Autore: Redazione

  • OLI 383: ESTERI – Voci dalla stampa internazionale

    I jihadisti e l’Occidente
    The New York Review of Books, 24 giugno 2013, articolo di David Bromvic: “Ci siamo schierati con i ribelli islamici in Afghanistan, sotto il nome di combattenti Mujahideen, e contro gli stessi ribelli sotto il nome di Talebani e di al-Qaeda; abbiamo combattuto contro di loro in Iraq durante l’insurrezione del 2004, e ci siamo schierati al loro fianco come finanziatori e alleati quando, nel 2007, sono diventati il “Risveglio sunnita”; eravamo contro di loro in Mali, in Somalia e nello Yemen, ma alleati con loro come milizie coraggiose in Libia; e ora in Siria, siamo sia con loro che contro di loro, alleati nella misura in cui sono d’accordo con noi nel attaccare il governo, ma avversari perché vogliono dominare o uccidere i ribelli moderati ai quali intendiamo fornire armi. Faremo la guerra contro di loro dopo che ci hanno aiutato a vincere la guerra contro Assad.” http://www.nybooks.com/blogs/nyrblog/2013/jun/24/stumbling-into-syria/

    Se è laica, non può essere islamica (ebraica o cristiana). Se è islamica, non può essere laica.
    The New York Times, 23 giugno 2013, articolo di Bill Keller: “egli è a favore di una più laica democrazia islamica”. http://www.nytimes.com/2013/06/24/opinion/keller-inching-into-syria.html?hp&_r=3&pagewanted=all&

    Questo esercito (australiano) è in Afganistan per difendere le donne afghane
    ABC NET, 14 giugno 2013, articolo di Simon Lauder: “Dr Wadham, un ex soldato di fanteria, dice che l’uso di immagini per denigrare le donne è una tradizione di lunga data nelle Forze di Difesa Australiane, ma dice inoltre che il coinvolgimento del personale senior dimostra che il problema potrebbe essere molto peggio di quanto si pensi.” http://www.abc.net.au/news/2013-06-13/experts-say-sexism-is-deeply-ingrained-within-defence-force/4752658

    Razzismo in Italia
    Enca-AFP 14 giugno 2013: “Un consigliere appartenente al partito anti-immigrazione della Lega Nord Italia ha augurato al primo ministro nero del paese di essere violentata, scatenando una protesta e la sua espulsione dal partito.” “Kyenge, un’oculista e cittadina italiana originaria della Repubblica Democratica del Congo (RDC), è stata sottoposta a continui attacchi razzisti da quando è stata nominata ministro nel mese di febbraio.” http://www.enca.com/world/councillor-calls-black-italian-minister-be-raped

    Arabia Saudita, arrestate 100 studentesse saudite
    Arabia News MSN, 13 giugno 2013: “Arrestate 100 studentesse saudite che partecipavano a una “festa degli adulatori di Satana.” arabic.arabia

    Erdogan e la repressione dei giornalisti in Turchia
    Spiegel Online International, 12 giugno 2013, articolo di Michael Sontheimer: “Quando il cancelliere tedesco Angela Merkel ha visitato Ankara a fine febbraio, ha detto che aveva “sottolineato che vorremmo vedere giornalisti messi in condizione di lavorare liberamente senza essere arrestati per così tanto tempo.” Erdogan ha nettamente contraddetto la cancelliera in occasione della conferenza stampa congiunta. “Non più di una manciata di giornalisti erano stati arrestati in Turchia”, ha detto, e “non a causa dei loro articoli, ma perché sono golpisti, contrabbandieri di armi e terroristi.” http://www.spiegel.de/international/world/media-repression-in-turkey-intimidates-and-imprisons-journalists-a-905164.html

    “Gay-friendly”
    Y NET NEWS, 06 giugno 2013: “Solo il 40% degli israeliani ritiene che l’omosessualità è qualcosa che la società deve accettare”, “contro il 88% in Spagna.” http://www.ynetnews.com/articles/0,7340,L-4391274,00.html

