Categoria: Informazione

  • OLI 269: INFORMAZIONE – Bavaglio globale

    La Cnn ha licenziato Octavia Nasr, giornalista, esperta in Medio Oriente e sua dipendente da vent’anni, per aver scritto sulla sua pagina personale di Twitter un messaggio in cui esprimeva ”rispetto” per l’imam  Mohammed Hussein Fadlallah, considerato il padre spirituale degli Hezbollah, morto la settimana scorsa in Libano dopo una lunga malattia. Octavia, cristiana di origine palestinese, nata in Libano, aveva scritto di aver appreso della morte di Fadlallah, ”uno che rispetto molto”.
    In un altro messaggio su Twitter la Nasr aveva cercato di correggere il tiro: ”sembrava che appoggiassi tutte le opinioni di Fadlallah. Non è così.”, ed ha spiegato che il ”rispetto” per l’imam era legato alla sua posizione a favore dei diritti delle donne. La giustificazione non è bastata alla Cnn: ”La sua credibilità per occuparsi di affari mediorientali è compromessa”, ha detto Parisa Khosravi, vice-presidente della rete per gli affari internazionali. 
    “Succede negli Stati Uniti, patria della libertà d’opinione e di stampa” commenta il sito di Repubblica dell’8 luglio. Mentre la notizia è condannata nella stampa e nei siti arabi chiedendo “dove è la libertà d’opinione e di stampa negli USA?”. La stampa americana viene descritta come faziosa e che usa due pesi e due misure. Gihad Al Khazen, sul quotidiano arabo di Londra Al Hayat del 12 luglio, ha scritto un articolo nel quale dice di conoscere personalmente Octavia Nasr e che non è certamente sostenitrice di Hezbollah o dell’Iran, ma ha solo espresso la sua ammirazione per un leader spirituale libanese.
    Al Khazen riporta i casi di Wolf Blitzer, uno dei maggiori presentatori della Cnn, un ebreo americano che ha lavorato nella lobby israeliana (AIPAC), ma la sua credibilità non è stata messa in discussione; e del direttore dell’ufficio di New York Times a Gerusalemme Ethan Bronner, difeso dal giornale quando è emerso che suo figlio era arruolato nell’esercito israeliano. “Solo Octavia – scrive Al Khasen – paga per un paio di parole su un defunto leader religioso. Cosa sarebbe successo – si domanda Al Khazen – se Octavia avesse un figlio di Hezbollah? E’ una domanda assurda perché non sarebbe nemmeno arrivata alla Cnn o al New York Times”.
    Il sito della Tv satellitare Al Arabia (emittente saudita concorrente di Al Jazeera) riporta l’articolo di Iyad Abu Shaqra nel quale ricorda un’altra donna americana di origine araba, che ha subito lo stesso trattamento di Octavia. Si tratta di Helene Tomas, 89 anni, decana dei giornalisti della Casa Bianca, anche lei d’origine libanese, costretta a dimettersi accusata “di antisemitismo per aver criticato il colonialismo israeliano durante un dialogo verbale”. Abu Shaqra riporta inoltre l’esempio della giovane di origine libanese Rima Faqih, vincitrice di Miss USA 2010, accusata di essere simpatizzante di Hezbollah.   

    (Saleh Zaghloul)

  • OLI 269: PAROLE DEGLI OCCHI

    Foto: Giorgio Bergami
    Legge bavaglio e spiriti liberi
  • Oli 268: INFORMAZIONE – Partire dalla Cina per raccontare Pomigliano

