Nella mestizia generale che, come una cappa, avvolge Genova per agenti, non solo atmosferici, può strappare un sorriso la lettura dei quotidiani.
Due interventi meritano la palma per originalità.
Il primo è del sindaco Marco Doria che, intervistato dal Secolo XIX, sulla vicenda Costa dichiara “siamo di fronte ad una società che non ha nessun affetto per Genova”, “una multinazionale le cui scelte sono totalmente anaffettive” . La mente cerca di ricordare quali aziende, negli ultimi anni, abbiano dato prova di un coinvolgimento che non fosse spinto dal profitto o dagli interessi economici. La stessa Costa, azienda in mano ad una storica famiglia genovese, è stata ceduta dalla proprietà ad una società americana anteponendo interessi di famiglia ad italianità del brand. Per non parlare del Secolo XIX, quotidiano che ospita l’intervista, probabile vittima di futuri tagli, dopo che la famiglia Perrone ha ceduto il 77% a John Elkann.
E’ un fatto, purtroppo, che la dimensione affettiva ha poco a che fare con le decisioni aziendali e che, spesso, dipende dai lavoratori – Thyssen, Fiat, Indesit, Ilva sono dolorosi esempi– difendere con gli strumenti che hanno il proprio posto di lavoro o quello che ne resta. Alla politica il compito di mediatore serio e l’autorevolezza per valorizzare quello che c’è in risorse, competenze, capacità nelle aziende genovesi magari cercando di conoscere un po’ meglio i diversi contesti ed i problemi delle società che sono chiamati a tutelare.
Il secondo intervento è di Emanuele Piazza, neo-assessore renziano all’Economia e al Patrimonio del Comune di Genova che, intervistato da Repubblica, presenta il suo ventaglio di idee e suggestioni spaziando dal futuro lavoro per gli ex dipendenti ILVA – sono già ex i cassintegrati del siderurgico? – alla Smart City.
Il titolo del pezzo è accattivante: “Il nuovo assessore lancia la città verticale”. Non sembrerebbe una novità visti ascensori, funicolari e passerelle già raccontati da Luzzati in un bellissimo cartone. Ma poi con Piazza, ci si ritrova a Courmayeur, non Genova, nel leggere delle due telecabine che il comune ha nel cassetto. Una, già finanziata “pronta per fine anno” – di cui OLI aveva scritto – che collegherà Erzelli con Cornigliano. Indispensabile, sembra, per sorvolare sui banali problemi di trasporto pubblico che devono affrontare oggi i frequentatori della mitica collina. L’altra con “un progetto mare-monti” – nemmeno fosse una pizza – sarà “una funivia che dall’area del Porto Antico” salirà “fino ai forti”. Chissà dove verranno piantati i piloni di quest’opera accattivante e quale percorso, che non sia sopra le case, verrà tracciato per permettere a cavi e cabine di sorvolare il Centro Storico di Genova per arrivare fino ai monti. Certamente l’assessore terrà informati i cittadini. Per ora basterebbe potenziare la linea dei bus collinari. O riaprire l’ascensore che collega Brignole a Corso Montegrappa.
Ma non ci dovrebbero essere problemi visto che tra piano Junker, dissesto idrogeologico, Erzelli, l’assessore dichiara che arriveranno “circa 500 milioni sulle linee strategiche della città”
Mare e monti. A qualcuno verrà già l’acquolina in bocca.
(Giovanna Profumo – immagine da Internet)
Categoria: Trasporti
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OLI 420: COMUNE – Mare, monti e molto affetto
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OLI 410: TRASPORTI – Amt, disservizi in rete
“Amt si scusa con la propria clientela per i disservizi relativi alla errata visualizzazione dei transiti bus sulle paline elettroniche presenti sulla rete e alla difficoltà di consultazione degli orari attraverso i sistemi di infomobilità (Infobus sms, infobus web e app). Si tratta di problemi dell´operatore telefonico che gestisce la connessione dati, il quale ha in corso le attività per il ripristino completo del sistema. Provvederemo a informare la clientela sull´evoluzione delle attività.”
Questo comunicato stampa è stato pubblicato sul sito aziendale il 23 maggio scorso.
