Categoria: OLI 390

  • OLI 390: PAROLE DEGLI OCCHI – Le spiagge di Crozza e quelle di OLI

    (disegno di Guido Rosato)

    martedì 12 novembre su Rai Tre in occasione della trasmissione televisiva Ballarò, Maurizio Crozza ha descritto la paradossale situazione delle spiagge italiane e in particolare di quelle che si affacciano lungo Corso Italia a Genova. Proponiamo ai nostri lettori una prospettiva, assai fedele, degli stessi luoghi dal mare.
    La matita è quella di Guido Rosato.

  • OLI 390: ECONOMIA – Itticoltura a Nervi

    Un impianto di maricoltura a Nervi, questa è l’ultima novità delle amministrazioni pubbliche liguri: la Regione che va in deroga a sé stessa ed autorizza un impianto a un chilometro dalla costa proprio di fronte al Castello di Nervi, e il Comune che sta valutando di autorizzare l’attività a terra dell’impresa nel porticciolo e le necessarie pratiche per poter aprire un magazzino tecnico e raccogliere il pesce prodotto e portarlo via con dei camion.
    Si inizierebbe con due vasche, per arrivare poi nel tempo a nove, occupando in totale uno specchio acqueo di duecentomila metri quadrati, in un posto che viene ricnonosciuto da tutti come l’ultimo baluardo della conservazione del paesaggio a Genova, per lo meno in riva al mare.
    Contro questo progetto si stanno organizzando i comitati della zona, specialmente i pescatori che troverebbero in quei grandi contenitori galleggianti un intralcio alla propria pesca ed un elemento di disturbo nei confronti del pesce “libero”, che si assieperebbe intorno alle reti sommerse a cercare cibo facile ed abbondante. Con il rischio che i pesci selvaggi, a contatto con un allevamento governato da antibiotici, possano ammararsi più facilmente.
    Certo, si dice, il mercato è diverso, i pescatori non devono temere la concorrenza dell’impianto in quanto si tratta di prodotti differenti, uno allevato, l’altro pescato selvaggio e quindi che può godere di un ben altro valore sul mercato. Ed è anche vero che senza il pesce allevato, il costo del mercato ittico sarebbe proibitivo, quindi di fatto allevare è necessario.
    Ma veder progettare un impianto ad un chilometro dalla costa a Nervi, dove la Regione stessa non prevedeva itticoltura, andando in deroga a sé stessa, nel posto con il miglior panorama di Genova e usando il porticciolo interrato come base logistica lascia il dubbio che qualcosa non funzioni nei meandri della burocrazia nostrana.
    (Stefano De Pietro – immagine da Internet)

  • OLI 390: CITTA’ – Spiagge, Corso Italia, Genova e Ballarò

    Cinque minuti di Maurizio Crozza il 12 novembre su Raitre e milioni di italiani ora sanno com’è il litorale a Genova, sbarrato e cementificato.
    Chissà se una risata scioglierà i cuori dei nostri governanti, se si attueranno mai le Norme, eternamente rinviate per trame fino alla Ue, Progetto di Utilizzo del demanio, Piano della Costa, Pianificazione del litorale, Piano Urbanistico Comunale, Legge Regionale, Codice della Navigazione, .. e vai, tutte legiferazioni che prevedono mare raggiungibile da tutti e quanto più libero ora e per il futuro. Una presa in giro per i cittadini, cui si aggiunge la parodia di questi giorni al Patto di Stabilità del viscido emendamento Pdl sulla vendita delle spiagge d’Italia, segretamente fiancheggiato in modo piratesco da altri partiti.

