Autore: Redazione

  • OLI 359: SCUOLA – Musica e Grecia in autogestione

    E’ stata una fortuna, la settimana scorsa, incontrare casualmente Andrea Masotti: pur conoscendoci da anni, ci si vede di rado, per lo pìù in strada o a qualche appuntamento musicale.
    Andrea, musicista e musicoterapeuta, è presidente della Casa della Musica, una felice realtà genovese fondata a Genova nel 2007. Quando ci incontriamo, Andrea mi aggiorna sempre in modo entusiasta sul suo lavoro, spesso frenetico, ma comunque gratificante: l’altro giorno, sapendo che da anni mi occupo di musica greca, e suono il bouzouki, mi propone di partecipare ad un incontro organizzato al Liceo scientifico statale “Leonardo da Vinci” con gli studenti, riuniti in autogestione, in cui parlerà di musicoterapia e della Casa della Musica.
    Il giorno successivo mi presento, con il mio bouzouki, all’ingresso del Liceo Leonardo da Vinci, un gruppetto di ragazze e ragazzi, notando la custodia, mi si avvicina chiedendo “è della Casa della Musica?”. Poco dopo, arrivano due tra gli organizzatori dell’incontro: sono Michele e Matteo, mi informano che il liceo non è occupato, ma, d’accordo con il preside, è in corso per una intera settimana un’autogestione in cui, parallelamente alle lezioni tradizionali, sono stati realizzati vari incontri.
    Gli studenti del liceo sono quasi 1100, dei quali circa settecento hanno partecipato all’autogestione: venerdì scorso, quando siamo andati Andrea ed io, nelle stesse ore, era in corso, nell’aula magna del liceo, un affollato incontro con Sergio Cofferati.
    Nel grande cortile del liceo, seduti ordinatamente a terra lungo i muri, gli studenti ci ascoltano, in silenzio, per più di un’ora: solo di tanto in tanto qualche leggero brusio viene immediatamente zittito dai ragazzi che siedono con noi al “tavolo della presidenza”. Andrea spiega cosa è la musicoterapia, poi chiede ai ragazzi cosa inserirebbero in una loro ipotetica “casa della musica”, si scopre che tutte o quasi le richieste dei ragazzi sono presenti nella Casa della Musica che esiste già, a poca distanza, nella zona Darsena del Porto Antico di Genova.
    I ragazzi sono interessati, non ascoltano distrattamente: dopo Andrea, io inizio a raccontare loro la musica greca, i balli popolari, numerosi e molto diversi fra loro a seconda delle zone, dalle bande di ottoni della Macedonia, al clarino dell’Epiro, al violino delle isole ed al melange greco-turco delle musiche del Dodecaneso: in conclusione, suono alcuni brani di rebetiko, il genere musicale portato dai profughi greci provenienti dalle coste dell’Asia Minore nel 1922, al termine della guerra tra Grecia e Turchia. Ed i ragazzi ascoltano, applaudono, qualcuno si avvicina per poter provare il suono del bouzouki.
    Mentre andiamo via, sento che qui si respira una bella aria, ci si sente al caldo: forse non è tutto perduto, in Italia, sperare è ancora possibile.

    (Ivo Ruello)

  • OLI 359: LETTERE – Sindaco e Anna

    Caro Sindaco, oggi ti farò un regalo.
    Questo è un invito a cena: minestrone, torta di verdura, torta di mele.
    Tutto all’insegna di “kilometro zero” e “decrescita felice”.
    Già, queste frasi, che martellano come magli le nostre giornate, sono incarnate in piazza Tavarone al mercoledì, e il martedì in largo Lanfranco e poi nel succedersi della settimana, qua e là in città. Hanno il volto di Anna e di altri coltivatori che portano in città i loro prodotti, davvero buoni. Tutto fila liscio, meteo permettendo. Se invece tu fossi lì quando piove, resteresti senza parole.
    Mi domando, ti domando, ma è una città civile, una città che non offre loro un riparo in caso di pioggia? Piccola, ma concreta soluzione in caso di maltempo: offrire loro lo spazio antistante il teatro Carlo Felice? Per Galleria Mazzini non ci provare nemmeno se non vuoi attirarti gli strali dei negozianti che la abitano. Intanto corro a fare la spesa ed accendo il forno.
    (Maria Profumo)
  • OLI 358: PAROLE DEGLI OCCHI – Ilva, a rotoli

