Autore: Redazione

  • OLI 328: SOCIETA’ – La Costa Concordia mette tutti d’accordo

    Una nave con 4000 persone a bordo, organizzata con le migliori attrezzature di sicurezza disponibili, con giubbotti di salvataggio abbondanti per tutti, s’incaglia a pochi metri dalla costa con il mare calmo e il comandante riesce ad avere morti a bordo: è il tragico epilogo di una gestione fallimentare dell’emergenza.
    La stampa è ipnotizzata dall’evento, quel gigante piegato fa notizia, fa vendere, il leviatano inaffondabile è affondato, il comandante si presta al generale stupore di scoprire che è un uomo impappinato invece che lo “chef aprés dieu” che ci avevano venduto.
    E il “meglio” che si riesce a trovare in rete è una canzone che lo prende in giro, sulle note di Onda su onda. Ci si sente avviliti pensando ai 4000 profughi nordafricani descritti nell’articolo di radio Babboleo, alle centinaia di migliaia che affrontano un viaggio nel quale l’arrivo dalla parte opposta non è una possibilità garantita, anzi la probabilità di morire annegato o di disidratazione in mezzo a tutta quell’acqua salata è valutata e affrontata insieme al fatto di stare in centinaia in un battello da decine senza saper nuotare. Allora, caro Elio delle Storie tese, sarebbe forse più utile una canzone che racconti di questi fatti e non della fragilità colpevole di un uomo che lavorava al di fuori del buon senso secondo dei criteri ritenuti però accettabili da tutti quelli che sapevano della pratica dell’inchino. Anzi, un vero inchino alle vittime dei naufragi ci sentiamo di dedicarlo noi di Oli per tutte le latitudini e longitudini della terra, per quelli delle guerre e della cecità umana così ben ignorati dalla stampa (ancora finanziata dallo stato) italiana.
    (Stefano De Pietro)

  • OLI 328: PRIMARIE – Marta Vincenzi, la donna cannone e il teatro della politica

    Ricorda Lenny Bruce, o il Truman Capote del film “A sangue freddo”.
    E’ sul palco – solo uno spot bianco ad illuminare la figura – per un reading di un’ora e mezza su come ha guidato il Comune negli ultimi cinque anni.
    La pièce è anticipata da un video – davvero modesto rispetto a lei – dedicato ad un auspicato senso civico ed etico dei genovesi, uno spottone elettorale che ha come refrain “qui a Genova, noi facciamo così”, citando Pericle.
    Teatro Modena, mercoledì 18 gennaio ore 17.00: per Marta Vincenzi platea al completo, insieme ad una parte di palchi.
    Nell’attesa dell’attrice, dagli altoparlanti, un rassicurante Lucio Battisti garantisce un tuffo nel passato preceduto da “La donna cannone” di De Gregori che – si è autorizzati a pensare – sarà stata messa in scaletta da un antagonista politico.
    Marta Vincenzi leggerà per un’ora e oltre quella che appare più una memoria difensiva che un progetto amministrativo per il futuro. Leggerà per smontare, una ad una, le prove di accusa di un’area di partito che non ha esitato a metterla sul banco degli imputati.
    Di fatto, la Prof. propone un ripasso che spazia dalla cultura ai sacrifici dei dipendenti comunali, per toccare le risorse dell’ente falcidiate da “cinque manovre in quattro anni, tutte durissime”. Ne emerge una giunta che ha dovuto opporre “una resistenza strenua per obbiettivi minimi continuamente messi in discussione”, un gruppo che “le ha prese tutte in faccia” con risorse, conti alla mano, passate dai duecento milioni del 2007, ai poco più di quaranta del 2012 “che possono diventare ottantatre o ottantacinque solo con l’incremento della tassazione”.
    Traguardare il futuro era ed è il desiderio della Sindaco e farlo riappropriandosi di un’utopia urbanistica concretamente realizzabile. Da qui il nuovo Puc secondo Marta.
    Consapevole che Genova è la città meno accessibile d’Italia, la Sindaco ricorda il nodo ferroviario già iniziato, un nuovo passante autostradale (senza chiamarlo Gronda) le infrastrutture cittadine, la strada di Scarpino “che è finita”, e tutto quello che è a progetto.
    Marta accenna ai quattro milioni di visitatori e spettatori tra musei, acquario e Ducale, teatri e Porto Antico nel 2011, e il fatto che oggi “il Carlo Felice c’è” anche grazie allo sforzo e ai sacrifici dei lavoratori del teatro.
    In costruzione, ancora, quattro asili nido e aumentati di seicento i posti disponibili.
    Ridotti debito e costi dell’amministrazione di quello che nel 2007 “era uno dei comuni più indebitati d’Italia”.
    Il teatro di Marta vede in scena una tigre disposta, per difendere il cucciolo della sua politica, a tirar fuori artigli e denti. E’ la parte migliore di lei. Quella in cui si vorrebbe credere, nonostante la stanchezza di chi in platea sonnecchia un po’, nonostante gli anni passati senza comunicare nulla al cittadino, nulla che non attenesse a Notte Bianca.
    Certamente Marta è migliore di molti del suo partito. Più sincera e ostinata. Se non altro nel ricostruire una storia che, trasmessa nel tempo, avrebbero dato un senso al suo essere la Sindaco.
    Ma il teatro di Marta è fedele ai tempi della politica.
    Finita la campagna elettorale, purtroppo, abbandona il cartellone.
    Peccato. Per cinque anni si recita a soggetto.
    (Giovanna Profumo – foto dell’autrice)

