OLI 390: CITTA’ – Spiagge, Corso Italia, Genova e Ballarò

Cinque minuti di Maurizio Crozza il 12 novembre su Raitre e milioni di italiani ora sanno com’è il litorale a Genova, sbarrato e cementificato.
Chissà se una risata scioglierà i cuori dei nostri governanti, se si attueranno mai le Norme, eternamente rinviate per trame fino alla Ue, Progetto di Utilizzo del demanio, Piano della Costa, Pianificazione del litorale, Piano Urbanistico Comunale, Legge Regionale, Codice della Navigazione, .. e vai, tutte legiferazioni che prevedono mare raggiungibile da tutti e quanto più libero ora e per il futuro. Una presa in giro per i cittadini, cui si aggiunge la parodia di questi giorni al Patto di Stabilità del viscido emendamento Pdl sulla vendita delle spiagge d’Italia, segretamente fiancheggiato in modo piratesco da altri partiti.

Se si votasse a scrutinio segreto anche in Liguria l’emendamento passerebbe perché Regione e Comuni hanno sempre avuto riguardo per gli addetti del settore, balneari e associazioni sportive, portatori d’interessi e consensi, così si spera e ogni partito coltiva il suo giardino blu marin.
Così la proposta della Regione Liguria di aumentare il canone sul metro quadrato di spiaggia sta scatenando proteste sul web e presso il governatorato, mentre il povero assessore regionale al Demanio fa retromarcia, chiosando “vabbè mi basta un aumento del trenta, facciamo cinquanta per cento, in fondo volevo soltanto qualche soldino da reinvestire sul litorale, pigola, mi avete sempre considerato un amico..” Il canone passerebbe al doppio di 1,8 euro al mq, una fortuna per il basito cittadino che ogni anno vede aumentare tasse e abbassarsi il reddito: mille metri quadri di spiaggia costano ora al gestore balneare meno di duemila euro all’anno di canone demaniale. (Repubblica 13/11).

Poi, siccome tutto è fermo e nulla si può toccare fino al 2020, termine di scadenza concessioni balneari, compare sul sito del Comune di Genova, un Avviso dell’ Ufficio Demanio per richiesta di ampliamento concessione Demaniale ad una società sportiva. Spesso una fuffa le società sportive, quando va bene due o tre partecipazioni l’anno a gara di pesca o vela, alcuni trofei e voilà, ecco la concessione. Mai generalizzare sì intende, dunque chi chiede la concessione a Sturla è campione nazionale di “ bollentino”, ha una sede ultranuova, bianco, corde e fregi marinareschi, pavimenti con riquadro a mosaico, bagni e docce perfetti, biliardo, sala da gioco e da tè, terrazza sul mare, un clubbino à la page insomma con soci compiti: si paga 250 euro l’anno, posto barca compreso.
Lo stato ne incasserà meno di mille l’anno, con sconto Coni per la sede e un consistente pezzo di spiaggia occupato da 180 barche e quasi duecento cabine.

La sede dell’Associazione si affaccia però su un altro punto dei litorale, che è spiaggia libera: ci si lamenta dei rumorosi bagnanti, magari con ombrelloni di giorno, uso delle docce di non soci, meno male la toilette è sottochiave, spiacevoli incursioni notturne, perciò si chiede di avere in concessione la spiaggia libera davanti a scanso del tutto. Chi fa un giro a borgo Sturla può intanto vedere il litorale occupato e vietato anche da tre alaggi di barche, società sportive, bar, club e un unico pezzetto di spiaggia per tutti.
(Bianca Vergati)