    Distrutte sculture peccaminose in Arabia Saudita
    France Presse, 12 giugno 2013: “l’Ultra-conservatrice Arabia Saudita ha fracassato sculture di cavalli costruite su rotatoria nel sud-ovest del paese dopo che la guida religiosa del regno le ha denunciate come peccaminose, hanno riferito i media locali mercoledì.” http://www.rawstory.com/rs/2013/06/12/saudi-government-smashes-sinful-statues-of-horses/
    (Saleh Zaghloul)

  • OLI 383: VIAGGI – Il diario di Giulia

    Demi, sabato 4 maggio

    I tempi dell’ Africa sono lunghi?
    Noi ci abbiamo messo cinque ore per percorrere i 30 Km che ci separano da Dakar.
    Stop per le sigarette; ci è finita la benzina fuori dal villaggio, ci siamo fermati per ritirare i soldi da un bancomat, ed è prevista una visita da un medico della medicina tradizionale per Mariella. Ha lo sguardo dolce questo guaritore che ci accoglie in un cortile sotto a un tetto di paglia seduto su una stuoia con a fianco barattoli e bottigliette. Impolvera con chissà cosa lo sfogo di Mariella, le raccomanda di ungersi con olio di palma e lega attorno alla sua vita un cordoncino colorato con dei nodi sul quale ha recitato formule e preghiere.

    Moschea di Mamelles

    La aspetta per lunedì prossimo. Insha Hallah Dù fa un’offerta e nell’ uscire alcuni uomini ci chiedono
    attenzione per non calpestare la stuoia di preghiera.
    A parte i mercati caotici, tutto è chiuso a Dakar. Lamine dalla macchina mi indica i palazzi del potere una cattedrale e la facciata elegante di una stazione ferroviaria. Non ci sono più i treni e sui binari vendono un po’ di tutto. Io compro mezza zucca svuotata. Mariella altro…
    A lei piacciono i mercati, lì diventa vitale, contratta, lascia, cambia.
    Sceglie con Lamine un piatto al riso e sugo per loro tre,da mangiare quando ci fermeremo.
    Io non lo voglio.
    Tutti i piatti in metallo, vengono lavati in una bacinella e sciacquati in un’altra. L’acqua non viene mai cambiata Le lavapiatti non vogliono si facciano foto. Nemmeno la cuoca.

    Mercato di Dakar

    Ne vedremo altri due o tre di mercati più una sartoria che sfoggia una ventina di sarti in fila al lavoro dietro le macchine da cucire. Vende pezzi di stoffa a metraggio stabilito per pantaloni, tuniche, camice: taglia unica.
    La miseria e il caldo di questi mercati mi mette disagio, comunque compro quello che mi è stato richiesto da Genova e per me banane, prima di cadere svenuta….
    E’ pomeriggio inoltrato, forse potremmo tornare, ma Djiby è sparito e con lui le chiavi della macchina. Quando riusciamo a partire, Lamine mi fa scendere davanti al palazzo del Presidente per fotografarmi con un soldatino vestito di rosso che monta la guardia come fossimo a Londra. Qui e là i soldati hanno lo stesso sguardo vuoto.
    Dalla macchina guardiamo i quartieri eleganti il faro, la moschea di Mamelles che sorge su pietra vulcanica in riva al mare. Ci fermiamo in un barbeque gestito da donne della Petite Cote per  mangiare io muscoli allo spiedo, loro il piatto del mercato.

