LE CARTOLINE 2012: ISLAM – Piazze arabe, tra cinema e ragioni storiche

Sulla questione del film contro il profeta musulmano Mohammad, che ha innescato le proteste in vari paesi arabi e islamici, la versione inglese del giornale egiziano al-Ahram  ha scritto, riferendosi alle due facce del partito dei Fratelli Musulmani al governo in Egitto: “Mentre manifestanti egiziani combattevano le forze di sicurezza davanti all’ambasciata americana giovedì mattina, un altro braccio di ferro era in corso – questa volta nel cyberspazio. L’account ufficiale dei Fratelli Musulmani in lingua inglese Twitter @Ikwanweb pubblicava un messaggio dal vicecapo del partito, Khairat El-Shater che si diceva “sollevato in quanto nessuno del personale dell’ambasciata al Cairo si fosse fatto male” e auspicava che le relazioni tra USA e Egitto potessero superare questi eventi. Questo tweet di riconciliazione, però, è stato pubblicato mentre l’account ufficiale dei Fratelli Musulmani in lingua araba e il suo sito ufficiale stavano entrambi lodando le proteste – organizzate contro il film prodotto negli Stati Uniti giudicato diffamatorio verso l’Islam – e convocando un corteo da un milione di uomini venerdì 14 settembre. Un articolo in lingua araba sul sito della Fratellanza aveva come titolo: “La rivolta degli egiziani per difendere il Profeta”. Notata la contraddizione, l’ambasciata statunitense al Cairo ha twittato a sua volta una risposta piccante: “Grazie. A proposito, hai controllato i tuoi feed in arabo? Spero che tu sappia che leggiamo anche quelli”.
Il professore di scienze politiche all’Universita di California Asaad abu Khalil ha scritto sul suo blog:
“ 1 – I salafiti in Egitto non sono stati sconvolti dalle occupazioni degli Stati Uniti, né dal sostegno degli Stati Uniti all’aggressione israeliana, né dalla sponsorizzazione degli Stati Uniti delle dittature di Sadat e Mubarak, ma da una ripugnante e fanatica pellicola su Internet.
2 – Guai ad una nazione che si arrabbia e si infiamma a causa di un odioso e fanatico film su Internet invece di arrabbiarsi ed infiammarsi a causa dell’occupazione, dei bombardamenti, delle disuguaglianze e del furto delle risorse naturali. Mi aveva sempre addolorato che i musulmani si sentissero offesi più per l’incendio nella Moschea di Al-Aqsa che per l’occupazione della Palestina. Guai alla nazione che si comporta come un critico cinematografico invece di essere una forza di resistenza all’occupazione israeliana.
3 – Sono stato (tra i pochi) che hanno criticato l’intervento degli Stati Uniti in Libia: allora avevo scritto che gli Stati Uniti stavano ripetendo la scena di un film già visto in Afghanistan. Un film in cui i fanatici che in precedenza erano armati e sostenuti dagli Stati Uniti si rivoltavano contro. I salafiti in Libia stanno usando armi che sono state fornite loro dalla NATO, e sono sicuro che sentiremo parlare di loro nei mesi e negli anni a venire.”
Asaad abu Kahlil aveva visto giusto.
(Saleh Zaghoul)