    Shangai, tanti ombrellini colorati aperti, non per la pioggia ma per il sole, come da consuetudine cinese, sono in attesa all’Expò del padiglione made in Italy magari per assaggiare le lasagne a 14 euro. Intanto a migliaia di chilometri di distanza  si consuma l’ennesimo sciopero dell’Asia operaia, questa volta è il comparto tessile: la produttività  secondo l’Oil (Organizzazione internazionale lavoro, Sole 24 ore del 25 giugno) è cresciuta dell’ 8,7% nonostante la crisi e Pechino impone agli investitori stranieri aumenti dei salari fino al 30% per favorire consumi interni e sicurezza sociale.
    Ne dà notizia giovedi 1 luglio il Tg2 delle 20.30. Non accenna però alla protesta dei lavoratori in Cambogia, Malaysia, Indonesia, Vietnam, Pakistan e India. Le rivendicazioni cinesi stanno sconvolgendo l’altra parte del mondo e i governi asiatici ne sono preoccupati perché non riescono a reggere la  competitività cinese, la più alta in assoluto.
    Nessun cenno della Rai ai suicidi che da mesi avvengono nel megastabilimento di Foxconn, primo focolaio della protesta, dal quale escono i componenti elettronici utilizzati da Sony, Samsung, Nokia o Apple. Monaci buddisti, psicologi, spazi di ricreazione e un milione e mezzo di metri quadrati di reti protettive per impedire ai dipendenti di gettarsi da tetti e finestre (Sole 24 ore, 28 maggio): 420 mila operai, che al 90% hanno meno di 25 anni e che passano dalla catena di montaggio, con turni e controlli estenuanti, ai dormitori, vivendo all’interno di un perimetro di 12 chilometri. Il salario di base è di 900 yuan, circa 110 euro e può raddoppiare con gli straordinari; i lavoratori sono giovani emigrati dalle province più interne del Paese: Foxconn resta per le agenzie di rating “fornitore di alta qualità”, così si pensa a stabilimenti vicino alle terre d’origine per evitare “l’alienazione” di cui, secondo i dirigenti, soffrono i ragazzi-operai. Mentre coetanei più ricchi frequentano corsi di perfezionamento per adeguarsi al futuro mondo dorato che li aspetta.
    Volkswagen ha annunciato investimenti senza precedenti in Cina per un valore globale di sei miliardi di euro, con tre milioni di autoveicoli entro il 2014. Honda, pur di continuare a produrre, ha concesso un aumento salariale del 24%. Così Pepsi e le principali aziende di elettronica. Poco prima di questo servizio, al Tg2, il no di Maurizio Landini, leader della Fiom, all’accordo di Pomigliano, con la richiesta alla Fiat di riaprire le trattative.
    Su Affari e Finanza de La Repubblica del 28 giugno si sottolinea che non è più  solo export, ora si cresce anche grazie al made by italians, ovvero con gli investimenti italiani all’estero, che sono di 32 miliardi, contro nove miliardi di dieci anni fa: delocalizzazioni da Stati Uniti a Romania e Paesi dell’Est, ma anche in Cina con quasi 800 imprese e 85 mila addetti. Fiat dice che i sindacati americani hanno capito.
    Forse a Pomigliano bisognava davvero votare tutti sì al referendum: non solo pensando alla sopravvivenza dei 5mila operai, ai 10mila dell’indotto e ad un territorio degradato. Ma soprattutto per vincolare Fiat ad un impegno vero, senza più le vacche grasse degli aiuti di stato che in questi decenni hanno permesso all’azienda torinese di mettere operai in cassa integrazione e distribuire dividendi. Se n’è fatto una questione di principi, sacrosanti. E dato alibi a Fiat e governo: come passeranno l’estate Vincenzo, Giuseppe e le loro famiglie?
    (Bianca Vergati)

  • Oli 268: PAROLE DEGLI OCCHI – Teste imbavagliate

    Foto e testo: Giorgio Bergami
    E’ il cervello che scatta la fotografia.
    La macchina è il mezzo per vedere meglio, è lo strumento.
    Il bavaglio che vogliono mettere è sui nostri cervelli.
  • OLI 267: INFORMAZIONE – Lo Sbarco e la pigrizia dei giornali

    Parliamo di come i giornali locali hanno parlato dello “Sbarco”. Prima di tutto una incredibile “avarizia”: mettendo  insieme Secolo XIX, Repubblica, Corriere Mercantile e Gazzetta del Lunedì abbiamo trovato –  oltre al “Lanternino” di Enzo Costa – solo cinque articoli per i due giorni dell’evento. Avevamo a Genova tante persone giovani, molte delle quali vivono una esperienza di studio, vita e lavoro in altri paesi europei, tante altre venute da altre città italiane, una gran parte portava con sé inedite forme di impegno intellettuale, artistico, politico. Era l’occasione, assolutamente straordinaria per una città vecchia come Genova, per svolgere una inchiesta su quello che fa, spera e pensa una generazione giovane interessata ad agire nel mondo per trasformarlo.
    E invece i giornali ci hanno offerto nel migliore dei casi il minimo di una informazione appena dignitosa.  

