Autore: Redazione

  • OLI 335: ELEZIONI – Il tarlo del dubbio

    L’appuntamento organizzato per l’8 marzo dalle donne di Snoq (Se Non Ora Quando) ha avuto pieno successo di partecipazione, e a Palazzo Ducale si è dovuta sostituire in gran fretta la piccola “Sala Camino” con i più vasti spazi del “Munizioniere”.
    Le organizzatrici intendevano garantire l’interazione più ampia possibile tra pubblico e candidati, ma qui c’è stato invece un serio inciampo. Con un sorteggio casuale le e gli aspiranti sindaco sono stati suddivisi in quattro gruppi di discussione, centrati su quattro diversi argomenti: rappresentanza delle donne nei luoghi decisionali; il lavoro e i lavori; la città a nostra misura; pubblicità, stereotipi e violenza. Da parte sua il pubblico si è distribuito qua e là sulla base delle proprie ‘affinità elettive’, ma anziché un maggiore approfondimento, si è avuta una frammentazione del tutto casuale del confronto.

    Il tentativo di ricucire il tutto in seduta plenaria tramite ‘riassunti’ delle discussioni in gruppo è stato confuso e dispersivo, e sono iniziati gli abbandoni della sala.
    Quando il microfono è tornato nelle mani del pubblico nuovamente riunito, il dibattito ha ripreso vita, ma la gestione troppo rigida dell’interazione col pubblico ha limitato il confronto.
    A peggiorare la situazione per chi non avesse conquistato le prime file, un’acustica punitiva aggravata dal brusio di persone distratte.
    Il tema che ha avuto più spazio anche nel dibattito plenario è stato quello della rappresentanza delle donne nei luoghi decisionali: fino a che punto candidate e candidati intendono impegnarsi su questo punto? Come pensano di riuscirci?
    Stando al Corriere Mercantile del 9 marzo questo è stato un tema di divisione: “Le quote rosa dividono i candidati”. Stando al Secolo XIX invece “Nessuno si è sbilanciato”. La Repubblica, più appropriatamente, osserva che c’è stato un consenso diffuso sull’obiettivo di una pari rappresentanza politica delle donne, e di una loro maggiore presenza nelle aziende partecipate. Solo Giuliana Sanguineti (Partito Comunista dei Lavoratori), e Si Mohamed Kaabour (lista civica ‘Fratelli e fratellastri’ promossa da cittadini italiani di origine straniera), vi hanno anteposto, rispettivamente, l’accesso paritario al lavoro e la diffusione di una cultura del rispetto tra le nuove generazioni.
    Certo, avendo dato forfait sia Vinai che Rixi mancava la destra più a destra.

    Inoltre tra i presenti le diversità di accento erano sensibili: Musso si è limitato a parlare di utilità pro – tempore di “quote” di donne, mentre Doria ha colto il punto politico di una presenza che “Può introdurre un punto di vista diverso rispetto a quelli dominanti”, e Putti (Movimento 5 stelle) ha affermato che “C’è bisogno delle donne per realizzare la nostra visione di città”.
    Meglio soprassedere sui deliri filosofici di Siri e sulla patetica scenetta familiare di Giuseppe Viscardi.
    Tuttavia questa diffusa adesione degli uomini ad un obiettivo potenzialmente destabilizzante mi lascia nel dubbio: non è che, al fondo, consapevole o no, ci sia la convinzione di poter comunque continuare ad interpretare la realtà secondo i propri modelli?
    Le donne discutono da un’infinità di tempo su quanto il loro ingresso nei luoghi del potere possa riuscire a modificarne i meccanismi, o su quanto invece siano loro a modificare se stesse, adottando metodi e riti maschili.
    Per far pendere la bilancia verso un vero cambiamento i numeri sono importanti solo se sono tanto grandi da essere a loro volta destabilizzanti: almeno il 50%, certo, ma anche il 50% non basta.
    (Paola Pierantonifoto di Giovanna Profumo)

