Autore: Redazione

  • OLI 322: SOCIETA’ – Carcere di Pontedecimo – libere di creare


    Si chiamano Maria, Tiziana, Mara, Martha, Vera, Bruna, Alessandra, Natascia, Sara, Osasu, Liliana, Katia, Meherzia, Jacqueline, Simona. Sono le quindici detenute del carcere di Pontedecimo che il 25 novembre – giornata internazionale contro la violenza sulla donna – hanno sfilato all’Acquario di Genova con borse, abiti e gioielli creati da loro.
    Molte le persone presenti che hanno ricavato un posto a sedere per terra davanti all’incantevole scenario della vasca degli squali. Bravissimi la cantante Eliana Zunino accompagnata dal chitarrista Giangi Sainato, belle le coreografie tratte da Hair e Cats, interpretate dai ragazzi del Centro Danza Savona.
    All’Acquario di Genova due ore di libertà per chi ce l’ha e talvolta non se ne rende conto e per chi deve scontare una pena dando un senso alle giornate di detenzione. Grazie ad Amiu che ha recuperato gli ombrelli rotti, le donne del carcere di Pontedecimo hanno potuto anche ricavare shopper colorati e resistenti. Così vestiti, borse e gioielli hanno, in questa iniziativa, il valore aggiunto dato dal tempo e dalla cura che le detenute hanno dedicato ad ogni oggetto.
    Di Maria Milano, direttrice della casa circondariale di Genova Pontedecimo avevamo già scritto tre anni fa su OLI quando, responsabile del carcere di Chiavari, aveva inaugurato l’area verde dove i detenuti potevano incontrare i proprio figli in un dimensione più umana. E quando, sempre a Chiavari, aveva organizzato incontri di lettura, gruppi di teatro e corsi di studio.
    Si ha l’impressione, anche questa volta, che Maria Milano sia capace di attivare energie positive, muovere competenze, far incontrare istituzioni, volontari, associazioni.
    Il prossimo appuntamento, questa volta con i detenuti, è sempre a Genova al Teatro Modena mercoledì 30 novembre alle ore 21.00 con lo spettacolo Voce del verbo andare – Un viaggio in quattro passi, un progetto del Teatro dell’Ortica in collaborazione con il Carcere di Pontedecimo e bambini, genitori e insegnanti della scuola elementare Daneo
    (Giovanna Profumo)

  • OLI 322: DIRITTI – Cittadinanza, in coda all’Europa

    La Francia ha iniziato ad accogliere gli immigrati negli anni quaranta del secolo scorso, cinquant’anni prima dell’Italia. Gli immigrati in questo paese dovrebbero essere molto più numerosi che in Italia, invece no, abbiamo superato, dal 2009, il numero di immigrati che ci sono in Francia. Un paradosso? No, è solo che in Francia, paese di vecchia immigrazione, i migranti diventano cittadini francesi (come negli altri paesi europei), mentre da noi rimangono per sempre immigrati. Il tasso di acquisizione della cittadinanza in Italia nel 2003 (la percentuale tra il numero dei cittadini stranieri che hanno ottenuto la cittadinanza ed il numero totale di immigrati residenti) era pari a 0,9% (il più basso in Europa) contro il 4.5% della Francia, il 4.7% della Gran Bretagna ed il 7% della Svezia.   
    La nostra legge sulla cittadinanza è tra le più arretrata in Europa soprattutto perché prevale in essa l’elemento familiare (jus sanguinis), mentre l’elemento territoriale (jus soli) è molto marginale, ed anche perché non garantisce la certezza del diritto: infatti la sua concessione resta un atto discrezionale.
    Un dato del 2004 (uno dei pochissimi disponibili in rete) dice che, in quell’anno, sono state presentate 30.637 istanze di cittadinanza delle quali sono state accolte soltanto 11.934 (9.988 delle quali per matrimonio, 78,2% presentate da donne immigrate, e 1.946 per motivi di residenza).
    La riforma urgente della legge sulla cittadinanza dovrebbe prevedere che tutti coloro che nascono in Italia da genitori immigrati abbiano diritto alla cittadinanza italiana indipendentemente dalle “colpe”, dal reddito e dalla situazione di soggiorno dei genitori.
    I termini necessari alla presentazione della domanda vanno riportati da dieci a cinque anni di “soggiorno”, non di “residenza”; la precisazione è necessaria perché, in non pochi casi, occorrono fino a dieci anni di soggiorno regolare per accumulare cinque anni di residenza, a causa della poca conoscenza della burocrazia italiana da parte degli immigrati, soprattutto nei primi anni di presenza in Italia. L’acquisizione della cittadinanza non dovrebbe essere vincolata al reddito, perché così si escludono i poveri,  come accadeva secoli fa. I respingimenti delle domande di cittadinanza per motivi inerenti alla sicurezza della Repubblica devono essere infine esplicitati in maniera trasparente.
    Nel caso di coniugi e genitori di cittadini italiani, regolarmente soggiornanti in Italia da un certo numero di anni e senza pendenze penali, dovrebbe essere introdotto un meccanismo che garantisca automaticamente questo diritto.
    I tempi di risposta alla domanda di cittadinanza sono attualmente lunghissimi, circa tre/quattro anni. Ci vogliono tempi più ragionevoli, e sarebbe opportuno introdurre il principio del silenzio-assenso.
    (Saleh ZaghloulDisegno di Guido Rosato)