    Nel caso di Repubblica (“La protesta sbarca in Piazza”, articolo del 28 giugno), vorremmo poi capire la logica di dedicare più della metà del testo all’intervento in piazza di Don Paolo Farinella, indicato come colui che è “alla testa” del movimento. Don Farinella ha dato il suo contributo aderendo, esponendosi, come ha fatto Moni Ovadia, o Don Gallo, e i moltissimi altri, intellettuali o gente comune che si trovano elencati sul sito dello “Sbarco. L’intervento in piazza di Don Farinella è stato uno dei tanti. Non il migliore dei suoi interventi. Di certo non il migliore, né il più significativo, degli interventi  che si sono ascoltati in queste due giornate. Ma Don Farinella è  finito nel ruolo del “personaggio”, e parlare dei personaggi costa meno impegno e fatica di andarsi a cercare la realtà tra le persone.
    (Paola Pierantoni)

  • Società – La fotografia in movimento del femminismo islamico

    Le donne col velo pongono un interrogativo continuo con la loro appartenenza religiosa permanentemente dichiarata in pubblico. Un’intera condizione culturale, esistenziale e sociale che rimbalza addosso alle “altre”. Così nelle nostre strade, espresso attraverso i vestiti, si svolge tra donne un confronto muto, monco, ambiguo.

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  • Ecuador – Come venire a capo del debito pubblico

    Quando un giorno nei libri di storia sarà necessario spiegare cosa sia successo nel XXI secolo riguardo l’economia e la politica, sicuramente l’Ecuador avrà un capitolo a sé, ricco di trovate intelligenti e di grande effetto positivo per i suoi cittadini. Partiamo dalla modifica alla Costituzione per regolarizzare i rifugiati della guerra colombiana, proseguendo per la nazionalizzazione della produzione delle medicine, per finire oggi con la cancellazione di un terzo del debito estero. Almeno, questo è quello che viene dichiarato in questo video pubblicato su Youtube (http://www.youtube.com/watch?v=Z4pk0jq1IMg), dove viene proposta l’udienza parlamentare sul debito, con un commento di Alejandro Olmos Gaona, autore del libro “La deuda odiosa” (il debito odioso). Resta solo da vedere il filmato per cominiciare a capire il sistema del debito pubblico, non solo ecuadoriano, e la soluzione proposta d al governo di quel paese.
    (Stefano De Pietro)

     

  • Politica – Un mondo senza date

    Non basta il Comune di Genova che si dimentica l’ora legale negli orologi stradali (v. Oli n. 256), nemmeno la risposta sonnecchiosa e quasi stupita di un autista della corriera per Recco, che con un semplice “si, si, lo so” commenta il grosso orologio di bordo, il quale a fine maggio mostra ancora l’ora solare. Ad avere un pessimo rapporto con l’ora e con le date è adesso anche l’Esercito israeliano. Sulla rete brulicano infatti i commenti relativi alla falsità su molte foto scattate a bordo delle navi assaltate la notte del 31 maggio, pubblicate su Flickr dal Ministero per gli affari esteri israeliano (1*).

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  • Repubblica Italiana – Quando l’onore va a chi lo merita

    Giacomo Piombo con la sua famiglia il 2 giugno 2010, e con Lucia De Leo al VI° congresso della Cgil Liguria, 1991.

    Nel pomeriggio del 2 giugno, a Masone, si è svolta la parte popolare della festa per la Repubblica organizzata dalla Provincia di Genova, bancarelle, bandiere, piccoli spettacoli per bambini, ma soprattutto Giovanna Marini e la Banda della Scuola Popolare di Musica di Testaccio che alla sera infiammano un teatro strapieno col loro splendido repertorio di canti popolari e politici.

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  • Politica – Finanziaria: la casa che non c’è

    “Sostiene Carlo Sarro, deputato del Pdl, che “bisogna trovare una soluzione agli abusi compiuti per necessità”, ovvero “l’ampliamento di immobili per avere una stanza in più per i figli”. Che poveretti chissà dove dormivano prima. E’ una delle tante dichiarazioni dei cosiddetti parlamentari peones, quelli che quatti quatti presentano emendamenti che stravolgono le leggi: succederà anche stavolta per la regolarizzazione edilizia delle famose “case-fantasma”, compresa nella finanziaria? Oltre due milioni di immobili censiti da rilevamenti aerei, da cui si vedono tanti bei puntini rossi, che rispetto ai quadratini grigi esistenti sulle visure ufficiali sono assai di più.

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