    Se si votasse a scrutinio segreto anche in Liguria l’emendamento passerebbe perché Regione e Comuni hanno sempre avuto riguardo per gli addetti del settore, balneari e associazioni sportive, portatori d’interessi e consensi, così si spera e ogni partito coltiva il suo giardino blu marin.
    Così la proposta della Regione Liguria di aumentare il canone sul metro quadrato di spiaggia sta scatenando proteste sul web e presso il governatorato, mentre il povero assessore regionale al Demanio fa retromarcia, chiosando “vabbè mi basta un aumento del trenta, facciamo cinquanta per cento, in fondo volevo soltanto qualche soldino da reinvestire sul litorale, pigola, mi avete sempre considerato un amico..” Il canone passerebbe al doppio di 1,8 euro al mq, una fortuna per il basito cittadino che ogni anno vede aumentare tasse e abbassarsi il reddito: mille metri quadri di spiaggia costano ora al gestore balneare meno di duemila euro all’anno di canone demaniale. (Repubblica 13/11).

    Poi, siccome tutto è fermo e nulla si può toccare fino al 2020, termine di scadenza concessioni balneari, compare sul sito del Comune di Genova, un Avviso dell’ Ufficio Demanio per richiesta di ampliamento concessione Demaniale ad una società sportiva. Spesso una fuffa le società sportive, quando va bene due o tre partecipazioni l’anno a gara di pesca o vela, alcuni trofei e voilà, ecco la concessione. Mai generalizzare sì intende, dunque chi chiede la concessione a Sturla è campione nazionale di “ bollentino”, ha una sede ultranuova, bianco, corde e fregi marinareschi, pavimenti con riquadro a mosaico, bagni e docce perfetti, biliardo, sala da gioco e da tè, terrazza sul mare, un clubbino à la page insomma con soci compiti: si paga 250 euro l’anno, posto barca compreso.
    Lo stato ne incasserà meno di mille l’anno, con sconto Coni per la sede e un consistente pezzo di spiaggia occupato da 180 barche e quasi duecento cabine.

    La sede dell’Associazione si affaccia però su un altro punto dei litorale, che è spiaggia libera: ci si lamenta dei rumorosi bagnanti, magari con ombrelloni di giorno, uso delle docce di non soci, meno male la toilette è sottochiave, spiacevoli incursioni notturne, perciò si chiede di avere in concessione la spiaggia libera davanti a scanso del tutto. Chi fa un giro a borgo Sturla può intanto vedere il litorale occupato e vietato anche da tre alaggi di barche, società sportive, bar, club e un unico pezzetto di spiaggia per tutti.
    (Bianca Vergati)