  • OLI 335: IMMIGRAZIONE – L’integrazione ai tempi delle TV satellitari

    Nell’articolo di Rania Ibrahim sul Corriere della Sera del 12 marzo “Grazie alla parabola…”, la confusione regna indisturbata. Da una parte la parabola è screditata in quanto non è da quartieri “fashion” ed è “tipicamente da banlieue parigina” e da circonvallazione di Milano, dall’altra si indigna quando i vicini di casa protestano per l’installazione della sua di parabola: “rovinava la facciata del condominio…capirai.”
    La parabola della scrittrice è “buona” ed ha contribuito ad insegnarle la lingua araba, a conoscere il suo paese d’origine e tante altre belle cose mentre quella delle altre donne immigrate che dice siano (non poteva mancare) “la maggior parte musulmane”, e che definisce come “mogli-sforna bimbi” di uomini immigrati è “cattiva”: con la parabola, si barricano “nelle loro case, chiuse in un mondo che non hanno mai lasciato realmente, tutto il giorno a guardare esclusivamente programmi arabi, sentire musica araba, telegiornali arabi, la Rai?, non sanno neppure cosa sia”.
    Naturalmente non è così: la scrittrice non è l’unica tra le figlie ed i figli degli immigrati ad usufruire dei vantaggi della parabola nel mantenere la lingua e la cultura d’origine e non è certamente colpa della parabola se le comunità immigrate vivono separate dalla società ospitante che fa poco per integrarle. E’ spiacevole che quando una persona immigrata ha la possibilità di scrivere su una testata importante, non faccia altro che ripetere gli stessi stereotipi sugli immigrati che da vent’anni si va scrivendo sullo stesso quotidiano. Massima cura della scrittrice è di rassicurare di essere diversa da altri immigrati che non sanno parlare l’italiano, sfornare bimbi ecc.
    Articolo a parte, qualche sociologo dovrebbe fare una seria indagine sull’influenza della diffusione delle TV satellitari nell’integrazione degli immigrati in Italia. Ad esempio, se il modello dell’assimilazione degli immigrati era di difficile attuazione esso è, ora, impossibile: moltissimi immigrati ben integrati a livello lavorativo e linguistico seguono più i telegiornali del paese d’origine che quelli italiani. In molti casi si guardano quotidianamente due telegiornali del paese d’origine e nessuno italiano. Cosa significa questo per l’integrazione e per la politica? E’ nell’interesse dell’Italia che milioni di persone che vivono nel nostro paese seguano i nostri telegiornali? Sembrerebbe evidente, ma allora TV e telegiornali dovrebbero cambiare: ad esempio, assumere l’antirazzismo come etica fondamentale. Quando denunciano l’integralismo e il fanatismo religioso, dovrebbero farlo con equilibrio ed obiettività coinvolgendo tutti gli integralismi compresi quello cristiano e quello ebraico. Quando parlano di Palestina e medio oriente dovrebbero essere obbiettivi e rappresentare tutti i punti di vista e non appiattirsi, come accade oggi, su un unico punto di vista. Insomma TV e telegiornali italiani dovrebbero diventare multietnici e interculturali. Mi rendo conto che potrebbe sembrare qualcosa di utopico, visto il degrado delle nostre TV, ma è necessario.
    (Saleh Zaghloul)

