Lunedì 7 maggio, al Sottosopra di Via dei Giustinani di Genova, Paolo Putti si dice tre volte stanco, perché da settembre il Movimento ha cercato di coniugare la sua comunicazione classica, quella della rete, con un gran lavoro sui territori, molto impegnativo e bello. In questi mesi il suo obbiettivo è stato di partecipare a tutti gli incontri con i gruppi di cittadini in cui veniva invitato per dare il segnale che dietro al movimento che si muove sul web ci sono delle facce che si fanno guardare, ascoltare, annusare.
A chi gli ricorda la sfida della politica praticata risponde:
Noi abbiamo sicuramente della strada da fare, ma abbiamo già dimostrato di avere una capacità di costruire e di prendere decisioni condivise e partecipate, cosa che i partiti non sono assolutamente capaci di fare. Loro ragionano per alleanze, per consenso costruito sul do ut des: cioè se ti do la mia alleanza, tu cosa mi dai? Un assessorato oppure un posto in quella partecipata… Questa roba qua a noi non interessa. E secondo me questo è un grande vantaggio. Noi, per contro, lavoriamo molto sul consenso, sul far in modo che tutta l’assemblea arrivi a condividere un percorso comune su vari temi, confrontandosi, discutendo le basi per un dialogo al centro del quale c’è la consapevolezza che lì in mezzo si vuole costruire il bene comune. Questo i partiti non lo fanno più, quindi non lo capiscono neanche, ragionano solo davvero per io devo stare nell’alleanza, se no non riesco ad avere nemmeno un assessorato, se non ho un assessorato magari non mi arriva qualche soldo attraverso l’assessore e quindi non riesco a mantenere la sede, la sezione oppure quell’altro. Sono pensieri che a noi non interessano e non ci riguardano e quindi per noi questo è un grande vantaggio.
Nessun posto in giunta dice Paolo Putti (Vincenzi ne aveva dato uno ad Ottonello Pdl, ndr.) perché tradirebbe il mandato degli elettori e delle persone. Un sì a tutte le proposte che avranno l’obbiettivo di costruire un bene comune, di promuovere i diritti della cittadinanza, di sostenere un lavoro magari legato a conservare le risorse piuttosto che a consumarle. Per tutto questo, noi diremo sì. Per tutto il resto diremo no sicuramente. Credo che creeremo un po’ di scompiglio perché potremmo sostenere cose della maggioranza e dell’opposizione e non saremo legati come gli altri a sostenere tutto quello che dice la maggioranza, se si è in maggioranza, e tutto quello che dice l’opposizione, se si è in opposizione. Noi sosterremo le cose che hanno un senso per il bene dei cittadini.
A chi lo accusa di ambiguità – per i voti intercettati dalla lega, l’immigrazione e la battuta di Beppe Grillo sulla mafia – risponde:
La frase di Grillo sicuramente è stata molto strumentalizzata perché lui si riferiva ad uno degli aspetti della mafia che è quello dell’usura (in precedenza Putti aveva dichiarato “sono parole che lasciano l’amaro in bocca” ndr). Per quanto riguarda invece il discorso dello ius soli io ho sempre detto che invece sono favorevole a tutto quello che va nella costruzione di un ampliamento dei diritti dei bambini. L’ho dichiarato in campagna elettorale, l’ho fatto scrivere sui giornali e Grillo non mi ha mai detto niente e il Movimento non ha mai detto niente. Io credo che davvero ci sia la possibilità di discutere, di affrontare le questioni e di farle capire. E la cosa che secondo me è importante è che una comunità è fatta di tante sfaccettature, di tante persone diverse che anche hanno paure diverse o forze diverse. E se io non penso di poter dialogare anche con chi votava lega – per il timore che gli stranieri possano rappresentare in qualche modo un pericolo per lui – ed arrivo con lui a fare un percorso, per cui alla fine si capisce che in realtà magari sono le banche e i poteri che hanno interesse affinché lui abbia paura degli stranieri – perché così concentra lì la sua attenzione e non su quelli che sono i reali problemi – se io non penso questo e do per scontato di non voler dialogare con chi votava la lega, sbaglio assolutamente, perché la comunità è fatta di gente che votava lega, di gente che votava Pdl, di gente che votava Pd e di gente che non votava. Io devo parlare con tutti loro e costruire assieme un progetto diverso di futuro.
