Categoria: Lettere

  • OLI 258: LETTERE – Museruola alla tariffa sui rifiuti

    Preoccupati della piega che sta prendendo la faccenda della tariffa sui rifiuti, abbiamo ritenuto di inviare questo invito, a mezzo stampa, alla nostra Amm. comunale e AMIU affinché riflettano e abbandonino “la mediocrità per l’ eccellenza” quale criterio da seguire nelle loro scelte in materia di ciclo dei rifiuti.
    Lasciamo da parte le sigle che ci hanno solo complicato la vita negli ultimi anni e parliamo di quella che i cittadini dovranno continuare a pagare perché il Comune continui ad occuparsi dei loro rifiuti. Innanzitutto lasciamo da parte anche la parola rifiuto a cui molti, in particolare i governi che si sono succeduti, continuano a dare significati atti solo ad aggirare il fisco, e parliamo invece di materiale post consumo, che e’ tutto ciò che buttiamo via ma che può trovare ancora un suo impiego: i rottami con cui si fanno ormai da tempo le auto senza estrarre altro minerale dal sottosuolo, la plastica delle bottiglie dell’ acqua minerale con cui facciamo i maglioni, lo scarto di cucina con cui concimiamo il nostro giardino e così via.
    Tariffa e materiali post consumo un binomio che può risolvere il problema che assilla come tante città anche Genova: se separi gli scarti della tua cucina dalla plastica della bottiglia di acqua minerale, la carta del tuo giornale dal vetro della tua bottiglia di birra, produci materiale post-consumo pronto per essere riutilizzato con innegabili vantaggi economici rispetto al fatto di utilizzare la materia prima. Le industrie risparmiano, la nazione pure e lo stesso deve essere per il cittadino che e’ l’artefice primo di questo guadagno e grazie a questo “premio” il ciclo virtuoso e’ mantenuto.
    Il ministro Ronchi ci aveva pensato inventando la tariffa, cioè il meccanismo secondo cui chi produce più rifiuti paga di più, come d’altronde si fa da sempre per l’acqua, il gas e l’energia elettrica.
    Sono passati ormai 13 anni da quel decreto ma nonostante gli inviti della comunità europea ad applicare il principio del “chi inquina paga”, l’ Italia non solo li ignora, ma applica indebitamente alla tassa sui rifiuti un altra tassa chiamata IVA.
    Adesso la Corte Costituzionale se ne e’ accorta e denuncia la truffa che anche l’ Agenzia della Entrate conferma: milioni di Euro indebitamente presi dalle tasche degli Italiani sotto forma di IVA dovranno essere restituiti.
    O forse no, sarebbe infatti sufficiente riformare il modo con cui si paga la tassa sui rifiuti applicando il principio che nel lontano ’97 ispirò il Decreto Ronchi: i Comuni continuerebbero a prelevare l’ IVA sulla tariffa dei rifiuti e il cittadino, che pur dovrebbe continuare a pagarla, avrebbe però la possibilità di risparmiare e lo farebbe producendo meno rifiuti, realizzando in fondo ciò che a parole tutti si augurano avvenga prima o poi.
    Ma con italica fantasia il nostro amministratore locale “trova l’inganno”: pur di non complicarsi la vita, dando il giusto riconoscimento ai cittadini che producono meno rifiuti, bizantinamente ma anche prepotentemente cancella dal vocabolario il vero significato di tariffa e lo sostituisce con uno di comodo che gli permetta di assoggettarlo all’ IVA.
    E’ inutile dire che si tratta di una squallida mossa che non solo perpetua un furto ai danni della collettività ma contraddice ogni benché minima intenzione di risolvere il problema dei rifiuti in maniera sostenibile.
    E purtroppo a tutto questo non e’ rimasta immune neppure Genova, dove Comune e AMIU stanno febbrilmente balbettando per una soluzione che lasci, prima di tutto, le cose come stavano prima, alla faccia delle Direttive europee e, quel che e’ più grave, anche delle belle intenzioni sul ciclo dei rifiuti che stanno dimostrando.
    Invece, viste le loro intenzioni anche ambientalmente “virtuose” per ciò che riguarda certi aspetti del ciclo dei rifiuti, potrebbero dimostrare coraggio e sposando l’eccellenza al posto della solita “mediocrità”, rilanciare i Progetti Porta a Porta di Sestri e Pontedecimo adottando in via sperimentale tariffazione personalizzata (tipo Priula) e, perché no, nel frattempo invitare i cittadini ad autocertificare il proprio sforzo di riduzione e differenziazione dei materiali post-consumo attraverso iniziative come il compostaggio domestico, l’ uso dei pannolini riutilizzabili, l’acqua liscia e gasata alla spina nei ristoranti, e la diffusione di stoviglie riciclabili al posto di quelle usa e getta nella ristorazione collettiva.
    (Franco Montagnani – Legambiente Liguria Circolo G. Rebora San Pier d’ Arena)
  • OLI 257: LETTERE – Riso amaro per Fiorello