  • OLI 335: CITTA’ – La Biblioteca e i giornalisti creativi

    “Cornigliano, i bulli terrorizzano la biblioteca” titolano le pagine genovesi di Repubblica del 1 marzo (*), l’incipit dell’articolo è netto (“una biblioteca sotto scorta perché è ostaggio di una banda di bulli”), in un virgolettato vengono anche riportate le parole che sarebbero state pronunciate da Maria Teresa Bartolomei, responsabile del Polo culturale di Genova Cornigliano (“Adesso abbiamo paura”): lo stesso giorno, i fatti sono descritti da Il Secolo XIX sotto il titolo “Branco annoiato devasta biblioteca”.
    Qualche giorno dopo ne parliamo con Maria Teresa Bartolomei, molto scontenta per come i giornalisti hanno travisato, almeno in parte, i fatti avvenuta alla biblioteca Guerrazzi di Cornigliano: il gruppo di ragazzi, circa una quindicina, di età compresa fra i quindici e i diciassette anni, è noto da tempo ai frequentatori della biblioteca e ai suoi dirigenti: si radunano in giardino, fanno i “bulli”, procurano qualche piccolo danno, danno fastidio a chi studia, ma in genere i responsabili della biblioteca sono sempre riusciti a gestire la situazione. Lo scorso 28 febbraio le cose si erano svolte in modo analogo, fino a quando i ragazzi, alle sei di sera venivano allontanati dalle aule di lettura, ma al momento di allontanarsi le parole di rimprovero di due studenti non vengono accettate, e scoppia la rissa, uno scazzottamento abbastanza vivace.
    Viene chiamata la polizia, e nel frattempo i ragazzi si dileguano.
    Episodio molto spiacevole, ma è molto spiacevole anche l’atteggiamento dei mezzi di informazione, che come accade molto frequentemente forzano i toni, e mettono tra virgolette parole che non sono state pronunciate.
    La biblioteca non è stata devastata, questi ragazzi vengono descritti da chi conosce bene la situazione come molto fastidiosi, ma non “dediti a distruggere tutto quello che trovano”.
    Bene una maggiore sorveglianza del luogo, ma anche una maggiore sorveglianza del linguaggio.
    (Ivo Ruello)

  • OLI 335: LETTERE – Dipingere per diletto

    Da diversi anni l’Associazione Culturale Azzurra e Radio Azzurra 88 Rete Liguria organizzano concorsi di pittura aperti a tutti, senza limiti di età, alternativamente patrocinati dai municipi 1° Centro Est, 2° Centro Ovest e 3° Bassa Val Bisagno, ospitati nei rispettivi centri civici di salita Prione, Buranello e Villa Imperiale.
    Si tratta di occasioni che offrono a chi dipinge per diletto la possibilità di presentare al pubblico le proprie opere, uscendo dall’ambito strettamente privato e confrontandosi con quanto realizzato da altri, con diversi linguaggi figurativi e a vari livelli di capacità tecnica ed espressiva.
    Siamo ora giunti alla diciannovesima edizione del Concorso Azzurra Liguria – Trofeo Agostino Zappaterra, che si inaugurerà sabato 17 marzo alle ore 16,30 a Sampierdarena presso il Centro Civico Buranello (via Buranello, 1 – via Daste, 8) e rimarrà aperta tutti i giorni, tranne i festivi, dalle ore 16,00 alle 18,00. A conclusione, la premiazione di coloro che la giuria riterrà più meritevoli avverrà venerdì 23 alle 16,30.
    Chi fosse interessato a partecipare può ancora iscriversi entro il 14 marzo, consegnando le opere (a tema libero, dimensione massima senza cornice: cm 50 x 70) nei pomeriggi dei giorni 15 e 16.
    Per informazioni, tel. 0108690734 e 3925689955.
    Cordiali saluti
    (Paola Colombo Zappaterra)

  • OLI 334: VERSANTE LIGURE – IL NAUFRAGAR M’È DOLCE

    Concorde non lo sono
    (con chi ha le mani in pasta)
    allegro tantomeno
    (la situazion rattrista)
    ma sono fantozziano
    uguale (essendo Costa).


    Versi di ENZO COSTA
    Vignetta di AGLAJA
    .