In effetti da parecchi mesi erano sempre più frequenti i casi di paline elettroniche fuori uso (con soltanto la data, l’ora e la scritta fissa “SISTEMA S.I.MON.”, senz’altre indicazioni) e, quel che è peggio, non tanto di difficoltà di consultazione tramite telefonini, smart phone e quant’altro, come è scritto, quanto di vere e proprie informazioni errate e fuorvianti sui tempi di attesa dei mezzi alle fermate.
Capita ormai sovente di ricevere avvisi circa arrivi dopo 25 minuti e oltre e di decidere irritati e infastiditi di avviarsi a piedi, o di raggiungere un’altra linea se si è in un incrocio con più transiti su diverse direttrici, quando poco dopo si vede sfrecciare l’autobus che si aspettava, senza poterlo ovviamente prendere.
Le proteste degli utenti devono essere state molte e vibranti, se l’azienda è giunta a emettere tale nota sul servizio infobus, che sarebbe di grande aiuto se funzionasse davvero (ne avevamo parlato quando entrò in funzione, OLI 284), ma che in questi termini produce più disagi che altro.
Conversando con alcuni autisti, pare che i problemi non siano del gestore del servizio ma dell’Amt che da tempo ha difficoltà a mantenere gli impegni assunti con l’operatore esterno e soprattutto a garantire i necessari aggiornamenti tecnologici, col risultato che la manutenzione di un apparato tanto complesso e delicato è ridotta al minimo e son sempre di più le vetture che non vengono “agganciate” e monitorate dall’impianto, risultando pertanto inesistenti quando sono invece in regolare servizio.
Da qualche giorno sembrerebbe che diverse paline abbiano ripreso a funzionare e i tempi di attesa trasmessi in internet comincino a essere più attendibili, ma non ancora come dovrebbero. Sui comunicati dell’azienda a tutt’oggi non risultano però informazioni in merito, come era stato preannunciato.
Anche se l’inconveniente fosse in corso di risoluzione, resta il fatto che ciò che è accaduto mostra la fragilità di sistemi che offrono servizi utili ma non indispensabili, ai quali ci si abitua però così presto (altro caso è la climatizzazione a bordo, spesso fuori uso) che risulta ormai insopportabile ogni loro disfunzione.
Ben più grave è quando i mezzi si incendiano o perdono gasolio a fontana dal motore, per non parlare dei sempre più diffusi guasti, più o meno seri, che impediscono ai bus di continuare a fornire il loro servizio base, che è trasportare passeggeri per la città possibilmente in modo confortevole, con tutti i disagi che ne conseguono.
Gli stessi autisti, esasperati per le condizioni in cui son costretti a lavorare, lamentano una gestione secondo loro incompetente, con gravi riserve e un crescente malcontento da un lato verso una dirigenza ritenuta inefficiente se non dannosa, dall’altro nei confronti delle scelte politiche a monte, che nell’arco di diversi cicli amministrativi hanno condotto alla situazione attuale, anche per l’esternalizzazione e privatizzazione di attività manutentive essenziali condotte senza la dovuta cura, mirando al massimo profitto col minimo impegno. Ad esempio, il controllo e il rabbocco quotidiano del liquido di raffreddamento nei motori affidato ad una ditta che si dice non lo svolga come dovrebbe, col risultato di frequenti surriscaldamenti e blocco delle vetture.
In questo sconfortante quadro di insieme, tragica voragine di spesa che inghiotte considerevoli risorse pubbliche sottratte ad altri servizi altrettanto necessari, sarebbe non soltanto opportuno, ma doveroso nei confronti dei cittadini avviare una comunicazione continuativa, trasparente, dettagliata ed esauriente su quali sono le reali condizioni e prospettive di Amt, magari anche con un confronto tra i diversi punti di vista dei pubblici amministratori, dei dirigenti e dei dipendenti, per consentire a ciascuno di formarsi una opinione e partecipare a un dibattito che interessa tutti, con una consapevolezza fondata su dati oggettivi e non sui “si dice” o su generiche rimostranze qualunquiste da utenti furibondi.
(Ferdinando Bonora – foto dell’autore) -
OLI 381: INFRASTRUTTURE – Dal tunnel al nodino, San Benigno “ostaggio” della Gronda?

