Eravamo sotto di due anni e mezzo rispetto alla media europea dell’età di pensionamento.
Da lunedì la soglia è stata varcata e siamo pienamente entrati nella corrente che trascina sempre più avanti l’età in cui si può lasciare il lavoro, riducendo l’entità dei trattamenti pensionistici. Strada obbligata, si afferma, a causa dell’allungamento della vita e del faticoso ingresso delle persone giovani in un lavoro pienamente retribuito e “contribuito”.
Il governo Monti ha compiuto il salto in modo talmente secco da togliere il fiato. Tanto che lo stesso Alberto Brambilla – presidente del Nucleo di Valutazione della spesa previdenziale del Ministero del Lavoro – intervenendo martedì 6 dicembre alla trasmissione “Tutta la città ne parla” su Radio 3, dopo aver sostenuto che l’aggancio del pensionamento alla cosiddetta “speranza di vita” è necessario, ha affermato che il salto è stato troppo brusco, tale da sconvolgere le prospettive esistenziali di molte persone.
Che si viva più a lungo è un dato di realtà.
La realtà però è fatta anche di aspetti apparentemente incalcolabili, della cui concretezza e importanza ci si accorge dolorosamente solo dopo decenni, quando il danno è irreversibile, o chiede immensi costi di recupero.
Come quando una comunità si trova a dover investire miliardi per il recupero di un’area imbottita di inquinamenti nocivi abbandonata dopo anni di irresponsabile sfruttamento: quale è, calcolandolo dall’inizio alla fine, il bilancio economico complessivo per la collettività?
L’apparentemente “incalcolabile” dell’aumento dell’età del pensionamento è legato alla domanda: ma cosa fanno oggi le persone che in età ancora vitale sia intellettualmente che fisicamente, si trovano libere dall’impegno quotidiano del lavoro retribuito? Se ne stanno a guardare la televisione e i lavori stradali, o fanno qualcosa che ci serve?
Per l’esperienza che ho, grande parte delle persone svolgono un lavoro meno qualificato delle proprie potenzialità e competenze, o comunque un lavoro che utilizza solo una parte molto delimitata e circoscritta della propria creatività.
La liberazione del proprio tempo riapre i giochi, a vantaggio di tutti.
Io vedo donne e uomini in pensione che fanno gratuitamente cose straordinarie, nella cultura, nell’intervento sociale, nell’espressione artistica.
Se le persone lasceranno il lavoro più vecchie, più stanche, più malate tutto questo andrà perduto. Quanto costa questa perdita? Qualcuno lo ha calcolato?
Chissà poi se qualcuno ha calcolato l’altra conseguenza dell’aumento della speranza di vita: l’aumento degli anziani anzianissimi, quelli per i quali la promessa di una vita più lunga è stata largamente mantenuta, ma non quella – su cui si glissa – dell’auto sufficienza e di una salute splendida fino ad un istante, ma proprio un istante, prima di morire. Quanta parte hanno i pensionati – soprattutto le donne – nell’assistenza a queste persone? Se li teniamo al lavoro fintanto che anche loro inizieranno ad avere dei problemi, che si fa?
(Paola Pierantoni – disegno di Guido Rosato)
Categoria: Politica
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OLI 323: PENSIONI – Chi calcola l’incalcolabile?
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OLI 323: POLITICA – Liquidazioni ed encomi solenni
Ho speso buona parte della vita lavorativa in aziende del gruppo IRI. Di scandali ne ho visti molti nel periodo 1960 – 2000: in Finsider, in Alfasud, in Finmeccanica (ripetutamente), in Fincantieri, in Ilva. Ai miei tempi, però, quando gli scandali emergevano in sede giudiziaria, oppure superavano un certo limite ritenuto, a torto, accettabile, scattava la “risoluzione per giusta causa”. Difficilmente questa era accompagnata da una “buona uscita”. Per contro, a differenza di quanto avvenuto negli Stati Uniti (Enron), poche sono state le condanne e mai, a mia memoria, azienda a partecipazione statale si è costituita parte civile.