  • OLI 322: INFORMAZIONE – Repubblica on line ci da in pasto allo spam

    La lotta è ormai in corso, e perduta, da tempo.
    Le strategie di autodifesa si rivelano sempre più inadeguate rispetto all’escalation degli attacchi.
    Anche se escludiamo in anticipo l’audio del computer, anche se abbiamo imparato a distogliere lo sguardo e a contare fino a 10 aspettando che svanisca l’informazione pubblicitaria, lampeggiamenti e immagini in movimento aggrediscono la nostra visuale periferica, mentre cresce esponenzialmente lo sforzo di concentrazione che viene richiesto per procedere nella lettura.
    Da un po’ di tempo non è solo il frenetico movimento della colonna di destra che ci minaccia, ma avviene che nel bel mezzo della lettura il testo sfugga, precipiti in basso, mentre si aprono nel mezzo, o calano dall’alto, finestre con contenuti che si depositano, subliminalmente, nel nostro inconscio, anche se rifiutiamo di ricordarli coscientemente.
    Oggi la mia soglia di sopportazione è stata superata: avevo iniziato a leggere l’articolo sulla morte di Lucio Magri, e mi sono ritrovata di fronte alla schermata, che per documentazione, riporto qui a lato.
    Esiste un modo efficace per ribellarsi?
    (Paola Pierantoni)

  • OLI 322: LETTERE – Car Sharing, i chiarimenti di Marco Silvestri

    ICS è il circuito a cui appartengono undici città dove è attivo il car sharing in Italia.
    ICS gestisce i fondi del Ministero dell’Ambiente per l’attivazione del servizio e per la gestione nei primi anni di vita.
    Le città che hanno iniziato prima, ovvero Bologna, Torino, poi Genova, hanno terminato i finanziamenti stanziati per lo start up e devono camminare con le proprie gambe. Bologna è però controllata al 100% da ATC Bologna (servizio di trasporto) e riceve un sostanziale aiuto dal bilancio del trasporto pubblico.
    Anche Milano gode ancora dei finanziamenti ministeriali, in quanto i due car sharing precedentemente esistenti, ovvero quello gestito da Legambiente e quello di ATM, si sono uniti nel servizio GuidaMI, gestito da ATM. Questo è avvenuto circa un’anno e mezzo fa.
    Nella situazione attuale, con l’assenza di fondi per i servizi primari (come ad esempio il trasporto pubblico), non esiste più la possibilità di avere finanziamenti per la gestione del car sharing per le città che li hanno terminati. Considerando che molti parcheggi cosiddetti “a domanda debole”, ovvero quelli più periferici, sono stati aperti dalle diverse città unicamente perché esistevano i finanziamenti pubblici che ne consentivano l’apertura, allo stato attuale le uniche due alternative per mantenere in vita il servizio presso queste zone sono:
    1) Chiudere i parcheggi periferici, ovvero quelli non redditizi
    2) Aumentare le tariffe.
    In questo momento non sembra opportuno né corretto penalizzare il servizio nei parcheggi periferici chiudendoli, visto che molti cittadini hanno cambiato le proprie abitudini di mobilità proprio grazie all’apertura del car sharing e che stiamo comunque offrendo un servizio utile alla città.
    Resto a disposizione per ogni chiarimento.
    Cordiali saluti
    (Marco Silvestri – direttore Genova Car Sharing)