  • OLI 328: IMMIGRAZIONE – Regolarizzazione semplificata e di lunga durata

    La settimana scorsa ACLI e CGIL hanno chiesto al governo la regolarizzazione degli immigrati irregolari. Il segretario della CGIL, Susanna Camusso, ha detto a la Stampa, che “la regolarizzazione porterebbe nelle casse dello Stato 5 miliardi di euro, risorse che potrebbero essere utilizzate per gli ammortizzatori sociali e per rilanciare l’occupazione”. Richiesta, dunque giusta ed opportuna, ma come fare la regolarizzazione?
    Le regolarizzazioni/sanatorie che si sono fatte dal 1987 ad oggi, una ogni circa cinque anni, hanno avuto uno svolgimento burocratico terribile. Sono state fatte concentrando la presentazione di centinaia di migliaia di domande in due o tre mesi. Ingolfando gli uffici stranieri delle questure, delle prefetture, delle poste, del sindacato e delle associazioni di volontariato e facendo “impazzire” i lavoratori di questi uffici. E’ come permettere agli automobilisti di fornirsi di carburante soltanto al lunedì di ogni settimana dalle 8.00 alle 14.00. Si scatena tra gli irregolari una disumana corsa contro il tempo, si usano tutti i mezzi per poter presentare domanda, si accetta ogni ricatto, si compra e si vende di tutto dal contratto di lavoro falso al proprio corpo. Si rivitalizzano le associazioni a delinquere di venditori e falsificatori di contratti di lavoro e se ne formano delle nuove. Il primo contatto degli immigrati con le istituzioni del nostro paese avviene aggirando regole e legalità. Centinaia di migliaia di domande vengono rifiutate e altre rimangono sospese per anni (ancora oggi vengono riesaminate le domande presentate durante l’ultima regolarizzazione del 2009 (colf e badanti). E’ inoltre assurdo che un paese civile e democratico riconosca così esplicitamente che prima di permettere la regolarizzazione di centinaia di migliaia di immigrati essi devono lavorare in nero per cinque anni con annessa evasione fiscale e contributiva e violazione dei diritti che in certi casi arriva allo sfruttamento ed alla schiavitù.
    Un’operazione necessaria quale è la regolarizzazione degli immigrati irregolari è stata applicata in maniera assurda, complicata e dannosa per il paese, per chi cerca di regolarizzarsi e per chi si ne occupa. Quando, invece, per l’emersione dal lavoro nero degli immigrati irregolari si possono utilizzare gli stessi strumenti che si usano per i lavoratori italiani e dove è possibile presentare domanda tutti i giorni del mese, tutti i mesi dell’anno, per anni. Così è stata, ad esempio, l’emersione prevista dalla legge 383/2001 (Tremonti bis). Un altro strumento è quello dei piani d’emersione territoriali e nazionali che oggi il sindacato sta proponendo al governo Monti. Questi strumenti (previsti per i lavoratori italiani ed immigrati regolari) vanno adeguati in maniera da prevedere l’emersione anche del lavoratore immigrato irregolare e il rilascio in questo caso del permesso di soggiorno. Nel caso di rifiuto del datore di lavoro di presentare la domanda d’emersione va prevista l’emersione in base a richiesta e vertenza del lavoratore stesso e il rilascio del permesso di soggiorno (previa verifica) anche in questo caso. Inoltre, il dispositivo legislativo della regolarizzazione deve contenere la revoca d’ufficio delle precedente espulsioni amministrative per chi emerge dal sommerso e dalla “clandestinità”.
    (Saleh Zaghloul, immagine di Guido Rosato)