    Riportiamo per intero la lettera di Gabriella Corbo, pubblicata parzialmente su Repubblica Genova il 18 aprile.

    Di questi tempi non abbondano certo i motivi per ridere e divertirsi, e l’occasione di una serata da trascorrere alla Fiumara in compagnia della verve e del talento di Fiorello pare ghiotta.
    I biglietti vanno a ruba, e quando finalmente si riesce a prenotare nel negozio di dischi che fa prevendita, si è solleciti – come già accaduto in passato – a specificare: “Uno di noi è disabile: è possibile avere biglietti a inizio fila, di fianco a lui che rimane nel (largo) corridoio che separa i settori?”. Come già accaduto in passato – lo ripeto – la richiesta viene accolta e si acquistano tre biglietti (interi) per il settore “poltronissima numerata”, fila 10: ottima posizione pagata profumatamente.
    Giunge la serata tanto attesa. I (pochi) posteggi all’aperto per disabili sono già tutti esauriti un’ora e mezza prima dello spettacolo. Pazienza: il guidatore ci lascia dai botteghini e inizia la sua personale odissea per parcheggiare l’auto (che è alta per permettere alla carrozzina di entrarvi e non può accedere per questo nei parking coperti della struttura) in maniera regolare e non selvaggia, come quella di altri che hanno bloccato il passaggio sul marciapiede. Sup erate le solite infinite barriere umane e logistiche, arriviamo finalmente in platea. Chiediamo indicazione a una signorina su come raggiungere i nostri posti, quando veniamo fermati – in modo gentile, ma assolutamente granitico – da un vigile del fuoco, che si qualifica responsabile della sicurezza e ci informa che i disabili debbono stare categoricamente in fondo alla platea, ai piedi della gradinata.
    Di fronte alla nostra reazione, prima di stupore, poi francamente di – chiamiamola così – arrabbiatura, il paziente vigile del fuoco ci spiega come esistano precise norme di sicurezza che limitano a 14 (sic!) il numero dei disabili che possono accedere alla struttura; che “sul sito” (quale? e poi: sono io tenuta ad avere un pc e a collegarmi a un sito di prevendita quando mi sono sempre rivolta a Fnac od Orlandini?) venivano chiaramente indicate le modalità di fruizione dello spettacolo per i disabili; e che comunque i disabili in carrozzina ostruiscono le vie di fuga e impediscono ai “bipedi” di scappare velocemente. Noi poggiavamo le nostre rimostranze sul fatto che al momento della prevendita non ci era stato detto quanto egli, ora, riferiva; che si erano comunque acquistati tre biglietti a prezzo intero (e carissimo) per stare nelle prime file ed ora si era retrocessi in fondo, con scarsa visuale, ai piedi di posti di ben minore costo; che *mai* in precedenza, nella stess a struttura e in spettacoli di eguale successo di pubblico (penso a Battiato, al concerto del Primo Maggio, a Guzzanti, allo stesso Fiorello due anni fa, a Elio e le storie tese solo poche settimane prima) avevamo avuto problemi di questo tipo (“Ci denunci pure, ne ha il diritto”, risponde seraficamente il vigile del fuoco al disabile che provocatoriamente fa notare questa incongruenza). Tutto questo si rivela inutile, così come l’eloquenza (solitamente abilissima) del disabile, rivelatasi però in questa occasione inefficace per far mutare opinione al gentilissimo e davvero paziente vigile del fuoco.
    Non vi è stato nulla da fare. Chi scrive è rimasta appollaiata su un gradino accanto allo sconfortato disabile, molto più sconfortata e certo ben più inca**ata di lui, forse fin troppo abituato a scontrarsi con le “abilità” altrui.
    Al ritorno, ragionava infatti sull’assurdità di un simile “apartheid” per i disabili. Assurdità sia nel senso della gratuità offensiva per quelli come lui (analoga sorte era toccata infatti a un’altra ragazza in carrozzina e al suo accompagnatore, che pure aveva biglietto di poltronissima), ma anche per il fatto che – adottando un simile bislacco parametro – egli non dovrebbe frequentare neppure convegni, conferenze, presentazioni di libri; e che non si capisce perché lui in carrozzina, con un accompagnatore prontissimo a spingerlo correndo in caso di allarme, dovrebbe intralciare di più l’eventuale evacuazione di quanto lo farebbe un’altra persona che – per qualsivoglia motivo – fosse lenta nel deambulare. Il sospetto, concludeva, è che in realtà si voglia confinare la vista di chi è in carrozzina in fondo alla sala, sottraendola alle file delle persone “presentabili”.
    Sì, ieri sera Fiorello è stato bravo e il suo spettacolo scoppiettante come al solito. Ma stavolta abbiamo riso davvero molto poco. E amaramente.

