In cucina, attorno a un tavolo.
-Allora, sei contento?
A parlare è lo Zio Carlo, un uomo sulla sessantina dallo sguardo franco e sorridente.
-Ti devo ringraziare zio ma…
Giovanni è un ragazzo sui ventisette anni, indossa una maglietta di yoda che fa il dj con gli occhiali da sole. Sta torturando la tazzina del caffè e non riesce a fermare il piede destro né a guardar lo zio negli occhi.
-Ma cosa? Ho sentito il mio cliente, ti assumono. Da domani andrai a lavorare al Quirinale. Niente di che: starai in portineria, pulirai le scale non ho ben capito ma un bel contrattino di un paio di mesi, per iniziare, così vedi come va.
Lo zio dà un ultimo sorso al caffè, lascia cadere pesantemente la tazzina sul piattino e il rumore della porcellana fa trasalire il ragazzo.
-Zio grazie, davvero ma… ecco…. ne ho parlato anche con papà e, non so come dirtelo, ho un po’ di paura.
-Paura e perché?
Il ragazzo si alza e si ripara dietro lo schienale della sedia, guarda lo zio negli occhi.
– Che mi ammazzino zio.
Lo zio non sorride più.
-Vai al Quirinale mica in guerra, vai a pulire i cessi degli onorevoli mica a fare la guardia del corpo.
In sala qualcuno ha acceso la televisione.
-Si, è che… magari mentre vado al lavoro qualcuno decide, che ne so, di sparare a Letta.
-E perché povero Letta?
-O ad Alfano?
-E che ha fatto di male?
-O magari qualcuno si dà fuoco nel piazzale dove posteggio la moto.
– Dici che c’è questo pericolo?
Lo zio riprende a sorridere.
-Zio, è pieno di gente che non ne può più, che appena vede un’auto blu inizia ad andargli addosso…
– Mi sembra che stai esagerando, Giovanni.
-Zio ma non ti ricordi di quella tipa che faceva la precaria in un comune del nord? Un disperato è andato e le ha sparato.
-Va beh, è stato un caso.
-E di quell’altro che ha sparato ai carabinieri di guardia al Quirinale il giorno dell’Insediamento del governo?
-Ma tu stai dentro, nei gabinetti.
-Si, ma se uno arriva con una macchina piena di tritolo e si caccia nel portone a tutta velocità?
Ora Giovanni è in piedi davanti allo zio e lo guarda negli occhi.
-Zio, io non ci vado a lavorare al Quirinale. Piuttosto mi imbarco e vado a pulire i cessi in una nave petroliera.
Lo zio adesso è confuso, non sa se ridere o arrabbiarsi.
-Non voglio fare la fine del numero sui giornali: “Nell’attentato di oggi quaranta morti e nessun onorevole”. Ti ringrazio ma preferisco fare dell’altro.
Lo zio tenta un ultimo sorriso prendendo il nipote per il braccio.
-Cosa gli dico ora al mio cliente dai… è stato gentile. Che mio nipote ha paura degli attentati? Dai… mica siamo in Algeria, siamo in Italia. Siamo il primo mondo, siamo un paese civile, siamo in una democrazia, siamo…
Dalla sala provengono spari e urla.
[Questo racconto è una finzione liberamente ispirato a un fatto di cronaca così come è stato presentato dai mezzi di informazione e filtrato dalla fantasia dell’autrice.]
(Arianna Musso – Foto da internet)