Quindi non mi meraviglio degli episodi di cronaca riportati in questi giorni dai giornali e solo in parte oggetto di indagine giudiziaria. Considero invece uno scandalo nello scandalo sia la liquidazione concordata con l’ex presidente del gruppo (5,5 milioni di euro) che il comunicato del Consiglio di Amministrazione che recita “i più sentiti ringraziamenti per l’altissima professionalità e il proficuo impegno che hanno consentito la crescita e l’affermazione del gruppo sui mercati internazionali…” (per il seguito si rinvia al Fatto Quotidiano del 2 dicembre u.s.). Liquidazione che, aggiunge il giornale, è pari a circa 220 anni di stipendio di un impiegato della Finmeccanica.Anche se ormai pensionato da tempo, formulo alcune riflessioni:
1) L’andamento dei titoli Finmeccanica evidenzia oggi, primo dicembre, una perdita del 61,72 % rispetto al 1 gennaio 2011.
2) La “promotion internazionale” non è stata affidata ad “area manager”, tecnicamente competenti e cresciuti in azienda, ma a faccendieri, a uomini delle pubbliche relazioni e, sempre a detta dei giornali, ad una cosi detta “ambasciatrice” sud americana proveniente da altra attività non meglio chiarita.
3) Nessuno ha mai esternato il pesante condizionamento esercitato dai politici, non circoscritto al solo “nepotismo” e “familismo” (vedere ultimo numero di Panorama) ma esteso alla concessione di appalti, ai finanziamenti ai partiti, alle carriere manageriali interne.
4) L’assenza di ogni verifica – controllo da parte dei consiglieri di amministrazione (profumatamente pagati); in particolare di quelli del Ministero del Tesoro (azionista di maggioranza relativa), dei sindaci e degli enti preposti.
5) Il taglio mediatico alla questione Finmeccanica che porta ad individuare ogni responsabilità nei coniugi Guarguaglini e nel responsabile delle p.r.Quanto sopra unicamente per concludere, amaramente, che le conseguenze ricadranno, come sempre, sui contribuenti e, in particolare, sui lavoratori del gruppo, mentre chi è causa del disastro potrà godersi in pace la “buona uscita”. Le “buone uscite” dei c.d. manager sono infatti lievitate a livelli stratosferici, le loro retribuzioni, sia nel “pubblico” che nel “privato”, sono cresciute esponenzialmente e in modo inversamente proporzionale al potere di acquisto di pensionati e forza lavoro. Continuano ad essere richiesti, sin dagli anni ottanta, in nome di “patriottismo per una salvezza nazionale” sempre sventolata e mai raggiunta, pesanti sacrifici, cui operai, impiegati e pensionati si sono abituati, ma che hanno raggiunto e stanno superando i limiti di sopportabilità, mentre i loro figli non hanno sbocchi occupazionali significativi.
Genova, infine, dopo le pesanti ristrutturazioni degli anni ottanta, della svendita dell’ILVA e in presenza della incombente minaccia rappresentata dalla Cantieristica, si deve preparare a ulteriori ridimensionamenti e “spezzatini” per consentire lo sviluppo di un gruppo che si sta orientando verso aeronautica e difesa, cedendo (o svendendo?) gli altri settori di attività (vedi Repubblica del 2/12/2011 – articolo di Giovanni Pons).
(Vittorio Flick) -
OLI 323: POLITICA – Il governo Monti e il trionfo dell’ambivalenza
Rispetto alle misure del governo, molti cittadini sperimentano emotivamente il trionfo dell’ambivalenza.
Il colpo subito dalla consueta platea a basso reddito è durissimo, e dato che, realisticamente, non ci si può fare nulla, la reazione adeguata sarebbe la rabbia. Che però, a tradimento, viene stemperata dal sollievo di non avere più davanti il lestofante irresponsabile, autoriferito ed indecente a cui eravamo abituati, sostenuto da una pletora di ridicoli ministri a libro paga. Di fronte a noi invece c’è un signore colto e competente, che si rivolge agli interlocutori con educazione, che sa parlare in italiano, che risponde alle domande dei giornalisti senza insultarli. Circondato da ministri che sanno di cosa parlano, tra cui una donna che con il suo pianto ci fa capire che si rende conto della portata di quel che sta facendo, e che la cosa non le è indifferente. Tutto è serio, dignitoso, responsabile. Non più un governo esclusivamente funzionale agli interessi economici e giudiziari di un insopportabile riccastro, ma un governo che si propone una politica nazionale ed europea.