Putti si distanzia dalle logiche di centro, destra e sinistra e sulle aziende comunali dichiara:
Sia sulle partecipate che sugli assessorati abbiamo il pensiero che i posti strategici e di valore possano essere dati a persone competenti, quindi anche con bandi. Per cui non ci debbano andare persone solamente fidate, persone che in qualche modo abbiano delle collaborazioni o degli interessi con il partito di turno. A noi interessa che ci siano le persone più competenti per quel ruolo.
Sulla Fondazione Carige, vorrebbe capirci un po’ di più. No, non ha visto il bilancio della Fondazione, ma crede che non ci debba andare qualcheduno che rappresenta le istituzioni o i partiti che sono nelle istituzioni, lì ci deve andare qualcheduno che è in grado di dare il massimo livello di competenza per analizzare quali sono i bisogni sociali della città, e quali sono i diversi bisogni sociali a cui ogni anno bisogna rispondere. Di anno in anno. A seconda delle strategie necessarie. Putti vuole che lì ci siano le persone più preparate per fare un’analisi sociale e individuare tra i progetti presentati quelli che garantiscono questo tipo di approccio, un livello di qualità alto e che si fanno valutare quindi comprendano un modello di valutazione importante, credo che siano questi i modelli con cui affrontare questo tipo di cose.
Sollecitato sull’estate in arrivo e sulle spiagge libere assenti in città, Putti dice che sì, anche quelle erano indicate nei molti cartelli gialli usati a Palazzo Ducale per protestare contro l’informazione schierata di certa stampa. Perché l’ambiente e le risorse naturali devono essere accessibili a tutti. Con il Movimento dovrà capire come garantire queste spiagge libere e con quali risorse.
(Giovanna Profumo)
Autore: Redazione
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OLI 342: ELEZIONI – Movimento 5 Stelle, intervista a Paolo Putti
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OLI 342: ELEZIONI – Marco Doria e l’appoggio del Pd
I dati sono chiari: il gap fra la percentuale di coalizione dei partiti per “Marco Doria candidato sindaco” e le preferenze per Marco Doria è di quasi il 3 per cento, tanto quanto sarebbe bastato per passare al primo turno. La sensazione sempre sotto traccia che non si stesse facendo tutto il possibile da parte di tutti i partiti la si è avuta anche nel piccolo, nei quartieri, tra la gente.
Tanti i banchetti o i volantinaggi. C’era chi propagandava la sua opposizione a Monti, il referendum contro il finanziamento dei partiti e siede a Tursi o in Regione ma non accenna a Doria.Chi parlava di sicurezza e valori socialisti, chi si è chiamato fuori e poi si è accodato con distinguo eppure era in Sala Rossa da quel dì, chi diceva che il risultato delle primarie è sacrosanto.. bla bla. Sono circolate molte mail di candidati al Consiglio comunale della coalizione, spesso nemmeno una parola sul futuro sindaco, al più in chiusura del “mi candido perché”.
Così meno di dieci circoli Pd in città hanno invitato Doria e non si sono viste manifestazioni per appoggiarlo. Tanti incontri per Doria con cittadini, associazioni, categorie e in giro aperitivi di singoli aspiranti, accompagnati dal padrino di turno per il proprio cantuccio elettorale. Si porta voti, vero, ma per chi?Dunque diciamolo chiaramente: si è fatta campagna per il Partito e meno per Marco Doria. Nella speranza nemmeno tanto peregrina che il gruppo forte a Tursi avrebbe avuto magari non tutte le stesse facce, sicuramente lo stesso “scudetto”. E così forse sarà. Se il ballottaggio vedrà vincente Doria, che con le sue liste ha raggiunto l’11 e mezzo per cento contro il 24 per cento circa del Pd,
il professore che sorride poco, sorriderà ancor meno perchè dovrà vedersela con il partito a cui ha stravolto le primarie e che è di nuovo maggioranza: neppure con Sinistra ecologia e libertà riuscirà a decidere in solitaria.
Strano destino: magari un aiutino non desiderato potrà arrivare dal Movimento 5 Stelle, che dichiarano essersi posti a mastini di guardia in sala Rossa.
C’è molto da lavorare. A meno non si avveri ciò che molto maldestramente il giornalista di Primocanale ha insinuato nel domandare ad Enrico Musso se pensa di “rubare voti anche presso quella parte del Pd che ha votato Doria perché di centro sinistra, ma non è tanto contento di sostenere la sua candidatura e potrebbe pensare ad un candidato più moderato, facendo riferimento a quella parte di partito democratico che in studio è rappresentata…” Ed a quel punto Roberta Pinotti, presente in studio per commentare i risultati, lo interrompe indignata e se ne va, chiarendo che lei avrebbe sostenuto lealmente chi aveva vinto le Primarie.