    Foto di Giovanna Profumo

    Rientro dei lavoratori e dei mezzi all’ilva di Genova dopo la manifestazione del 27 novembre: i lavoratori hanno deciso di riunirsi nei prossimi giorni in assemblea permanente

  • OLI 358: LAVORO – Sciopera Ansaldo STS, pochi al corteo

    Giornata di cortei oggi 27 novembre a Genova: i lavoratori dell’Ilva in strada a Cornigliano a bloccare sopraelevata e casello autostradale di Genova Est, contro la decisione di chiudere lo stabilimento Ilva di Taranto da parte della direzione aziendale. Poco tempo prima per le strade di Sampierdarena erano sfilati in corteo i lavoratori di Ansaldo Energia ed Ansaldo STS, diretti verso la sede regionale ligure, dove si è svolta una seduta congiunta di Regione Liguria e Comune di Genova: scopo della giornata è stato esprimere la decisa contrarietà di lavoratori, sindacati ed enti locali alla decisione di Finmeccanica di procedere alla vendita di Ansaldo Energia ed Ansaldo STS. 
    Dopo gli interventi dei rappresentati di FIM, FIOM ed UILM, sono intervenuti il Sindaco di Genova Marco Doria ed il Presidente della Regione Liguria Claudio Burlando.
    Su Ansaldo, Marco Doria accusa il governo di assenza e di scarso interesse per l’”italianità” della realtà Ansaldo: “sono in campo tante ipotesi di possibili acquirenti, non abbiamo simpatie, ma vogliamo una prospettiva certa per le nostre aziende, una prospettiva anche italiana. Testa e cuore delle società Finmeccanica devono restare in Italia. Il governo avrebbe dovuto fare di più per Ansaldo Energia e Ansaldo Sts, avrebbe dovuto assumere come azionista di Finmeccanica una posizione netta che mettesse in primo piano le prospettive industriali di un’Ansaldo italiana con un’azionista forte. Questo il Governo non l’ha fatto”.
    Su Ilva, Marco Doria ha sostenuto la necessità di tutelare due diritti fondamentali quali lavoro e salute, che non possono essere posti in contrapposizione, il governo su tali questioni deve fare di più.
    Anche Claudio Burlando invita il governo a fare di più sul caso Ilva, promulgando un decreto che garantisca tempi certi per il risanamento dello stabilimento ma nel contempo permetta la prosecuzione della produzione.
    Sulla vendita di Ansaldo, sostiene Burlando, non c‘e stata alcuna trasparenza, trattandosi di aziende a capitale pubblico, non è possibile che i lavoratori non vengano informati.
    Per quanto riguarda invece le politiche industriali nel campo dei trasporti, perché – si chiede Burlando – non procedere al risanamento di Breda (vedi OLI 315) in modo da poter offrire sia i treni di Breda sia il segnalamento di Ansaldo STS.

    foto di Giorgio Bergami

    Burlando termina con una precisa richiesta al governo: “questo management di Finmeccanica non può occuparsi di questa vicenda, il governo deve fare un unico atto, semplice, che passi la palla su questa vicenda ad un governo diverso, politico, legittimato dal voto”.
    Al termine della seduta i consigli regionale e comunale hanno approvato all’unanimità un documento da inviare alla Presidenza del Consiglio ed ai leader di partito, per esprimere la netta contrarietà alla cessione di Ansaldo Energia e Sts, invitando il governo ad agire tempestivamente su Finmeccanica affinché sospenda ogni decisione sulla vendita.
    Scarsa la presenza dei lavoratori di Ansaldo STS al corteo, qualche decina di persone, e gli altri? 
    (Ivo Ruello – foto dell’autore e di Giorgio Bergami)) 
     http://genova.repubblica.it/cronaca/2012/11/27/foto/regione_e_comune_insieme_no_alla_vendita_di_ansaldo-47539818/1/