San Benigno: come sarà dopo i lavori
(da www.infrastrutture.regione.liguria.it)Il nodo viario di San Benigno è un punto nevralgico per la viabilità cittadina, anche per la promiscuità tra traffico urbano e merci, e fin dal 2002 in città se ne parla, si discute, si ipotizza.
Il tunnel subportuale, progettato nel 2003 su richiesta della società Tunnel di Genova S.p.A. (formata da Comune di Genova, Autorità Portuale di Genova e Cassa e Depositi e Prestiti), prevedeva un passaggio sottomarino, che collegasse il nodo viario di San Benigno con la zona della Foce, presso Calata Gadda.
Nel progetto originario, il tunnel doveva essere costituito da “due gallerie circolari e parallele lunghe 720 metri” fino ad una profondità di 35 metri; ogni galleria, secondo il progetto, avrebbe dovuto avere tre corsie, ciascuna larga 3,75 metri (come si legge sul portale della mobilità in Liguria).
A dicembre 2005, dopo 31 mesi di attesa, il progetto venne approvato dal Consiglio superiore dei lavori pubblici ma rimase fermo, in attesa dell’approvazione del Cipe (Comitato interministeriale per la programmazione economica).
Nel 2008, dopo quasi 3 anni di attesa in cui il tunnel ormai era opera certa (nel 2006 il ministro per le Infrastrutture Di Pietro discuteva già della pianificazione e redistribuzione dei pedaggi), l’Anas divenne capofila del progetto.
Bisogna aspettare ancora qualche anno per avere novità nell’avanzamento del progetto: dopo l’ingresso della Società autostrade (Anas), il destino del nodo di San Benigno e del tunnel sotterraneo si legano indissolubilmente a quello della Gronda.
Nel 2010, per l’esattezza dopo la conclusione delle elezioni amministrative regionali, si viene a conoscenza che il progetto è saltato e che il nodo di San Benigno è diventato un “nodino” (http://genova.repubblica.it/cronaca/2010/04/02/news/fondi_tagliati_progetto_congelato_c_era_una_volta_il_tunnel_sotto_il_porto-3080988/), limitandosi ad una doppia rampa con due rotatorie, mentre il tunnel sotto il porto è scomparso del tutto dai progetti della Spea, Società di progettazione di Autostrade. Il risparmio sulla viabilità di San Benigno e sul tunnel sub portuale “dovrebbe”, secondo l’articolo citato, essere tenuto da parte per la Gronda. In seguito alla modifica di progetto, la Tunnel spa viene messa in liquidazione, e lo è tutt’oggi.
Ma il tunnel sotto il porto non è destinato a sparire dalle cronache cittadine: ad ottobre 2012 il sindaco Doria e il presidente dell’Authority Merlo riprendono il progetto e si dichiarano d’accordo sulla ricerca di possibili investitori europei (http://www.ilsecoloxix.it/p/genova/2012/10/13/APRfOJhD-uffici_telepass_risorgere.shtml ); poco dopo, Doria si reca a Roma per discutere del tunnel subportuale presso il Ministero delle infrastrutture e dei trasporti, e per discutere con l’a.d. di Autostrade per l’Italia, Castellucci, delle questioni in sospeso, tra cui il progetto Gronda (http://genova.repubblica.it/dettaglio-news/19:25/4285762).
Nel frattempo, al tunnel ed al nodo sopravvive il “nodino” di San Benigno, il cui progetto è approvato nel luglio 2011. I lavori stentano a partire, anche perché la società Autostrade sembra temporeggiare per attendere l’esito della valutazione di impatto ambientale sulla Gronda, tanto da suscitare la risposta di Bernini, vicesindaco “Per noi il progetto nodo è fondamentale. Occorre realizzarlo subito perché è coerente al trasferimento della viabilità sulla nuova strada a mare, su Lungomare Canepa e sulla sopraelevata…Siamo stufi del gioco che sta conducendo Autostrade. Siamo di fronte ad un’evidente volontà di rallentare le cose. Non sta in piedi chiamare in causa le nuove norme previste dal Decreto Sviluppo per giustificare il ritardo nell’avvio dei lavori” (http://genova.erasuperba.it/inchieste-genova/nodo-san-benigno-ritardo-avvio-lavori-comune-genova-contro-autostrade) .