  • OLI 334: CITTA’ – Refoli elettorali ai Parchi di Nervi

    Parchi di Nervi

    Come polverina di Campanellino vola frizzante aria d’elezioni, giunge in periferia, scuote pure le fronde dei Parchi di Nervi, luogo spesso presente sui giornali, vuoi per le strade, i parcheggi, lo smog, evidente terreno di caccia per candidati sindaci e non solo.
    Esemplare il serrato confronto svoltosi tempo fa fra il Municipio Levante e l’assessore al Verde del Comune Pinuccia Montanari che, tecnici al seguito, voleva riferire sui lavori al Parco storico e si è trovata di fronte un consiglio in gran spolvero.
    A turno il Municipio con presidente, consiglieri e l’ipercinetico assessore Alfieri , inesorabile fustigatore dal suo blog, si sono lanciati contro la povera Pinuccia.
    Chi dice: “C’è un’idea di città devastante in questa Amministrazione, nella sinistra che governa da così tanto tempo. Si è mortificato il turismo a Genova e i nostri ragazzi se ne vanno, non trovano lavoro…”, condivisibile, mentre Alfieri tuona “Non si vogliono fare i balletti a Nervi, vanto per 40 anni della città, manifestazione mondiale…”. Visi smarriti dei cittadini presenti.
    Invano l’assessore Montanari precisa: “Sì ai balletti, ma no a una spianata di cemento, alle vostre proposte di strutture inamovibili in un parco storico”. I politici difendono le loro tesi, con discorsi dal sapore elettorale, presidente e assessore si candideranno per il futuro consiglio comunale.
    Un’altra brillante carriera li attende, sarà lo stop alle prebende per i Municipi deciso dal nuovo governo.
    Si avversa il bando sulla gestione, emanato dal Comune, che già assegna ad associazioni di volontari fondi, organizzazione, cura e manutenzione di Villa Pallavicini e Duchessa di Galliera, affiancati da Aster.
    Per Nervi sono state presentate solamente proposte singole come caffetteria o corsi di ginnastica, mentre gli Amici dei Parchi sono per una “gestione pubblica” e controlli efficaci: “a che servono le tasse?”.
    Non fa breccia l’istituzione del “curatore scientifico”, che vigilerà sulla cura di piante e giardini e la pianificazione, per una volta tanto rigorosa dei lavori, partiti comunque tardi rispetto alle richieste del Municipio del 2005.
    “Ma io sono qui dal 2009” ribadisce l’assessore comunale e i soldi (ancora quelli delle Colombiane), erano bloccati. Si concluderà tutto nel 2013, già una prima tranche per fine febbraio 2012 e poi via al Roseto, adottato dall’appassionato re del Belgio.
    Il parlamentino di quartiere fa muro e il Giornale (20 gennaio) titolava poi come “Municipio fantasma” quello del Levante che si fa scippare i Parchi e non si accorge che il Comune vuole dare in gestione il polmone verde di Genova. Il quotidiano definiva la seduta “confusa con discorsi senza né capo né coda”.
    Strana destra che invoca trasparenza ed efficienza, ma non ama gare ed appalti.
    Si è evocato un boicottaggio della vocazione turistica del Levante cittadino, omettendo che proprio a Nervi si è poco pedonalizzato per l’avversione dei commercianti, non si sono richiesti parcheggi pubblici, anzi il Municipio ha caldeggiato parcheggi soltanto privati, in spazi utili all’accesso di parchi e centro cittadino.
    In tempi di saldi l’ultima domenica di gennaio il centro di Nervi aveva le vetrine buie o quasi e tre soli negozi aperti: spiccava in piena luce in piazzetta l’abitino frou-frou da circa 2mila euro.
    (Bianca Vergati)