    Pedicure

    Dopo l’ascolto dell’ultima preghiera recitata in riva al mare prima dell’oscurità e la ricerca di un caffè touba caldo (caffè speziato), si va.
    Arriviamo a casa dopo la mezzanotte.
    Ci accolgono le anatre che sono riuscite a volare fuori dal recinto, le caprette belano.
    Djibi, l’autista, è a nostra disposizione dalle 8 di questa mattina per 20.000 franchi senegalesi (la metà li diamo a Dù che glieli darà un po’ alla volta. Per Lamine, la guida turistica il compenso è uguale. (650 franchi senegalesi equivalgono a 1 euro)
    Djiby è visibilmente stanco e io esprimo nuovamente il mio disappunto a Mariella, perchè la disponibilità dello chaffeur mi fa sentire quello che non sono:la turista pretenziosa.
    Mariella mi ripete che gli africani non si stancano a guidare eppoi è amico di Dù
    Vado subito a letto per non allungargli altri soldi come la volta scorsa quando l’ho visto addormentarsi sdraiato su una moto dopo tante ore di guida.
    Da allora è molto gentile con me e non mi va.
    (Giulia Richebuono – foto dell’autrice)

  • OLI 383: TEATROGIORNALE – L’ultima predica

    [Il Teatrogiornale è un racconto di fantasia liberamente tratto dalle notizie dei giornali]

    – Io sono figlio di Chlomo e questo è il mio tempio, io sono figlio del re Salomone e invoco il ritorno a quell’era di giustizia e saggezza.
    L’uomo alto e moro è davanti al muro, parla con voce profonda, fa ampi gesti con le mani, è vestito con una lunga tunica bianca e un kippà. I numerosi avventori che affollano il muro gli passano attorno come formiche, sono tutti occupati a fare qualcosa: foto, infilare foglietti nel muro, togliere foglietti, pregare, baciare il muro, leggere, sussurrare tra le pietre, appoggiarci la testa, accarezzare il muro.
    – Io sono figlio di Avraham che su queste pietre legò la sua primogenitura per compiacerti. Io sono il figlio di Abramo e ti prego di salvare tutti i miei figli così come salvasti Isacco.
    Un gruppo di turisti americani, in pantaloncini chiari e cappellini su corpi sfondati da bevande ipercaloriche, si allontana.
    – Io sono il figlio di Yaacov che un giorno fece un sogno: una scala da terra si protendeva fino al cielo, angeli vi salivano e vi scendevano. Dio parlò e disse a Giacobbe che lì era la terra dove sarebbero prosperatI i figli benedetti e amati dall’Unico.
    L’uomo moro in kippà corre e disegna coi suoi passi un quadrato, per farlo deve spintonare una scolaresca di dodici o tredicenni che si lamenta, il professore di appoggio va a chiamare una guardia. L’uomo si sdraia a terra.
     – E aspetto l’arrivo di Mashiach, il messia!
    Un uomo con il cappello nero e la barba si avvicina all’uomo moro in kippà e cerca di farlo alzare ma l’uomo è rigido e fermo, le mani lungo il corpo, i palmi rivolti a terra, gli occhi sbarrati. Una donna, che parla ebraico con un pesante accento tedesco, chiede: – Ma è matto?
    – O vede dove noi non possiamo arrivare.
    L’uomo moro in kippà salta in piedi con un balzo.
    – Tito cercò di distruggerlo e non lo fece per intero, lasciò questo muro perché qui noi potessimo tornare, fino all’ultimo dei tuoi figli Israel.
    Il professore d’appoggio della scolaresca indica l’uomo moro col kippà a un giovane soldato.
    – Tutti cercano di espropriare la tua patria Israel.
    L’uomo in kippà si mette una mano dentro la tunica per trar fuori il tefillin Shel Rosh per la preghiera.
    – Perfino il cavallo alato al-Buraq è stato legato sulle tue pietre per permettere a chi urla ‘Allahu Akbar’ di chiedere un posto vicino ai tuoi figli.
    L’uomo moro con il kippà urla con le braccia aperte e in mano la scatoletta di pelle scura contenente brani della Torah.
    Le parole rimbalzano sul muro, il soldato prende la mira e spara al petto dell’uomo con la kippà.
    – Perché hai sparato? chiede l’uomo con il cappello nero e la barba – Era un ebreo come noi, stava per mettersi il tefillin.
    Il giovane soldato si guarda attorno spaventato – Ho avuto paura – sussurra. – Mi hanno detto che si comportava in modo strano, stava prendendo qualcosa dalla tasca… ho avuto paura.
     – Queste parole […] le legherai come segno sulla tua mano, e siano sulla tua fronte, fra i tuoi occhi. -Così dicendo l’uomo col kippà bacia la scatoletta che contiene brani della Torah e muore.
    Tutt’intorno si è fatto silenzio, molti guardano con gratitudine quel giovane soldato dal volto pallido e sudato che li ha salvati.
    (Arianna Musso)