Ma veniamo ad oggi. Di pochi giorni fa è la notizia che la realizzazione del primo lotto dei lavori a San Benigno è stata finalmente affidata a Pavimental, società controllata da Autostrade per l’Italia, e che i lavori dovrebbero partire durante l’estate (http://www.genova24.it/2013/06/nodo-san-benigno-in-estate-i-cantieri-del-primo-lotto-seconda-fase-ancora-da-approfondire-51835/ ). Il primo lotto prevede sistemi di accesso alla sopraelevata, rotatorie e rampa di accesso su via Milano: dopo più di un decennio di attesa e grandi aspettative, la città avrà finalmente il suo nod(in)o di San Benigno.
(Eleana Marullo) -
OLI 350: TRASPORTI – Cattivi pensieri in volo
“La rivincita del Colombo, da oggi aeroporto strategico” è il titolo comparso lo scorso 13 giugno sulle pagine genovesi de La Repubblica: la notizia è sicuramente positiva per lo scalo genovese, passato da un milione di passeggeri nel 2009 al milione e settecentomila del 2012, numeri che hanno permesso l’inserimento del Colombo tra gli aeroporti considerati “strategici” da parte dell’Enac. Eppure, continua l’articolo, il tentativo di privatizzazione dell’aeroporto Colombo da parte dell’autorità portuale, azionista di maggioranza, si è conclusa con un nulla di fatto: in previsione, lo scalo potrà crescere ancora, lanciare nuovi collegamenti, migliorare la struttura di accoglienza, vedi anche OLI 345, ma il suo punto debole restano i collegamenti con il centro cittadino. L’aeroporto genovese, pur con la sua ottima collocazione (a soli otto chilometri dal centro di Genova), è raggiungibile di fatto con mezzi privati o taxi, visto che il bus “è più complicato”: basterebbe, conclude l’articolo, un tapis-roulant di 500 metri che lo collegasse ad una stazione ferroviaria “dedicata”. La proposta, peraltro non nuova, sarebbe sicuramente in grado di risolvere definitavamente il problema del collegamento, ma non certo in tempi stretti: nell’attesa della soluzione ottimale, vediamo qual è la situazione dell’autobus. AMT fornisce il servizio Volabus, dall’aeroporto alla stazione di Genova Brignole e viceversa, gli autobus sono abbastanza frequenti (*), probabilmente “sincronizzati” con i voli in partenza ed arrivo, allora perché “è più complicato”? Innanzitutto il costo del Volabus (6 euro), che rende competitivo il taxi appena si è in due o tre persone, specialmente considerando un rapporto globale di costi/benefici (il taxi deposita davanti al portone di casa, ad esempio). Inoltre, perchè è necessario un servizio di pullman, e non un semplice autobus a tariffa maggiorata, con adeguato spazio per i bagagli? Così era il servizio AMT fino a pochi anni or sono, e così è il servizio tra il centro di Napoli e l’aeroporto di Capodichino.
Infine dall’aeroporto Colombo passa anche un normale autobus AMT, si tratta della linea I24 (**), linea circolare tra Marina Aeroporto e Via Travi che si trova a meno di 200 metri dalla stazione di Genova Sestri Ponente: allora una soluzione, in attesa di futuribili tapis-roulant, monorotaie o teletrasporto che sia, non potrebbe essere quella di estendere questa linea al centro cittadino, con le modifiche del caso? Quale è la reale redditività del servizio Volabus?
Non è che il miglioramento del collegamento tra aeroporto e centro città potrebbe danneggiare il prospero mercato dei taxi, favorito anche dalla natura “trasfertista” di buona parte della platea dei viaggiatori genovesi? E’ un pensiero troppo cattivo?(*) Orari volabus
(**) Orari linea I 24
(Ivo Ruello – Disegno di Guido Rosato) -
OLI 324: TRASPORTI – Visitiamo l’Europa, facciamoci del male
In questi mesi passati ci siamo esercitati a farvi invidiare le delizie tramviarie, di superficie o sotterranee, di Copenhagen (Oli 314), Zurigo (Oli 286), Berlino (Oli 282). In tutti i casi efficienza estrema, tempi d’attesa da sogno, ma tariffe (un po’) più care delle nostre.