Imbarazzo e sorrisetti del candidato di destra. Tutto pare poi si sia ricomposto, visto che Pinotti è di nuovo lì, ma gli elettori di centro sinistra si chiedono perché sia stata “inviata” proprio la senatrice a rappresentarli in tv: gli inviti si può sempre declinarli.
(Bianca Vergati – foto di Ivo Ruello) -
OLI 342: ELEZIONI – Lista Doria, una serata in piazza
Genova, piazza delle Fontane Marose. Son passate da poco le dieci e mezzo di sera quando si sentono applausi dal fondo. Il folto gruppo che da ore assiste al procedere degli eventi – dal televisore nel gazebo allestito nel pomeriggio sotto le stanze messe a disposizione da don Gallo già per il comitato elettorale delle primarie – si volta e può finalmente rivedere di persona il proprio candidato a sindaco, sino a poco prima nel salone di Palazzo Tursi, conteso dalle reti locali e nazionali, ultima in ordine di tempo La7 con Gad Lerner a dialogare con lui ne L’infedele.
Marco Doria, rilassato e sereno, si concede una lunga chiacchierata attorniato dai suoi sostenitori e collaboratori, più che soddisfatti per come stanno andando le cose, sebbene un po’ delusi per la vittoria al primo turno mancata per un soffio. Parla senza sforzare la voce, pacatamente, com’è il suo stile, e con la sicurezza del vincitore, sia pur differito di un paio di settimane. Ringrazia per il sostegno e la partecipazione, insiste sulla necessità di impegnarsi a fondo nei quattordici giorni che separano dal ballottaggio, soprattutto per recuperare almeno in parte coloro che hanno espresso il loro scontento astenendosi dal voto, con punte mai verificatesi prima (a Genova circa il 44% degli aventi diritto, su una media nazionale intorno al 33%, quando nelle precedenti consultazioni gli astenuti erano stati rispettivamente circa il 37% e il 26%). Tra le varie considerazioni, anche l’esigenza di riuscire a raggiungere e convincere le molteplici componenti di una città tanto complessa e articolata, facendo ciascuno la propria parte.
I giornalisti che stavano stazionando con le loro telecamere, intervistando ogni tanto ora l’uno ora l’altro per le dirette delle loro emittenti private, non appena si accorgono della presenza di Doria si fanno sotto a riprenderlo in video e a catturarne le parole, con un curioso effetto di sovrapposizione e rimescolamento dei livelli e dei modi della comunicazione, tra la sua voce tranquilla che parla a chi gli sta intorno e ritorna amplificata dal televisore rimasto da solo sotto il gazebo, mentre, accanto a lui che continua imperterrito a conversare, i conduttori a turno spiegano ai loro spettatori ciò che accade e intanto tutti i presenti, rivedendosi sullo schermo in lontananza, sentono di essere proiettati attraverso l’etere in mille case, testimoni di uno dei tanti momenti della millenaria storia di Genova.
A un certo punto compare Pierluigi Vinai, unico tra gli sconfitti a raggiungere la sede dell’avversario per complimentarsi con lui.
Alla fine Doria si congeda dai suoi, dicendo divertito che c’è sempre una prima volta nella vita: di lì a poco sarà la sua prima volta a Porta a Porta, ovviamente non seduto nel salotto di Bruno Vespa ma in collegamento dal Municipio, dove si accinge a ritornare.
Quelli che rimangono si rimettono a far capannelli in piazza, o a seguire le dirette televisive, con lo stillicidio dei risultati che giungono col contagocce dalle sezioni in cui lo spoglio è rallentato dall’abnorme numero di voti espressi in modo ambiguo su schede mal congegnate, difficili da gestire, comprendere e compilare, con lo scandalo di quasi undicimila dichiarate nulle (3,92%).
Continua il cardiopalmo: c’è chi spera in improbabili rimonte della percentuale di voti; si tiene d’occhio il piccolo scarto che separa Enrico Musso da Paolo Putti come contendente per il ballottaggio.
Soltanto nel cuore della notte il Viminale comunicherà i dati definitivi, confermando la gara finale tra Doria (48,31%) e Musso (15,00%).