  • OLI 382: PAROLE DEGLI OCCHI – Suq, Cécile Kyenge: governare l’integrazione

    (Foto di Giovanna Profumo)
    Cécile Kyenge Kashetu, Ministro per l’Integrazione, al Suq di Genova, 15° Festival delle culture, 
    16 giugno 2013
  • OLI 382: SOCIETA’ – I martiri dell’ignoranza

    La prima volta che ho sentito il racconto di Lanciné Camara, giovanissimo cittadino della Costa D’Avorio, sulla sua piccola amica albina, è stato durante un laboratorio teatrale a cui partecipiamo entrambi, il ‘Laboratorio Immigrati’ di Vico Papa: quindici persone impegnate ormai da un anno a mettere in scena la storia della immigrazione a Genova.
    Una sera, nel corso di una delle improvvisazioni che fanno parte di questo lavoro, ciascuno dei partecipanti doveva raccontare un episodio della propria vita legato ad una forte emozione.
    Lanciné, giovane immigrato della Costa D’Avorio, parlò di quando, andando a scuola, passava ogni mattina davanti alla casa di una ragazzina della stessa età.
    La conosceva perché frequentavano la locale parrocchia cattolica, ma non erano compagni di scuola perché a lei, albina, non era permesso andarci: essere albini in molti paesi africani è uno stimma che ti esclude.
    Si sorridevano e si guardavano al di là della recinzione del giardino, ma una mattina la sua piccola amica non c’era più. Lui non osava nemmeno chiedere cosa ne fosse stato, perché anche solo parlarne era cosa proibita. Poi seppe che era stata uccisa e fatta a pezzi dai suoi stessi parenti. Ci disse: “era il mio primo amore”.
    Lanciné si è fatto testimone di questo dramma, ed è riuscito, anche se nostro concittadino solo da due anni, a promuovere un’iniziativa d’informazione e sensibilizzazione che si è svolta lo scorso venerdì 14 giugno nella ‘Sala Clerici’ della Biblioteca Berio.
    Il titolo era “L’albinismo in Africa: un dramma sociale e culturale”.

    Il pubblico, numeroso ed attento, è stato informato della dimensione dell’abinismo in Africa (un caso ogni 4000 abitanti, e fino ad uno su 1000 in Nigeria), degli aspetti medici particolarmente pesanti causati dalle alte temperature, dal sole, dalla carenza di cure e di prevenzione che espongono a sofferenze e danni gravi alla vista, alla pelle: moltissimi i casi di tumore. Si è parlato delle iniziative di sostegno, sensibilizzazione, aiuto che molte organizzazioni – tra queste la “Associazione Di Cooperanti Tulime ONLUS” (http://www.tulime.org/2011/10/13/progetto-albini/) – stanno svolgendo in diversi paesi africani.

