Categoria: Moustapha Niang

  • LE CARTOLINE DI OLI – L’isola di Gorée

    Disegno di Guido Rosato

    L’isola di Gorée è annoverata tra i siti turistici più famosi al mondo per la sua storia. All’epoca della schiavitù, la maggior parte degli schiavi catturati nella sub regione di Mali, Gambia, Benin, Burkina ecc… passavano attraverso Gorée per essere “esportati” verso gli Stati Uniti, nei campi di canna da zucchero.
    Si parla di più di un milione di schiavi e per questa ragione la maggior parte dei presidenti africani, europei e statunitensi hanno visitato l’isola.
    Il sindaco Joseph Ndong è l’attuale presidente della federazione calcio senegalese ed è originario di questa località. Il primo deputato nero nel parlamento francese, Blaise Diagne, era anche lui nativo di Gorée.

    Monumento alla liberazione dalla schiavitù, Gorée
    Foto da internet

    Situata a qualche chilometro dalla capitale senegalese, Gorée prima dell’indipendenza faceva parte di quattro dipartimenti del Senegal, successivamente di Dakar, Saint Louis e Rufisque. Le persone la abitavano erano considerate come cittadini francesi, ma – nonostante la  situazione turistica – Gorée ha sempre avuto problemi di infrastrutture.
    A nord dell’isola, di fronte a Dakar, si trova un grande museo storico che è stato costruito dai francesi tra il 1852 e il 1856 ed ha preso nome dal vice Ammiraglio Jean II D’Estrée, che sottrasse l’isola agli olandesi nel 1667.
    Nel 1977 il Senegal ne intraprese un impegnativo restauro, diretto dal belga Guy Thilmans. Dopo dodici anni, il nuovo museo fu inaugurato il 3 marzo 1989.
    Chiedo ai nostri amici turisti che vogliono visitare il Senegal di dare un’occhiata a Gorée, per vedere come i nostri antenati schiavi furono trattati in quel luogo.
    (Moustapha Niang)

  • LE CARTOLINE DI OLI – Quando l’immigrazione diventa mortale

    Disegno di Guido Rosato
    Tutta la comunità senegalese è in collera dopo la morte del giovane Mame Mor Diop, 25 anni.
    Il 19 luglio, a Ventimiglia, mentre scappava dalla polizia, è caduto in acqua, secondo le informazioni raccolte da un connazionale senegalese. Il giovane Mame Mor è morto nel fiore degli anni lasciando la famiglia a cui lui provvedeva.
    Quel che è accaduto è una vergogna e dimostra ancora una volta l’incapacità dei nostri governanti a trattenere la gioventù africana in Africa.
    I giovani connazionali di Mame Mor sono uccisi o torturati ogni giorno e rischiano la loro vita in Europa per aiutare i loro genitori, mentre i nostri leader africani non cercano una soluzione per fermare l’emigrazione.

    Manifestazione di protesta a Ventimiglia
    Foto da internet

    I soldi che i giovani africani spendono per venire in Europa potrebbero essere un punto di partenza per un lavoro in Africa: il Dio che è in Africa è lo stesso che è in Europa, l’Europa non fa la fortuna, è come qualsiasi paese del mondo.
    Amici, l’Italia non può più contenere i suoi immigrati: sono milioni gli africani.
    Non è facile a dirsi, ma la realtà è che tocca a noi africani educare i giovani e far capire loro che soltanto il lavoro paga, permette di credere in se stessi e di rimanere nel proprio paese.
    Ma le autorità italiane, dal canto loro, devono essere consapevoli che l’immigrato è un essere umano come tutti gli altri e non una bestia selvaggia da cacciare e uccidere: se lascia il suo paese, è per cercare una vita migliore.
    (Moustapha Niang)

  • OLI 384: AFRICA – I governanti esiliano i giovani (ma comprano case in Europa)

    Il 1960 è l’anno di indipendenza per la maggior parte dei paesi africani, dopo molti anni di colonizzazione. Da allora, molti dei paesi africani sono rimasti com’erano prima dell’indipendenza. Eppure il continente possiede enormi ricchezze: oro, diamanti, ferro, per citarne alcune.
    Ma questo vecchio continente ha seri problemi di sviluppo.
    E’ questo che spinge i suoi giovani ad espatriare verso l’Europa e ad imbattersi in enormi problemi: alcuni prendono le canoe per raggiungere l’Europa, perdendo la vita in mare.
    Se l’Africa fosse stata ben governata, i suoi giovani non avrebbero bisogno di lasciarla ma, purtroppo, non è questo il caso. E’ l’ora che i governanti sappiano che l’Africa non appartiene a loro ma ai suoi figli. I governanti devono fare in modo che i giovani africani rimangano nei propri paesi. Per farlo, si devono utilizzare le risorse del continente per servire il paese, creando lavoro per i giovani. Ma la maggior parte dei governanti usa la ricchezza per il profitto della propria famiglia. Alcuni comprano grandi case in Europa o in Asia.
    Quando l’Africa uscirà da questa dittatura, che continua a crescere, allora i giovani sapranno che l’Africa appartiene a loro e prenderanno in mano il destino del continente. La ricchezza, l’intelligenza, la capacità e la forza intellettuale non sono utilizzate, di chi è quindi la colpa?
    (Moustapha Niang – traduzione Eleana Marullo – foto Giovanna Profumo)

  • OLI 383: SENEGAL – Io, giornalista in fuga dalle vendette politiche

    foto da internet

    Il mio nome è Mouhamadou Moustapha Niang, sono un giornalista senegalese, meglio conosciuto come Moustapha Niang, nome con cui firmo i miei articoli su Lewto, giornale che si occupa della lotta senegalese.
    La lotta senegalese è simile alla boxe ed è lo sport più importante, in Senegal.
    Sono qui in Italia da qualche tempo perché ho avuto problemi in Senegal: nel 2012 durante le elezioni presidenziali in Senegal ho fatto trasmissioni radiofoniche sulla lotta, tutti i lunedì, su una radio che si chiama Manoore fm, per denunciare i politici che utilizzano i lottatori per i propri regolamenti di conto: questa è stata sempre la mia battaglia. Un mattino, tra la grande sorpresa generale, la sede della nostra radio è stata completamente bruciata. Prima avevo ricevuto minacce di persone che volevano uccidermi. Sono venuto in Italia una prima volta a Malpensa. Poi sono ritornato in Senegal ma le minacce sono continuate e sono tornato in Italia passando dalla Spagna.
    Il mese scorso sono stato arrestato dalla polizia che mi ha dato l’espulsione e l’ingiunzione di andarmene dal territorio italiano. Io non sono in Italia per immigrazione, dal momento che stavo bene nel mio paese. Sono un giovane giornalista molto conosciuto nell’ambiente sportivo senegalese.
    Se ho lasciato tutto per venire qui è stato per salvare la mia vita. Ho bisogno di aiuto per avere l’asilo politico. E’ una lunga storia, è molto difficile fare il giornalista in Africa perché se dici o scrivi qualcosa che va contro il potere è un problema. Nel mondo in cui viviamo, il giornalista non ha il diritto di fare il proprio lavoro.
    (Moustapha Niang)