    P.S. il disabile era il giornalista e scrittore Enzo Costa.

    (Gabriella Corbo)
  • OLI 257: LETTERE – Detto caffè ma non era caffè

    La mia storia di un giorno.
    Ho iniziato un lavoro una settimana fa, lavoro presso una ditta di scavi.
    Il secondo giorno di lavoro alle 7 di mattina mi reco presso un bar quartiere di Molassana (Ge) per prendere un caffè.
    Entro in quel bar, erano 3 persone gli dentro. Gli dico a barista vorrei un caffè lungo se e possibile la fai nella tazza grande (tazza di cappuccino) cosi la giro meglio e poi il caffè mi piace molto a me.
    Barista sente ma fa finta di non sentire, a fianco a me era un Marocchino anziano su i 50 anni anche lui andavo al lavoro.
    Sono entrati 2 italiani ha fatto il caffè prima a loro, io e il Marocchino aspettavamo il caffè, gli dico io signore ho detto prima un caffè, si aspetta un attimo e te la faccio subito.
    Barista aveva un faccia non vi dico brutta ma si vedeva un razzista.
    Allora su espresso del caffè mette la macchinetta per due caffè, un caffè glielo da ad un italiano e al Marocchino gli dice, tu volevi cappuccino ? essendo mattina e dobbiamo andare al lavoro in orario e si cominciava a fare tardi Marocchino gli risponde di si.
    Macchinetta del espresso che aveva fatto il caffè e il cappuccino prima mette sotto una tazza di cappuccino per me senza cambiare il caffè. Vi dico che lo ha riempito più del ¾ della tazza. Lo vedevo nero come acqua di castagna, ho bevuto due volte ma faceva schifo tanto, e lo ho lasciato cosi senza bere il resto. (Vi dico quella tazza mi sembrava come un secchio di acqua marchia).
    Non e finita qui, gli dico quanto costa? 1.00 € . Quanto !!!!!!! gli dico io ???? 1.00 € mi risponde. Ho pagato l’euro e sono andato via senza se e senza ma. Se era un altro al posto mio??? Chissà cosa succedeva, io mi allontano ai litigi e odio quanto vedo anche se esco perdente.
    Ho aspettato 15 minuti per un caffè, quando di mattina le cose sono in fretta, ho ricevuto una tazza grande di acqua e ho pagato 1.00 euro.
    Io di lui dico che più di un razzista era un fascista perché mi guardavo dritto negli occhi con odio. non lo so perché…
    Durante la settimana ho lavorato in via De Gaspari quartiere di Albaro, trovo una accoglienza in quella via anche di passanti. Vi dico una cosa vera in un bar di quella via il caffè solo una volta ho pagato 0.90 € altre volte 0.50, 0.60 dipende a giornate ma no più di 0.75 € ( siamo in due operai a volte dice subito 1.50 € la cassiera 2 X 0.75 = 1.50 € ) oltre il cassino creato con dei buchi grossi e disaggio dei passanti la cassiera del bar dice che lo meritate il super sconto. Grazie mille.
    Questo fatto non gli ho raccontato fino adesso nessuno per prima volta ve lo racconto a voi.
    Purtroppo il razzismo è una brutta cosa e ancora vivo in giro, il razzismo alimenta odio e odio diventa razzismo (spero si aver scritto bene in italiano per capire).
    Vi ringrazio tutti
    Con affetto 
    (Altin Bici)
  • OLI 257: LETTERE – Segnalazione

