Nel marzo 2012 l’assessore al Demanio Farello della Giunta Vincenzi annunciava con toni trionfali novità importanti per l’estate, in particolare per Corso Italia – “la parte di litorale più in sofferenza” ammetteva – dove ci sarebbe stato un aumento del 20% di spiaggia libera con l’ampliamento di spazi già pubblici fra S. Nazaro e Punta Vagno e fra i bagni Squash e Capo Marina con la riduzione di spazi in concessione, togliendo pure un po’ di cementificazione.
Inoltre si sarebbe potuto mettere la barca in mare senza pagare su quattro nuovi scali fra Nervi e Punta Vagno e chiunque avrebbe potuto fermarsi gratis per fare il bagno, perché “La battigia si allargherà e dovrà avere una profondità non inferiore ai dieci metri per consentire sosta gratuita per la balneazione”, affermava.
Evviva, finalmente. Il Pro.u.d., Progetto di Utilizzo del Demanio, licenziato dal Consiglio Comunale, prevedeva il nullaosta della Regione entro un paio di mesi. Gli uffici regionali però, hanno prodotto le loro osservazioni soltanto a gennaio di quest’anno e con qualche sorpresina niente male.
Innanzitutto è stata smontata la tesi che a Genova si ottemperi alla legge regionale che prevede il 40% di spiagge libere, dove si dichiara di arrivare oltre il 54%, compresi gli scogli, come sottolineato dall’allora assessore.
Nell’incontro del 5 marzo 2013 fra Municipio Medio Levante e gli uffici comunali è uscita invece una percentuale assai diversa per il litorale fra Boccadasse e Punta Vagno: le spiagge libere arrivano ben all’ 11%! Come mai? Semplice: la Regione ha chiesto di “eliminare tra le aree libere quelle dichiarate non accessibili o non praticabili, …foci di torrenti, scogliere impraticabili… ed integrare …dettagliato Municipio per Municipio..” (Decreto n.3 del 7/1/2013). Ovvero di considerare i tratti liberi e accessibili per ogni porzione di costa, cioè per corso Italia, Quarto, Quinto, ecc.
Il computo era stato invece redatto in maniera complessiva. Non solo. Si sono messi nel conto il tratto di spiaggia libera della Marinetta , che sarà interessato dal miniscolmatore del Fereggiano, rio che sfocia proprio a metà di corso Italia, la nuova spiaggetta della Motonautica, con accesso chiuso dai cancelli del club, e pure la nuova spiaggia che ancora non c’è accanto al depuratore.
Il Progetto presentato “non risolve efficacemente il nodo della carenza di spiagge libere e libere attrezzate nel litorale cittadino con particolare riferimento a Corso Italia…” dichiara la Regione, che per contro ha stralciato “la previsione di una fascia intermedia tra le concessioni e la battigia, utilizzabile liberamente e in cui è permessa la sosta per la balneazione… in quanto costituisce una modifica e una servitù ai concessionari balneari. E ci si arriverebbe fra cancelli e barricate soltanto piedi in acqua dalla spiaggia libera di S.Giuliano, aggiungiamo noi: un aiutino ai balneari tanto perseguitati, alcuni dei quali sono anche in causa per i canoni giudicati troppo elevati, poveracci.
Come clou dell’incontro alla richiesta di aprire gli stabilimenti Comunali tutto o parte dell’anno, come propone la nuova L.R di febbraio 2013, viste le perdite finanziarie della partecipata del Comune, la risposta dei Bagni Comunali ( con presidente in scadenza mandato) è stata: “ci sono problemi di personale”. Peccato che pochi giorni dopo in Consiglio Comunale l’assessore al Bilancio abbia dichiarato che per i due stabilimenti comunali ci sono in organico trentasette bagnini ( Mercantile, 21/3).
(Bianca Vergati – disegno di Guido Rosato)
Categoria: OLI 372
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OLI 372: URBANISTICA – Corso Italia, la fuffa certificata delle spiagge libere
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OLI 372: COMUNE – Conoscete l’Aspl?

Il logo della Aspl di Genova E’ uno di quegli acronimi che fa annodare la lingua: aessepielle, ossia l’Autorità per i servizi pubblici di Genova, un organismo in seno alla macchina comunale, ma indipendente, che vigila e controlla sull’applicazione corretta delle norme nei servizi pubblici.