  • OLI 390 – G8 DI GENOVA: Pena ridotta ma sempre ingiusta

    Poco più di due ore sono state sufficienti per la decisione della Corte d’Appello di Genova che doveva limitare il suo intervento alla richiesta della Cassazione di valutare le eventuali riduzioni di pena a carico di cinque manifestanti coinvolti negli avvenimenti di Genova 2001. E’ utile ricordare che i pm Anna Canepa e Andrea Canciani accusarono venticinque manifestanti di essere responsabili di tutto quello accaduto a Genova il 20 e 21 luglio, ricorrendo addirittura al rispolvero di un articolo del codice fascista Rocco, recepito nell’ordinamento ma mai applicato prima, che prevede il reato di associazione per delinquere finalizzata alla devastazione e al saccheggio. I successivi tre gradi di giudizio avevano in gran parte smentito la incredibile elaborazione dei pubblici ministeri e in Cassazione quindici di quei venticinque vennero o assolti o condannati a pene minime cadute in prescrizione, perché ritenuti responsabili al più di un “reato di resistenza” (che sarebbe davvero assurdo considerare tale), nel senso che le loro azioni erano state provocate da “cariche violente e ingiustificate” dei reparti di carabinieri. Per i restanti dieci, quasi come compensazione, vennero confermate pur con qualche riduzione pene rilevantissime per reati comunque riconducibili a danni alle cose e non a persone (in appello si erano erogati fino a 16 anni di carcere e anche in questo caso va ricordato che quattro poliziotti delinquenti riconosciuti responsabili dell’omicidio di Federico Aldrovandi sono stati condannati ciascuno a tre anni e mezzo, quindi quattordici anni in tutto). La Cassazione chiese per cinque di essi di ritornare in Appello per la valutazione delle attenuanti. La sentenza ha accolto in gran parte le richieste della difesa e per quattro dei cinque ha ridotto la pena di due anni, cosa che consentirà almeno l’affidamento ai servizi sociali.
    E’ significativo rimarcare che nella requisitoria il Procuratore generale si è dichiarato favorevole alla riduzione della pena, anche se in misura inferiore a quella poi decisa dalla Corte. Una delle ragioni fondamentali di questa posizione sta nella convinzione espressa nelle requisitoria che a determinare il comportamento degli accusati vi erano stati anche gli abusi delle forze dell’ordine e la follia nella gestione dell’ordine pubblico che caratterizzò quelle tragiche giornate. Nulla di diverso, quindi, dalle motivazioni della stessa sentenza della Cassazione. Ma ancor più nulla di diverso dalla sentenza con la quale un’altra sezione della Cassazione aveva concluso il processo per la macelleria messicana alla scuola Diaz. I più alti gradi della polizia, altissimi grazie anche alle promozioni che nel frattempo erano intervenute, sono stati condannati a quasi cinque anni di carcere (che non faranno mai!), ma soprattutto a cinque anni di interdizione dai pubblici uffici, già avvenuta. La motivazione consiste nell’aver “prodotto il degrado dell’onore dell’Italia nel mondo”. E si riferisce al falso vergognoso commesso da questi ignobili dirigenti, che obbligarono dei sottoposti a introdurre nella scuola due bottiglie molotov al fine di poter incolpare i 93 innocenti che dormivano nella scuola del reato di terrorismo. Va segnalato, a conferma della difficoltà di fare del nostro un paese davvero civile, che quegli alti dirigenti risultano tuttora insigniti di onorificenze al merito della Repubblica (d’altra parte è sempre cavaliere anche il presidente delinquente!).
    L’esito del processo Diaz (va ricordato che in primo grado erano stati tutti assolti, e che il giudizio si era piegato alla volontà politica di considerare l’operazione Diaz una “perquisizione legittima”, come tutto il peggior ciarpame della destra e del gruppo dirigente si ostinava a ripetere) si deve alla dignità professionale, alla coerenza morale e al coraggio di Enrico Zucca e di Francesco Cardona Albini, i due pubblici ministeri che si batterono ostinatamente perché giustizia fosse fatta, nonostante minacce e ritorsioni. Quella sentenza, nel buio che spesso circonda i peggiori “delitti” dello Stato, deve essere considerata davvero illuminante, e i suoi dettati si sono certamente riflessi anche nell’esito che ha avuto oggi la sentenza d’appello che ha riguardato le attenuanti per i manifestanti. E’ difficile dimenticare che per sostenere quella sentenza fu decisivo un filmato di pochi secondi che riprese tutto il gruppo davanti alla scuola a gingillarsi fra le mani un sacchetto di plastica blu contenente le due molotov; mentre interi filmati e centinaia di fotografie non furono sufficienti a impedire l’imbroglio di quattro consulenti (lo sparo per aria!) e la decisione di due magistrati inadeguati di archiviare l’omicidio di Carlo sottraendolo anche a un dibattimento processuale.
    (Giuliano Giuliani – immagine di Guido Rosato)

  • OLI 390: LAVORO – I mondiali del 2022 in Qatar, un calcio alla sicurezza dei lavoratori

    Sono molte le vergogne del gioco del calcio, dalla violenza negli stadi agli stipendi miliardari dei calciatori, ma una delle più gravi è quella della morte di almeno un lavoratore al giorno fra quelli che stanno costruendo in Qatar gli stadi e le infrastrutture per i mondiali di calcio 2022. La CGIL e la Fillea/Cgil sono impegnate nella campagna promossa dalla Confederazione Internazionale dei Sindacati (Ituc) per denunciare le condizioni di semi schiavitù in cui sono costretti migliaia di lavoratori immigrati (1 milione e 200 mila, provenienti in gran parte dal Nepal, dall’India e dallo Sri Lanka, e si prevede che un altro milione raggiungerà il paese).