Ora, tanto per girare il coltello nella piaga, aggiungiamo un altro tassello al nostro giro per i sistemi di trasporto urbano in Europa, presentandovi Vienna, dove non solo tutto viaggia che è una meraviglia, ma può anche essere più economico che a Genova.Infatti, se la corsa singola costa di più (1.90 €, ma è previsto il biglietto a metà prezzo per brevissimi tragitti), man mano che il periodo di utilizzo si allunga, i costi finiscono per scendere sotto a quelli genovesi: la tessera settimanale costa infatti 14 €, anziché i nostri 16. Tutto gentilmente spiegato anche in italiano.
Cosicché praticamente nessuno usa i biglietti singoli (in quattro giorni mai visto timbrare un biglietto all’ingresso di tram e metropolitana) e tutti vanno e vengono con i loro tesserini di varia durata: tutti viaggiatori “abituali”, in quanto viaggiatori “felici”, dato che aspetteranno una manciata di minuti il mezzo che li porterà in giro per Vienna notte e giorno, dalle 5 del mattino a mezzanotte. Tempo massimo d’attesa dai 3 ai 5 minuti, che si allungano a 7 (!) tra le cinque e le cinque e mezza del mattino e dopo le 21, ed addirittura a 10 (!!) dopo le undici di sera. Nel week end si viaggia tutta la notte, con attesa massima di 15 minuti dall’una alle quattro del mattino.Naturalmente tutti i mezzi aprono le porte allo stesso livello del marciapiede, per cui entrano ed escono agevolmente carrozzine per bambini e invalidi, e non manca il tocco del politicamente corretto: le immagini che suggeriscono di lasciare il posto a persone con più difficoltà alternano i sessi: in una sequenza è la mamma che tiene in braccio il bambino, in un’altra il babbo; una volta c’è un vecchietto, un’altra una vecchietta. Solo la persona incinta è sempre una donna …
Tutto viene da lontano? Altroché. A Vienna hanno iniziato a costruire la metropolitana nel 1898, l’hanno elettrificata nel 1928, ma poi è stata interamente distrutta durante la guerra.
Così la riapertura della metropolitana moderna è del 1976, a cui è seguito un continuo ampliamento, tutt’ora in corso. Anche la rete tramviaria di superficie è stata distrutta durante la guerra, ma la ricostruzione è partita subito, nel 1950.
Noi questo “lontano” non ce lo abbiamo.
Al suo posto, giunta dopo giunta, ci siamo fabbricati un presente di alti costi, disservizio, progetti di lentissima attuazione (metropolitana), e altri che non riescono ad iniziare (tram), e ora, giunti alla grande crisi, è davvero difficile uscirne, con buona pace di tutti.
(Paola Pierantoni – foto dell’autrice) -
OLI 322: CAR SHARING – Qualche risposta e ancora qualche dubbio
Su OLI 321(*) ci chiedevamo perché il servizio Car Sharing a Genova costasse di più che nelle altre città: abbiamo girato la domanda a Marco Silvestri, direttore di Genova Car Sharing. La sua risposta (pubblicata nelle lettere) è che a Genova e Torino il servizio è partito prima che in altre città, e di conseguenza si è già esaurito il finanziamento di “start-up”, finalizzato a facilitare il superamento della fase iniziale del servizio, durante la quale devono costruirsi le condizioni perché divenga finanziariamente autonomo.
Ora, l’equilibrio finanziario per una città di almeno 150mila abitanti, è raggiunto con un parco di 85 auto, a condizione che vi siano più di 20 utenti per veicolo, e che ognuno effettui più di 15 viaggi all’anno (**).
A Genova – atti del seminario Icscarsharing dell’ottobre 2010 (***) – nel 2009 gli utenti erano 1934, e ognuno aveva utilizzato il servizio per meno di una corsa al mese, con una media di 53 chilometri circa a corsa: quindi il lato debole, e un motivo del costo elevato, è lo scarso utilizzo.
In tutta Italia del resto il numero di iscritti car sharing è molto basso, largamente inferiore a molti altri paesi europei, e qui c’è da chiedersi perché, e quali dovrebbero essere le politiche locali per fare assumere a questa alternativa all’uso del mezzo privato la massa critica necessaria a renderlo conveniente, e ad incidere sul traffico cittadino.
