10 Aprile – La crisi dei media vista da fuori

Le consegna due schede elettorali e non è il presidente del seggio; le dice ad alta voce per chi deve votare ed è il Presidente del Consiglio dei Ministri. I numerosi presenti, tra cui anche giornalisti, ridono. Tra i rappresentanti di lista, solo uno ha il buon senso di rimproverarlo. Sui giornali si parlerà di una semplice gaffe. Un piccolo episodio, ma anche un dettaglio significativo del baratro che da molti anni si è aperto in questo paese. Un episodio che non possiamo relegare al passato perché ‘a nuttata non è passata ancora.


Sembrano ancora lontani i presupposti per un rilancio effettivo della politica. Da troppo tempo sostanzialmente assente. Claudio Magris in un articolo (Corriere della Sera, 6 aprile) segnalava il grado di perversione della politica e il contenuto assolutamente sovversivo di chi esorta a scegliere un programma solo in funzione dei suoi interessi personali. Nell’ultimo capitolo del “Costo della democrazia” (Mondadori, 2005), Cesare Salvi e Massimo Villone, dopo avere enumerato e approfondito le preoccupanti aberrazioni di cui sono costellate la politica italiana e le sue istituzioni e i suoi sprechi, leggi, regolamenti, dipendenti, consulenti, ecc., offrono una serie di proposte, “forse meno altisonanti delle grandi riforme…ma tali di cambiare profondamente il governo della cosa pubblica, il rapporto tra etica e politica, la qualità della nostra democrazia”: la possibilità per i cittadini di partecipare in modo effettivo alla politica, l’uso corretto ed efficace del denaro pubblico, la riduzione del numero e delle retribuzioni dei politici a tutti livelli istituzionali, la drastica limitazione delle spese delle amministrazioni per staff, incarichi e consulenze varie e comunque e sempre trasparenza. Altro che proposte “meno altisonanti”. Alla luce dei risultati elettorali sembra un vasto, troppo ambizioso programma.
Si tratta della “nuova questione democratica” (OLI n. 96). Una questione che non potrà prescindere della radicale riforma del sistema dell’informazione. La proposta di legge di iniziativa popolare per la riforma del settore radiotelevisivo è un passo importante in questa direzione. La raccolta di firme è in piena attuazione e l’elenco dei punti di raccolta dove si può firmare è visibile in www.perunaltratv.it/index.php?id=2,82,0,0,1,0. L’indipendenza e la pluralità dell’informazione riguardano pure la stampa, quasi senza eccezioni subalterna alla “geometrica potenza” del mezzo televisivo. Le conseguenze del complesso e deteriorato rapporto tra giornalisti e proprietari dei mezzi di informazione è evidente anche all’estero. In “Giornalisti, interessi e lettori”, Francesco Vella ( www.lavoce.info, 31 marzo) riporta, tra tanti altri, il parere della European Federation of Journalists, la più grande organizzazione giornalistica in Europa: “È impossibile non concludere che in Italia la crisi dei media sia seria e profonda. C’è un sistema di gestione profondamente sbagliato, una carenza di consapevolezza pubblica, un elemento di paralisi politica e una seria preoccupazione tra i giornalisti italiani sul futuro dei media”.
(Oscar Itzcovich)