  • OLI 321: VERSANTE LIGURE – L’intimo è politico

    Ma quale esaltazione!
    La situazione è seria:
    è in crisi la Nazione
    non c’è da far baldoria
    miseria, recessione
    qui tira brutta aria
    paure, depressione
    stan peggio solo in Siria
    (ma Silvio è in confusione:
    che intima goduria!).

    Versi di ENZO COSTA
    Vignetta di AGLAJA

    .

  • OLI 321: CITTA’ – Il terzo settore giovedì 24 novembre in piazza

    Riceviamo e volentieri pubblichiamo:

    Il Forum regionale e provinciale del Terzo Settore, rappresentante delle organizzazioni senza fini di lucro operanti nei servizi di assistenza, invita la cittadinanza a partecipare alla manifestazione che si svolgerà nel pomeriggio di giovedì 24 novembre in Piazza De Ferrari.
    Lo scopo è quello di difendere i Servizi Pubblici dai tagli feroci che il Governo Berlusconi ha inflitto alla spesa sociale, alle Regioni e ai Comuni.
    Con questi tagli si colpiscono le persone della nostra città che hanno più bisogno di aiuto – poveri, disabili e anziani, giovani e bambini in gravi difficoltà – e si colpiscono anche i lavoratori che se ne occupano.
    Migliaia di genovesi resteranno senza assistenza, centinaia di operatori perderanno il lavoro.
    La manifestazione vuole allora fare sentire la loro e la nostra voce verso il Comune e la Regione, ma soprattutto verso il Governo.

    La manifestazione del 4 novembre 2011. Vedi OLI 275 e OLI 277

    Il Circolo Oltre il giardino, che ha promosso a Genova il 4 novembre dello scorso anno una manifestazione con la stessa finalità, appoggia il Forum del Terzo Settore e chiede a coloro che hanno risposto all’appello del 2010 di scendere in piazza anche questa volta.
    Lo scorso anno il Comune e la Regione disponevano ancora delle risorse sufficienti per non chiudere i Servizi, ma nel 2012 se non cambieranno le scelte del Governo non saranno più in grado di farlo, nonostante la buona volontà che hanno fino ad ora dimostrato.
    La mobilitazione del 2010 aveva impegnato il Comune a ricostruire i servizi genovesi in base alle proposte della rete di persone e organizzazioni che vi avevano aderito, sottoscrivendo un nuovo patto di cittadinanza. Le proposte, nella forma di 100 Tesi per rinnovare i Servizi Sociali, sono state
    consegnate al Comune nel mese di giugno. Molte delle indicazioni che vi sono contenute richiedono impegni che le ultime decisioni del Governo Berlusconi rendono indispensabili.
    Il Circolo propone al Comune, alla Regione e al Terzo Settore di approfondire una proposta avanzata anche dallo stesso Comune di Genova. Se essa venisse realizzata potrebbe ancora una volta mantenere in vita la maggior parte dei servizi genovesi nonostante la gravità e l’emergenza della situazione attuale.
    Si tratta di:
    – concentrare le risorse comunali a favore dei servizi per i minori in
    difficoltà e per le povertà estreme e
    – di coordinare le risorse della Regione, dell’ASL 3, della Provincia, dello stesso Comune, in accordo con i sindacati, la cooperazione, il volontariato, l’associazionismo, le Fondazioni e in primo luogo le stesse famiglie, per estendere l’assistenza domiciliare per tutti coloro che ne hanno bisogno.
    Il Circolo si mette a disposizione per contribuire a rendere praticabile questa proposta e invita le parti interessate ad essere finalmente capaci di agire insieme, non solo per superare questo momento di grande difficoltà ma anche per costruire un sistema di servizi migliore di quello che abbiamo fino ad ora sperimentato.
    (Il Circolo Oltre il giardino)