Una risposta ce la fornisce la Svizzera, dove Mobility, servizio nazionale di car sharing, avviato all’inizio degli anni ottanta, è ormai autonomo, dopo incentivi iniziali: attualmente attua convenzioni con il sistema ferroviario, e partnership con Hertz ed Avis.
I numeri? Se la Svizzera è leader mondiale del car sharing (lo utilizza lo 0,84% della popolazione), Olanda ed Austria si attestano allo 0,15%, mentre l’Italia si ferma allo 0,00022%! (dati del 2005).
Un altro commento arrivato al nostro blog esprime l’opinione che non sia corretto finanziare con soldi pubblici il car sharing, ritenuto un servizio privato, per di più, secondo alcuni, “roba da ricchi”.
In realtà il car sharing ha un’utilità collettiva, o meglio, la avrebbe se riuscisse a raggiungere una dimensione significativa: si calcola che un’auto del servizio sostituisce fino a 10 auto private, con conseguente minore occupazione di suolo pubblico, riduzione di emissioni inquinanti, e riduzione del numero di veicoli in circolazione.
Ma per il privato utente che vantaggio c’è ad usare un’auto car sharing, invece di un’auto privata? Se l’utente utilizza solo l’automobile per i suoi spostamenti la convenienza esiste fino ai 7000 chilometri all’anno, ma aumenta in modo significativo se si pratica un mix tra mezzi pubblici ed auto in affitto, e pare dimostrato che uno degli “effetti” del car sharing sia appunto quello di indurre ad un maggior utilizzo dei mezzi pubblici.
Quanto al profilo dell’utente medio ne risulta una condizione sociale certamente non deprivata, ma nemmeno ricca: su 100 utenti genovesi 48 non posseggono un’auto privata, 52 sono lavoratori dipendenti, 22 liberi professionisti, 7 autonomi. Molto significativo infine il profilo della scolarizzazione degli utenti, che vede ben 93 utenti su 100 tra laureati e diplomati.
Tutti i dati utilizzati sono disponibili sul sito (***).
(Ivo Ruello – Disegno di Guido Rosato)(*) http://www.olinews.info/2011/11/oli-321-citta-car-sharing-il-piu-caro.html
(**) http://www.icscarsharing.it/main/doc/car/rapporto_completo.pdf
(***) http://www.icscarsharing.it -
OLI 322: LETTERE – Car Sharing, i chiarimenti di Marco Silvestri
ICS è il circuito a cui appartengono undici città dove è attivo il car sharing in Italia.
ICS gestisce i fondi del Ministero dell’Ambiente per l’attivazione del servizio e per la gestione nei primi anni di vita.
Le città che hanno iniziato prima, ovvero Bologna, Torino, poi Genova, hanno terminato i finanziamenti stanziati per lo start up e devono camminare con le proprie gambe. Bologna è però controllata al 100% da ATC Bologna (servizio di trasporto) e riceve un sostanziale aiuto dal bilancio del trasporto pubblico.
Anche Milano gode ancora dei finanziamenti ministeriali, in quanto i due car sharing precedentemente esistenti, ovvero quello gestito da Legambiente e quello di ATM, si sono uniti nel servizio GuidaMI, gestito da ATM. Questo è avvenuto circa un’anno e mezzo fa.
Nella situazione attuale, con l’assenza di fondi per i servizi primari (come ad esempio il trasporto pubblico), non esiste più la possibilità di avere finanziamenti per la gestione del car sharing per le città che li hanno terminati. Considerando che molti parcheggi cosiddetti “a domanda debole”, ovvero quelli più periferici, sono stati aperti dalle diverse città unicamente perché esistevano i finanziamenti pubblici che ne consentivano l’apertura, allo stato attuale le uniche due alternative per mantenere in vita il servizio presso queste zone sono:
1) Chiudere i parcheggi periferici, ovvero quelli non redditizi
2) Aumentare le tariffe.
In questo momento non sembra opportuno né corretto penalizzare il servizio nei parcheggi periferici chiudendoli, visto che molti cittadini hanno cambiato le proprie abitudini di mobilità proprio grazie all’apertura del car sharing e che stiamo comunque offrendo un servizio utile alla città.