  • OLI 334: CITTA’ – Un pony express per i Municipi del Levante

    Capo San Rocco a Priaruggia

    E’ tempo di elezioni e con il sottosopra che c’è stato ci si dimentica che si rinnovano anche i rappresentanti di quartiere, ma iniziative e incontri fervono. A Levante capita d’incrociare la pizza dell’assessore, il carnevale in piazzetta, l’evento letterario e persino l’incontro segreto ma non troppo fra le associazioni sportive e l’assessore comunale al Demanio Farello. Ognuno perora il suo orticello, chi vuole la scaletta, chi il dragaggio, chi la sabbia e compare pure la signora ex assessore, avvisata all’insaputa dell’altro, mentre il Municipio dichiarerà poi di esserne all’oscuro. Nell’occasione Farello rende noto che è prossima l’approvazione della delibera sul Demanio e così alcuni cittadini gli chiedono che ne pensa del loro lavoro sul litorale in collaborazione con il Municipio. “Mai ricevuto”, è la risposta.
    Forse occorre un pony express per comunicare.
    Ancora a Levante, ecco Margini, assessore ai Lavori Pubblici del Comune, per il progetto di Capo S.Rocco, promontorio di Priaruggia un po’ inselvatichito e trascurato: l’assessore al Municipio Alfieri presenta un piano con scale alla Wanda Osiris e terrazzamenti in cemento, lampioni da set, per via della sicurezza, uno stravolgimento delle proposte ecosostenibili elaborate (gratis) da residenti, esperti volontari. Per il sito, primo laboratorio di biologia marina in Italia nel 1912, si suggerivano ad esempio scala, piattaforma e panchine in legno con accesso libero a tutti, rispettoso di passeggini e carrozzine per disabili.

    Il progetto dell’Arch. Salvagno 

    Dove sono finite tali proposte? Margini non le conosce ed Alfieri ammette che non sono state inoltrate, si è preferito lasciar fare al Comune: “D’altronde è loro compito” dichiarerà in seguito “che ci stanno a fare sennò? E i tempi erano stretti”.
    Ma le proposte giacciono lì da due anni!
    Margini fa da paciere, chiedendone l’invio, si cercherà di fare “sintesi”.
    Mercoledi 29 febbraio si è svolto l’incontro e sabato 3  il Mercantile dedica mezza pagina al progetto “leggero” senza Wc che sporca, niente doccia per la spiaggia libera e stop al bar, che richiamerebbe assembramenti. A raccontarlo è Alfieri, che assicura l’inizio lavori prima delle elezioni “ma non per fare pubblicità”. Intanto si candida per il Comune.
    A quale progetto si riferirà? E perché non lo ripuliamo solo un po’questo Capo?
    “Un angolo di paradiso” , assicura, grazie al Municipio, pensando al benessere dei cittadini, arruolati in percorsi partecipati che poi si lasciano nei cassetti.
    Così in altro contesto la bionda consigliera Pd del Municipio Medio Levante evoca una suggestione di spiagge libere per tutti, bambini e disabili, parla d’inclusività, di ascolto dei cittadini…
    Lei, che da dieci anni siede nel parlamentino di centro destra, forse era distratta, si sarà votata a sua insaputa (all’insaputa dei cittadini) l’unanimità per le case sul mare al Lido e alla rimessa di Boccadasse.
    Mai un rimpianto del Municipio per i chilometri di spiaggia occupata in corso Italia,dove c’è una sola spiaggia libera, (S. Giuliano) e gli accessi sono un terno al lotto. Anzi il Municipio si è inventato un passo carrabile ma non per chi ha necessità vere: le sbarre in Lungomare Lombardo. un tempo con lucchetto, vengono ora rimosse da signore in city car, che parcheggiano comodamente insieme a quelli dell’AAA, Associazione Arma Aeronautica, che non paghi del privilegio delle casine sul mare, piazzano pure la Smartina sui sanpietrini dell’area pedonale.
    (Bianca Vergati – foto archiportale.it)

  • OLI 334: FARMACI – Il doppio prezzo della sanità veterinaria

    gatti greci

    L’assidua frequentazione della Grecia, e l’altrettanto assidua frequentazione di gatti sia italiani sia ellenici mi ha proposto un quesito.
    Il Synulox 50 è un farmaco veterinario prodotto dalla Haupt Pharma S.r.l. a Borgo San Michele, provincia di Latina.
    Questa estate in Italia il farmaco costava 13.80 € (ora il prezzo è salito a 15.18 euro), mentre in Grecia il prezzo era 7.50 €, poco più della metà.
    La semplice domanda è: perché questo farmaco costa più nella nazione in cui viene prodotto, rispetto ad un paese in cui viene esportato?