Il nome un po’ altisonante racchiude in realtà una struttura operativa molto esigua, che lentamente cerca di farsi vedere dai cittadini con scarsissimi risultati, anche tra le file comunali stesse. Al punto che il Movimento 5 Stelle propone in Consiglio comunale la realizzazione di un registro pubblico delle lamentele, che non passa per un soffio, senza che nessuno – né della giunta, né degli uffici, né degli altri gruppi politici – abbia fatto notare che sul sito dell’Aspl tale cosa esiste già. Quindi, alla fine, che fa l’Aspl?
La pagina del registro della segnalazioni Nella settimana prepasquale arriva la commissione consiliare per la relazione annuale sull’attività dell’Aspl, con l’intervento del Prof. Benedetti e del Prof. Cuocolo, oltre al risultato di un anno di lavoro, anche una serie di problemi riscontrati tra mancanza di personale e lo scarso interesse del Comune nello sviluppo del servizio. Al punto che dopo alcuni anni di tentativi per avere una pagina istituzionale sul sito comune.genova.it che avesse una visibilità sufficiente, decidono di registrarsi un loro dominio (asplgenova.it) e di iniziare su quel nuovo sito il contatto con i cittadini e le altre parti della macchina comunale. Si lamentano anche della mancanza d’interesse del Comune nel pubblicizzarne l’esistenza, a differenza di alcune partecipate molto attive, e si dichiarano disponibilissimi ad una collaborazione con chiunque intenda valorizzarne i servizi.
Tra le proposte che sarebbe interessante mettere sul tavolo di una collaborazione, sicuramente un cambio di nome: “Autorità” è una parola che certamente non favorisce nel cittadino l’idea di qualcosa di suo, a disposizione per segnalazioni e proposte. “Servizio di controllo” certamente sarebbe più adatto, facendo sentire le persone partecipi di un’attività utile e quanto mai necessaria.
Davvero iniziale il registro delle segnalazioni (vedi immagine), però realizzato in modo semplice da usare e rispondente a quel minimo di trasparenza che scarseggia altrove. Resta da verificare quanto la presenza dell’Autorità possa influire sui veri processi decisionali del comune e delle sue controllate. Ad esempio, potrebbe essere di grande utilità far confluire tutte le segnalazioni su questo sito, per poi distribuirle ai vari organi di controllo specifici, in modo che l’Aspl possa sempre avere il polso della situazione, invece che attendere che un cittadino stufo dei silenzi “dell’altra parte”, alla fine scopra l’esistenza dell’Autorità e cominci ad usarla.
(Stefano De Pietro) -
OLI 372: COMUNE – Marco Doria e il giardiniere
Ha continuato a postare su youtube, con una certa regolarità, la rubrica “La settimana del sindaco”.
Pare un po’ il diario di bordo del comandate Kirk di Star Trek.
Nei suoi video parla di infrastrutture, collegamenti ferroviari con l’entroterra, cantieri da concludere.
Ricorda la necessità di maggiori risorse, sia pubbliche che private. Richiama l’impegno per una politica alta. Borzoli e la soluzione del transito dei mezzi pesanti sono uno dei problemi che Doria vuole affrontare.
Il sindaco parla anche dei dieci saggi nominati da Napolitano criticando, tra le altre cose, la mancanza di presenze femminili nel gruppo.
Doria ha a cuore la tutela del territorio, il risanamento idrogeologico, la lotta alla diseguaglianza, il lavoro. Chiede al Movimento Cinque Stelle di farsi promotore, insieme alla sinistra italiana, della volontà di cambiamento, che significa assunzione di responsabilità.
In tutti i suoi interventi su youtube c’è una riflessione su quello che manca e su quello che si dovrà fare. Marco Doria trova spazio anche per parlare del difficilissimo bilancio 2013 del Comune di Genova – che deve essere fatto entro il 30 giugno – e dei tagli brutali delle risorse dei comuni fatte dai governi Monti e Berlusconi; ricorda al cittadino che la tutela dei servizi pubblici essenziali e delle fasce deboli della popolazione devono essere le priorità.
Richiama il senso di responsabilità in cui “tutti, tutti” devono fare la loro parte.
C’è bisogno, dice, di un governo e di una maggioranza che mettano in condizione i comuni di avere qualche risorsa in più per fare dei bilanci civili.
