Categoria: Il Giornale

  • OLI 337: ELEZIONI – Il Giornale: giochi di parole

    Il Giornale, martedì 27 marzo, titola “Il professore vuol sfidare la legge e candida un immigrato irregolare”. L’articolo di Giulia Guerri, dedicato alla conferenza stampa di presentazione della lista Marco Doria, cita nell’incipit esattamente le parole usate da Doria per presentare il quarantesimo candidato, virtuale, della sua lista, “un cittadino genovese che vive e lavora nella nostra città, paga le tasse, ma ad oggi non ha diritto a partecipare alla vita politica della comunità, perché non ha la cittadinanza italiana”.
    Ora, la lingua italiana non è un’opinione, se un cittadino paga le tasse, non può essere un immigrato irregolare. Si capisce che per un quotidiano abituato ad usare il cosiddetto “metodo Boffo”, travisare le parole è un gioco da ragazzi; all’indecenza però ci dovrebbe essere un limite.
    Sorge tuttavia un dubbio: che l’articolo sia scritto in buona fede? Che il pubblico de Il Giornale sia sovraffollato di persone “regolari” che non pagano le tasse, ergo chi paga le tasse è irregolare? Non è praticamente questo che teorizzava anni fa Silvio Berlusconi, dichiarando di sentirsi “moralmente autorizzato ad evadere” tasse troppo elevate? Il dubbio permane: agli onesti la poco ardua sentenza.
    (Ivo Ruello)

  • OLI 327: INFORMAZIONE – Vittorio Feltri spiegato da Pavlov

    Su Il Giornale di lunedì 16 gennaio, in un editoriale dedicato al disastro della nave Costa Concordia (“Quella gara di stupidità tra uomo e tecnologia”) (*), Vittorio Feltri ci spiega come non sia prudente fidarsi troppo della tecnologia: negli ultimi anni “l’umanità ha dato troppo spazio e troppa fiducia al computer e derivati”.
    Siamo sicuri, continua l’articolo, “che nella sala comando del Concordia qualcosa non sia andato storto? Che un computer non abbia fatto i capricci, mancando di segnalare il pericolo dello scoglio?”. A riprova di quanto la tecnologia possa essere inaffidabile, episodi professionali e personali, dal guasto al sistema editoriale che impedì l’uscita del giornale già pronto alla stampa, all’ultimo rasoio elettrico, con manuale di 70 pagine (?), per arrivare alla cancellazione dell’intera rubrica del cellulare per aver sbagliato la digitazione di un tasto. Sarà …
    Tutte le opinioni sono legittime. E’ vero, ad esempio, che affidandoci ciecamente al navigatore GPS, non apprendiamo nulla della geografia dei luoghi attraversati, rischiando, non aggiornando le mappe, di finire in un senso vietato. Ma Feltri sfida la realtà parlando della coppia di coreani rimasta prigioniera in cabina: la responsabilità è da attribuire alle “porte delle cabine funzionanti con tessera magnetica”, infatti “se la tessera magnetica si smagnetizza, stai fresco: l’uscio non si spalanca”. Peccato che in questo caso, per elementare sicurezza, le porte di cabine e alberghi si possono sempre aprire dall’interno girando la maniglia, come facevano i nostri nonni …
    Ma perché tanta ostinazione contro la tecnologia? Sarà dovuta all’età? Non lo crediamo. La lettura della prima metà dell’editoriale però incomincia a farci capire: “Il primo responsabile è stato identificato nel comandante … l’impressione è che lo abbiano già condannato, secondo costume giudiziario”. L’arresto sarebbe ingiustificato, non esistendo la possibilità di reiterazione del reato, né la possibilità di fuga, sostiene Feltri, che infarcisce l’articolo con la sua tipica ironia in punta di penna (!), e conclude: “in Italia è così: si comincia con il carcere, poi si vedrà”. Ah, ecco! La spiegazione ce la dà Pavlov! Quello che aveva compreso il meccanismo del riflesso condizionato, definito da Wikipedia (**) “reazione prodotta nell’animale in cattività da un elemento esterno, che l’animale si abitua ad associare ad un preciso stimolo (presentato subito dopo, durante la fase di condizionamento; subito prima, una volta effettuato il condizionamento). Il primo agente diventa perciò lo stimolo chiave, ciò che attiva il riflesso condizionato”.
    A questo punto il percorso mentale seguito da Feltri risulta chiaro: l’elemento esterno è costituito da una persona in carcere, che l’animale in cattività (Feltri in questo caso) si abitua ad associare ad uno stimolo: scrivere un articolo contro la magistratura.
    Il resto dell’articolo, la critica del computer padre-padrone, è frutto dell’abile penna del nostro capace maestro del giornalismo.
    Però, che bravo Pavlov, aver capito tutto ciò già agli inizi del secolo scorso!
    (Ivo Ruello)
    (*) http://www.ilgiornale.it/interni/quella_gara_stupiditatra_uomo_e_tecnologia/concordia-giglio-vittorio_feltri-isola-tencologia-nave-capitano/16-01-2012/articolo-id=567245-page=0-comments=1
    (**) http://it.wikipedia.org/wiki/Riflesso_condizionato