    “L’assenza di tutele e di diritti causa una media di una morte al giorno”, dice Sharan Burrow, segretario generale della Confederazione Internazionale dei Sindacati. I lavoratori, secondo il quotidiano inglese The Guardian, vivono in comunità sovraffollate e in condizioni igieniche disastrose, che favoriscono il diffondersi di malattie e costringono alla ricerca disperata di cibo.
    In Qatar ma anche in Arabia Saudita e altri paesi del Golfo, le norme che regolamentano i visti di lavoro, il cosiddetto “kefala system” (in base al quale i lavoratori devono avere uno sponsor nel paese ospitante, in genere il datore di lavoro, che è responsabile per il loro status giuridico, per i visti d’ingresso e per i permessi di soggiorno) fanno sì che i lavoratori non possano cambiare impiego senza il permesso dei datori di lavoro né lasciare il paese senza il loro consenso firmato. C’è un controllo totale dei datori di lavoro sui loro dipendenti, tanto che “nessun lavoratore si sente libero di parlare senza condizionamenti a un ispettore del lavoro”. Una ricerca pubblicata nel giugno 2013 sul Journal of Arabian Studies dice che il passaporto del 90 per cento dei lavoratori monitorati è in possesso dei loro datori di lavoro. (Proprio in questi giorni sta girando su Youtube un video di un saudita che picchia selvaggiamente un operatore ecologico filippino).
    Se non si interviene subito il numero dei lavoratori che perderanno la vita sarà superiore a quello dei giocatori di tutte le nazionali che scenderanno in campo ai Mondiali. Occorre intervenire per fermare la strage dei lavoratori in Qatar e per cambiare le leggi sull’immigrazione in quel paese, in Arabia Saudita e gli altri paesi del Golfo del petrolio. Sia chiaro che non sono accettabili interventi militari, niente guerre e bombardamenti per favore. Ci sono tanti mezzi per intervenire senza esercitare violenza contro i popoli di questi paesi. Suggerisco: non tenere i mondiali 2022 in Qatar.

    (Saleh Zaghloul – immagine da internet)    

  • OLI 390: ESTERI – Voci dalla stampa internazionale

    L’antisemitismo di MTV canale cristiano libanese.
    Incredibile volgarità della MTV che non solo diffonde una storia assurda e profondamente stupida alla quale non potrebbe credere nessuna persona sana di mente, ma aggiunge anche un disgustoso antisemitismo. In base a queste sciocchezze Livni, ministro degli esteri israeliano, svela di aver fatto sesso con due negoziatori palestinesi e “che la religione ebraica permette alle donne ebree di fare sesso con i nemici per ottenere importanti informazioni”.
    http://mtv.com.lb/en/News/271113

    La disonestà e la furbizia del sito Foreign Policy.

    Per tutta la giornata il titolo di questo articolo è stato “E’ stato Bashshar Al Assad ad uccidere Arafat?”. Eppure, l’articolo non ne parla affatto. La redazione di Foreign Policy ha solo voluto scagionare Israele e così ha inserito il titolo in modo da spostare la colpa. In serata, improvvisamente, l’articolo ha avuto un nuovo titolo. Qui i link ai due titoli dello stesso articolo.
    http://www.foreignpolicy.com/articles/2013/11/08/a_martyr_unmartyred_yasser_arafat_last_days https://www.facebook.com/foreign.policy.magazine/posts/10153505237130347

    Razzismo del sottosegretario di Stato USA nei confronti del popolo iraniano.
    “La sottosegretaria di Stato USA Wendy Sherman è stata criticato dai media estremisti iraniani per avere affermato che l’inganno è parte del DNA degli iraniani, nonostante la chiara volontà del governo iraniano di ignorarlo.” Non dovrebbero forse indignarsi tutti di fronte a tale palese razzismo e non soltanto gli estremisti iraniani?