  • OLI 328: GRECIA – Cronache di vita vissuta: l’isola

    Moschoùla, insegnante e dirigente di scuola superiore nell’isola di Ikaria, mi scrive: “Sì, le notizie che girano in televisione sono queste (Ndr: episodi di carenza di farmaci essenziali e di inedia; aumento dei suicidi e delle rapine …), ma soprattutto riguardano le grandi città. A Ikaria, il cibo non dipende solo dal nostro stipendio, ma anche da quello che coltiviamo (orti, animali, olive, vino): non credo che qui potranno verificarsi situazioni d’inedia. Quello che probabilmente succederà qui è che si perderanno case e proprietà, perché non c’è denaro liquido. Nelle città invece penso che ci siano veri e propri problemi di fame, perché i salari sono scesi tantissimo, e le persone si sono caricate di rate per la casa, per l’automobile … Per cui, se cercano di pagare tutte queste rate, non avranno i soldi per le loro necessità immediate. E se spendono i loro soldi per le spese necessarie non pagheranno le rate e perciò perderanno la casa, l’automobile … “.
    In Grecia infatti l’entità di stipendi e pensioni è stata “ridefinita”, con una riduzione secca del 25 – 35%. Salve solo le pensioni minime, che non superano i 450 euro mensili.
    Continua Moschoùla: “Non so verso dove ci porterà tutto questo; se si apriranno occasioni di lavoro per i disoccupati, in qualche modo la situazione potrà aggiustarsi. La verità è che siamo tornati agli anni tra il 1950 e il 1960, quando tutti cercavano di andare via per trovare migliore fortuna, solo che allora il mondo era molto diverso, e la maggior parte di quelli che se andavano era gente non qualificata. Ora se ne va chi ha una laurea e un dottorato. E questo è un fenomeno che indebolisce tutto il Paese”.
    In un’isola un pò selvatica come questa i redditi falciati dalle misure governative sono sostenuti non solo dalla micro economia dell’orto, del piccolo allevamento, delle manutenzioni auto gestite, ma anche dal fatto che è davvero difficile inventarsi modi per spendere soldi. Ma la crisi sta colpendo duramente anche qui. Durante queste vacanze di capodanno, rispetto a un anno fa, la differenza salta agli occhi: quasi introvabili le trattorie aperte. Pochissima la gente in giro.