Tutte parole sacrosante. Ma perché Doria appare così distante e solo? E cosa ne è stato della ricchezza di energie che l’avevano sostenuto in campagna elettorale? Cosa succede ai consiglieri comunali eletti nella sua lista? Cosa ne è della spinta arancione?
Un punto nave con chi l’ha sostenuto in campagna elettorale e con chi l’ha votato oggi è necessario. Doria si metta in ascolto, come aveva fatto in campagna elettorale, di comitati e cittadini, uscendo da un consiglio comunale che pare solo un bollettino di guerra. Trovi uno spazio per incontrare le persone e faccia manutenzione alla sua idea di città. Anche sul tetto di Palazzo Albini, nei giorni scorsi, è apparso un giardiniere. Marco Doria faccia come lui.
(Giovanna Profumo – foto dell’autrice) -
OLI 372: TEATROGIORNALE – La professoressa di matematica
Da Repubblica.it – Ad Auschwitz saresti stata attenta
La professoressa entra in classe. Nessuno se ne accorge. E’ una terza, trenta sedicenni in piena crisi ormonale in uno stanzone dalle pareti un tempo bianche, le loro voci rimbombano e si accavallano. Una ragazzina ride sguaiata, i suoi acuti sbattono contro i muri e ritornano frammentati, impastati con la voce da basso di un ragazzo grasso che, dieci banchi più in là, gioca con il telefonino, un compagno si lamenta. I due marocchini sono seduti sui banchi e parlano sottovoce ma fitti. Una sgualdrinella è sotto un banco e sorride, emula di qualche altra sgualdrina televisiva. Le finestre sono alte, un vetro è sostituito da un cartone. Le luci a neon. La puzza. Gli adolescenti si immergono in profumi dolciastri per nascondere la puzza. E mutande, ombelichi, omeri, sterni, polpacci, calcagni, nuche, cosce. La professoressa socchiude gli occhi e stringe il suo manganello immaginario. E’ un manganello speciale, dà scariche elettriche. I bidelli sono già in posizione agli angoli della classe, dalle finestrelle rialzate si scorgono solo le canne dei mitra. Basta un suo cenno per far rotolare a terra quei corpi schifosi. Un’ecatombe. No, meglio, lei deve alzare una mano e indicare la prima vittima, un colpo, uno solo, colpirà Giorgio, diciassette anni, ripetente, quello che gli ha dato della “vecchia rincoglionita” dopo un tre. Lo colpirà alla tempia destra e il proiettile uscirà da quella sinistra, lui strabuzzerà gli occhi e sputerà sangue sulla faccia butterata di pircing di Jennifer. Poi cadrà dal banco su cui è seduto e in classe regnerà finalmente il silenzio. Ventinove galletti smetteranno di parlare, la guarderanno finalmente, guarderanno lei, la professoressa di matematica. La riconosceranno.
Lei farà un cenno, loro capiranno che devono alzarsi in piedi.
Lei si metterà davanti alla cattedra e loro, all’unisono, urleranno: “Buongiorno Signora professoressa”. Lei farà segno che debbono sedersi. Loro si siederanno senza fare rumore con le sedie.
Un cretino dal pizzo verde apre la finestra facendo tremare i vetri ancora attaccati, lancia uno zaino. Siamo al terzo piano. La professoressa spalanca gli occhi e urla: “Sparate!”. La classe smette di vociare, la guarda, la riconosce e scoppia a ridere.
La professoressa socchiude gli occhi e stringe il suo manganello immaginario, quello che dà le scosse elettriche e inizia la sua danza: colpisce prima il ragazzetto dal pizzo verde che, avuta la scossa, stramazza al suolo con convulsioni e vomito, poi è il turno di quello grasso che gioca al cellulare, poi di quella che le corregge le equazioni alla lavagna.
La professoressa si siede dietro la cattedra, posa il registro. Prende il pennarello e va alla lavagna. Disegni osceni, cuori, parole in libertà. Posa il pennarello, prende il cancellino, cancella la lavagna, riprende il pennarello, inizia a scrivere le sue equazioni alla lavagna. Mentre è di spalle sogna che un vetro salga, la divida da quelle bestie urlanti. E in quella gabbia di vetro si oda un FSHHH, del vapore bianco saturi l’aria. Suona la campanella. La professoressa di matematica va alla cattedra, prende il suo registro, mette in borsa il pennarello, il manganello immaginario ed esce dalla classe.
