Categoria: Islam

  • OLI 386: TEATROGIORNALE- Dialogo di A e B in spiaggia

    [Questo racconto è una finzione letteraria liberamente ispirato a un fatto di cronaca così come è stato presentato dai mezzi di informazione e filtrato dalla fantasia dell’autrice.]

    [A sta mangiando dei semi tostati e sputa le pellicine o i pezzi troppo duri nella sabbia. B sta pescando, oltre la canna ha un secchio e una borsa di vimini. Il palcoscenico è vuoto, il fondale è un tramonto tropicale da cartolina un po’ spiegazzato.]
     A -Sono degli scarafaggi.
     B -No, scarafaggi no, non è vero, sei ingiusto.
     A -Formiche?
     B -Neanche, le formiche sono laboriose, questi invece sono tutto tranne che laboriosi.
     A -Cavallette?
     B -Meglio.
     A -Insomma è tutta colpa di Nasheed.
     B -Indubbiamente. [B tira su la canna da pesca, vi è attaccato un pesce di plastica, lo guarda soddisfatto e continua a pescare.]
     A -L’altro giorno ne ho visto uno in moschea.
     B -Puzzano.
     A -E si aggirano da una parte all’altra, mi fanno un’impressione. E tutti a scacciarli: “Via, via, dovete stare più in là”. Ma loro nulla, sgattaiolano da ogni parte: ne blocchi uno e ne ai già tre, lì ad infastidire la gente che prega.
     B -Hai provato col Baygon?
     A -Non basterebbe, credi a me.
     B -Il cianuro?
     A -Si, delle bottigliette di birra riempite di cianuro all’entrata della moschea.
     B -Non mi sembra una grande idea.
     A -E’ che alla fine si stava meglio prima, quando erano confinati. Per il loro allevamento non ci guadagnavamo tanto, noi cittadini, ma almeno evitavamo di averceli intorno.
     B – Io l’avevo detto.
     A – Sì, ma pensavo che avremmo allevato anche noi quelli di razza, non questi che ci invadono le case, le strade, non puoi neanche più pregare in pace.
     B -Insomma è tutta colpa di ?
     A – Nasheed.
     B – Bravo. [B tira fuori un panino dal cestino di vimini che divide in due, lo offre ad A e iniziano a mangiare, in lontananza si sente una musica hawaiana.]
     A -E poi mi fanno impressione.
     B -L’hai già detto.
     A -Lo so ma è che non riesco proprio ad abituarmi, sembrano come noi, ma non lo sono, sono sempre lì che vogliono comprare qualcosa, l’altro giorno perfino la stuoia di casa si volevano comprare.
     B -E tu gliel’hai venduta?
     A -No!
     B -Bravo
     A -La stuoia di casa mia è mia, se loro vogliono una stuoia che vadano dalla vecchia Salma a farsene fare una. Che la paghino a lei, mica a me che poi devo andare a farmela rifare.
     B -Giusto.
     A -Come fanno a non capire che gli viene un colpo di sole a stare tutti nudi sulla spiaggia a mezzogiorno.
     B -Forse hai detto bene, sembrano come noi.
     A – Ieri una di loro gironzolava attorno a mia moglie: “Ma non le da fastidio andare in giro così coperta? Ma perché permette a suo marito di farla coprire così?” E mia moglie che agitava la mano: “Sciò, sciò.”
     B – E tuo figlio invece la aspettava fuori.
     A -Ecco, anche questo non va bene: gli danno due soldi e questi ragazzi pensano che sia più facile scarrozzare in giro questi… cosa abbiamo detto che erano?
     B -Cavallette
     A -Si, cavallette invece che andare a pescare o fabbricare le reti.
     B – Insomma è tutta colpa di ?
     A – No, non solo di Nasheed, anche mia che l’ho votato. Meglio allevamenti di turisti di razza, confinati in isolette disabitate, ora ne sono convinto anche io. E che se ne vada in malora Nasheed e tutte le cavallette del mondo!
     [Il pesce inizia a tirare la canna, B la tiene ma il pesce sembra molto grande, anche A lo aiuta. La musichetta hawaiana diviene remixata, si trasforma in un huz huz da discoteca, da dietro le quinte escono sei quod in fila. Gente varia in camicie hawaiane e costume, le donne in bikini luccicanti. Tutti urlano, qualcuno guida in piedi. Due di questi lanciano bottiglie di Jack Daniel sul palco. A e B lasciano la canna che cade giù dal palco, i quod girano attorno ai due che si stringono impauriti. La musica diventa assordante, le luci strobo. Buio. In lontananza si sente il canto dell’Imam.]