    Gentile Oli,
    vi scrivo per segnalare due appuntamenti organizzati dal Movimento Difesa del Cittadino MDC Ligure e Legambiente che mi paiono importanti:
    – Martedì 27 Aprile,alle 16.30 presso lo Star Hotel, Genova Uso e consumo del territorio: una questione di tutti a cui interverrà, tra gli altri, il Prof. Prof. Paolo Pileri del Politecnico di Milano
    – Mercoledì 12 Maggio,sempre alle 16.30 allo Star Hotel “La Pubblica Amministrazione di fronte a cittadini, comitati e associazioni” A cui interverrà L’avv. Luigi Cocchi, amministrativista.
    (Bianca Vergati)
  • OLI 257: LETTERE – Circolazione in città

    Chi è l’Assessore alla circolazione in Genova?
    1 – Genova è una città che “privilegia la sosta rispetto alla circolazione”, vedi Via P. Giacometti
    2 – l’uso di rotonde, normale in Europa, da noi è sconosciuto; perché a Corvetto non c’è la rotatoria? forse perché 5 semafori rendono a qualcuno?
    3 – perché vengono aggiunti semafori pedonali (p.es. Via P. Giacometti e Via Torti)? si disimpara a rispettare le strisce e si intralcia i l traffico. Ma qualcuno avià a sò conveniensa?
    4 – perché le fermate degli autobus AMT sono sempre dopo i semafori e non prima? così si fermano 2 volte.
    A chi devo inviare questi mugugni? 

    (Gin Migone)
  • OLI 257: LETTERE – Che fine hanno fatto i verdi? /1

    Pubblichiamo il dibattito seguito all’articolo di Bianca Vergati Che fine hanno fatto i verdi?, pubblicato su Oli 256.

    Attribuire la quasi scomparsa dei “Verdi” alla politica dei no è scorretto e funzionale a chi vuole sostenere proprie tesi (tipo decrescita slow dell’articolista bv). Da anni nel partito della Federazione dei Verdi avvengono abbandoni e fuoriuscite (l’ultima a novembre verso Sinistra e Libertà) dovute alle furibonde lotte per le segreterie. Non sono molti gli ambientalisti che si riconoscono nell’attuale gruppo dirigente (forse solo alcuni animalisti): in particolare in Liguria l’operato di Cristina Morelli ha alienato tutte le residue simpatie. Cordiali saluti e grazie per l’ottimo lavoro che fate.