  • OLI 321: BIOETICA – Le frontiere della Cei non si negoziano, l’orgoglio laico sì

    Foto tratta da infosannio.com (****) 

    Sul Sole 24 ore on line (*) del 19 novembre l’articolo sul convegno di “Scienza e vita” ha un incipit interessante: “Città del Vaticano. Tutti d’accordo: si è trattato di una coincidenza davvero provvidenziale. Nel giorno in cui il governo Monti è entrato nella pienezza dei suoi poteri, i segretari e leader dei partiti della nuova maggioranza si sono trovati insieme. Davanti al presidente della Cei, cardinale Angelo Bagnasco. A parlare di bioetica”.
    Al di là dei toni “da lectio magitralis, pacati e alti”, le poste in gioco sono il progetto di legge sul fine vita e la mai chiusa questione dell’aborto, temi su cui la chiesa non ammette mediazioni.
    Infatti, il cardinale ha precisato che “La categoria della mediazione è uno strumento indispensabile dentro la pluralita’ delle opinioni … Ma non su tutto ci può essere mediazione, ci sono delle frontiere oltre le quali questa categoria non può essere utilizzata. In particolare sui valori. Quando questi valori sono costituitivi mediare significa andare contro l’umanita’ dell’uomo” – Adnkronos (**)
    E i leader politici cosa hanno detto?
    Alfano (*) ha difeso “L’agenda bioetica” del governo Berlusconi (Ndr: quella che ha prodotto la legge 40/2004 sulla procreazione assistita, e un disegno di legge che annulla di fatto la validità del testamento biologico).
    Casini afferma che “Il governo guidato da Monti può offrire una grande opportunità per trovare una maggiore coesione rispetto a temi che spesso dividono” (*). E precisa: “Sul fine vita c’è un’amplissima maggioranza e in questa legislatura la legge è assicurata. Però bisogna stare attenti, abbiamo l’interesse a consolidare il consenso per evitare che si cambi ad ogni legislatura. Non perdiamo l’occasione irripetibile che abbiamo oggi” – L’Unità (***)
    Quanto a Bersani afferma di essere pronto al confronto “da laico adulto e orgoglioso”.
    Dai frammenti del suo intervento riportati sui siti citati non riesco però a capire di che esattamente stia parlando. Magari è una mia difficoltà soggettiva. Magari è l’approssimazione delle cronache. L’impressione è comunque quella di una preoccupante inadeguatezza a sostenere le ragioni dei laici, e i diritti delle donne, in questo durissimo confronto.
    Perché, ad esempio, di fronte ad un presidente della Curia che insiste sui valori non negoziabili, primo tra tutti “la vita umana dal suo concepimento alla sua fine naturale”, Bersani afferma, senza i necessari chiarimenti, di essere “un appassionato del pensiero di Ratzinger”? Perché Bersani dice “di non permettersi” di commentare la prolusione di Bagnasco? Perché sostenere che la paura per una “morte irta di tubi” non è motivata dalla paura della sofferenza, ma dalla perdita di dignità? Perché togliere legittimità ad una laica, umana, compassionevole paura per la sofferenza per sé e per gli altri? Perché non affermare invece con chiarezza, in quella sede, che non ha più alcun senso oggi parlare di “fine naturale” della vita?
    Se questa è la solidità filosofica e culturale che dovrebbe sostenere le ragioni del sentire laico nei confronti dell’agguerritissimo fronte ecclesiale, meglio non lanciarsi nelle innovazioni legilsative.
    (*) http://www.ilsole24ore.com/art/notizie/2011-11-19/bagnasco-riunisce-leader-vita-081151.shtml?uuid=Aa2cjoME
    (**)  http://www.adnkronos.com/IGN/News/Cronaca/Bioetica-Card-Bagnasco-difesa-vita-e-primo-valore-da-cui-discendono-altri_312660160598.html
    (***) UNITA’ http://www.unita.it/italia/casini-apre-al-pd-fare-br-insieme-legge-sul-fine-vita-1.354282
    (****) http://infosannio.wordpress.com/2011/10/03/e-ufficiale-rifanno-la-dc/
    (Paola Pierantoni)