(Arianna Musso – foto da internet) -
OLI 371 – ILVA: Francesca a Cornigliano per raccontare Taranto
Il 22 marzo ha preso un aereo ed è venuta a Cornigliano per raccontare di suo marito e dell’ILVA. Francesca pare abituata a fare questa cosa in solitudine. Ma la sua è una faccenda di coppia. Francesca è una vedova di guerra. Perché a Taranto, da anni ormai, si combatte una guerra con due eserciti, due fronti e molte vittime. Una battaglia prima silenziosa e sotterranea che ha raggiunto visibilità ed impatto nazionale solo quando, un anno fa, la procura di Taranto ha aperto un indagine sull’inquinamento del siderurgico che ne minacciava la chiusura.
Il marito di Francesca si chiamava Antonio Mingolla, era dipendente di una ditta di appalto. E’ morto il 18 aprile 2006, intossicato dal gas con il quale aveva a che fare. Solo a dicembre 2012 la sentenza del tribunale ha stabilito che Antonio è morto perché non sufficientemente informato e formato in materia di sicurezza sul lavoro. Nella sentenza la parola “omicidio colposo” definisce i termini della tragedia.
Francesca Caliolo racconta la sua storia e quella di molti tarantini. L’Ilva è lo zaino che si porta sulle spalle con le morti sul lavoro, la difesa della sicurezza e la denuncia dell’impatto ambientale del siderurgico sulla città. Lei in questa guerra è stata schierata dalla vita, contro quelle morti definite cinicamente fisiologiche in base alle migliaia di posti di lavoro garantite dallo stabilimento.
Al Centro Civico di Cornigliano per la proiezione del docufilm “La svolta, donne contro l’ILVA” e all’incontro a seguire con Francesca si potevano contare prima una ventina, poi meno di dieci persone. Lo sciopero degli autobus può aver causato solo in parte la desolazione di una sala così vuota. Soprattutto perché Cornigliano è stata ed è ILVA. Se lo stabilimento scende in piazza il quartiere si avvita e la produzione di Genova è legata a quella di Taranto come un bambino al grembo della madre.
All’incontro del 22 marzo l’azienda, invitata a partecipare, ha mandato un suo funzionario che, cercando prima parole di comprensione per Francesca, ha ripetuto quello che ILVA ripete da mesi: non siamo i soli ad inquinare a Taranto. Non stupisce che sia stato massacrato anche dai pochi che erano in sala.
Assenti – con l’eccezione di chi scrive – i sindacati metalmeccanici genovesi. Gran parte di loro ritiene che non partecipare a queste iniziative eviti l’acuirsi dello scontro. Sono spesso gli stessi che hanno mostrato forte disappunto per la protesta del Comitato Liberi e Pensanti durante la manifestazione di agosto a Taranto e che si stupiscono del successo di Beppe Grillo alle elezioni.
In aprile l’agenda siderurgica tarantina offre le seguenti scadenze che inesorabilmente riguarderanno Genova:
7 aprile manifestazione nazionale contro la legge definita Salva Ilva
9 aprile pronunciamento della Corte Costituzionale sulla legge
14 aprile referendum consultivo sulla chiusura parziale o totale dell’Ilva
La siderurgia tarantina, ad oggi, garantisce salario a circa 14mila persone più l’indotto.
L’incontro tra difesa della salute e difesa del lavoro non può prescindere da Francesca e dalla sua testimonianza.
(Giovanna Profumo – immagine dell’autrice) -
OLI 371: GENOVA – 5 aprile, invito con Le Serre
Venerdì 5 aprile il Comitato Le Serre (già noto ai lettori per l’Assemblea Pubblica del 14 febbraio scorso – OLI 364: Genova – San Valentino con Le Serre ) sarà audito dalla Commissione Urbanistica del Comune di Genova in relazione al progetto di gestione dell’area della Valletta S. Nicola come spazio pubblico di aggregazione sociale e modello di sostenibilità nel rispetto della sua vocazione agricola e contro ogni “valorizzazione” immobiliare.
Partecipate numerosi!
(Per il Comitato Le Serre, Camilla Traldi)