Vista ed interpretata da destra. Facendo cassa a spese anche di chi ha redditi appena superiori a quello della povertà, forzando le resistenze del Pd, e il dissenso dei sindacati, molto più dei veti del Pdl.
La prossimità al cosiddetto baratro taglia le gambe a chi è felice di essere uscito dall’incubo berlusconiano, ma dissente da un governo che non vuole e/o non può contrastare potenti interessi: quelli dei ricchi, quelli della chiesa, quelli della casta militare.
Incerti i tempi e i modi in cui potrà nascere una nuova giustizia sociale, fondata su una nuova idea dell’economia, anche perché al punto di non ritorno ci siamo arrivati con la vasta corresponsabilità dei milioni di concittadini che hanno portato per tre volte Berlusconi al governo, ammirandone e invidiandone il modello, e di una opposizione che, in anni ed anni, non ha saputo proporre una prospettiva diversa.
(Paola Pierantoni – disegno di Guido Rosato) -
OLI 322: IMMIGRAZIONE – Nuovo governo, nuove politiche
La Lega Nord è forse il partito che dal 1994 ha avuto la più lunga influenza sul governo del paese, persino più di Berlusconi: infatti, diversamente dal Polo delle Libertà, aveva appoggiato anche il governo Dini (17 gennaio 1995 – 17 maggio 1996), primo caso di “governo tecnico” interamente composto da esperti e funzionari non eletti al Parlamento. Di certo la Lega ha avuto una parte importante nel disegnare la politica migratoria del Paese, in particolare con le modifiche portate alla legge Turco – Napolitano attraverso la Bossi – Fini, il decreto sicurezza, e recentemente con il permesso di soggiorno a punti. Ciò ha avuto come risultato una politica migratoria italiana disastrosa che ha recato gravi danni al paese culturalmente, socialmente e soprattutto economicamente: impedendo il rispetto dei diritti degli immigrati e la loro integrazione ha finito per ostacolare e limitare il contributo dei migranti alla crescita del paese.Il nuovo governo del professore Monti ha istituito un ministero per l’integrazione, e soprattutto è privo dell’appoggio della Lega, potrebbe essere quindi il governo giusto per operare la svolta necessaria alle politiche migratorie del paese. Ci vogliono nuove politiche capaci di integrazione che amplino i diritti civili e di cittadinanza a partire dal diritto al voto e che diano ai migranti la possibilità di aumentare il loro già importante contributo allo sviluppo dell’Italia. Occorre, soprattutto, un provvedimento straordinario che restituisca alla regolarità ed alla legalità le persone che hanno perso il loro permesso di soggiorno negli ultimi cinque anni per motivi diversi da quelli di pericolosità sociale o di ordine pubblico.
Occorre una nuova legge sull’immigrazione: partendo dall’abolizione di tutte le modifiche operate alla legge Turco – Napolitano per poi procedere al suo miglioramento. In particolare molta attenzione va dedicata alla regolarità dell’ingresso e al consolidamento della regolarità del soggiorno, allungando, ad esempio, la durata dei permessi (che devono avere costi “europei”), sciogliendo ogni legame tra contratto di lavoro e permesso di soggiorno, e promuovendo seriamente l’ottenimento della Carta di soggiorno. Una nuova legge deve essere attenta al problema abitativo, all’istruzione universitaria e post universitaria dei figli degli immigrati ed alla lotta contro il lavoro nero dei migranti puntando sulla regolarizzazione attraverso piani permanenti di emersione che prevedano il rilascio del permesso di soggiorno al lavoratore immigrato irregolare, anche nel caso di opposizione del datore e di lavoro.
Il miglioramento della legge Turco – Napolitano può avvenire attraverso un recepimento più generoso ed aperto di tutte le direttive europee e la ratifica della convenzione ONU, del 1990, sui diritti dei migranti.
