE – Il sogno americano sarà mai italiano?

    “Rachid il laureato”, titolava così pochi giorni fa Repubblica e i Tg hanno dedicato gioiosi servizi alla storia del giovane marocchino, 26 anni, arrivato quattordici anni fa con i fratelli e laureatosi al Politecnico di Torino, vendendo accendini e fazzoletti. I compagni stralunavano ad incontrarlo fuori dalle aule, ma poi è diventato uno di loro, la gioventù non è così classista.

    Un vanto per la nostra Università, frequentata da 66 mila stranieri, di cui 52 mila extracomunitari, un bel traguardo per il ragazzo immigrato e anche per il Bel Paese perché significano nuova linfa, nuovi talenti, che diventeranno parte della nostra società, così vecchia e così giovanilmente “ignorante”per competenze alfabetiche, secondo l’Ocse in coda ai Paesi occidentalizzati.
    Il Sole 24 ore, nel suo inserto di Economia e Società del 29 settembre, pochi giorni prima di Lampedusa, dedicava una pagina  “all’immigrazione che fa profitti”, gli immigrati sono anche produttori e consumatori. Provocatorio e un po’ “leghista”,  l’articolo analizzava invece pacatamente il saggio di Alvaro Vargas Llosa “Global Crossing:immigration, civilization, and America”: riguardo l’immigrazione non c’è nulla di nuovo e nulla da temere, si sottolineava, se non i luoghi comuni.
    Oggi l’immigrazione internazionale pesa per il 3% della popolazione mondiale e la questione islamica ne riguarda una percentuale modesta,  mentre l’argomento migliore su cui giocano i “chiusisti” è l’idea che la ricchezza, ovvero l’occupazione, sia una torta da fare a fette, ogni lavoro ad un immigrato sottrae pane ad un lavoratore autoctono. Ma, rileva l’autore, se così fosse, come mai negli Usa dal 1950 fino alla crisi del 2008, quando si è triplicata la forza-lavoro composta pure da tanti  immigrati, non si era mai registrato alcun aumento a lungo periodo nel tasso di disoccupazione?
    Si dirà poi che gli immigrati competono in prevalenza per lavori a bassa specializzazione, vanno a danneggiare una categoria di lavoratori fra i più deboli; ma sostiene Vargas, “gli immigrati hanno quasi per definizione spirito imprenditoriale”: un sesto delle start up  statunitensi è sorto per iniziativa di un americano di prima generazione. Cita esempi illustri, come Sergey Brin di Google, che lasciò la Russia da bambino, Pierre Omidyar, fondatore di Ebay, figlio di immigrati iraniani, Jerry Jang, di Yahoo, arrivato da Taiwan.
    Nel nostro Paese una larghissima maggioranza di nuovi imprenditori sono stranieri, anche sotto casa vediamo tanti negozi di frutta e verdura un tempo spariti e ora riaperti da immigrati, che cercano una chance di vita dignitosa, aiutano la nostra economia. Eppure in Italia ci vogliono fino a ventiquattro mesi per ottenere lo stato di rifugiato, e aridi, realistici conti rilevano che un rifugiato costa trenta euro rispetto ai centosedici di un detenuto.
    Curiosamente, nell’Europa, che pure considera la libertà di movimento uno dei suoi pilastri, solo un europeo su dieci è nato da genitori stranieri: al di là della pietas per il cimitero del mare, forse siamo noi del civile Antico Continente i veri chiusisti.
    (Bianca Vergati – foto di Giovanna Profumo)