    Giro il questito a un gentile farmacista che mi dice che è una questione di mercato: in Italia la gente è disposta a spendere di più per curare l’animale di casa.

    gatti italiani

    Stessa domanda alla veterinaria di riferimento, che in modo ancora più esplicito risponde “La spiegazione è che sono dei farabutti. Tutti i farmaci ad uso pediatrico e veterinario in Italia hanno costi molto più alti di quelli per adulti, anche se i principi attivi sono gli stessi. Come veterinari non possiamo prescrivere farmaci ad uso umano, anche quando sono esattamente gli stessi dei corrispondenti farmaci veterinari, che costano però molto di più”.
    I produttori contono sul fatto che per gli inermi che dipendono da noi, bambini e animali di compagnia, si mette mano al portafoglio con più facilità. Quindi, perché non approfittarne?
    Tornando all’esempio del Synulox, dato che anche sul farmaco venduto in Grecia la ditta produttrice farà il suo bel guadagno, la differenza in più incassata in Italia si risolve in guadagno netto di 6,3 € per ogni scatoletta, di cui in parte, magari, si farà carico anche lo Stato: infatti anche le spese veterinarie “sostenute per la cura di animali legalmente detenuti a scopo di compagnia o per pratica sportiva” danno diritto alla detrazione d’imposta del 19% nel limite massimo di euro 387.34, calcolata sulla parte che eccede l’importo di euro 129,11.
    E’ molto probabile che il caso del Synulox, fortunosamente incontrato, non sia l’unico, tra i farmaci veterinari e no, e sarebbe interessante raccogliere altre testimonianze in proposito.
    Le liberalizzazioni in arrivo serviranno a qualcosa?
    (Paola Pierantoni)

  • OLI 334: BUROCRAZIA – I migranti esclusi dalle semplificazioni

    In base alla legge 183/2011, i certificati rilasciati dalla Pubblica Amministrazione devono essere sostituiti da dichiarazioni sostitutive di certificazione o di atto di notorietà e le amministrazioni e i gestori di pubblici servizi non possono più accettarli né richiederli: la richiesta e l’accettazione dei certificati costituiscono violazione dei doveri d’ufficio. Da questo positivo provvedimento di semplificazione sono esclusi i cittadini immigrati. Una circolare del ministero dell’Interno, infatti, dispone che continua a prevalere una norma del regolamento d’attuazione del Testo Unico sull’immigrazione risalente al 1999 in base al quale l’uso da parte dei migranti delle dichiarazione sostitutive non è consentito quando l’esibizione o la produzione di specifici documenti è prevista dal Testo Unico (1998) e dallo stesso Regolamento (1999).
    Ad esempio, si continuerà a chiedere agli immigrati che presentano domanda di ricongiungimento familiare di consegnare il certificato di idoneità igienico sanitaria dell’alloggio, questo certificato viene rilasciato da un geometra iscritto al collegio dei geometri laureati della provincia di Genova e costa circa 70 euro. Dal 1998 fino al 2002 lo stesso certificato veniva rilasciato dagli uffici comunali costando circa 3 euro. Vi si attestava che l’alloggio non presentava problemi igienico sanitari, mentre in questura veniva calcolato il numero massimo delle persone che potevano abitarvi, in base al numero delle stanze.
    Si continuerà dunque a chiedere agli immigrati di produrre altri certificati come ad esempio il certificato del casellario giudiziario e il certificato delle iscrizioni relative ai procedimenti penali in corso quando presentano domanda di carta di soggiorno.
    Tutti questi certificati, ed altri ancora, non hanno alcuna ragione di essere chiesti ai migranti, in presenza delle nuove norme sulla semplificazione entrati in vigore dal 1 gennaio 2012, e dovrebbero essere sostituiti con le autocertificazioni in quanto riguardano “stati, fatti e qualità personali certificabili o attestabili da parte di soggetti pubblici o privati italiani”, ma saranno sempre richiesti ai migranti a causa, come denunciano le segreterie nazionali di CGIL, CISL, UIL e ACLI in una lettera aperta ai ministri Cancellieri e Griffi, del ritardo nelle procedure di dialogo informatico tra le banche dati delle varie amministrazioni.
    (Saleh Zaghloul)