(Saleh Zaghloul – Disegno di Guido Rosato) -
OLI 321: BIOETICA – Le frontiere della Cei non si negoziano, l’orgoglio laico sì

Foto tratta da infosannio.com (****) Sul Sole 24 ore on line (*) del 19 novembre l’articolo sul convegno di “Scienza e vita” ha un incipit interessante: “Città del Vaticano. Tutti d’accordo: si è trattato di una coincidenza davvero provvidenziale. Nel giorno in cui il governo Monti è entrato nella pienezza dei suoi poteri, i segretari e leader dei partiti della nuova maggioranza si sono trovati insieme. Davanti al presidente della Cei, cardinale Angelo Bagnasco. A parlare di bioetica”.
Al di là dei toni “da lectio magitralis, pacati e alti”, le poste in gioco sono il progetto di legge sul fine vita e la mai chiusa questione dell’aborto, temi su cui la chiesa non ammette mediazioni.
Infatti, il cardinale ha precisato che “La categoria della mediazione è uno strumento indispensabile dentro la pluralita’ delle opinioni … Ma non su tutto ci può essere mediazione, ci sono delle frontiere oltre le quali questa categoria non può essere utilizzata. In particolare sui valori. Quando questi valori sono costituitivi mediare significa andare contro l’umanita’ dell’uomo” – Adnkronos (**)
E i leader politici cosa hanno detto?
Alfano (*) ha difeso “L’agenda bioetica” del governo Berlusconi (Ndr: quella che ha prodotto la legge 40/2004 sulla procreazione assistita, e un disegno di legge che annulla di fatto la validità del testamento biologico).
Casini afferma che “Il governo guidato da Monti può offrire una grande opportunità per trovare una maggiore coesione rispetto a temi che spesso dividono” (*). E precisa: “Sul fine vita c’è un’amplissima maggioranza e in questa legislatura la legge è assicurata. Però bisogna stare attenti, abbiamo l’interesse a consolidare il consenso per evitare che si cambi ad ogni legislatura. Non perdiamo l’occasione irripetibile che abbiamo oggi” – L’Unità (***)
Quanto a Bersani afferma di essere pronto al confronto “da laico adulto e orgoglioso”.
Dai frammenti del suo intervento riportati sui siti citati non riesco però a capire di che esattamente stia parlando. Magari è una mia difficoltà soggettiva. Magari è l’approssimazione delle cronache. L’impressione è comunque quella di una preoccupante inadeguatezza a sostenere le ragioni dei laici, e i diritti delle donne, in questo durissimo confronto.
Perché, ad esempio, di fronte ad un presidente della Curia che insiste sui valori non negoziabili, primo tra tutti “la vita umana dal suo concepimento alla sua fine naturale”, Bersani afferma, senza i necessari chiarimenti, di essere “un appassionato del pensiero di Ratzinger”? Perché Bersani dice “di non permettersi” di commentare la prolusione di Bagnasco? Perché sostenere che la paura per una “morte irta di tubi” non è motivata dalla paura della sofferenza, ma dalla perdita di dignità? Perché togliere legittimità ad una laica, umana, compassionevole paura per la sofferenza per sé e per gli altri? Perché non affermare invece con chiarezza, in quella sede, che non ha più alcun senso oggi parlare di “fine naturale” della vita?
Se questa è la solidità filosofica e culturale che dovrebbe sostenere le ragioni del sentire laico nei confronti dell’agguerritissimo fronte ecclesiale, meglio non lanciarsi nelle innovazioni legilsative.