  • OLI 321: SOCIETA’ – Il gioco delle parti

    Disegno di Guido Rosato

    Genova, lunedì 21 novembre, poco dopo le 11 del mattino.
    Il mercatino di cianfrusaglie e abiti usati che da anni si svolge tra Palazzo San Giorgio e via Turati, cambiando di continuo collocazione, oggi è lungo lo stretto passaggio sul retro del caseggiato che fa da sfondo a via San Lorenzo, sopra la stazione del metrò. Affollato come sempre di venditori e acquirenti in massima parte immigrati, ma non solo. Anche italiani vanno a cercarvi per pochi soldi vecchie cose che possono ancora tornare utili, sia pur di dubbia provenienza. Un’attività border line, ai confini della legalità o anche oltre, ma che coinvolge centinaia di persone consentendo piccoli affari sia a chi vende sia a chi compra, miseri ma sufficienti, a chi vive in condizioni di estremo disagio, per arrangiarsi e tirare avanti.

    Una vistosa contraddizione tra la città che si vorrebbe, la Genova antica dei sontuosi palazzi, dell’Expo e dell’Acquario, tutta tirata a lucido per i turisti e i suoi nuovi facoltosi abitanti, e la città quale è realmente, con evidenti sacche di malessere profondo che non possono essere affrontate dai pubblici amministratori cercando di negarle nascondendole, ma con le quali si dovrebbero avviare percorsi di confronto alla pari per elaborare insieme soluzioni.
    D’improvviso lo scompiglio: da un’estremità due carabinieri motociclisti coi lampeggianti e sirene in azione si stanno insinuando lentamente tra la folla. I venditori raccolgono da terra i lenzuoli su cui sono esposte le mercanzie, trasformandoli in sacchi che si caricano sulle spalle, e cominciano a sciamare dalla parte opposta brontolando e imprecando. Il tutto senza perder tempo, ma senza neanche troppa fretta o agitazione, come se si trattasse dell’ennesima rappresentazione di un copione già sperimentato. Qualche oggetto cade e si rompe, qualcos’altro rimane abbandonato. Nel giro di pochi istanti il “decoro” è ripristinato, anche stavolta l’azione di disturbo è riuscita. I carabinieri vincitori restano qualche minuto a stazionare in mezzo allo spazio svuotato e risanato, con intorno un folto pubblico a osservarli, costituito dalle stesse persone cacciate e da numerosi passanti incuriositi. Quindi se ne vanno.
    Nel giro di poco, una parte delle persone che erano state allontanate ritornano dov’erano, mentre altre preferiscono trasferirsi non lontano, sul marciapiede dal posteggio delle moto, al di là del vespasiano.
    Tutto torna come prima o quasi, in un grottesco gioco delle parti il cui unico esito è la percezione di una distanza abissale tra una fetta di popolazione che si sente vittima di una fastidiosa angheria e un ente pubblico che non sa far altro che esibire i muscoli – in questo caso i carabinieri – senz’altro risultato che riuscire molesto e non risolvere il problema. Per giunta con una meschina figura per la Benemerita e lo sconcerto degli spettatori che hanno assistito alla recita.
    (Ferdinando Bonora)