    La bella nave moderna (anno di costruzione 2005) che in poco più di sei ore faceva servizio col Pireo, è sparita. Girano voci che sia stata venduta agli spagnoli. La sostituta Ierapetra di anni ne ha 36, e capita anche l’episodio eccessivo: cinquanta persone per protesta le impediscono di attraccare, coi passeggeri portati in giro per un giorno intero, inclusa una bara inutilmente attesa dai parenti che dovevano celebrare il funerale.

    Il primo gennaio, in quest’isola, c’è il rito di andare a salutare tutte le case, per portare il buon anno. Si inizia al pomeriggio, e spesso si finisce la mattina dopo. Quest’anno la compagnia di giro arriva a casa di Moschoula alle due di notte. Come in tutte le case la tavola è imbandita, e tra i canti e le chiacchiere uno degli ospiti dice: “Amici, fotografiamo questa bella tavola, tutti i cibi, uno per uno. Così l’anno prossimo quando ci ritroviamo a cantare, sul tavolo, invece del mangiare, ci mettiamo le fotografie”.
    Vedi Oli 327: “Grecia, una nazione a perdere?” – Nel prossimo Oli le cronache da Atene.
    (Paola Pierantoni – foto dell’autriceManifestazione contro la nave Ierapetra da Internet)

  • OLI 328: CULTURA – La segreteria ingannevole dell’assessore Ranieri

    Si tratta solo di un dettaglio, ma anche i dettagli parlano, e rivelano le pieghe della realtà.
    Dunque, la segreteria dell’assessore Ranieri riceve, con largo anticipo, l’invito a partecipare a un’iniziativa organizzata da un gruppo di cittadine. Naturalmente, a un mese di distanza, la presenza dell’assessore non può essere garantita. Si resta intesi che l’invito sarà rinnovato nella prossimità dell’avvenimento, e così avviene. “In questo momento – viene detto – non possiamo ancora assicurarvi la presenza dell’assessore, che però è perfettamente informato; in ogni caso sarà nostra cura prendere contatto con voi per informarvi tempestivamente se potrà, o meno, essere presente”.
    Ringraziamenti e attesa: vana. Vince l’ala realista / pessimista del gruppo, quella che ne dava per scontata l’assenza. Il “dettaglio” che aggrava il quadro, e determina una franca irritazione, è quella mancata telefonata “di cortesia”, annunciata a vanvera, e poi non effettuata.
    Si potrà pensare: magari questa iniziativa era talmente una fesseria, talmente lontana dalle competenze dell’assessorato, talmente trascurabile rispetto alle urgenze che incombono, che dimenticarsi anche di telefonare è il più veniale dei peccati veniali: quante storie!
    Ma, veramente … la cosa riguardava direttamente proprio le competenze dell’Assessorato alla Cultura. L’iniziativa (cena, spettacolo, discussione sullo stato degli archivi dei movimenti) aveva infatti lo scopo di raccogliere risorse finalizzate alla conservazione e consultabilità di un fondo archivistico, l’archivio del “Coordinamento Donne FLM” che raccoglie i documenti prodotti dalle donne delle fabbriche genovesi tra il 1973 e i primi anni ’80.

    Il fondo, che ha recentemente ricevuto il riconoscimento “di interesse storico particolarmente importante” da parte del Ministero dei Beni Culturali, ed ha già fornito la base documentaria per numerose ricerche e pubblicazioni, è conservato presso il Centro Ligure di Storia Sociale, insieme ad altri fondi di grandissima importanza per la storia della città.
    Il punto critico è che da circa due anni l’Associazione “Centro Ligure di Storia Sociale” – venuto a mancare il sostegno di alcuni sponsor, e dovendo comunque corrispondere al Comune un affitto per i locali in cui sono conservati gli archivi – versa in una grave situazione debitoria, tanto da paralizzare di fatto qualunque attività che possa garantire l’adeguata conservazione, valorizzazione, e agevole consultazione del materiale archivistico.
    La questione del destino di questo prezioso patrimonio è da tempo alla attenzione della Amministrazione comunale, ma stenta a trovare uno sbocco. Una situazione di stallo inquietante, a cui le donne protagoniste o eredi della stagione dei Coordinamenti Donne nelle fabbriche hanno reagito inventandosi l’iniziativa di cui sopra.
    Si dirà: ma chissà chi ci sarà andato! Una serata su un fondo archivistico! Barba colossale …
    E invece no, grande successo, sala piena, serata bellissima! Gli archivi, a saperli far vivere, possono appassionare. Sono uno dei tanti aspetti della cultura che circola segretamente nelle vene della città, sostenuta da passioni e competenze che meriterebbero maggiore attenzione.