  • OLI 386 – Voci dalla stampa internazionale

    Miracolo alla Banca Vaticana
    International Business Times, 2 ottobre 2013, Christopher Harress: “Per la prima volta in 125 anni, la banca vaticana, o Istituto per le Opere di Religione (IOR), ha pubblicato un rapporto annuale in quello che sembra essere un tentativo di maggior trasparenza e deviare le accuse di corruzione che hanno scosso la banca negli ultimi anni . Il rapporto di 100 pagine mostra che nel 2012 i profitti si sono quadruplicati rispetto al 2011, passando dal 20,3 milioni di euro (27,5 milioni dollari) a 86,6 milioni di euro (111 milioni dollari). La relazione indica inoltre che la banca ha 4.9 miliardi di euro (6,73 miliardi dollari) in attività e 769 milioni di euro (1,039 miliardi di dollari) in fondi azionari, 41,3 milioni di euro (55,8 milioni dollari) in oro, monete e altri metalli preziosi che compongono il totale”. http://www.ibtimes.com/pope-opens-books-first-ever-vatican-bank-report-shows-savvy-trading-big-profit-jump-1413626

    Bande di Buddhisti uccidono una donna di 94 anni
    Salon, 2 ottobre 2013, Khin Ma “Famiglie musulmane terrorizzate si sono nascoste nelle foreste del Myanmar occidentale mercoledì, dopo essere sfuggite da un nuova ondata di mortale violenza settaria, proprio mentre il presidente visitava la regione divisa. La scoperta dei quattro corpi ha portato il bilancio delle vittime degli ultimi scontri fino ad almeno cinque. I disordini del martedì, nei pressi della città costiera di Thandwe, hanno visto bande di buddisti uccidere una donna di 94 anni e altri quattro musulmani e bruciare decine di case, nella persistente incapacità del governo di fermare la diffusione della violenza settaria”. http://www.salon.com/2013/10/02/myanmar_muslims_hide_amid_deadly_sectarian_clashes/

    Razzismo israeliano nei confronti degli iraniani
    The Washington Post, 30 settembre 2013, David Nakamura e William Booth: “I persiani hanno usato queste tattiche per migliaia di anni, prima che esistesse l’America”, ha detto un alto funzionario israeliano”. http://www.washingtonpost.com/politics/israels-netanyahu-warns-president-obama-not-to-be-fooled-by-irans-overtures/2013/09/8660b63c-29db-11e3-97a3-ff2758228523_story.html

    Siria: Quanto sono carini gli USA e i loro alleati
    The Washington Post, 30 settembre 2013, Colum Lynch: “Alcuni dei più potenti gruppi di insorti che combattono nella guerra civile sposano un’ideologia islamista radicale, ma gli Stati Uniti e i suoi alleati hanno cercato di sostenere la forza delle forze più moderate.” http://www.washingtonpost.com/world/national-security/syrias-foreign-minister-likens-countrys-civil-war-to-sept-11-attacks-on-new-york/2013/09/30/175f26b2-29f7-11e3-b139-029811dbb57f_story.html

    Discriminazione etnica in Svezia?
    DN.se, 23 settembre 2013, Niklas Orrenius:”L’unica cosa che accomuna tutti nel Registro di sistema è che essi stessi sono Rom, o che hanno una relazione con un rom.” “la registrazione etnica è illegale in Svezia. DN ha parlato con diversi avvocati, i quali dicono che il registro è in violazione di diverse leggi in materia di diritto svedese. Nel documento, che contiene le relazioni personali, indirizzi e informazioni, può anche violare la Convenzione Europea sui Diritti Umani, articolo 8, che prevede il diritto al rispetto della vita privata e familiare”.
     http://www.dn.se/nyheter/sverige/over-one-thousand-children-illegally-registered/
    (Saleh Zaghloul) 