    repubblica.it: maldive-il-voto-sulla-rivoluzione-dei-backpaker/228332
    (Arianna Musso – Foto da internet)

  • OLI 351: CULTURA – Il sesso al servizio dell’offesa all’Islam

    Harun al-Rachid

    Il film offensivo “L’innocenza dei musulmani” che ha incendiato le piazze musulmane nei giorni scorsi non è apparso dal nulla, ma ha alle spalle una lunga storia di ostilità cristiana occidentale verso l’Islam. Naturalmente gruppi di fanatici musulmani hanno deliberatamente sfruttato l’uscita del film per montare odio e ostilità. Fin dal primo incontro dei cristiani con l’islam, la vita sessuale del profeta musulmano è stata considerata l’oggetto primario della collera teologica. Per i primi cristiani, infatti, un cristiano ideale avrebbe dovuto vivere la sua vita come Sant’Agostino che, al fine di resistere alle tentazioni della carne, non permetteva alle donne di essere nelle sue vicinanze e non masticava il cibo per evitare di sperimentarne il piacere. Il profeta Mohammad, invece, accolse con sorpresa e contrarietà le parole di un uomo che gli disse che non si sarebbe sposato, e che avrebbe dedicato la sua vita a Dio. Sappiamo infatti che apprezzava i cibi e che godeva sessualmente con le sue mogli. Insomma, Mohammad, non rappresentava per niente l’ideale ascetico che si incarna nel sistema morale cristiano. E per secoli, nelle polemiche cristiane contro l’Islam si è fatto ricorso ad insulti e scherni sessuali. I moderni sionisti (sia essi cristiani, ebrei o atei), semplicemente usano gli antichi cliché dell’odio dei cristiani verso l’Islam. La storia di Zaynab Bint Jahsh, ad esempio, era la storia preferita dagli orientalisti e dai polemisti cristiani. Per loro, l’idea stessa che Mohammad fosse stato attratto da una donna era di per sé scandalosa, che poi lei fosse sposata con suo figlio adottivo, Zayd, ha soltanto reso più salato lo scandalo ai loro occhi. Per i primi musulmani ciò non era una debolezza, e non era una vergogna, erano consapevoli che la loro religione non vietava il godimento dei piaceri terreni. I musulmani contemporanei, invece, che hanno integrato nella loro pratica religiosa alcune delle sensibilità morali cristiane (vergogna, purità e qualche ascetismo), sono ora sulla difensiva. Sono diventati così timorosi della polemica sessuale cristiana al punto che la storia di Zaynab è quasi scomparsa dai documenti arabi e islamici. Non sorprende che proprio la storia di Zaynab sia stata raccontata nel film. Opportunisticamente, il produttore, israeliano americano, ha scelto un regista porno per dirigere il suo film. Sapeva che, per far più effetto, gli insulti sessuali al Profeta dovevano far parte del progetto. Ricordo, infine, che gli insulti sessuali sono stati spesso usati dagli antisemiti occidentali contro gli ebrei e l’ebraismo e che la visione occidentale dei musulmani è ancora oggi spesso condizionata da questa antica ossessione sessuale. L’arabo o il musulmano è spesso visto come un predatore sessuale che è intento ad aggiungere ancora un’altra moglie al proprio harem.  
    (Saleh Zaghloul)

