Categoria: Berlino

  • OLI 374: PAROLE DEGLI OCCHI – 25 aprile 2013, Porrajmos

    (Foto di Giovanna Profumo)
    Giardini Tiergarten – Berlino: Dettaglio del monumento in ricordo dei cinquecentomila Rom e Sinti uccisi dal nazismo in quello che è definito porrajmos, l’olocausto del popolo gitano.
  • OLI 369 – TEATROGIORNALE – I confini di Schengen

    Da il Sole 24Ore Schengen, perchè a Berlino non piace il via libera a rumeni e bulgari

    Al confine tra la Germania e la Romania c’è un muro con un varco e una sbarra abbassata. Oltre vi è una fila che aspetta il gendarme addetto alla frontiera. Il cielo è plumbeo, non un posto dove sedersi. Dopo un paio d’ore la sbarra si alza: ogni cittadino rumeno che vuole entrare in Germania, e quindi in Europa, deve fornire generalità e documenti; infine i richiedenti visto vengono fatti accompagnare in una stanza scavata nel muro in attesa del 2014, quando Schengen verrà, forse, ratificato anche per loro.
    – Nome?
    Fa il gendarme alto, con i capelli biondi e i baffi.
    – Samuel Rosenstock.
    – In che campo agisce?
    – Per carità, sono contro l’azione,
    – Contro l’azione?
    – Certo e per la contraddizione continua.
    – Quindi afferma che è inoccupato.
    – In realtà anche per l’affermazione non sono né favorevole né contrario.
    – Esigo una motivazione sul perché vuole circolare liberamente in Europa.

    Il signor Rosenstock si avvicina al gendarme e gli sussurra all’orecchio:
     – Non do spiegazioni perché detesto il buon senso.
    Il gendarme, affatto stupito, pone qualche timbro sui fogli di Samuel Rosenstock, detto Tzara e lo fa entrare nella stanza ricavata dal muro. 
    – Nome? 
    Questo gendarme è pelato e con una pancia da bevitore di birra. 
    – George Palade. 
    – Professione? 
    – Ricercatore. 
    – E cosa vuole cercare qui da noi? 
    – I ribosomi. 
    – E che sono? Cellule criminali legate alla prostituzione? 
    – Beh, hanno a che fare con le cellule ma si dedicano alla biosintesi. 
    – Sintesi, in sintesi cosa sintetizza? 
    – Proteine. Anche lei le utilizza sa? 
    – Non dica fesserie, sono un pubblico ufficiale. 
    – Nel suo citoplasma, glielo assicuro. Altrimenti morirebbe. 
    – Ah… mi minaccia pure. Le faccio passare io la voglia di fare lo spiritoso. 
    Il gendarme prende il signor George Palade, nobel per la medicina, per la collottola e lo lancia dentro la stanza ricavata nel muro. 
    Si avvicina una donna dai capelli neri. 
    – Nome? 
    – Nadia Comaneci. 
    – Professione? 
    – Ginnasta olimpionica. 
    – Non può entrare. 
    – Perché? 
    – Il fratello di mio cugino si è sposato con una rumena e lo sanno tutti… La donna rimane dritta davanti al gendarme. 
    -Va bene, venga va, ha ancora da lavorare… 
    Il Gendarme fa entrare la campionessa olimpica nella stanza ricavata nel muro guardandole vistosamente il sedere e strizzando l’occhio al collega che esce dalla stanza. E’ il primo gendarme, quello alto con i baffi, che si avvicina alla sbarra per prendere le generalità di un altro migrante. 
    – Nome?
    Dice il gendarme, l’uomo che ha di fronte non risponde. 
    – Nome? 
    L’uomo ostenta indifferenza. 
    – Perché non mi vuole rispondere? 
    L’uomo osserva il gendarme. 
    – Perché non la conosco. 
    – Ma neanche io la conosco. Come faccio a conoscerla se non mi dice come si chiama.
    – E io come faccio a dirle come mi chiamo se non la conosco. E’ un buon principio non parlare con gli sconosciuti, si potrebbero fare dei brutti incontri. 
    – Condivido, meglio essere prudenti. A meno che non si possano avere valide credenziali. 
    L’uomo si illumina. 
    – Giustissimo, ma non basta un nome. 
    – Vero. Infatti chiediamo i documenti. 
    – I documenti documentano quello che la persona sostiene di essere, ma se la persona è insostenibile non c’è documento che tenga e bisogna andarsene, o perlomeno appoggiarla da qualche parte. Il gendarme è preoccupato. 
    – Appoggiarla dove? Il regolamento non lo prevede. 
    – Non lo so, ma se non riesco a sostenerla è meglio che la appoggi da qualche parte prima che mi caschi su un piede. 
    – Ha ragione, meglio essere prudenti. 
    – La prudenza non è mai troppa. E se è troppa basta levarla, ma non troppo, quanto basta. 
    – E poi dove la metto? 
    – Non lo so, ma scusi ci conosciamo? 
    – Io sono Hans Shodler e lei? 
    – Eugené Ionesco. Piacere. 
    – Il piacere è mio. 
    – Mi scusi, glielo rendo subito, l’ho preso senza accorgermene e se permette ora me ne vado.
     Ionesco saluta alzando il capello e se ne va.
    (Arianna Musso – foto da internet)