    Ma è stato Lanciné a dare col suo intervento la dimensione culturale, sociale, emotiva di questo dramma. “Gli albini non sono considerati persone! Una leggenda racconta che gli albini spariscono ma non muoiono mai, simbolizzano una maledizione degli dei. Le famiglie in cui nascono sono sommerse dalla vergogna e dalla paura, e in tanti casi arrivano all’infanticidio. Oppure sono considerati incarnazione di un potere magico, benefico o malefico … “.
    L’ambiguità che rappresenta un essere come l’albino, alimenta pratiche occulte: spesso sono cacciati, uccisi, mutilati, vittime di crimini rituali. C’è un mercato dei loro organi, ritenuti magici. In una situazione di miseria, è un mercato che rende.
    Che vada bene sono esclusi, soli, abbandonati. Dice Lanciné: “Alla luce del sole, quelli che restano nel buio diventano martiri dell’ignoranza degli altri, e la sorte che tocca a chi è in minoranza è uno specchio che ingrandisce i mali della società”.
    Ogni società ha i suoi albini, e l’Europa e l’America ne sanno qualcosa.
    L’incontro si è concluso con un messaggio di speranza, il video del grande compositore Salif Keita, albino, che canta: io sono un nero, la mia pelle è bianca, io sono un bianco e il mio sangue è nero, e io adoro questa differenza, questa differenza è bella. Ognuno, al suo turno, avrà il suo amore, e la vita sarà bella. 
    (Paola Pierantoni – foto dell’autrice)

    Pubblichiamo anche la bella poesia che Lacine Camara ha scritto e letto al convegno, qui nella traduzione di Marina Bonelli

    Dio! Clemente e misericordioso, Dio!
    Te ne prego, non abbandonare Mukidoma!

    Sarò consegnato all’indegna prigione della diversità
    dove l’orizzonte della mia esistenza non sarà che avversità.
    Invano cercherò una luce per illuminare i loro occhi,
    dove già la mia differenza giustificherà la mia inferiorità

    Pregando per non avere un figlio che mi assomigli,
    la loro pioggia di sputi seguirà la mia apparizione
    e per maledire lo zerou-zerou che mi rappresenterebbe,
    mi bagneranno con parole irridenti e denigranti.

    Mi accuseranno di aver commesso un grave crimine, 
    quello di essere nato con la pelle troppo bianca!
    Allora la mia anima sarà chiusa in una prigione,
    dove la pena sarà immensa come l’universo.

    Resterò dunque perso nella mia solitudine.
    Una brezza malinconica profumerà la mia vecchiaia.
    Le mie labbra resteranno serrate, la mascella digrignante,
    racchiudendo una energia di dolore e gemiti.

    Non avrò lenti, non avrò occhiali
    che mi diano il santo piacere di vedere bene.
    E il sole stesso si armerà dei suoi raggi,
    per spezzare il mio corpo e infiammare la mia pelle.

    Poiché un corpo di albino è una merce appetibile.
    Senza dubbio, sarò abbattuto, smembrato, e venduto!
    Certamente proprio dalle mani dei miei vicini.
    Probabilmente proprio per volontà dei meii genitori!

    Così sarò sacrificato agli dei! 
    I feticci avrebbero grandi poteri celesti
    gli stregoni saprebbero fabbricare i migliori talismani.
    Ecco chi saprebbe guarire da ogni disgrazia!
    Ecco chi potrebbe riempire di pesci le piroghe,
    ecco chi potrebbe concedere tutti i poteri.

    Dio, clemente e misericordioso, Dio!
    Ti prego, non abbandonarmi!
    Non abbandonare Mukidoma,
    almeno là, anima in pace, 
    troverò un pò di serenità.
    (Lanciné Camara)