    I capelli dei neri.
    La prima pagina sul Washington Post del 6 novembre 2013 è stata quasi interamente dedicata ai capelli dei membri della famiglia nera del nuovo sindaco di New York. Giornalismo di grande spessore!!!!!
    http://www.washingtonpost.com/lifestyle/style/new-yorks-incoming-first-family-says-it-all-with-their-hair/2013/11/06/e01ab558-4702-11e3-a196-3544a03c2351_story.html

    Essere musulmane/i in Canada.
    “Il portavoce Adil Charkaoui ha detto che sempre più donne rimangono a casa per paura. “Oggi le donne musulmane che indossano veli hanno paura di uscire pubblicamente e di camminare da sole in parchi, autobus, metropolitane, centri commerciali. Quindi questo è ora veramente pericoloso”, ha detto Charkaoui.”

    Squadra della morte in Afghanistan.
    “Il 16 febbraio, uno studente di nome Nasratullah è stato trovato sotto un ponte con la gola tagliata. Due giorni dopo, la sua famiglia ha sostenuto che era stato portato via dai Berretti Verdi. Ci sono state manifestazioni di massa in Wardak e Karzai ha chiesto alla squadra americana delle forze speciali di lasciare il paese. Ad aprile la squadra se ne andata e la gente del posto ha iniziato a trovare dei corpi sepolti al di fuori della base americana a Nerkh appartenenti a di 10 uomini scomparsi.”
    http://www.rollingstone.com/feature/a-team-killings-afghanistan-special-forces

    “Israele si oppone ai colloqui con l’Iran”.
    Era un titolo della prima pagina del Washington Post di qualche giorno fa: “Israele si oppone ai colloqui con l’Iran”. Un piccolo paese straniero che si oppone ai colloqui tra gli Stati Uniti e un altro paese. Nemmeno il Regno Unito avrebbe osato parlare così. E la cosa peggiore è che Obama ha subito chiamato Netanyahu per giustificare i colloqui tra Stati Uniti e Iran. Se non fosse vero sarebbe da non credersi.
  • OLI 390: SOCIETA’ – Unlearning. Una famiglia in viaggio tra decrescita, baratto e nuovi mondi.

    Un giorno mamma Anna vede un disegno della piccola Gaia: un pollo a quattro zampe. La sera lo fa vedere a papà Lucio e insieme riflettono su che tipo di insegnamenti stanno dando a loro figlia.
    Le quattro zampe del pollo sono le quattro cosce delle vaschette del supermercato? Gaia ha mai visto un pollo? Loro sono una famiglia di città ma esistono realtà diverse? Esistono modi differenti di vivere all’interno di questa società? Esiste un altro mondo possibile dove far crescere la piccola Gaia o almeno farle sapere che esiste?

     Papà Lucio è un regista video e propone alla sua famiglia di fare un viaggio-documentario per esplorare queste possibilità, quasi un manuale così che dalle loro esperienze altre famiglie si incuriosiscano e trovino ispirazione sia per la vita di tutti i giorni sia per scoprire un altro modo di viaggiare.

    Il  documentario uscirà a ottobre 2014 e sarà  di sessanta minuti più dieci micro-documentari che approfondiscono i temi più interessanti incontrati durante il viaggio e due libri: un ricettario e un manuale per riprodurre il viaggio con link, forum e indicazioni pratiche.

    Trailer

     Questo è un progetto coraggioso per molte ragioni.

    – Per l’idea di famiglia che racconta: due genitori che si mettono in discussione e mettono in discussione il loro stile di vita per cercare coerenza tra il loro sistema di valori, il modo di vivere e l’educazione che donano a loro figlia.

    – Per l’idea di società che porta avanti: per realizzare questo progetto vivranno realtà e modi di viaggiare alternativi non basati sul denaro ma sul baratto declinato in tanti modi differenti e innovativi.

    – Anche la scelta del tipo di finanziamento è in linea con la filosofia del documentario: Unlearning è un progetto di CROWDFUNDING, ovvero un finanziamento dal basso dove chiunque sia interessato può pre-acquistare il documentario, i gadget correlati o fare donazioni.

    Per avere maggiori informazioni clicca qui.

    – Non in ultimo in un periodo storico dove la parola crisi, sia economica che ideologica, sta monopolizzando le nostre vite e le nostre speranze questa famiglia curiosa, così amano definirsi, è una boccata d’aria fresca.