Resto a disposizione per ogni chiarimento.
Cordiali saluti
(Marco Silvestri – direttore Genova Car Sharing) -
OLI 321: CITTA’ – Car sharing: il più caro? A Genova
Il servizio di car sharing, come si legge su Wikipedia “Viene utilizzato all’interno di politiche di mobilità sostenibile, per favorire il passaggio dal possesso del mezzo all’uso dello stesso, in modo da consentire di rinunciare all’automobile privata ma non alla flessibilità delle proprie esigenze di mobilità. L’auto, in questo modo, passa dall’ambito dei beni di consumo a quello dei servizi … Tipicamente si tratta di un servizio commerciale erogato da apposite aziende, spesso con l’appoggio di associazioni ambientaliste ed enti locali.”
A Genova il car sharing è attivo dal 2004 (*), e ad oggi gli abbonati sono 2258. Ma come funziona, e quanto costa?
La rete di parcheggi è sufficientemente fitta nelle zone di Sampierdarena, Centro (soprattutto) e Levante, fino a Boccadasse: qui un’auto è sempre disponibile, se non nel parcheggio desiderato, in uno poco distante. Molto peggiore la situazione nel Ponente, in Valpolcevera e in Valbisagno.
Significative le facilitazioni: si può prenotare anche con pochissimo preavviso, entrare nelle zone ZTL, parcheggiare gratuitamente nelle Aree Blu, circolare sulle corsie riservate a bus e taxi.
Parcheggio di Piazza Bandiera, solo l’auto nera è car sharing C’è però il problema della riconsegna del mezzo: specialmente nei parcheggi più centrali succede spesso di trovare il posto occupato da qualche “abusivo”. C’è chi abusa per scorrettezza, ma ci può essere anche chi non si accorge che le aree sono riservate: i segni che le delimitano, con relativo logo, sono ormai evanescenti e illeggibili. Quando questo avviene non c’è da sperare nell’aiuto né del call center che non va oltre un sibillino “avvisiamo il gestore” (?), né dai vigili che, se arrivano, al massimo fanno una multa, senza effettuare una rimozione forzata.

auto con contrassegno del Comune in zona car sharing Beh, in effetti: dato che sono le stesse auto del Comune e dei Vigili a parcheggiare nelle zone riservate car sharing …
Quanto alla spesa, oltre alla quota associativa annuale (100 €), il costo del singolo utilizzo si compone di una quota oraria, e di una quota chilometrica, inclusiva del carburante: un affitto di poche ore, con un percorso di qualche decina di chilometri, è paragonabile al costo di un paio di taxi, mentre sale se l’affitto dura più ore, o aumentano i chilometri.
Questa composizione del costo è ovunque la stessa, e questo permette di confrontare il servizio genovese con quello di altre città, in Italia e all’estero.
Scopriamo così che a Genova il car sharing è più caro che altrove, solo Torino ci supera.
Per fare un esempio, l’affitto di una Grande Punto per una “gita domenicale” (10 ore, 100 chilometri) costa 54 euro a Roma, 79 a Milano, 87 a Firenze, 95 a Bologna, 106 a Genova, 118 a Torino.
Se poi andiamo a Marsiglia, o in Svizzera (dove il servizio è nazionale), la “gita domenicale” costa 64 euro: qui può incidere il minor costo del carburante che per la “verde” ad ottobre 2011 (***) era di 1.48 € in Francia, 1.38 in Svizzera, 1.63 in Italia; ma queste differenze non sono tali da giustificare un costo del servizio quasi doppio rispetto a quello genovese.
Come si spiega questo divario? Sarebbe interessante capire …
(Ivo Ruello – foto Paola Pierantoni)
(*) http://www.genovacarsharing.it
(**) Car Sharing Italia
http://www.icscarsharing.it/main/
Car Sharing Roma
http://carsharing.roma.it/
Car Sharing Torino
http://www.carcityclub.it/quanto-costa
Car Sharing Marsiglia
http://www.autopartage-provence.com/Combien-ca-coute
Car Sharing Svizzera
http://www.mobility.ch/en/pub/private/rates.htm
(***) http://www.drive-alive.co.uk/fuel_prices_europe.html -
OLI 321: TRASPORTI – Ordinaria microstoria di disservizio
Stazione di Nervi, marciapiede del binario 3. Il signore trafelato arriva appena in tempo per sentirsi dire dall’altoparlante che il treno regionale 33856 per Torino Porta Nuova è stato soppresso. Nessuna motivazione, nessuna scusa. Il signore trafelato arriverà a Torino due ore dopo il previsto, ma tanto è domenica.