  • OLI 358: CITTA’ – De Ferrari crocevia: donne, Gangnam style e Palestina

    Foto di Giorgio Bergami

    Sabato 24 novembre Piazza De Ferrari è stato un interessante crocevia, e forse è proprio questo insieme, questa contemporaneità di eventi, che andava raccontata. Attorno ai gradini di Palazzo Ducale dal primo pomeriggio bandiere, musica araba e un centinaio di persone che manifestavano a sostegno del popolo palestinese e per raccogliere medicinali tramite l’associazione Music for Peace. L’evento più separato e ignorato. Contemporaneamente le donne della “Rete di donne per la politica” e di “Se non ora quando” avevano iniziato ad allestire una iniziativa contro la violenza sulle donne: uno ad uno più di cento di palloncini bianchi sono stati gonfiati, vi è stata disegnata in nero una croce, e sono stati gettati nella fontana, con l’acqua colorata in rosso.

    Un palloncino per ogni donna uccisa in Italia dalla violenza maschile. Poi a poco a poco iniziano ad arrivare ragazzine e ragazzini, girano intorno alla fontana rossa che si sta popolando dei palloncini, qualcuno li prende, li tira di nuovo nell’acqua, giocano, non capiscono, e chiedono. Non sapevano cosa volesse dire, che senso dare a quel rosso e a quel bianco. Manifestano stupore, non riescono a credere che i violenti siano quasi sempre dentro la famiglia.
    Molte e molti non avevano proprio idea dell’esistenza e della dimensione della violenza verso le donne, solo in pochi casi ne avevano parlato a scuola. Le giovanissime ragazze però si sentono forti: “li mettiamo a posto noi, i maschi!” Una mi dice: “ma adesso tra un po’ come facciamo? Voi fate questa cosa e alle quattro e mezza noi balliamo la danza coreana … ” e mi fa dei gesti ritmici che suppone che io comprenda al volo. Questa volta sono io a non capire.
    Nella mia disinformazione nulla sapevo di questo flash mob promosso via Face Book per ballare il ‘Gangnam Style’. Non sapevo che su Youtube il video che ha reso famoso questo ballo ha avuto 825.545.515 visualizzazioni, in assoluto il più visualizzato del mondo, e ingenuamente le dico, beh qui c’è spazio per tutti … Proprio non immaginavo. E ancor nemmeno immaginavo che potesse esserci un anello di congiunzione tra cose tanto diverse.
    Lo scopro quando vedo le studentesse del “Gobetti”, anima coreografica dell’evento, indossare delle magliette tutte eguali, con davanti scritto in rosa “Respect, I’m pro woman” e dietro “Ne tocchi una, ci tocchi tutti”. Portano cartelli e scandiscono slogan che si collegano a quelli di anni passati Le donne di oggi hanno memoria, fuori la violenza dalla storia, Abbattiamo il muro della violenza, Col silenzio e l’indifferenza si nasconde la violenza. Alcuni ragazzi al collo portano scritto La violenza sulle donne fa violenza anche a me. Si scopre che se ne è parlato in classe, che le ragazze hanno fatto una ricerca, hanno trovato slogan del passato, e li hanno uniti alle parole e ai gesti del presente.
    (Paola Pierantoni – foto dell’autrice e di Giorgio Bergami

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    Interviste sul Secolo XIX on line 