    (Marco Gegoli)
  • OLI 257: LETTERE – Che fine hanno fatto i verdi? /2

    Cara Bianca,
    Con tristezza leggo l’articolo che mi hai gentilmente inviato e la lettera del lettore. L’immagine dei Verdi sta naufragando spesso per mancanza di contatti diretti con i cittadini sulle questioni territoriali ed ambientali, a volte per mancanza di presenze costanti sul territorio, spesso ‘accaparrate’ da altre forze politiche che con grinta riescono bene ad intervenire sui problemi della gente (vedi Lega per Moschea o sicurezza a Sampierdarena), o da comitati che con forza portano avanti iniziative sopra le parti con grande merito e con scarsa fiducia nelle amministrazioni (Gronda e Scarpino).
    Ma i Verdi si sono sempre impegnati, sono sempre intervenuti qualora i cittadini si appellano a loro, ma, come dice la nostra Cristina Morelli, noi siamo come la Croce Rossa: arriviamo sempre ma quando si tratta di votare la gente preferisce votare i poteri forti che ahimè involontariamente provocano la nostra ‘alienazione’.
    Ma sebbene siamo pochi, o tanti, noi continueremo a lanciare le nostre sfide ambientali, a prescindere dalle ferite che spesso subiamo. Siamo come i cani, fedeli, attenti, a nonostante le nostre ferite che sappiamo curare in modo naturale, restiamo sempre fedeli e attenti ai temi ambientali. Fino a quando avremo aria, acqua e luce sulla nostra terra.
    Per quanto riguarda gli abbandoni e le fuoriuscite non nego l’evidenza, mentre per le segreterie…non mi risulterebbero le lotte furibonde…almeno credo.
    Se non hai nulla in contrario, inoltrerei la mail a qualche rappresentante importante dei Verdi affinché possa ulteriormente intervenire.
    A presto
    (Ester Quadri)
  • OLI 257: LETTERE – Che fine hanno fatto i verdi? /3

    Cara Ester,
    ero all’estero per cui sono un po’ in ritardo nella risposta che comunque limiterò ad alcuni flash: ti pregherei di inoltrarla poi tu agli amici estensori della lettera in questione.
    1- sono, e mi vanto di esserlo, fondatore dei Verdi in Italia in quanto partito o Federazione delle Liste regionali: per quanto non abbia mai rivestito cariche a livello nazionale, per il fatto di essere sempre stato
    iscritto, eletto a livello istituzionale a Genova, rappresentante in Piemonte ecc. credo di poter dire senza tema di smentita che non ci sono mai state lotte per la segreteria che non fossero motivate da scelte politiche
    diverse. Il posto di segretario di un partito come i Verdi non ha mai potuto essere appetibile per motivi di potere: credo che lo scarso appeal dei Verdi vada ricercato in altre direzioni. Ad esempio non abbiamo mai avuto individualità forti in grado di “bucare lo schermo” visto che adesso la politica si fa in TV: penso ai radicali che invece hanno forti figure come Bonino e Pannella, per restare a fare i confronti con un altro piccolo partito.
    2- I problemi della gente: qui dobbiamo intenderci. Non è facile distinguere tra esigenze reali e bisogni indotti. La mia visione del mondo è che siamo su un treno in corsa verso il baratro e senza un guidatore: ci sono segnali di speranza ma la situazione è drammatica. Viviamo in maniera insostenibile: per ora lo è già per coloro che oggi non hanno acqua, domani lo sarà anche per i ricchi occidentali come noi. Io faccio l’oncologo e farò un esempio relativo al mio lavoro. E’ come se un paziente avesse il cancro ma non lo
    sapesse e continuasse a fumare, bere, ecc. senza preoccuparsi per la propria salute. Il problema c’è, è grave, ma lui non lo sa e spesso non vuole saperlo… I Verdi sembrano un po’ l’oncologo medico che dice di pensare alla prevenzione e alla diagnosi precoce a persone che invece devono e vogliono pensare al lavoro, alla carriera, al successo, al tempo libero,ecc. La domanda è: è colpa della gente che non si documenta oppure dei Verdi che non sanno essere convincenti? Ai posteri…
    3- I Verdi non sono un servizio sociale. Quante volte ho sentito recriminare “Ma i verdi cosa fanno? perché non intervengono?” : quasi fossimo la Protezione Civile. I Verdi ovviamente possono fare tanto se i cittadini li votano, se hanno tanti rappresentanti nelle istituzioni: altrimenti il loro ruolo sarà marginale. E’ quello che succede in Italia dove i Verdi oggi non hanno né deputati né europarlamentari e hanno, oggi, soltanto 4 consiglieri regionali in tutta Italia. Quando facevo il sindacalista erano pochi quelli che si iscrivevano e tanti quelli che dicevano “ma il sindacato cosa ci sta a fare?”: mi sembra che la situazione sia analoga.
    4- PRINCIPIO DI ANTI-RASSEGNAZIONE. Il vincitore non è quello che non perde mai: il vincitore è quello che dopo la sconfitta si rialza e riprende la lotta. La storia è piena di esempi di questo genere. La posta in gioco è così alta che non possiamo mollare: il fatto che in Europa i Verdi se la passino meglio ci è di conforto, ma in tutto il mondo c’è una “Moltitudine Irreversibile” (è il titolo di un libro) di movimenti e associazioni e partiti che si battono per l’ambiente e la salute prima di tutto, e sottolineo questo “prima di tutto”(che è poi quello che fa la distinzione dagli altri partiti). Chi vorrà cercarci in questo cammino ci troverà e se vorrà camminare con noi arriveremo tutti più presto e meno affaticati. 
    Scusate per la prolissità, ma un vecchio della mia età non riesce più ad essere sintetico.
    “Lentius, profundius, soavius. Più lenti, più profondi, più dolci” (A. Langer)
    “Non siate tristi, continuate in ciò che era giusto” (A. Langer: parole dell’estremo congedo)
    (Gianfranco Porcile, Segretario provinciale dei Verdi)
  • Lettere – Museruola alla tassa dei rifiuti