Pochi minuti dopo l’altoparlante annuncia ”in arrivo” un treno che invece transita senza fermarsi. Stiamo a sottilizzare?
Da Nervi i passeggeri riusciranno ad andarsene solo dopo una buona ora di attesa, con un treno per Ventimiglia che arriverà comunque con 15 minuti di ritardo. Ma tanto c’è il sole, e dalle panchine si vede il mare.
(Paola Pierantoni) -
OLI 316: CITTA’ – La pazienza dei cittadini
Disegno di Guido Rosato E’ sabato mattina, c’è molta folla al mercatino di piazza Palermo. Ad un tratto un gran trambusto, tra i banchi qualcuno corre, altri lo inseguono, lo atterrano placcandolo fragorosamente: il fuggitivo è un ragazzo sui vent’anni. Scortato come lo Steve Mc Queen di Papillon viene trascinato fuori all’aperto e la gente intorno lo circonda, chiedendosi che cosa avrà fatto. Giovani e anziani.
– I soliti, sempre qui a fregare i portafogli, basta.
– Non se ne può più di questi ladri, andate a casa vostra.
Un uomo lo tiene per il braccio, brandisce il telefonino, gridando che chiamerà i carabinieri, sul bavero del giubbotto ha il distintivo della Amt. Le persone s’avvicinano e gli domandano curiosi, quasi aggressivi, mentre il ragazzo, bianco, bruno di capelli, la camicia stazzonata, lo sguardo spaventato, biascica qualcosa – Ecco, senti ora parla, e parla pure italiano!- esclama trionfante l’addetto Amt.
– Ma cos’ha fatto? s’incalza a gran voce.
– Quando gli volevo controllare il biglietto è sceso di corsa ed è scappato, ma io l’ho inseguito.
La folla ondeggia, mormora e d’improvviso si rivolta verso il controllore, lo apostrofa al grido di andate a lavorare, con il servizio che fa schifo ancora un po’ rompete la testa a ‘sto ragazzo , l’avete buttato a terra, strattonato e cosa sarà mai un biglietto con il deficit che c’è, per poco lo ammazzate. Non c’è lavoro per i giovani, fate pagare chi può, e mettete più bus.
Un sentimento che pare indignazione monta tra le persone in un attimo: tutti si sta dalla parte del ragazzo e in tanti ancor più sentendo quel “parla italiano”. E se fosse stato straniero come ci saremmo comportati? Però. Un eccesso di zelo, un’esagerazione incredibile da parte dell’addetto Amt, che ha trascinato, inchiodato a terra il giovane portoghese, ma nessuno ha rimproverato il ragazzo per aver commesso comunque un illecito, non pagando il biglietto.
I carabinieri arrivano e si spostano lontano, soltanto una persona si offre di testimoniare per l’aggressività eccessiva, intanto s’avvicina un signore, chiede: “Marco che succede?” accarezzandogli la testa e quegli occhi spenti e dolenti diventano lucidi.
Qualuno chiede: non si può finire qui? Il ragazzo mostra un biglietto intonso, ma il controllore vuole la denuncia, in fondo ha fatto il suo lavoro (che si guarderà forse dal fare in altra occasione); e il carabiniere continua imperterrito a proclamare che si chiarirà tutto, prendiamo soltanto i dati.
Marco resta solo con l’amico, tutti sono tornati alle loro compere con aria smarrita.
E’ tale la sproporzione che ci si è dimenticati del compito che il controllore ha, pur con i limiti del suo comportamento e del suo senso del dovere di parte.
E’ il confine tra chi ruba una mela e lo spettacolo di chi si appropria ogni giorno con disinvoltura del bene comune. Non si tollera più e si fa confusione di regole e del rispetto di esse: pare davvero finita la pazienza dei cittadini
(Bianca Vergati)