(Ferdinando Bonora, foto di Giovanna Profumo) -
OLI 342: ELEZIONI – In attesa di giudizio
Nelle sedi elettorali di Marco Doria e Paolo Putti.(Galleria fotografica di Giovanna Profumo) -
OLI 341: COMUNALI 2012 – Spazio aperto per i/le candidati/e
Nello scorso numero di Oli 340 avevamo invitato i candidati e le candidate che si riconoscono nel progetto della nostra newsletter ad inviarci una loro breve presentazione.
A questo invito hanno risposto sette persone: di seguito trovate i link alle loro brevi auto-presentazioni.
Pier Claudio Brasesco – Lista Doria per il Consiglio Comunale
Elena Fiorini – Lista Doria per il Consiglio Comunale
Emanuela Massa – Lista Doria per il Consiglio Comunale
Anna Maria Milani – Lista Doria per il Consiglio Comunale
Laura Paleari – Lista Sel per il Consiglio Comunale
Caterina Pizzimenti – Lista Doria per il Consiglio Comunale
Eugenio Restani – Lista Doria per il Consiglio ComunaleVi ricordiamo che il precedente numero di Oli conteneva le presentazioni di di Eleana Marullo, Stefano De Pietro e Bianca Vergati.
La Redazione
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OLI 341: ELEZIONI – Doria, Putti e le affinità elettive
Quando a luglio dell’anno scorso è stata pubblicata su OLI la lettera AAA Cercasi Sindaco era possibile considerarla un appello disperato. Le uniche due risposte al post sostenevano che il profilo del nostro sindaco non avrebbe mai trovato spazio nei partiti, lamentavano il condizionamento di un sistema di potere e la necessità di uno scatto di orgoglio da parte dei cittadini. Lo spazio fisico e mentale della politica sembrava un organigramma aziendale, occupato da monoliti, le cui cariche non venivano mai rinnovate.
Durante l’estate, mentre era in montagna, Marco Doria viene a sapere da sua madre di un articolo apparso sui giornali che lo riguarda: qualcuno lo vuole candidare alle primarie del centro sinistra.
In settembre Paolo Putti, dopo votazioni interne, diventa il candidato ufficiale del Movimento 5 Stelle per le elezioni genovesi a sindaco.
Queste sono state per molti cittadini genovesi due buone notizie. E la risposta concreta alla nostra inserzione. Purtroppo pare che Doria e Putti non possano gestire progetti amministrativi insieme. C’è motivo di ritenere che non gli sia consentito dai leader nazionali che li sostengono. Questa pratica, politicamente, si chiama veto. E’ un giochino in mano alle segreterie dei partiti – e adesso anche al movimento – che ha fatto moltissimi danni, soprattutto a sinistra perché non ha permesso di governare. Le elezioni genovesi potrebbero essere un’occasione per Putti, Doria e relativi candidati di liste per rompere il giochino e dimostrare agli elettori che i mesi trascorsi non sono stati vani. Non si tratta di rinunciare a principi religiosi ma di cogliere le affinità elettive comuni da mettere in campo per governare la città.
Nel microcosmo di Oli questa cosa è già accaduta.
(Giovanna Profumo – fotografia dell’autrice) -
OLI 341: ELEZIONI – Appello migrante contro l’astensionismo
Ieri sera, al telegiornale di La 7, Enrico Mentana ha presentato un sondaggio nel quale risulta che il 38% degli italiani hanno dichiarato di astenersi dal voto. Chi non ha il diritto al voto, come le decine di migliaia di cittadini immigrati che vivono regolarmente a Genova da molti anni, trova incomprensibile che una percentuale così alta di cittadini italiani scelga di non votare. I migranti sono costretti all’astensionismo e non potranno scegliere il sindaco della loro città: fatto poco democratico e ben denunciato dal candidato sindaco Marco Doria quando ha presentato la propria lista con sole 39 persone, dedicando a loro il quarantesimo posto.
Gli immigrati genovesi hanno capito l’importanza della partecipazione alla vita pubblica in città e nel paese e per loro il diritto al voto è prioritario, e indispensabile strumento d’integrazione e di democrazia. Si tratta di una grande conquista delle lotte per la libertà e la liberazione e non è un caso che le donne italiane l’abbiano ottenuto molto tempo dopo gli uomini (hanno votato per la prima volta nel 1946). Molti popoli sono ancora in lotta per avere libere e vere elezioni (vedi la lotta che continua dei popoli arabi). E’ proprio vero che noi esseri umani non sappiamo valorizzare ciò che abbiamo. C’è chi si astiene perché è deluso, chi per protesta e c’è chi crede, così facendo, di togliersi ogni responsabilità dell’uso che verrà fatto del proprio voto. In verità si tratta comunque di una precisa scelta politica: quella di fare decidere ad altri questioni che lo riguardano direttamente. Chi si astiene, favorisce la scelta della maggioranza dei partecipanti al voto. Praticamente, vota per il vincitore.