    Preoccupati della piega che sta prendendo la faccenda della tariffa sui rifiuti, abbiamo ritenuto di inviare questo invito, a mezzo stampa, alla nostra Amm. comunale e AMIU affinché riflettano e abbandonino “la mediocrità per l’ eccellenza” quale criterio da seguire nelle loro scelte in materia di ciclo dei rifiuti.
    Lasciamo da parte le sigle che ci hanno solo complicato la vita negli ultimi anni e parliamo di quella che i cittadini dovranno continuare a pagare perché il Comune continui ad occuparsi dei loro rifiuti. Innanzitutto lasciamo da parte anche la parola rifiuto a cui molti, in particolare i governi che si sono succeduti, continuano a dare significati atti solo ad aggirare il fisco, e parliamo invece di materiale post consumo, che e’ tutto ciò che buttiamo via ma che può trovare ancora un suo impiego: i rottami con cui si fanno ormai da tempo le auto senza estrarre altro minerale dal sottosuolo, la plastica delle bottiglie dell’ acqua minerale con cui facciamo i maglioni, lo scarto di cucina con cui concimiamo il nostro giardino e così via.

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  • Lettere – Riso amaro per Fiorello

    Riportiamo per intero la lettera di Gabriella Corbo, pubblicata parzialmente su Repubblica-Lavoro il 18 aprile.
    Di questi tempi non abbondano certo i motivi per ridere e divertirsi, e l’occasione di una serata da trascorrere alla Fiumara in compagnia della verve e del talento di Fiorello pare ghiotta.
    I biglietti vanno a ruba, e quando finalmente si riesce a prenotare nel negozio di dischi che fa prevendita, si è solleciti – come già accaduto in passato – a specificare: “Uno di noi è disabile: è possibile avere biglietti a inizio fila, di fianco a lui che rimane nel (largo) corridoio che separa i settori?”. Come già accaduto in passato – lo ripeto – la richiesta viene accolta e si acquistano tre biglietti (interi) per il settore “poltronissima numerata”, fila 10: ottima posizione pagata profumatamente.

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