(*) http://www.ilsole24ore.com/art/notizie/2011-11-19/bagnasco-riunisce-leader-vita-081151.shtml?uuid=Aa2cjoME
(**) http://www.adnkronos.com/IGN/News/Cronaca/Bioetica-Card-Bagnasco-difesa-vita-e-primo-valore-da-cui-discendono-altri_312660160598.html
(***) UNITA’ http://www.unita.it/italia/casini-apre-al-pd-fare-br-insieme-legge-sul-fine-vita-1.354282
(****) http://infosannio.wordpress.com/2011/10/03/e-ufficiale-rifanno-la-dc/
(Paola Pierantoni) -
OLI 320: ALLUVIONE – Il Consiglio comunale boccia misure di prevenzione
Consiglio Comunale di Genova, 10 novembre 2011: l’ordine del giorno proposto da alcuni consiglieri, sulle azioni da intraprendere a scopo precauzionale relativamente ai rischi di alluvione a Genova, viene clamorosamente bocciato da una schiacciante maggioranza facente capo ai partiti di governo, astenuta l’opposizione.
Pubblichiamo il testo integrale del documento, rimandando ai lettori la ricerca di un possibile motivo di un voto per noi tanto incomprensibile. Possiamo solo citare una nota rubrica di barzellette della Settimana Enigmistica dal titolo: “Senza parole”.
Il fatto sta facendo il giro del Web, aggiungendo ulteriore perplessità sulla capacità di gestione del territorio nella città di Genova.
ORDINE DEL GIORNO IN MERITO ALLA DISCUSSIONE RELATIVA AGLI EVENTI ALLUVIONALI DEL 4 NOVEMBRE 2011Il Consiglio Comunale di Genova,Considerato l’impatto che l’alluvione di venerdi 4 novembre 2011 ha avuto su ampie parti del territorio genovese e, in particolare, la morte di 6 persone;
Premesso che il territorio così come la natura e la storia l’hanno consegnato a noi, è un patrimonio che va amministrato con la massima saggezza sapendo che è un bene limitato, che non è riproducibile.
La sottrazione di anche un solo metro quadrato può significare lo stavolgimento dell’assetto idraulico e l’aumento dei rischi per le persone, oltre al danneggiamento del paesaggio;
Considerato che “costruire sul costruito” deve significare fermare il consumo di territorio, senza aumentare il carico insediativo e di urbanizzazioni primarie e secondarie, in zone già densamente popolate;
Tenuto conto del cambiamento climatico in atto che comporta precipitazioni intense frequenti, e della necessità di affrontare la sicurezza idrogeologica in maniera completa, sia con misure strutturali che non strutturali, come:- manutenzione dei corsi e dei versanti;
- riqualificazione del patrimonio forestale;
- vincoli urbanistici, assicurazioni, prevenzione e protezione civile;
- la rinaturalizzazione dei rii, compresi i loro versanti, permettendo la creazione di aree golenali, aumentando la capacità di ritenzione delle acque e la dissipazione dell’energia per ridurre il rischio idrogeologico più a valle,come stanno facendo da anni sulla Loira, in Francia, sulla Drava in Austria o sul Reno in Germania;
- aumento di territorio permeabile;
- demolizione di strutture in argine,
impegna la Sindaco e la Giunta a:- predisporre emendamenti al PUC in modo da aumentare la quantità di territorio permeabile nel Comune di Genova, non autorizzando nuovi insediamenti e parcheggi in aree naturali e inondabili;
- implementare protocolli certi e non ambigui con sistemi integrati di allarme per la gestione dell’emergenza in tutto il territorio comunale;
- non adeguarsi alla sconcertante diminuzione della distanza dai fiumi per le nuovi costruzioni, approvato recentemente dal Consiglio Regionale Ligure;
- rivendicare il proprio ruolo di governo del territorio, esprimendo la propria contrarieta’ al “silenzio – assenso” previsto in un disegno di legge depositato dalla Giunta Regionale per i permessi a costruire;
- attivarsi verso le competenti autorità di polizia territoriale per procedere senza indugio all’abbattimento di quegli edifici situati sugli argini che riducono la sicurezza, prevedendone la ricollocazione e la rimozione di qulunque deposito/accumulo di inerti vicino ai tratti fluviali;
- intervenire prioritariamente in quei corsi con particolare emergenza idraulica, per aumentare la capacità di smaltimento dei tronchi coperti, fino a soddisfare lo smaltimento della portata 200-ennale;
- aiutare economicamente gli alluvionati per riavviare le attività, non dimenticandosi dei cittadini di Sestri Ponente alcuni dei quali ad oggi sono a rischio di fallimento per mancati finanziamenti;
Presentato da Bruno (Prc) e Cappello (Gruppo misto)
Esito della votazione:
favorevoli 6: (Prc, Cappello, Bernabò Brea, Sel)
astenuti 8: (Pdl, Altra Genova, Lega Nord, Maggi)
contrari 23 (Pd, Idv)
(Il testo è stato fatto girare da diverse fonti, tra cui manuelacappello.it e Rifondazione Comunista)
(La redazione di Oli) -
OLI 320: POLITICA – Le donne nell’agenda di Monti
Giri perplessi di telefonate alla notizia, diffusa dalle agenzie, che Monti avrebbe avuto consultazioni anche con le rappresentanze istituzionali di donne e giovani. ADN Kronos, aggionamento del 14 novembre, ore 20:19 specifica che “Lo ha annunciato Mario Monti al termine degli incontri di oggi a Palazzo Giustiniani, sottolineando come si tratti di ‘ambiti cruciali della nostra società’ perché ‘quasi sempre’ ciò che ‘giova ai giovani, giova anche al paese. E questo vale anche per le donne’”.