  • OLI 382: GRECIA – ERT tra clientelismo e colpi di mano

    In un articolo di Nicos Neratzis “Vi spiego perché la Grecia ha spento la tv pubblica” pubblicato su Europa on line leggo: “Certo la Ert, come del resto tutti gli organismi del settore pubblico, ha subìto le conseguenze di anni di clientelismo“.
    Questa frase dice tutto. Per anni la ERT (Ellinikì Radiofonia kai Tileorasi) è stata come una barca bucata, giornalisti con stipendi di 15.000 euro al mese, più della metà dei lavoratori della ERT sono “clienti” di Pasok (partito socialista), di Nea Demokratia (centrodestra), e anche di Syriza (sinistra radicale).
    Abbiamo amici dipendenti della ERT, che con stipendi di 1500 euro lavorano tre/quattro ore al giorno …
    Pochi mesi fa i disoccupati, licenziati da aziende del settore privato, avevano fatto una manifestazione, i telegiornali ne hanno parlato, ma certo senza il rilievo che in questi giorni è stato dato alla ERT. Si dirà: ma la questione della chiusura della emittente pubblica è un fatto culturale e politico. Infatti! Ma le proteste sono state centrate invece soprattutto sulla questione occupazionale.
    Non sottovaluto la gravità della perdita di questi posti di lavoro, anche perché mette in moto a sua volta una catena di ulteriore disoccupazione. La cosa triste è che viviamo una specie di guerra civile tra poveri: da un lato quelli che erano già disoccupati da tempo, e dall’altro “quelli della ERT”, da sempre considerati “gente che cazzeggia”. Ci vorrebbe invece una alleanza capace di buttare giù i politici che fino ad oggi hanno guidato la Grecia col clientelismo.
    Sempre nell’articolo di Neratzis viene detto che “Dopo la crisi la Ert è stata un esempio di pluralismo e un megafono importante sulle conseguenze sociali della crisi, spesso ‘dimenticate’ dai canali privati“. Ebbene, non è assolutamente vero. La Ert non ha fatto niente in più rispetto ad altri canali. Si sono rifugiati in telenovelas acquistate all’estero e documentari di 20-30 anni fa.
    I lavoratori della Ert dicevano: “lottiamo contro la dittatura che abbiamo vissuto in questi giorni” … ma se la Ert restasse chiusa, e ai dipendenti venisse offerto un altro lavoro con un buon stipendio, a ‘lottare’ ne rimarrebbe uno su cinquanta. E se una settimana prima della chiusura si fosse fatto un sondaggio, avresti trovato che quasi l’ 80% non guarda la Ert, e che il senso comune è che “visto che non la guardiamo allora perché dobbiamo pagare l’abbonamento (obbligatorio) tramite la bolletta della energia elettrica?“.
    Ognuno guarda al suo interesse privato, non c’è cultura del bene pubblico. La soluzione non è privatizzare il sistema pubblico, ma “igienizzarlo”, dalla scuola, alla informazione, alla sanità. Ma finché la gente vota in base ai favori che può ottenere da un politico, continueremo ad avere politici impresentabili.
    Quando hanno chiuso la Ert ci sono venute le lacrime agli occhi, ma ognuno seguiva i suoi interessi, non eravamo uniti! Così Samaras ha fatto una mossa di dittatura mai vista nella storia. Ma Samaras sostiene che tutti i partiti al governo erano perfettamente consapevoli della chiusura …
    Ora il Consiglio di Stato ha deciso che la Ert deve riaprire, che lo schermo nero deve essere tolto. I partiti discutono su come riaprirla: con le 2700 persone di prima? Con solo la metà? Con lo stesso programma di prima? Con gli stessi giornalisti sovrapagati?
    (Melina Tounta – immagine dal sito di Europa) 

    Proponiamo un video dal titolo “il segnale perduto della democrazia”, in cui si possono seguire gli ultimi minuti di trasmissione della ERT prima della chiusura, e le manifestazioni dei giorni successivi.