  • OLI 386 – G8 DI GENOVA: Per non archiviare Carlo

    Giuseppe Filetto l’immagine simbolo di quei giorni di luglio non l’ha più voluta guardare. Ha cercato di non soffermarcisi, passando oltre. E’ la fotografia di Carlo Giuliani ammazzato, la scena che si è ritrovato davanti lui, quando, con due medici, è arrivato in piazza Alimonda . Filetto per fare il suo mestiere di giornalista si era travestito da infermiere della croce rossa ed aveva girato su un’auto medica per tutto il giorno.
    Quella, ha spiegato, è la foto “della cronaca di una morte annunciata, iniziata la mattina del 20, alle undici circa. Eravamo in Piazza Paolo da Novi e abbiamo visto che una ventina, una trentina di giovani avevano iniziato smontare le impalcature di un cantiere edile, a smontare le inferriate di un’aiuola, a riempire gli zaini di pietre, e dall’altra parte della piazza c’erano un centinaio, forse più, di carabinieri, polizia che guardavano e non intervenivano e ci chiedevamo per quale motivo stesse succedendo questo. Poi lo abbiamo capito al pomeriggio, dopo le 17.25, perché stava succedendo questo. L’abbiamo capito quando poi il corteo dei Cobas è stato invece caricato, mentre venti giovani che smontano le impalcature non vengono minimamente disturbati, poi un corteo dei Cobas viene caricato un’ora dopo”.
    Inquadrature, testimonianze, filmati, atti, vengono rievocati per ricostruire la trama della tragedia che ha segnato l’apice dell’assedio di Genova sotto il G8. E sono raccontati ai genovesi che il 3 ottobre, al Centro documentazione Carlo Giuliani, sono venuti per la presentazione del libro “Non si archivia un omicidio”, scritto da Giuliano, padre del ragazzo. Scritto perché la foto della cronaca non si può archiviare e per restituire al figlio “attraverso tutta la documentazione, la verità”.
    Un libro per denunciare “le singole persone” e la logica che non ha voluto celebrare il processo, una logica determinata “dal voler togliere da mezzo la cosa più grave accaduta in quei giorni e cioè l’uccisione di un ragazzo”.
    Giuliani descrive un clima, individua le responsabilità di chi era in piazza Alimonda racconta di pubblici ministeri che non hanno fatto il loro dovere, chiedendo l’archiviazione sulla base di una consulenza che sosteneva “l’invenzione” dello “sparo per aria” “che ha incrementato il giudizio di legittima difesa”. Ma ci si chiede anche perché Placanica, già stordito dai lacrimogeni viene fatto salire sulla camionetta e portato in giro per Genova armato.
    Parallele a piazza Alimonda e alla morte di Carlo corrono altre vicende giudiziarie del G8 come la Diaz – per la quale ci sono voluti otto anni prima che Michelangelo Fournier dichiarasse che si era trattato di “macelleria messicana” – ma che è arrivata a sentenza, grazie a pubblici ministeri adeguati e alla prova regina, “un filmatino di quindici secondi che mostra” i rappresentanti delle forze dell’ordine con le molotov, il falso in atto, moltov per le quali le vittime della Diaz si sarebbero prese “oltre alle botte” anche quattordici anni di carcere, per terrorismo.
    “Non si archivia un omicidio” dice il padre di Carlo è un libro che “può servire ai pigri” che allora si sono fermati a quanto raccontato in televisione e che oggi vogliono andare oltre. Ma è anche un libro che si rivolge a chi, in questa Italia tragica e desolante, vuole fare della legge la propria professione.
    (Giovanna Profumo – immagine da internet)

  • OLI 386: TEATROGIORNALE- Dialogo di A e B in spiaggia

    [Questo racconto è una finzione letteraria liberamente ispirato a un fatto di cronaca così come è stato presentato dai mezzi di informazione e filtrato dalla fantasia dell’autrice.]