Quando mai abbiamo avuto una rappresentanza istituzionale? Si chiedono amiche perplesse, lunga storia di movimento delle donne alle spalle e nel presente.
Poi un approfondimento via internet fa capire che “alle 16.30 arriva la rappresentanza delle donne italiane, con la delegazione della Rete Nazionale delle Consigliere e dei Consiglieri di Parità”.
Peccato che le Consigliere e i Consiglieri di parità non abbiano affatto il compito di “rappresentare le donne”, ma di vigilare sulla applicazione di leggi che garantiscono parità e pari opportunità a tutti i soggetti, comprese le donne.
La confusione delle parole determina la confusione delle idee. Ci auguriamo che Monti questo lo abbia ben chiaro, per il bene del Paese, degli uomini e delle donne che lo abitano.
(Paola Pierantoni) -
OLI 319: POLITICA – Parlamento pulito, da Grillo a Bruxelles
Chi amministra una nazione dovrebbe essere incensurato. Si tratta di un principio ovvio, naturale, eppure in Italia abbiamo una tale concentrazione di parlamentari e amministratori pubblici già processati e condannati in via definitiva, che i luoghi della politica potrebbero far paura alle favelas di Caracas o ai luoghi della guerriglia colombiana. Già diversi anni fa un’iniziativa di Beppe Grillo (***) aveva trovato l’accoglienza entusiasta di persone che in un solo giorno riuscirono ad apporre più di mezzo milione di firme, delle quali ne partirono poi 350 mila verso la Commissione affari costituzionali del Senato, a sostegno della legge di iniziativa popolare denominata “Parlamento pulito”. La proposta di legge fu osteggiata per anni dagli ambienti parlamentari, alla fine vergognosamente bocciata pochi mesi fa. Oggi, come per magia, l’Unione Europea l’abbraccia invece quasi pienamente (**), accogliendo le proposte di alcuni parlamentari italiani che parafrasando l’iniziativa di Grillo, hanno messo le basi per un indirizzo europeo del concetto del parlamentare “intonso”.
La stessa Sonia Alfano, che pubblica nel sul blog (*) un articolo sulla vicenda, s’appresta a scrivere una lettera ai Presidenti di Camera e Senato e a tutti i capogruppo per chiedere che lo stesso principio, indicato come da applicare ai parlamenti locali, sia preso in considerazione anche in Italia.
* http://www.soniaalfano.it/blog/2011/11/02/parlamento-europeo-pulito-finalmente/
** http://www.leggioggi.it/2011/11/05/post-fata-resurgo-il-ddl-popolare-di-grillo-cestinato-a-roma-approvato-a-strasburgo
*** http://www.youtube.com/watch?v=YiBtBlKtanU
(Stefano De Pietro) -
OLI 319: INFORMAZIONE – Per cosa corre Pinotti?