    A proposito di storia, femminismo, e di archivi che vivono: ricordiamo ancora che questa settimana c’è un appuntamento da non perdere, la “prima” del film “Donne in Movimento. Il femminismo a Genova negli anni Settanta“, realizzato dall’Archivio dei movimenti. Giovedì 26 gennaio, ore 18 alla Sala Sivori, ingresso libero.
    Intanto guardate il trailer!
    (Paola Pierantoni)

  • OLI 328: PAROLE DEGLI OCCHI – Arrangiarsi

    Foto di Giorgio Bergami ©

    In tempi di vacche magre, anche offrire vecchie targhe degli autobus e dei tram di una volta, recuperate dall’abbandono di qualche deposito e divenute decorative testimonianze del passato, può aiutare a tirare avanti.

  • OLI 327: VERSANTE LIGURE – AGGETTIVO SOGGETTIVO

    Io non mi sento euforico
    ma neanche catatonico
    da risultar laconico:
    l’umor non è ipotonico
    e non sono sardonico
    se adesso vi comunico
    che il mio privarmi atavico
    (mai amico ebbi munifico)
    di résort faraonico
    mi fa, destino ironico,
    per niente…malinconico.

    Versi di ENZO COSTA
    Vignetta di AGLAJA
    .
  • OLI 327: PRIMARIE – Pinotti, primarie, programmi e cittadini

    Roberta Pinotti Iostocongenova. Marta Vincenzi La scelta forte, Come noi! Marco Doria Unimpegnoxgenova. Ecco i tre principali slogan della campagna elettorale delle primarie della sinistra genovese. Ma forse non stanno funzionando perché il 12 febbraio si vota, ma secondo Roberta Pinotti la gente è ancora poco informata sull’appuntamento. Bisogna fare di più.
    Teatro della Gioventù di Genova, pomeriggio del 16 gennaio. E’ il primo giorno di autentico gelo invernale e chi è presente ha soffocato la tentazione di stare o tornare a casa a caldo.
    Sul palco della sala Roberta è in due versioni: carne ed ossa e su totem. Nella seconda immagine emerge tra le ombre molto sfuocate di due persone in primo piano, la candidata illumina la fotografia, un occhio azzurro che guarda oltre, un sorriso accennato capace di cogliere quello che altri non sanno. In qualsiasi modo Roberta è tra la gente ed i suoi sostenitori ne sono consapevoli, infatti la sala, troppo piccola, non li contiene tutti. In molti si devono accontentare di sentire l’incontro affacciati sulle entrate laterali, il naso in aria e l’orecchio teso.
    Meglio delle parole del volantino di Roberta – io amo Genova per questo mi sono candidata a Sindaco che ricordano le già storiche l’Italia è il paese che amo – sono quelle che lei dice ai presenti sulla necessità di ricucire una relazione forte tra comune e municipi, tra ente e persone. Quando deve parlare a freddo – ammette – fa fatica perché lei ama più fare che parlare. Lo sanno i tre sindacalisti di Fiom, Fim e Uilm dei cantieri di Sestri Ponente che insieme superano la lacerazione in corso alla Fincantieri pur di sostenerla. Vogliono “un sindaco che rappresenti tutti”.
    Ma c’è anche una giovane del Pd che vive la politica come progetto e si sente “una mosca bianca” ed è felice che ci siano le primarie. E poi ancora un giovane dalla Valpolcevera che ricorda il problema amianto – suo padre ha ricevuto un avviso di garanzia – e segnala quanto sia importante difendere e valorizzare le moto, quasi fossero persone, saper comunicare con i cittadini le motivazioni delle proprie scelte e gestire bene le emergenze.
    E’ la candidatura dell’ascolto quella di Roberta. A ricordalo è Graciela del Pino del coordinamento donne latino americane, che da nuova cittadina si augura venga riattivato l’assessorato all’immigrazione. Chissà potrebbe essere forse lei a ricoprire la carica?
    E poi Bernini e Repetto in un appoggio che va da Ponente a Levante, sostegni importanti a livello di voti e consenso. L’uno chiede che arrivino risposte alle domande delle persone, nel nome di un’idea di città che va condivisa, l’altro ricorda quanto la Pinotti abbia ricevuto stima specialmente dal mono economico e finanziario.
    Il cittadino comune sarà forse poco informato, ma i militanti del centrosinistra sono pronti.
    Ma queste primarie riguardano davvero il cittadino comune?
    (Giovanna Profumo – foto dell’autrice)