  • LE CARTOLINE 2012: ISLAM – Piazze arabe, tra cinema e ragioni storiche

    Sulla questione del film contro il profeta musulmano Mohammad, che ha innescato le proteste in vari paesi arabi e islamici, la versione inglese del giornale egiziano al-Ahram  ha scritto, riferendosi alle due facce del partito dei Fratelli Musulmani al governo in Egitto: “Mentre manifestanti egiziani combattevano le forze di sicurezza davanti all’ambasciata americana giovedì mattina, un altro braccio di ferro era in corso – questa volta nel cyberspazio. L’account ufficiale dei Fratelli Musulmani in lingua inglese Twitter @Ikwanweb pubblicava un messaggio dal vicecapo del partito, Khairat El-Shater che si diceva “sollevato in quanto nessuno del personale dell’ambasciata al Cairo si fosse fatto male” e auspicava che le relazioni tra USA e Egitto potessero superare questi eventi. Questo tweet di riconciliazione, però, è stato pubblicato mentre l’account ufficiale dei Fratelli Musulmani in lingua araba e il suo sito ufficiale stavano entrambi lodando le proteste – organizzate contro il film prodotto negli Stati Uniti giudicato diffamatorio verso l’Islam – e convocando un corteo da un milione di uomini venerdì 14 settembre. Un articolo in lingua araba sul sito della Fratellanza aveva come titolo: “La rivolta degli egiziani per difendere il Profeta”. Notata la contraddizione, l’ambasciata statunitense al Cairo ha twittato a sua volta una risposta piccante: “Grazie. A proposito, hai controllato i tuoi feed in arabo? Spero che tu sappia che leggiamo anche quelli”.
    Il professore di scienze politiche all’Universita di California Asaad abu Khalil ha scritto sul suo blog:
    “ 1 – I salafiti in Egitto non sono stati sconvolti dalle occupazioni degli Stati Uniti, né dal sostegno degli Stati Uniti all’aggressione israeliana, né dalla sponsorizzazione degli Stati Uniti delle dittature di Sadat e Mubarak, ma da una ripugnante e fanatica pellicola su Internet.
    2 – Guai ad una nazione che si arrabbia e si infiamma a causa di un odioso e fanatico film su Internet invece di arrabbiarsi ed infiammarsi a causa dell’occupazione, dei bombardamenti, delle disuguaglianze e del furto delle risorse naturali. Mi aveva sempre addolorato che i musulmani si sentissero offesi più per l’incendio nella Moschea di Al-Aqsa che per l’occupazione della Palestina. Guai alla nazione che si comporta come un critico cinematografico invece di essere una forza di resistenza all’occupazione israeliana.
    3 – Sono stato (tra i pochi) che hanno criticato l’intervento degli Stati Uniti in Libia: allora avevo scritto che gli Stati Uniti stavano ripetendo la scena di un film già visto in Afghanistan. Un film in cui i fanatici che in precedenza erano armati e sostenuti dagli Stati Uniti si rivoltavano contro. I salafiti in Libia stanno usando armi che sono state fornite loro dalla NATO, e sono sicuro che sentiremo parlare di loro nei mesi e negli anni a venire.”
    Asaad abu Kahlil aveva visto giusto.
    (Saleh Zaghoul)
  • OLI 327: SOCIETA’ – Ignoranza costituzionale

    Il sondaggio alle ore 10.00 del 17 gennaio 2012

    “Moschea, dove la vorresti?” è l’ultimo sondaggio sul sito web de Il Secolo XIX. “Da nessun parte” è una delle risposte possibili. Se ci avessero scritto “Noi del Secolo avvalliamo l’ipotesi che la Costituzione italiana consente di negare il diritto di professione religiosa”, sarebbe stata la stessa cosa. La cosa sconcertante è che il 51% di votanti risponde “Da nessuna parte”, quindi circa 2500 persone a Genova non sanno che la Moschea “deve essere fatta”, che è un diritto inalienabile.
    Invitando il Secolo a realizzare un quadratino informativo sull’argomento, ci auguriamo che il prossimo sondaggio de Il Secolo XIX non trovi una possibile soluzione costituzionale al problema: “Vorresti mandare via dall’Italia tutti gli islamici, italiani compresi?”.
    (Stefano De Pietro)