Disegno di Guido Rosato Questa settimana siete invitati a leggere l’articolo di Repubblica dal titolo “La Pinotti di corsa fra Tursi e New York“, dove manca la classica dicitura “Informazione pubblicitaria”. Corre, Pinotti. Non avrebbe potuto “scendere in campo” come tutti gli altri ?
(Stefano De Pietro) -
OLI 316: INDIGNATI – Il diritto negato da black bloc e polizia

Alle 14.34 il primo attacco L’Italia è l’unico paese al mondo in cui la manifestazione degli “Indignati” del 15 ottobre è stata annichilita dalla violenza di gruppi organizzati, e dall’incapacità delle forze dell’ordine a difendere il diritto di centinaia di migliaia di cittadini a manifestare in pace e sicurezza le proprie idee.
Nell’Italia di questi anni l’atto di manifestare in piazza è stato sistematicamente svalutato dal potere, denigrato, demonizzato, sminuito, irriso, contrastato. Questo lo ha reso un diritto non pienamente tutelato. Un articolo su pag. 8 di La Repubblica del 16/10/11 osserva: “Il Viminale si era preparato a difendere la quiete della città proibita, il quadrilatero dei Palazzi della Politica …”. E quando iniziano a verificarsi i disordini la polizia ha “tempi di reazione lunghi, farraginosi … nessun filtraggio significativo e nessun intervento sul corteo e nel corteo …”.
Possiamo testimoniare l’esattezza della cronaca di La Repubblica. Eravamo alle 14.29 In Via Cavour quando una cinquantina di persone iniziano a cambiare abbigliamento (video 1) : calano sul volto i passamontagna, indossano caschi da motocicletta. Cinque minuti dopo, alle 14.34, da questo gruppo parte l’assalto alle vetrine del supermercato “Elite” (video 2 e video 3) : molto violenti, molto decisi, molto “professionali”.
E’ qui che iniziano i disordini che spezzeranno il corteo e distruggeranno la manifestazione. Un’azione di contrasto doveva iniziare subito, dal primo innesco. Invece il tempo viene lasciato correre, scientemente o no, fino al disastro ingovernabile.
Certo, mancava il servizio d’ordine, e in Italia non ci possiamo permettere manifestazioni di queste dimensioni senza una vigilanza organizzata. Ma sarebbe stato sufficiente un servizio d’ordine autogestito dalle centinaia di associazioni del corteo? Non si trattava di tenere sotto controllo qualche frangia disordinata, violenta ma in qualche modo “omogenea” al movimento, ma di opporsi fisicamente a gruppi completamente “alieni”, organizzati militarmente con una strategia preordinata e precisa, pericolosi, impossibili da contrastare solo con le parole o con la resistenza passiva.
Sarebbero stati necessari, e sono mancati: un’azione preventiva di intelligence, che “rivelasse” che l’obiettivo non era l’assalto ai palazzi del potere, ma la conquista delle strade; una vigilanza a monte che impedisse l’ingresso dei black bloc nel corteo; la presenza di agenti in borghese lungo il corteo per cogliere i primi sintomi; una strategia di intervento che isolasse immediatamente i gruppi violenti.
Non è stato fatto per incapacità, o per intenzione?
Di certo quel che è avvenuto a Roma conferma una deriva antidemocratica, per cui chi manifesta un dissenso non è considerato un interlocutore critico, da ascoltare, con cui mediare, comunque da tutelare e proteggere, ma un nemico a cui chiudere tutte le strade.
Strategia perfetta per fornire agli attori della violenza organizzata un terreno di consenso e di reclutamento.
Nel brevissimo tempo in cui “tutto è andato bene” ci si è potuti riempire gli occhi delle centinaia di forme che la democrazia assume in questo paese. Dietro ogni cartello, ogni striscione, ogni viso, c’era la vita che scorre quotidianamente in ogni angolo d’ItaliaPadre Alex Zanotelli, col suo gruppo, cantava “We shall overcome!” e “La libertà è partecipazione”. La speranza sta qui.
Video 1 – I black bloc si preparano
Video 2 – Assalto ad Elite
Video 3 – Inizia la guerriglia(Paola Pierantoni e Ivo Ruello – fotografie e video degli autori)


