Categoria: Politica

  • 25 Aprile – Ai laici rimangono soltanto fischi?

    Pomeriggio 25 aprile 2008: il cardinale Bagnasco attraversa, scortato, il lembo della piazza (transennata) che lo porta al Ducale per la cerimonia solenne dedicata alla Liberazione. Parte un fischio, poi un “buu” poi un altro. Si sa come vanno certe cose che basta cominciarle che subito prendono piede. Lui, il cardinale presidente della CEI (Conferenza episcopale) non fa una grinza: saluta con la mano e sorride. L’episodio riferito dai quotidiani locali è stato ripreso da Repubblica del 27 aprile che ha riportato la testimonianza di una fischiante e di un “esperto”, nel caso un professore di sociologia. Questi ha detto che i modi e i tempi delle contestazioni sono raramente quelli giusti ma ciò è dovuto al fatto che la gente protesta nelle occasioni che ha. E che i modi di tutti saranno più urbani quando le autorità, Chiesa compresa, apriranno finalmente l’ufficio reclami.

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  • Elezioni 2008 – Se “bisogno di protezione” diventa la parola magica

    Abbiamo perso le elezioni, ha detto a Repubblica (18 aprile ’08) il segretario del Pd Veltroni, per due ragioni di fondo La prima riguarda la società italiana “fortemente attraversata da un sentimento di insicurezza per esempio rispetto all’immigrazione e di paura per un possibile peggioramento delle condizioni di vita. Il voto che ha premiato la Lega riflette questo bisogno di protezione”.

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  • Costi della politica e mercato delle vacche

    Nell’editoriale del Secolo XIX di domenica 20 aprile, “Il suk della politica”, si osserva come, ad oggi, le riflessioni sul voto non hanno neppure sfiorato il problema dei costi della politica. Che pure sono stati a lungo al centro della discussione e dell’azione del governo Prodi che in proposito ha elaborato e rielaborato più volte una proposta di legge (Lanzillotta) che non ha avuto mai il via libera dalla stessa maggioranza. Per dire che il costi della politica è uno dei terreni su cui l’Unione ha fallito e non dei meno importanti.
    Una buona ragione – si legge nell’editoriale – perchè il nuovo governo si metta a fare sul serio tagliando così l’erba sotto i piedi agli epigoni dell’antipolitica. Come Beppe Grillo “un artista formidabile che da anni fustiga le cattive abitudini del sistema… Se a migliaia lo applaudono, non solo perchè sa far ridere, è giusto interrogarsi sulle ragioni di quegli applausi. E fra esse è facile incontrare l’indignazione legata agli smisurati costi voluttuari della politica”.
    Mostrare una concreta volontà di rinnovamento: tagliare i costi della Casta e disboscare le sovrastrutture istituzionali “madri sempre incinte di padrini, giannizzeri e famigli che dalla politica lucrano munifici stipendi” avrebbe anche l’effetto non secondario di contenere se non abolire il mercato – il suk – della politica. Il cambio di partito o di corrente, la crisi di vocazione politica sono stati ancora la volta (l’editoriale ricorda un bel po’ di casi liguri!) la costante che preceduto e accompagnato la formazione delle liste. “Un inverecondo mercato delle vacche” di cui i cittadini hanno chiesto a gran voce la chiusura.
    La parola ora torna alla politica e al futuro governo.
    (Manlio Calegari)

  • Elezioni – Se i greci ci guardano

    I greci sono spesso molto socievoli, non è difficile scambiare due chiacchiere anche con persone del tutto sconosciute, e questo rende la cosa anche più imbarazzante, perché nel negozio di ferramenta, o lungo un sentiero, o con un conoscente che si incontra di nuovo, dopo le prime parole di benvenuto arriva fatalmente la frase: “Berlusconi eh? Per la terza volta, eh.”, accompagnata da uno sguardo educatamente interrogativo, appena colorato da un accenno di ironia. Non è che i greci siano messi bene, hanno un governo di destra che sta in piedi con una maggioranza risicata, ed hanno alle spalle il crollo del Pasok sotto il peso di scandali ed inefficienze, ma con tutto ciò possono permettersi di guardarci con perplessità. C’è chi ti dice che per loro sarebbe impensabile un politico che abbia il monopolio informativo che possiede Berlusconi, e chi ti informa che in Grecia le riforme elettorali prevedono una norma di garanzia per cui le prime elezioni d opo il cambiamento devono avvenire ancora secondo il precedente sistema elettorale: quello nuovo entrerà in vigore solo alla tornata successiva. Ecco che in queste conversazioni rimbalzano indietro due errori capitali del centro sinistra: non avere affrontato subito, appena ve ne era la possibilità, il conflitto di interessi, mettendo anche in conto di cadere su questo punto, ed avere avuto una reazione debolissima al momento del colpo di mano del centro destra sulla riforma elettorale. Ma in Italia la sinistra largamente intesa pare che agisca sostenuta da un ottimismo privo di fondamento, come se ci fosse sempre il tempo per aggiustare le cose
    (Paola Pierantoni)

  • Il topino intrappolato

    Chi ha fatto mancare i voti all’Arcobaleno? Tutte astensioni? O passati alla Lega o al Pdl? Sarà pentito Veltroni e il Pd d’aver scelto di correre da solo? Sarà vero che il Pd ha perso la Liguria perché aveva in lista troppi “foresti”? E Lega e Pdl a chi dovrebbero il loro successo? Ho 35 anni, una laurea e un dottorato di ricerca in materie scientifiche. Lavoro a Milano in una società che si occupa di formazione. Ho sempre votato “a sinistra”. Una volta, parecchi anni fa, sono andato a una riunione di Rifondazione per iscrivermi ma sono scappato via: in tutta la sera non avevo sentito una parola che avesse qualche significato per un ventenne. Da allora però il voto l’ho dato a loro. Questa volta no: astenuto.

