Abbiamo sottovalutato come esempio di sottocultura politica l’elogio dell’illegalità, il linguaggio grossolano e finto-colto, i gesti scurrili, le volgarità studiate a tavolino o dal sen fuggite, la ripetizione ossessiva di concetti semplici, banali e triviali, l’assenza pressoché totale di autoironia, di senso critico e di consapevolezza della complessità dei problemi. Abbiamo persino pensato che la televisione – il carattere infimo degli spettacoli d’intrattenimento, addirittura più che l’informazione politica – non avrebbe influito sul nostro carattere, non l’avrebbe corrotto. Abbiamo pensato che le leggi ad personam servissero a togliere lui e i suoi da guai momentanei e che, passato il momento, saremmo tornati alla normalità. Abbiamo pensato tutto questo e ora, ricapitolando gli anni passati, dobbiamo riconoscere che abbiamo sbagliato. Non è sottocultura; è un’altra cultura. Non è la difesa nelle difficoltà, è un sistema che, come tutti i sistemi, a spira a normalizzarsi. Non è democrazia ma è demagogia, un regime insidioso che si nasconde sotto apparenze ingannevoli. Il popolo che si vuole che sia non è quello che sceglie, che decide, che discute, che approva o disapprova, promuove o boccia i suoi rappresentanti. È invece il popolo non che agisce ma che reagisce, non si esprime da sé ma è «sondato».
(Gustavo Zagrebelsky, Micromega, 31 marzo 2006)
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10 Aprile – Voltare pagina ma in avanti
I corrispondenti delle più importanti testate straniere (El País, Die Welt, Le Monde, The Independent ma non solo) hanno scritto, prima del risultato delle elezioni italiane, che – in caso di vittoria – il centro sinistra avrà bisogno di almeno un anno e mezzo per correggere le principali mostruosità legislative del governo passato. Ma che ce ne vorrà sicuramente di più per cominciare ad affrontare la massa di problemi irrisolti o lasciati a macerare e che richiedono, come aveva osservato Prodi all’inizio della campagna elettorale, “riforme radicali”. Tra queste, e più importante di tutte, quella di una informazione libera, sottratta al controllo dei partiti, dei cartelli elettorali, dei monopolisti.
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10 Aprile – La giustizia sociale tema ripudiato
Abbiamo appena assistito al più grande scontro mai avvenuto in Italia tra due popoli, tra due culture: quello delle piazze reali, della stampa, di internet, da un lato; quello della televisione dall’altra. Sono due culture diverse e in molti casi opposte. Prodi è stato votato come politico reale, che deve rispondere di ciò che afferma; Berlusconi è stato votato come il personaggio di una fiction, di cui si premia l’interpretazione.
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10 Aprile – Il ritorno della ragione dopo la grande paura
Per il momento è solo paura. Sentimento sottile che oscilla tra panico e incertezza. Lo si avverte un po’ in tutti. In quelli che si sono impegnati di più in questi cinque anni folli ed in quelli che hanno mostrato indifferenza per la politica, mai stata cosa loro perché luogo immutabile nel quale le regole dei giochi le fanno altri. Sono livelli di paura diversi. Di chi ha saltato il fosso e si è schierato e di chi ha atteso.
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10 Aprile – La crisi dei media vista da fuori
Le consegna due schede elettorali e non è il presidente del seggio; le dice ad alta voce per chi deve votare ed è il Presidente del Consiglio dei Ministri. I numerosi presenti, tra cui anche giornalisti, ridono. Tra i rappresentanti di lista, solo uno ha il buon senso di rimproverarlo. Sui giornali si parlerà di una semplice gaffe. Un piccolo episodio, ma anche un dettaglio significativo del baratro che da molti anni si è aperto in questo paese. Un episodio che non possiamo relegare al passato perché ‘a nuttata non è passata ancora.
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Regione – Confessioni e voti di trasparenza
Ha fatto scalpore l’intervista rilasciata dal presidente della Regione a Repubblica (5 aprile 2006, “Porto Comune e poltrone”). Ho deciso di parlare – ha detto Burlando – dopo aver osservato la consegna di un anno di silenzio che, con gli assessori della sua giunta, si era prefissato. E’ arrivato il momento, annuncia, che “cambieremo musica e anche sistema di comunicazione”. E, proprio per rendere più comprensibile il suo linguaggio ai giovani, sta leggendo il libro cult di Moccia “Ho voglia di te”.
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Giovani – Dalla Francia al Giappone malesseri a confronto
Mentre scorrono sugli schermi le immagini della nuova primavera francese, è approdata a Genova, con un’originale rilettura de “La metamorfosi” di Kafka, La Fura dels Baus, compagnia catalana nota al pubblico per i suoi spettacoli-evento. Il testo, sottoposto al restyling dell’attualità, si avvale dell’innesto di filmati e immagini video sovresposte, mentre sulla scena la stanza dello scarafaggio Gregor viene ridotta ad un cubo mobile, trasparente, al cui interno trova spazio un televisore: arredo straniante dal quale il pubblico può assistere alla riproduzione iberica del “Grande fratello”.
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Linguaggio – Duchi, marchesi e autorità
In mezzo a tante cronache convulse, in questi giorni è comparsa anche qualche notizia dai contenuti folcloristici (si fa per dire). La Repubblica-Il Lavoro del 6 aprile ci informa sotto un titolo a tutta pagina che “trecento invitati: nobili, autorità, deputati e sanatori” (sic: involontaria ironia del refuso) si ritroveranno “sotto gli stucchi di Palazzo Pallavicini in piazza Fontane Marose per salutare Vittorio Emanuele di Savoia, la moglie Marina Doria, il figlio Emanuele Filiberto, la nuora…”