  • OLI 320: ESTERI – Gli Stati Uniti e l’Islam riformista

    In un articolo sul giornale libanese Al-Akhbar in lingua inglese, Asàd AbuKhalil, professore di scienze politiche all’Università americana di California, racconta la storia della riforma progressista dell’Islam tentata in Egitto da Nasser negli anni 1950 e 1960: C’era una guerra civile all’interno dell’Islam, l’Arabia Saudita e le altre dittature filo-americane del Medio Oriente sostenevano un Islam reazionario e conservatore definito dagli standard del wahabismo, uno dei movimenti religiosi più intolleranti ed esclusivisti nell’Islam. Mentre, Nasser, sosteneva e promuoveva un Islam molto diverso. Era un Islam che sosteneva l’uguaglianza di genere, promuoveva le donne e combatteva l’oscurantismo. Nasser ha usato l’istituzione religiosa più importante d’Egitto, al-Azhar, attraverso il suo alleato, il capo religioso Mahmud Shaltut, per una effettuare una riforma illuminata dell’Islam.
    Sotto Nasser, al-Azhar ha aperto le sue porte alle donne, ed è finito il takfir (dichiarazione di infedeltà) dei musulmani sciiti. “Nasser – scrive il professore americano d’origine libanese – aveva emarginato e addirittura espulso quei religiosi fanatici dei Fratelli Musulmani che hanno (successivamente) ispirato Al-Qaeda ed altri gruppi del genere”. E tutti i religiosi reazionari sono fuggiti dall’Egitto e sono stati accolti dalle monarchie del Golfo che li ha assunti come educatori, consulenti, sacerdoti e personaggi televisivi. Ma Nasser non ha avuto contro solo l’Arabia Saudita e la sua ricchezza petrolifera: ha dovuto anche affrontare i governi statunitense e occidentali. “Gli Stati Uniti, per sostenere Israele e perché erano più preoccupati del comunismo e delle sinistre, hanno sostenuto la versione reazionaria dell’Islam e le organizzazioni musulmane create dall’Arabia Saudita. Gli Stati Uniti hanno combattuto ferocemente contro l’Islam progressista di Nasser e stavano nello stesso campo con l’Arabia Saudita e le altre monarchie del Golfo che hanno promosso i valori e le dottrine conservatrici”.
    Questa guerra andò avanti per anni, nella quale Nasser ha segnato grandi colpi: alcune nuove e vecchie repubbliche (Libia, Siria e Iraq) sono state influenzate da Nasser. Persino il leader dei Fratelli musulmani siriani Mustafa Sibai era sulla difensiva ed ha scritto un libro intitolato “Il socialismo dell’Islam”. “I Fratelli musulmani – scrive AbuKhalil – sono stati creati per assomigliare a dei difensori di un ordine di morte. Nasser (con precisione) ha associato quell’Islam al suo sponsor: l’Arabia Saudita. Era l’Islam che serve il colonialismo, egli sosteneva”.
    Nasser morì nel 1970 e il suo successore Sadat (guardando a Washington), ha liberato dal carcere tutti gli estremisti islamici e li ha scatenati nei campus universitari egiziani. Sadat (e i suoi alleati sauditi), volevano che gli islamisti contrastassero la sinistra ed i nazionalisti arabi. E’ stato inferto un duro colpo alla laicità: il suo grande e più credibile sponsor, Nasser, era morto. “Dopo il 1970 – scrive AbuKhalil -, siamo entrati nell’era saudita cioè l’era della prevalenza dell’Islam reazionario. Questo Islam ha ricevuto un’ulteriore spinta negli anni ottanta, quando è stato sostenuto dai miliardi e dalle armi degli Stati Uniti in Afghanistan. Il resto è storia distorta.”
    (Saleh Zaghloul)