    [A sta mangiando dei semi tostati e sputa le pellicine o i pezzi troppo duri nella sabbia. B sta pescando, oltre la canna ha un secchio e una borsa di vimini. Il palcoscenico è vuoto, il fondale è un tramonto tropicale da cartolina un po’ spiegazzato.]
     A -Sono degli scarafaggi.
     B -No, scarafaggi no, non è vero, sei ingiusto.
     A -Formiche?
     B -Neanche, le formiche sono laboriose, questi invece sono tutto tranne che laboriosi.
     A -Cavallette?
     B -Meglio.
     A -Insomma è tutta colpa di Nasheed.
     B -Indubbiamente. [B tira su la canna da pesca, vi è attaccato un pesce di plastica, lo guarda soddisfatto e continua a pescare.]
     A -L’altro giorno ne ho visto uno in moschea.
     B -Puzzano.
     A -E si aggirano da una parte all’altra, mi fanno un’impressione. E tutti a scacciarli: “Via, via, dovete stare più in là”. Ma loro nulla, sgattaiolano da ogni parte: ne blocchi uno e ne ai già tre, lì ad infastidire la gente che prega.
     B -Hai provato col Baygon?
     A -Non basterebbe, credi a me.
     B -Il cianuro?
     A -Si, delle bottigliette di birra riempite di cianuro all’entrata della moschea.
     B -Non mi sembra una grande idea.
     A -E’ che alla fine si stava meglio prima, quando erano confinati. Per il loro allevamento non ci guadagnavamo tanto, noi cittadini, ma almeno evitavamo di averceli intorno.
     B – Io l’avevo detto.
     A – Sì, ma pensavo che avremmo allevato anche noi quelli di razza, non questi che ci invadono le case, le strade, non puoi neanche più pregare in pace.
     B -Insomma è tutta colpa di ?
     A – Nasheed.
     B – Bravo. [B tira fuori un panino dal cestino di vimini che divide in due, lo offre ad A e iniziano a mangiare, in lontananza si sente una musica hawaiana.]
     A -E poi mi fanno impressione.
     B -L’hai già detto.
     A -Lo so ma è che non riesco proprio ad abituarmi, sembrano come noi, ma non lo sono, sono sempre lì che vogliono comprare qualcosa, l’altro giorno perfino la stuoia di casa si volevano comprare.
     B -E tu gliel’hai venduta?
     A -No!
     B -Bravo
     A -La stuoia di casa mia è mia, se loro vogliono una stuoia che vadano dalla vecchia Salma a farsene fare una. Che la paghino a lei, mica a me che poi devo andare a farmela rifare.
     B -Giusto.
     A -Come fanno a non capire che gli viene un colpo di sole a stare tutti nudi sulla spiaggia a mezzogiorno.
     B -Forse hai detto bene, sembrano come noi.
     A – Ieri una di loro gironzolava attorno a mia moglie: “Ma non le da fastidio andare in giro così coperta? Ma perché permette a suo marito di farla coprire così?” E mia moglie che agitava la mano: “Sciò, sciò.”
     B – E tuo figlio invece la aspettava fuori.
     A -Ecco, anche questo non va bene: gli danno due soldi e questi ragazzi pensano che sia più facile scarrozzare in giro questi… cosa abbiamo detto che erano?
     B -Cavallette
     A -Si, cavallette invece che andare a pescare o fabbricare le reti.
     B – Insomma è tutta colpa di ?
     A – No, non solo di Nasheed, anche mia che l’ho votato. Meglio allevamenti di turisti di razza, confinati in isolette disabitate, ora ne sono convinto anche io. E che se ne vada in malora Nasheed e tutte le cavallette del mondo!
     [Il pesce inizia a tirare la canna, B la tiene ma il pesce sembra molto grande, anche A lo aiuta. La musichetta hawaiana diviene remixata, si trasforma in un huz huz da discoteca, da dietro le quinte escono sei quod in fila. Gente varia in camicie hawaiane e costume, le donne in bikini luccicanti. Tutti urlano, qualcuno guida in piedi. Due di questi lanciano bottiglie di Jack Daniel sul palco. A e B lasciano la canna che cade giù dal palco, i quod girano attorno ai due che si stringono impauriti. La musica diventa assordante, le luci strobo. Buio. In lontananza si sente il canto dell’Imam.]

    repubblica.it: maldive-il-voto-sulla-rivoluzione-dei-backpaker/228332
    (Arianna Musso – Foto da internet)