    (Arianna Musso)

  • OLI 390: CITTA’ – Lagaccio in piazza per la ex-caserma Gavoglio

    (scorcio della caserma Gavoglio di Genova)

    Festa in piazza sabato 16 novembre al quartiere Lagaccio: la rete di associazioni “Voglio la Gavoglio” che si batte per una riqualificazione degli spazi occupati un tempo dalla caserma Gavoglio organizza una festa dalle 16 alle 18 nella piazza antistante la caserma
    Chi conosce il Lagaccio ha ben presente la carenza di spazi verdi, parcheggi, servizi che contraddistingue questo quartiere genovese, per il quale i 60000 metri quadrati dell’ex-caserma potrebbero costituire un polmone capace di cambiare il futuro del quartiere: in particolare la festa di sabato si oppone alle indiscrezioni che vorrebbero gli spazi dedicati allo smaltimento di detriti di lavori delle grandi opere.

    http://vogliolagavoglio.blogspot.it/ 
    http://www.ilsecoloxix.it/p/multimedia/genova/2013/11/12/AQJQhPw-lagaccio_quartiere_gavoglio.shtml?hpar=1
    (Ivo Ruello – Foto di Sandro Lorenzetti)

  • OLI 390: SPORT – Povera Samp

    Siamo ormai giunti alla dodicesima giornata di campionato e la nostra povera Sampdoria si trova più che mai invischiata nella lotta per non retrocedere; il bottino è magro per non dire magrissimo solamente 9 i punti fino adesso racimolati dalla formazione blucerchiata. Mentre scrivo si sta decidendo il nome del nuovo allenatore in quanto Delio Rossi è stato esonerato dopo la sconfitta di Firenze, ma a tal proposito quello che mi chiedo è: ma a cosa serve cambiare allenatore quando la rosa è palesemente inadeguata? Cosa ci si potrà mai aspettare anche dal migliore allenatore del mondo quando in campo scendono giocatori, a mio modesto parere, inadeguati per la categoria? Ricordiamoci che la Sampdoria si salvò l’anno scorso già a fatica disponendo di una rosa più esperta e di giocatori come Icardi e Poli in grado di cambiare il volto di una formazione modesta come la nostra; sul fronte degli avversari c’era una Cenerentola come il Pescara, un Siena penalizzato di ben 6 punti, per non parlare di uno sciagurato Palermo. Detto ciò sposai anche io con convinzione il progetto giovani voluto dalla società però comincio a chiedermi: essere giovane coincide sempre con l’essere bravo? Perché sono stato giovane anche io, ma forte mai! Quello che voglio dire è che mi sembra un po’ tutto improvvisato in questa Sampdoria orfana di Marotta, si continua a cambiare rotta senza mai davvero volerne intraprenderne una, Rossi a dire la verità non mi ha mai entusiasmato più di tanto ma per certo so che è un “uomo di calcio” e anche persona schietta (a volte forse pure troppo) e se è arrivato lui stesso ad ammettere che non ci sono molte speranze per questa formazione, beh, scusate, ma la cosa mi fa pensare e anche tanto! Come avrete forse capito chi vi scrive è un tifoso appassionato e forse un po’ deluso che mette nella sua ipercritica tutto l’affetto per “quei colori magici che ci fanno venire i brividi”. Mi scusino i “cugini” per la dichiarazione d’amore finale e Buon Campionato a tutti.

    (Riccardo Badi – Immagine da Internet)
  • OLI 390: TEATROGIORNALE – Evasione

    Corro, sono anni che sono rimasto rinchiuso.

    La cella, i guardiani, il cibo schifoso, gli occhi dei compagni: non posso più vedere quello sguardo rassegnato, quei movimenti languidi, quelle caviglie gonfie. Libero, giustamente, meritatamente libero perché io ho lottato.

    Niente più compagni di lavoro infidi, serpenti a sonagli pronti a morderti se solo ti avvicini troppo; altri invece erano apertamente aggressivi, feroci: tirano fuori gli artigli per ogni minima sciocchezza. Libero.