  • OLI 358: INFORMAZIONE – Repubblica censura Odifreddi su Israele

    Il noto matematico Piergiorgio Odifreddi, ha scritto fra l’altro, sul suo blog personale sul sito del giornale la Repubblica: “In questi giorni si sta compiendo in Israele l’ennesima replica della logica nazista delle Fosse Ardeatine. Con la scusa di contrastare gli “atti terroristici” della resistenza palestinese contro gli occupanti israeliani, il governo Netanyahu sta bombardando la striscia di Gaza e si appresta a invaderla con decine di migliaia di truppe…Cosa succederà durante l’invasione, è facilmente prevedibile. Durante l’operazione Piombo Fuso di fine 2008 e inizio 2009, infatti, compiuta con le stesse scuse e gli stessi fini, sono stati uccisi almeno 1400 palestinesi, secondo il rapporto delle Nazioni Unite, a fronte dei 15 morti israeliani provocati in otto anni (!) dai razzi di Hamas. Un rapporto di circa cento a uno, dunque: dieci volte superiore a quello della strage delle Fosse Ardeatine. Naturalmente, l’eccidio di quattro anni fa non è che uno dei tanti perpetrati dal governo e dall’esercito di occupazione israeliani nei territori palestinesi”.
    la Repubblica lo censura e subito cancella il suo post dal sito. Lui chiude il suo blog ed abbandona con tanti saluti alla favola della libertà dì espressione e di stampa. Libertà ipocritamente sbandierate durante la discussione sul film contro il profeta dei musulmani. Questo di Repubblica è soltanto un esempio sulla “non informazione da parte dei media sulle atrocità compiute da Israele a Gaza” denunciata da Noam Chomsky (ebreo americano) e altri esponenti del mondo culturale che hanno scritto un appello ( http://www.osservatorioiraq.it/speciale-gaza-il-jaccuse-di-chomsky-alla-stampa) ai media ed ai giornalisti nel quale si legge : “Se non fosse per i post su Facebook, non sapremmo nulla del livello di terrore patito ogni giorno dai civili palestinesi di Gaza. Questo contrasta in modo netto con la consapevolezza mondiale sui cittadini israeliani terrorizzati e sconvolti (..). Israele continua nei suoi crimini contro l’umanità con il tacito consenso e il pieno supporto finanziario, militare e morale dei nostri governi: Stati Uniti, Canada, Unione Europea. La mancanza di pubblica indignazione verso questi crimini è una diretta conseguenza del modo sistematico in cui i fatti sono negati e/o del modo sbilanciato in cui vengono dipinti. Vorremmo esprimere la nostra indignazione per la riprovevole modalità di copertura di questi atti da parte dei media. Facciamo appello ai giornalisti che, nel mondo, lavorano per le grandi testate mediatiche affinché rifiutino di essere strumenti di questa sistematica politica di dissimulazione. Facciamo appello ai cittadini perché si informino attraverso media indipendenti”.
    (Saleh Zaghloul)
  • OLI 358: MAFIA – La Liguria, la mafia, e il ruolo delle donne

    Ho preso il quaderno prima di uscire, ho pensato che avrei avuto qualcosa da scrivere: Anna Canepa, Enza Rando, Nando Dalla Chiesa. Titolo dell’incontro: “Contro la mafia perché donne”. Troppe poche sedie, un orario diverso da quello stabilito, un’accoglienza fredda, ma c’era ben altro a cui prestare attenzione.
    Partiamo dall’importanza della consapevolezza, del quanto sia rischioso credere di essere immuni.
    Anna Canepa ci ricorda: due comuni liguri sciolti per mafia, qualche problema c’era e c’è. Le mafie al nord si manifestano soprattutto nell’ambito di riciclaggio, reinvestimento e reimpiego di denaro sporco, derivante da traffici illeciti. Si vede meno, insomma, ma non esiste pensare di essere immuni.
    Così come, prosegue la magistrata, non esiste pensare, dopo gli anni ’70, che le donne non abbiano un ruolo, non abbiano niente a che fare, non c’entrino nulla, negli affari delle mafie. Le donne si occupano dell’educazione dei figli, in particolare hanno il ruolo di trasmettere loro il codice “dell’onore”, quello che impone la vendetta rispetto ad un torto subito. Inoltre, quando gli uomini ai vertici delle organizzazioni criminali si trovano in carcere sono le donne a prendere in mano il potere. Sono state considerate da sempre affidabili e precise, scrupolose.
    Anche per questo, quando qualcuna decide che “non ci sta più”, se il sistema la riporta a sé spesso la fa scomparire, sciogliendo il corpo nell’acido, perché della persona non resti più traccia, come si diceva fosse accaduto a Lea Garofalo, testimone di giustizia vittima di un omicidio mafioso i cui resti, la notizia è di questi giorni, sarebbero invece stati in parte ritrovati. La figlia potrebbe piangere su qualcosa, finalmente.
    Le donne sono nella mafia, con ruoli spesso chiave, le donne sono contro la mafia, spesso invisibili, lo sono come magistrate, come avvocate, come amministratrici. Cercano di fare il loro dovere. Enza Rando, avvocata dell’associazione Libera, rievoca con parole dense e pesantissime la sua esperienza, parla di Canepa “giudice ragazzina”, parla della conquista delle scuole, della lotta per presidiare il territorio, della palestra bruciata come ammonimento, della continua tensione, della partecipazione della gente. Tutta.
    Nando Dalla Chiesa parla di un’altra palestra bruciata. Ma a Milano. Uno sgarbo fatto dalla nuova amministrazione, un’assegnazione “malfatta”, la ‘ndrangheta si fa sentire.