  • OLI 386: LETTERE – Europa, riflessioni dal Bar Sport

    Venerdì 11 ottobre mi trovavo come di consueto al Bar dove quasi ogni mattina faccio colazione e dove sfoglio pigramente il quotidiano della mia città partendo dalle prime pagine per affrettarmi verso le pagine della rubrica sportiva (sapete faccio parte di quella schiera di persone un po’ affaticata per dire cosi…) quando incappo in un articolo divertentissimo su un ex giocatore della Sampdoria, Federico Piovaccari, trasferitosi alla Steaua di Bucarest gloriosa società della capitale Romena. L’articolo riportava le fortunate vicende del calciatore italiano immigrato in Romania diventato in pochissimo tempo idolo della tifoseria a suon di goal e buone prestazioni, ma soprattutto si soffermava sulle vicende del chiacchieratissimo patron della Steaua ossia Gigi “Big” Becali…e lo faceva in tono davvero divertente e ironico raccontando episodi più o meno ridicoli sulle uscite dell’istrionico presidente tipo “vinsi tre giocatori giocando a poker” oppure “ho comprato un aereo perché quello che aspettavo era in ritardo” ma anche sul presunto passato poco chiaro, facendo notare altresì che il presidente si trova al momento in carcere a scontare una pena detentiva di sei anni per presunte mazzette all’esercito nel primo periodo post-comunista dell’attuale Repubblica romena. Terminando, Il Secolo XIX ridicolizzava ulteriormente Becali chiamando in causa le vicende di un suo fratello venditore di Rolex falsi in quel di Napoli; il ritratto che ne usciva era davvero ridicolo e divertente, faceva sorridere pensando ad una realtà, quella dell’est Europa, dove ancora tutto è concesso e dove c’è spazio per improvvisazione e intrallazzo. Tuttavia, si dà il caso che, essendo sposato con una ragazza romena, conosca più o meno da dentro le vicende dell’amatissimo e sottolineo amatissimo, presidente della Steaua che mi ricorda moltissimo un altro amatissimo presidente di una società di calcio italiana noto anch’egli per uscite istrioniche e divertenti, pensate che il burlone voleva far passare una sua amante minorenne per la nipote di Mubarak! O che si divertiva a fare le corna agli altri premier nelle foto ufficiali! (perché da noi Lui è anche un “grande” politico). Sapete però che differenza ho notato? Che i romeni hanno messo in gabbia il povero Gigi “Big” Becali! Che gente eh? Privi del ben che minimo senso dell’humor…
    (Riccardo Badi – immagine da internet)

  • CARTOLINE DI OLI – Immigrazione:il M5S e le leggi da cancellare

    Certo che il Movimento 5 Stelle deve chiarire la sua posizione su immigrazione e asilo, certo che non mi piace quello che sostiene sulla disumana situazione delle nostre carceri: su questo ha ragione il Presidente della Repubblica, ma è molto significativo che tra tutti i gruppi presenti al Senato della Repubblica siano stati due senatori del Movimento a presentare l’emendamento (passato in commissione) per l’abrogazione del reato di clandestinità. Questo mi piace e la dice lunga sulla drammatica situazione degli altri gruppi parlamentari. Più i parlamentari del Movimento 5 Stelle capiscono che non è soltanto questione di onesti e disonesti (importantissima, per carità), più si emancipano dal loro capo (Grillo ha già dichiarato che la presentazione dell’emendamento è iniziativa personale), più mi piaceranno. Non basta cancellare il reato di clandestinità ma tutta la legge Bossi – Fini e tutto il decreto Maroni sulla sicurezza per iniziare a ragionare sul miglioramento della Turco Napolitano. In questo concordo con quanto ha scritto Franca Fortunato nel suo articolo pubblicato su Il Quotidiano della Calabria il 09.10.2013: “Alla presidente della Camera Laura Boldrini e alla ministra dell’Integrazione Cécile Kyenge, e a quante/i volessero seguirle, chiedo con forza di alzare le loro pretese e chiedere autorevolmente la cancellazione della vergogna dei Centri di Identificazione ed Espulsione (CIE), del decreto legge sulla “sicurezza” e della Bossi – Fini. Non permettano che la loro esperienza di donne venga neutralizzata dai partiti al Governo e in Parlamento, in nome della “stabilità””.
    (Saleh Zaghloul – immagine di Guido Rosato)