  • OLI 315: INFORMAZIONE – Quando ce vò, ce vò …

    Disegno di Guido Rosato

    Wikipedia Italia chiude per protesta e finalmente qualcuno appartenente alla stampa “ufficiale” parla chiaro e si schiera fieramente! Un bello sfogo diretto, efficace, inatteso, profondo e liberatorio quello di Massimilano Parente su Il Giornale web del 6 ottobre 2011, “Wikipedia Italia chiude? E chisse­nefrega, anzi io festeggio, non ne potevo più”. Un commento che esula un poco dal contesto del secolo nel quale viviamo. Speriamo che il link che abbiamo messo all’articolo da lui scritto sia garantito nella sua stabilità dalla serietà del giornale sul quale pubblica il suo brindisi alla salute di quella che potremmo definire la “fossa biologica della libertà”, leggi il Ddl intercettazioni in discussione in Parlamento in questi giorni. La stessa “serietà” che portò una testata “libera” e democraticamente gestita come Libero a rendere inattivo un articolo già pubblicato, una falsa intervista a Philip Roth che scandalizzò il mondo dell’informazione e che fu risolta in modo altrettanto funambolico: nessun richiamo ufficiale dell’Ordine dei giornalisti al direttore e, invece, disattivazione del collegamento all’articolo sul web: peccato che alla redazione, composta di espertissimi del web 2.0, fosse sfuggito che Google ha una cache e che quindi il doppio falso fosse stato tanto agevolmente scoperto e verificato da migliaia di persone. Consiglierei quindi al giornalista di denunciare Google per aver impedito il sacrosanto diritto di quel giornale a ripensarci, non smentendo ma cancellando, comodo, no? Certamente l’affidabilità di Wikipedia, che tiene traccia di tutti i cambiamenti in nome di una trasparenza genetica e non imposta da un Ordine, non è minimamente confrontabile con cotanta trasparenza editoriale.
    Di una cosa abbiamo certezza, che Wikipedia ha già riaperto, perché una fonte di notizie gratuita, democratica, gestita da tutti sopravviverà certamente molto di più di certe testate del giornalismo di parte e di partito, sopravviventi solo grazie ai finanziamenti pubblici. Wikipedia raccoglie invece i propri fondi dal volontariato di milioni di persone e dalle donazioni dei suoi sostenitori: questo evidentemente è un modello che non piace perché determina una cernita molto stretta di chi può sopravvivere solo per merito. Ci uniamo ai milioni di indignati, aggiungendo la nostra indignazione per chi brinda al ripristino dell’oligarchia dell’informazione, mettendo a nostra volta in fresco una bottiglia per brindare alla fine di certi atteggiamenti ottocenteschi nella stampa italiana.
    Ah, per finire: teniamo d’occhio la scheda di Massimilano Parente su Wikipedia i prossimi giorni, chissà che qualcuno non l’aggiorni con gli ultimi suoi pensieri liberi e la marca di spumante che avrà usato per il suo brindisi.
    (Stefano De Pietro)