  • OLI 327: PRIMARIE – Doria, che differenza c’è?


    – Perché dovrebbero votarti? – chiede il direttore del Secolo XIX a conclusione dell’intervista al cinema Ritz lunedì 16, e Marco Doria risponde: “Perché la mia è una storia diversa, faccio il docente universitario, sono contento del mio lavoro mentre le signore candidate la politica la fanno di mestiere”.
    Nessuna replica da parte del giornalista, apparso eccitato alle parole del candidato “indipendente” sulla Gronda, rimessa in discussione da Doria come risoluzione della mobilità a ponente, a suo dire un problema di traffico cittadino e non di chi corre da La Spezia a Savona.
    Genova turistica come Nizza o no? incalza l’intervistatore, riferendosi alla liberalizzazione degli orari dei negozi, ma riceve come risposta: “Sogno una città diversa”, e un “no” ad una città all’americana: le piccole imprese, come i negozi, vanno salvaguardati, fanno parte del tessuto sociale; si riveda invece la politica del centro commerciale: follia prevedere due megastore nel nuovo Piano urbanistico come a Sestri, al posto di aree produttive, là dove c’è un vecchio centro storico. Non si parla solo del  centro storico dei Rolli, ma pure di altri presenti a Genova, da Nervi a Voltri, assurdi i percorsi obbligati dei turisti in via Garibaldi e non alla Maddalena o in via del Campo.
    Perplessità nel pubblico mentre “Il sogno di una città diversa” appena s’intravvede, delineata nel pomeriggio nell’incontro sul Piano Urbanistico Comunale: tra i relatori, ex di qualcosa, forse in attesa di ricollocamento.
    La città com’era, da ritrovare, da presidiare, pare un refrain di Doria, il solo candidato che parli con numeri alla mano, dal calo e invecchiamento demografico, ai 90mila addetti dell’industria negli anni ’70, ridotti alla metà nel 2001 e ancor meno nel 2011. Si deve dunque cercare lavoro “di qualità”, rifiutando l’idea però che comandino soltanto bilancio e mercato; l’Italia e Genova non avranno più i ritmi passati di sviluppo industriale, bisogna prenderne atto, ma si devono comunque salvaguardare eccellenze come Ansaldo Energia e Fincantieri, aiutandole come Comune a ritrovare spazi e sinergie.
    Favorire il lavoro d’innovazione e di ricerca, cercando di attirare nuovi abitanti e nuove imprese, offrendo loro spazi e agevolazioni. Basta territorio a centri commerciali, così si cambia il tipo di lavoro, non lo si aumenta, si dirotta semplicemente il consumatore verso altra direzione.
    Ah, se al posto della Fiumara e dei grattacieli si fosse dato lo sbocco a mare all’Ansaldo, sospira qualcuno.
    Argomenti che toccano le corde degli astanti nell’incontro al PalaQuinto, venerdì 14, dove più che delle solite manutenzioni si parla ancora di occupazione e tanto di salvaguardia del territorio e del verde. – Non sono troppi però i numeri degli addetti all’azienda Aster, non c’è invece verifica di quanto viene fatto e di come si lavora – Preziosa e da recuperare la partecipazione dei cittadini, vero presidio della città.
    Anche qui sala gremita di persone di mezz’età, che in attesa del candidato davanti ai giardini sentono dire da giovani passanti: – Ma chi è ‘sto Doria? –
    E alla domanda di un cittadino al direttore del Secolo XIX se abbia ricevuto da Roma o da Piazza De Ferrari l’input ad una campagna pro Roberta Pinotti nemmeno tanto velata, il giornalista risponde che “l’attuale sindaco e i suoi assessori paiono l’armata Brancaleone e poi c’è già la Repubblica pro Vincenzi”
    Siamo contenti per l’informazione democratica.
    (Bianca Vergati)