    Ci dicono che dove non si spara non c’è mafia, si festeggiano le assoluzioni degli imputati per mafia nei processi, si dice che finché le sentenze non confermeranno la presenza della criminalità organizzata “anche al nord” la conclusione sarà semplice: la mafia non c’è”.
    Mai – Canepa chiude, ho passato un’ora e mezza attentissima, senza perdere una parola – pensare che in mancanza di sentenze ci si possa sentire tranquilli. La criminalità organizzata, parliamo del nord, si fa vedere quando accade qualcosa, l’invisibilità significa solo collusione e infiltrazione, dunque, per loro, non certo per noi, tranquillità. La gente comune, al di là degli errori o del non voler guardare della magistratura, dovrebbe non chiudere mai gli occhi, essere consapevole, partecipare e riconoscere. Solo attraverso il riconoscimento si può ovviare all’insufficienza culturale che porta ad un silenzio che prestissimo diventa omertà.
    Solo la responsabilità condivisa e la presa di parola forte e solidale con chi e di chi ha scelto di stare “dalla parte della parte offesa” potranno cambiare radicalmente le cose, giorno per giorno.
    Ho fatto bene a prendere il quaderno…
    (Valentina Gentaimmagine da internet)
     

  • OLI 358: COMUNE – Se ognuno guarda il suo cortile

    Nel Piano Triennale dei Lavori Pubblici il Comune di Genova ha dato priorità agli interventi per il dissesto idrogeologico e al riordino di edifici scolatici, scelta la prima, su cui hanno brontolato i Municipi.
    Che cosa potranno dire gli “eletti”agli elettori se non gli rimetteranno a posto strade, aiuole e marciapiedi? Preoccupazione legittima e necessità evidente in tutta la città, ma fra mettere in discussione il Piano e la sicurezza dei cittadini ce ne corre, tanta acqua appunto, purtroppo. Altri malumori si evidenzieranno sicuramente in Consiglio Comunale, dove si prevedono le più disparate istanze per il territorio e ognuno avrà nel cuore, se non a cuore, il proprio elettorato. Nel Levante però una contraddizione spiacevole, infatti è stato proposto il tombinamento di Rio Penego, in via Shelley, ineludibile eredità di Coop bianche ansiose di tirar su sei palazzine nell’ultimo verde di collina quasi tutta costruita.

    Intanto per circa 20 edifici scolastici, che aspettavano da sei anni di poter mettere in ordine aule, refettori, laboratori, impianti idrici, si sono stanziati due milioni e seicentomila euro e quasi un milione per le norme antisismiche.
    Provvedimenti dovuti ci mancherebbe e le risorse (esigue) comandano. Un impegno di spesa importante, scivolato sulle ultime pagine dei media: dove vanno i nostri bambini a scuola interessa soltanto ai genitori e agli insegnanti che ci lavorano.
    Eppure ben altre sorti hanno subito le scuole nel passato.
    Proprio in questi giorni è stato presentato il progetto di residenze nell’ex scuola elementare Collodi di Sturla, collocata vicino ad un complesso di palazzi popolari, citato nei libri di architettura per il contesto di verde, spazi per giochi, tranquilli vialetti, sogno di edilizia pubblica finito presto per l’accerchiamento intorno del cemento, dalle stradine ingombre di auto modellate, in uno stretto “rebigo” di sensi unici, macchine ai lati, che per uscire da lì si passa in rassegna un piccolo mondo.