  • OLI 382 – DONNE: Femminicidio, Daphne prevenire grazie ai fondi di Bruxelles

    A Dafne pare sia andata meglio.
    Da un certo punto di vista.
    Perché nessuno l’ha picchiata, accoltellata e uccisa. La lettura del mito contiene qualcosa di rassicurante: incapace di opporsi all’amore folle di Apollo e consapevole che la sua fuga da lui è inutile, sopraffatta dalla paura, prega la madre Gea di trasformarla: i suoi capelli diventano fronde, le braccia rami, il suo corpo si ricopre di corteccia, i suoi piedi in radici ed il volto svanisce nella cima dell’albero. Dafne diventa il Lauro che prende il suo nome (dal greco dafne = lauro). Apollo si ritrova ad abbracciare inutilmente il tronco di un alloro, che da quel giorno sarà considerata la pianta sacra in capo ai vincitori.
    Parlo di Dafne con un’amica, Norma Scacchetti. Arriviamo al mito partendo dal nome del programma europeo Daphne III . E dalla concreta presenza di tre locandine stese sul tavolo: Sei ancora caduta dalle scale? Sei a rischio con un uomo violento? E’ tardi per chiedere scusa.
    Il programma ha entusiasmato Norma e i suoi colleghi del Consorzio Agorà. Ma è anche frutto di una partnership con la capofila polacca Merkury Fundacja e la portoghese Desincoop.
    A Genova si può fare prevenzione sul femminicidio grazie ai fondi di un programma europeo – quei fondi che, troppo spesso, in Italia ci lasciamo sfuggire.
    La campagna sociale – ideata da Alessandra Grasso, Pierfrancesco Russo e Norma Scacchetti – è apparsa su mezzi di AMT con le tre immagini: una donna incinta, la spalla di un’altra piena di lividi, la lapide di una vittima alla quale il compagno sta portando dei fiori. L’invito su ogni manifesto è di proteggersi, non provare vergogna, sottrarsi alla violenza e chiamare il 1522.

    Norma mi mostra anche il cartellino rosso, per ammonire gli uomini al primo cenno di violenza, anche verbale, gergo cultura pop, del calcio però d’effetto.
    La campagna sociale è stata fatta in Polonia con modalità diverse: shopper, volantini, messaggi contenenti immagini relative anche alla violenza generata dall’alcoolismo e sui bambini. I portoghesi hanno fatto campagne rivolte ai maltrattanti e con un’immagine della donna stesa all’obitorio con la scritta ecco come finiscono le riconciliazioni, per rivolgersi alla donna convinta che sarà la prima e l’ultima volta che viene picchiata. Ma non è così. Le esperte del centro antiviolenza hanno spiegato che dopo essere stata picchiata per la prima volta si verifica la seconda luna di miele: il marito si pente e, a seconda delle risorse disponibili, fanno insieme una cena importante o un viaggio. Ma è l’inizio dell’escalation che può avere un esito tragico come quello del femminicidio. “Ovunque nel mondo la seconda causa di morte per le donne in stato interessante è la violenza domestica”.
    Sul sito della campagna sociale “basta” oltre alle interviste si trova anche il video rap ideato dai ragazzi dei servizi socio-educativi che sono stati sensibilizzati al tema. Norma mi parla di una contaminazione di settori normalmente distanti, come il Civ della Maddalena che li ha chiamati e ha organizzato a fine maggio all’interno delle loro giornate un evento dedicato alla campagna contro la violenza.
    (Giovanna Profumo – Immagini da internet)

  • OLI 382: ESTERI – La Siria nella stampa internazionale

    Una conferenza di pace per la fornitura di armi?
    The New York Times, 12 giugno 2013, articolo di Mark Mazzetti e Michael R. Gordon: “La Gran Bretagna e la Francia hanno detto che potrebbero essere disposti a fornire armi ai ribelli in agosto, dopo la prevista conferenza di pace internazionale.”
    http://www.nytimes.com/2013/06/13/world/middleeast/syrian-forces-seen-stepping-up-air-attacks-on-rebels.html?_r=0

    L’ex ministro degli esteri francese Roland Dumas: La guerra in Siria è stato pianificata
    Global Research, 15 giugno 2013, articolo di Gearoid O Colmain: ”Ero in Inghilterra due anni prima della violenza in Siria per altri affari. Ho incontrato alti funzionari britannici, che mi hanno confessato che stavano preparando qualcosa in Siria. La Gran Bretagna stava organizzando un’invasione di ribelli in Siria.”. http://www.globalresearch.ca/former-french-foreign-minister-the-war-against-syria-was-planned-two-years-before-the-arab-spring/5339112?print=1