    Non devo far vedere che sto’ scappando, devo muovermi in maniera disinvolta, come se niente fosse: un passo dopo l’altro e poi via, di corsa dietro quel muro. Appiattirmi e nuovamente ricominciare a camminare, guardando di qua e di là in maniera disinvolta.
    Disinvolta, disinvolta…. Non ci riesco.

    Io, io me lo ricordo quello che ho lasciato qua fuori, lo so, me lo sono ripassato nella memoria per trenta lunghi anni, una forma di lotta silenziosa e tenace: ricordare, sforzarsi di non dimenticare: ogni notte prima di addormentarmi io ripensavo a quello che c’era fuori, l’ho sognato, l’ho immaginato, ho pianto di nostalgia e ora?
    E ora sono fuori ma questa terra non è la mia terra, è diversa, è più dura, più grigia.
    Provo ad appoggiarmi a queste piante ma si piegano e fanno un rumore strano, alcune poi si spostano. Non sono piante sono pietre colorate che si muovono da sole! No, queste non me le ricordavo proprio. Gli alberi hanno i tronchi lisci e delle foglie luminose. Provo ad odorarne una ma puzzano. Diciamo che puzza un po’ tutto qua intorno e non ci sono corsi d’acqua. Forse è una savana?
    Attorno a me le pietre si fermano ed escono dei tipi che mi ricordano i guardiani, meglio telare.
    Sento odore d’acqua, non ne sento il rumore, non so se è per colpa del frastuono creato da queste rocce mobili o a causa della musica assordante che mettevano i guardiani durante le ore di lavoro.
    C’era una canzone che non era male, faceva più o meno così: “non importa quel che muovi e allora muovi! tatattattatta e allora muovi!” . Questa musichetta mi fa ballare il naso, una volta che mi prende poi…

    Aspetta, aspetta, devo trovare la strada di casa, non mi devo distrarre: odore d’acqua. Ma queste montagne io non me le ricordo. Il mondo è così cambiato in trent’anni? Ci sarà ancora qualcuno ad aspettarmi? E soprattutto dove? Acqua e… che cosa è questo odore? Un odore dolce, verde diverso da questa puzza che mi invade le narici. Ci sono delle strane grotte sempre piene di quegli esseri… li schiaccio o li soffio via, o li sposto con una mossa di quelle ….”tatattattatta e allora muovi! ” No, no, non li schiaccio che iniziano tutti a urlare… che male alle orecchie! Arrivano a fare degli ultrasuoni.
    Verde, c’è una grotta piena di verde, vorrei provare a prenderne un po’, sembra meglio della sbobba della galera. Perché urlano sempre questi umani? Io provo a soffiarli via, via, via sparite.
    Io voglio solo tornare a casa ma qui non c’è più una casa per me. Qui non c’è più nessuno che mi conosca, che si ricorda chi io sia. Voi siete ovunque ma non parlate con me, non mi vedete. Chi sono io per voi? Un animale da circo, una cosa grossa di cui ridere per mezz’ora. Io sono, io esisto perché ho dei ricordi, ho una storia ma se voi mi togliete anche questo, cosa rimane? Una pelle ruvida con due zanne d’avorio. Via, via, volate via. Vi siete presi tutto, anche il mio ricordo del mondo e cosa mi avete dato in cambio? Puzza, grigio e rocce mobili. Vorrei urlare, uccidervi tutti a furia di “tatattattatta e allora muovi! ” ma a cosa servirebbe? A nulla, solo a farvi urlare più forte.

    Mi state accerchiando, ora inizierete a sparare le vostre siringhe dormiglione? No, vi avvicinate? Mi arrendo, non c’è nulla qua fuori per me, chiudo gli occhi, rimettetemi le manette, riportatemi in cella, domenica sarò di nuovo in pista, solo un po’ più triste, solo un po’ più solo: ora so che non ho più un luogo dove tornare.

    Da blizquotidiano: Elefante fugge e passeggia per Roma: ripreso al mercato di Ponte di Nona.

    (Arianna Musso- video da internert)