    Sul complesso di cui sopra si affaccia la scuola elementare, situata in un pezzo di un vecchio parco, smembrato poco a poco per fare posto a tanti palazzi; era rimasto giusto un lotto di verde e lì si era costruito l’edificio scolastico, cui si accedeva anche da una creuza. Bella scuola, luminosa, un bel giardino, durata poco, giudicata inutile per riduzione di alunni, dismessa e lasciata degradare. Mentre poco più in su nel quartiere di S.Martino scuole elementare e media stentano a contenere gli alunni e poco più in giù nel quartiere di Sturla il liceo King sarà costretto a distribuire i suoi alunni su tre plessi per mancanza di spazi e gli verrà negata la scuola Collodi.
    Poi l’Amministrazione mette in vendita il sito: un milione e quattrocentomila la base d’asta, che si conclude a tre milioni di euro per quattromila metri quadrati di residenze e un centinaio di box. Contro il piano di edificazione ricorrono alcuni cittadini e ottengono lo stop del Tar. Ora il via ad un progetto ridimensionato.
    Addio scuola Collodi. Unica nota positiva: come oneri di urbanizzazione“orti urbani” da affidare ai cittadini nel pezzo di verde, una scarpata, che avanza al committente. E nei dintorni un’altra scuola di cinque piani giace inutilizzata, vi abitano soltanto i vigili urbani al pianterreno.
    (Bianca Vergati – foto dell’autrice)

  • OLI 358: URBANISTICA – Com’era moderna Genova

    Uno dei più significativi risultati dell’urbanistica italiana dell’Ottocento è a Genova ed è la grande strada panoramica che ne attraversa le alture, andando da un capo all’altro della città vecchia.
    All’epoca questa strada attraversava orti e campi, perciò era “una strada di circonvallazione”. Oggi ha conservato il nome, ma è diventata il passaggio obbligato di chi vuole conoscere Genova nel suo insieme ed è uno dei luoghi più pregiati per abitare questa città.
    Il libro “La Circonvallazione a Genova” percorre i quaranta anni di questa leggendaria impresa iniziata quando c’era ancora il Regno di Sardegna e terminata ai primi del Novecento. Descrive tutti i passaggi di uno sforzo collettivo che mise alla prova l’ingegneria tecnica, quella finanziaria e quella del diritto patrimoniale e che tuttavia furono anche l’esercizio pratico delle prime tecniche urbanistiche, dal risanamento del centro storico alla nuova edilizia popolare, dai trasporti urbani meccanizzati all’intermodalità delle merci.
    Questa ricerca non ha precedenti nella storia della città e si presta per innumerevoli altre esplorazioni poiché è basata sui documenti originali dell’epoca, tutti ancora disponibili. Un’ enorme massa di informazioni che permette di analizzare i comportamenti delle persone: anche allora, come oggi, c’erano quelli che volevano le infrastrutture e quelli che le osteggiavano.
    Il libro è illustrato con le fotografie dell’epoca e con le planimetrie dei piani di ingrandimento urbano. In questi piani si vede anche la Genova che non è stato possibile realizzare, perché la straordinaria bellezza della sua giacitura è anche il limite ai sogni dell’uomo.
    Nei cinquanta anni (tra il 1848 ed il 1898) durante i quali il Comune di Genova ha costruito la Circonvallazione a Monte, gli uffici dell’epoca hanno conservato una rilevante quantità di documenti, ora custoditi dall’Archivio Storico del Comune, non solo progetti, contratti, dispute legali, ma anche appunti, volantini, manifesti. I materiali si presentano commisti ad altri, senza un perentorio ordine cronologico o di genere, nello stesso ordine in cui vennero assiemati all’epoca dell’archiviazione, che spesso risale a più di centotrenta anni fa.
    Per riuscire a collegarli sequenzialmente è sufficiente metterli in ordine cronologico e questo è abbastanza facile perché in massima parte sono datati. Per riuscire a capire la strategia comunale è però necessario leggere simultaneamente i documenti dello stesso periodo, benché rivolti a gestire situazioni differenti sia sul piano locale che sul piano giuridico. Confrontando queste “mosse” con ciò che accadeva in contemporanea in Italia e in Europa, si riesce a comprendere il valore di questa imponente impresa stradale, urbanistica ed edilizia.
    (Rinaldo Luccardini)