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  • Elezioni – La restrizione dell’orizzonte

    Il lunedì delle elezioni, verso le 23.30 sull’autobus n. 1 commento i risultati elettorali con mio marito. Un immigrato seduto nel sedile davanti a noi si volta e chiede: “Ha vinto Berlusconi?” “Si, purtroppo” rispondiamo. “Per immigrati disastro” commenta. Parte una conversazione. L’immigrato, avrà circa quaranta anni, ci dice di essere marocchino. E’ andato e venuto dall’Italia più volte, espulso e rientrato, espulso e rientrato. Ha girato il mondo. Conosce il nord Europa, la Francia, la Spagna, è stato negli Stati Uniti. Ci dice che a Genova è difficile trovare lavoro, ma che, quando si trova, è un lavoro di migliore qualità che altrove. In Italia ha lavorato nelle fabbriche metalmeccaniche del bresciano, e in quelle dell’allevamento intensivo di polli.

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  • Questa Newsletter

    L’Osservatorio Ligure sull’Informazione – che produce settimanalmente questa newsletter – è nato il 9 aprile 2003. Il proposito era “contrastare l’omologazione del sistema informativo, la riduzione progressiva delle voci di dissenso, il conformismo degli operatori di giornali, radio e tv”. Cinque anni di esperienza ci hanno fatto capire che si trattava di fenomeni che, esplosi durante il secondo governo Berlusconi, avevano però radici profonde. La politica, tutti i partiti, preferivano e continuano a preferire l’informazione addomesticata e spazi riservati. Una scelta che non a caso va di pari passo con una gestione della cosa pubblica poco trasparente. Solo nei tempi recenti la politica ha finalmente imboccato – spesso suo malgrado – la strada opposta e anche l’informazione se ne è avvantaggiata.

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  • Elezioni – L’alfabeto della democrazia

    In questi giorni pre elettorali i giornali ospitano le dichiarazioni di questo o di quella a proposito delle intenzioni di voto. Così apprendiamo che Patty Pravo non ha mai votato e che non andrà proprio a perdere il suo tempo così.
    Apprendiamo anche che Beppe Grillo andrà a pescare. Anche a lui il tempo passato dietro alle sue privatissime occupazioni pare evidentemente troppo prezioso per disperderlo in un sofferto confronto con la realtà.
    Nella galleria degli intervistati su Repubblica del 7 aprile c’è anche chi, pur soffrendo per la delusione e l’incertezza delle prospettive, non cessa per questo di pensare e di assumersi la propria specifica responsabilità. Nanni Moretti dichiara la sua antipatia per chi si trincera dietro al “tutti i partiti sono eguali e non ne vale la pena”. Andrea Camilleri in un primo momento aveva pensato di astenersi, ma non aveva glorificato questa scelta, l’aveva definita “amara”, non aveva voglia di parlarne. Poi ci ha ripensato: tentare di evitare la prospettiva “oscena” del ritorno al governo del paese di uno “che non conosce nemmeno l’alfabeto della democrazia” gli è sembrato un motivo abbastanza serio da indurlo a rinunciare alla tentazione.
    (Paola Pierantoni)

  • Tecnocity – La collina degli Erzelli tra pubblico e privato

    Villaggio tecnologico degli Erzelli. Nel lungo dibattito che contrappone sostenitori (il futuro di Genova) e detrattori (un’operazione meramente speculativa) si è recentemente inserito un nuovo tema. Dimentico delle Grandi Opere del suo Cavaliere, Gianni Baget Bozzo scrive sul Secolo XIX del 13 febbraio che “la cultura diessina è gestione del territorio, tende a occupare spazi […] mettendo a frutto la rendita territoriale e non l’impresa”. Forse nessuno avrebbe reagito se non avesse aggiunto che “la questione centrale è l’operazione degli Erzelli, un ampio intervento sul territorio per creare, con investimenti pubblici, una città tecnologica”.

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  • Alitalia – Non cordate, ma collette

    C’è una sottile e divertente analogia tra la vicenda dell’Alitalia e quella dell’ormai famosa precaria di Berlusconi. L’Alitalia aveva un corteggiatore (l’Air France-KLM), la precaria (ipotizziamo) un fidanzato. Berlusconi è intervenuto con tutte e due, all’Alitalia promettendo una cordata italiana più onorevole e patriottica, alla precaria facendole balenare l’idea di un matrimonio con un Principe azzurro (e miliardario). Risultato: Alitalia e precaria sono rimaste per ora zitelle.

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