Ci vuole un voto più responsabile, più informato, più partecipato. La legge elettorale per le comunali, diversamente da quella per le politiche, è molto più democratica e rispettosa del voto dei cittadini: ci permette di scegliere le persone (non soltanto i partiti) ai quali dare il nostro voto. Votiamo dunque per le persone che difendono la pace, la democrazia, l’uguaglianza, la legalità, la laicità, il rispetto delle regole. Votiamo chi lavora per i diritti universali al lavoro dignitoso, sicuro e regolare, allo studio ed alla salute. Votiamo le persone antirazziste che lavorano per la convivenza pacifica, l’interculturalità ed il rispetto delle diversità. Non votiamo razzisti e guerrafondai, non votiamo i responsabili del declino economico, politico, culturale e morale del nostro paese.
(Saleh Zaghloul) -
OLI 341: ELEZIONI – Cercare il futuro a Genova
“Cerchi lavoro? Non dire che sei laureato”, è il titolo del servizio su Il Secolo XIX di martedì 1 maggio, storia di un venticinquenne disoccupato, con tesi in Diritto Internazionale, plurilingue, che in un mese a Genova non ha avuto nemmeno una risposta alle sue domande di lavoro.
Caso mai un’offerta nel terziario, per intenderci al 75 per cento cuoco o cameriere stagionale.
Recita l’Agenzia dell’Onu, insieme all’Istat che la disoccupazione giovanile ha raggiunto in Italia il 35,9 per cento, mentre sono un milione e mezzo quelli che in generale non cercano lavoro.
Tema ineludibile di questi tempi l’occupazione, con uno sguardo a chi il lavoro lo ha perso, lo cerca o lo dovrà cercare, ovvero un’emergenza che dovrebbe riguardare in primis i giovani.
Il Governo ha proposto l’avvio di un’impresa di un giovane ad un euro, averceli però gli altri soldi che servono, chiedilo alle banche.
Anche alla festa del Primo Maggio si è fatto un gran parlare dei giovani, a cui la politica dedica ultimamente fiumi di discorsi, li sbandiera nelle liste e nei comizi. Paiono panda dello zoo, ma che vuoi, i panda mangiano soltanto germogli di bambù e allora sono difficili da preservare, in fondo in fondo anche un pochino ingombranti. Così i ragazzi d’oggi nella testa di tanti che giovani non lo sono più, che dicono ai miei tempi eh, bei bamboccioni che vogliono anche il posto e non si danno da fare. Sovente si evocano gli anni del dopoguerra, del boom, gli anni ’70.
“Ci uniscono le storie, la Storia”… ma non si dice che noi “anta” ci siamo mangiati il futuro.
Pure il Presidente della Repubblica ha detto basta nostalgie.
Intanto nella campagna elettorale per il Comune la parola lavoro pare un mantra. Un mantra monco, la dicotomia dovrebbe essere “lavoro-giovani”.
E’ vero, un sindaco non può fare più di tanto per l’occupazione, magari può favorire le aziende per gli spazi sul territorio, nel rispetto di ambiente e cittadini, con una mobilità efficiente, una burocrazia virtuosa o sinergie fiscali con le altre Istituzioni.
I candidati-sindaco vanno in giro ad ascoltare però la gente più disparata, dai lavoratori in cassa integrazione, ai famigliari dei malati, ai protestatari del parcheggio o dell’inquinamento acustico e ambientale, il verde, i buchi delle strade. Tutti argomenti che hanno la loro importanza nella quotidianità, portati però a volte in primo piano da alcuni che la loro parte di vita l’hanno già avuta. Meno male che c’è chi dedica spazio e ascolto agli invisibili, agli ultimi, che pure non sono pochi.
Ma all’ascolto dei giovani chi ci va?
Solo i candidati sindaco del Movimento Cinque Stelle e della Lega Nord erano presenti in prima persona martedì 24 aprile al Ducale alla Consulta degli studenti, con centinaia di ragazzi, neanche i media hanno dato peso alle assenze, menzionato l’evento.
Il futuro non appassiona neanche un po’, la nostra è malinconicamente una città di vecchi, mentre stanno sparendo delle generazioni.
(Bianca Vergati)