    Persino il conservatore Fox News vede i jihadisti in Siria come dei Robin Hood
    Fox News, 12 giugno 2013, articolo di Jamie Dettmer: “i combattenti siriani cercano di rovesciare l’uomo forte Bashar Assad, ha detto Foxnews.com. I jihadisti di Al Qaeda affiliati a Jabhat al-Nusra sono feroci in battaglia, ma poi dividono il bottino con gli abitanti di villaggi che soffrono, mentre altri insorti riempiono le tasche con il bottino”. “Non sono corrotti come gli altri. Ciò che catturano dalle basi governative lo distribuiscono. Sono corretti, molto corretti.”
    http://www.foxnews.com/world/2013/06/12/al-qaeda-linked-fighters-gain-respect-in-syria-with-social-outreach/

    Armi ai ribelli siriani “moderati”
    New York Times, 14 giugno 2013, articolo di Ben Hubbard: “Gli americani hanno detto che saranno armarti i battaglioni moderati”, ha detto.” Non so se il mio battaglione è moderato.” http://www.nytimes.com/2013/06/15/world/middleeast/syria-developments.html?pagewanted=2&ref=todayspaper&_r=1&

    YouTube dirà chi sono i moderati della “rivoluzione” siriana
    USA TODAY, 14 giugno 2013, Oren Dorell e Ahmad Kwidwe: “Sappiamo da fonti aperte, da video di YouTube e dalle interviste chi sono i laici amanti della libertà e chi sono quelli religiosi estremisti”, ha detto Harmer “.
    http://www.usatoday.com/story/news/world/2013/06/14/syria-rebels-weapons-logistics/2423185/
    (Saleh Zaghloul – immagine Guido Rosato)

  • OLI 382: EDITORIA – Chiude e-il mensile

    Sicuramente ricorderete il sito peacereporter.net che per anni ha riportato notizie su guerre e situazioni di disagio sociale in giro per il mondo. Con l’arrivo del mensile di Emergency su carta, tutto fu riportato sotto il nuovo sito e-il mensile, diretto come per il precedente sito da Maso Notarianni. La testata ha avuto un discreto successo, ma le 10mila copie vendute non sono sufficienti a garantire la sopravvivenza della testata cartacea. Così, annuncia il direttore Gianni Mura, meglio dare la scontata precedenza agli aiuti umanitari e chiudere il giornale dopo il prossimo numero di luglio. Facciamo gli auguri per la prosecuzione dell’attività su web a tutta la redazione.
    La redazione di Oli. 

  • OLI 382: POLITICA – El candigato, quando la disillusione è totale

    Potrebbe benissimo applicarsi alla politica nostrana l’iniziativa di alcuni giovani messicani che hanno inventato il loro personale candidato alle prossime elezioni del presidente. Stufi delle solite promesse elettorali mai mantenute, preferiscono affidarsi alle promesse semplici di un gatto, el candigato, il “candigatto” ideale.
    Sulla base di questa semplice idea, stanno sviluppando una campagna elettorale che prende in giro quella degli altri candidati “umani”, solo virtualmente in competizione col gatto per la carica di presidente della repubblica messicana, sito web elcandigato.com.
    Con grande inventiva molti cittadini stanno aggiungendo sui social media manifesti virtuali e video con le promesse elettorali del gatto, che assicura di eliminare i topi dalle città, attività che certamente conosce meglio di chiunque altro, o di fare assolutamente nulla in campo legislativo, con lo stesso effetto dei soliti politici ma almeno promettendolo chiaramente prima della elezione.
    I video prodotti stanno spopolando in rete e gli stessi sono tradotti e sottotitolati in inglese per allargare la protesta oltre i confini della lingua spagnola: l’arrivo di internet sta cambiando notevolmente la società in tutto il mondo, senza questa tecnologia simili attività sarebbero impedite dall’ostacolo economico.
    Per ora el candigato è solo una protesta, i loro inventori non intendono candidarsi in prima persona, saranno certamente parte del partito degli astenuti che hanno perso ogni speranza di cambiamento.
    (Stefano De Pietro – immagine da internet)