  • OLI 327: CITTA’ – Cantieri e Moschea un progetto per il futuro

    La notizia circola già da diverso tempo in ambito marittimo. E si riferisce ad un grandioso progetto che metterebbe la parola fine alla nota polemica scaturita in un quartiere cittadino in merito all’edificazione di un tempio islamico sul territorio comunale.
    Chi ha visto il disegno – il modello è ancora in costruzione da un noto artigiano – ne è rimasto piacevolmente colpito poiché, pur essendo un natante, assolverà la funzione di moschea consentendo alla nostra città di diventare meta di pellegrinaggio da tutta Italia.
    Più grande della moschea di colle Val d’Elsa e di Roma, quella a progetto avrà una fila di lumini a punteggiare la tolda, una biblioteca, una sala congressi, diverse cabine alloggio, e sarà rifornita di piastrelle provenienti da Marocco. Inoltre un’immancabile area SPA potrà accogliere per massaggi e bagni turchi le persone dedite principalmente al culto del proprio corpo. Il prestigioso design italiano farà della moschea attraccata in porto una meta turistica oltreché religiosa.
    Il tempio galleggiante che darà lavoro alle maestranze dei cantieri navali, risponde chiaramente alla necessità di progetti innovativi di cui mai come in tempi di crisi si sente il bisogno per garantire il futuro occupazionale nella nostra città.
    Fonti di ambiente navale, nel divulgare la notizia, confermano che pare vi siano in corso contatti informali con gli Emirati per valutare la possibilità di mettere in cantiere una flotta di moschee galleggianti tutte di stile italiano.
    Il portavoce del pontefice non ha voluto rilasciare dichiarazioni ma è evidente che in Vaticano si stanno valutando risposte adeguate per far fronte ad una futura, possibile ondata di templi islamici galleggianti in tutto il mediterraneo.
    Certamente il progetto, se attuato, potrebbe dar corso ad un cambiamento epocale in ambito marittimo ed essere chiave di volta per natanti futuri. I cantieri del nuovo secolo potrebbero riguardare asili, scuole, ospedali, ospizi, luoghi di lavoro e tutto quello che rende tale una città, attraccati o alla deriva a seconda del tempo e delle stagioni. Pare che il Capo dello Stato abbia accolto con vibrante soddisfazione la nuova prospettiva occupazionale. Inoltre, fa notare un architetto del comune, tali progetti consentirebbero il superamento di estenuanti modifiche del Puc dando respiro alle risorse creative in ambito marittimo.
    Un noto esponente del Pd si è detto entusiasta per la moschea galleggiante che a suo parere incarna la storica vocazione di integrazione, occupazione, promozione della nostra città.
    (Giovanna Profumoimmagine da http://www.ilgiornaledellarchitettura.com/immagini/IMG20090911154844703_900_700.jpeg)