Categoria: OLI 327

  • OLI 327: LETTERE – Sala Sivori: Il femminismo a Genova negli anni settanta

    Giovedì 26 gennaio, alle ore 18 nella Sala Sivori di salita Santa Caterina 12, verrà presentato il film “Donne in movimento. Il femminismo a Genova negli anni Settanta”.
    Il documentario, della durata di settanta minuti, è promosso dall’Associazione per un Archivio dei movimenti, con la regia di Gianfranco Pangrazio. Si tratta del secondo capitolo, dopo quello dedicato alle lotte di operai e studenti, di una serie intitolata “Genova, autobiografia del ’68”.
    Il femminismo italiano degli anni Settanta è stato un grande movimento politico. Ha sviluppato una critica complessa e radicale che, a partire dalla condizione delle donne, ha investito tutta la società e la politica.
    Il video propone un percorso nel femminismo genovese: alcune delle protagoniste raccontano, con testimonianze individuali e di gruppo, idee, scoperte, conflitti, conquiste, discontinuità e legami con il passato e con il presente.
    Attraverso le voci e i volti delle donne intervistate emergono alcuni dei temi e dei momenti salienti. La nascita del primo gruppo di “autocoscienza”, l’irrompere del pensiero femminista nelle formazioni della Sinistra extraparlamentare e nel sindacato, dove alcune donne dell’FLM iniziano a promuovere un approccio di genere alle questioni del lavoro. Il video lancia anche un veloce sguardo sul presente, con le voci di altre donne delle generazioni più giovani.
    L’attrice Mimma Pieri trasforma in voce narrante le riflessioni della giovane studiosa Anna Frisone, le cui ricerche storiche sono la trama della sceneggiatura che viene rielaborata nel lavoro del collettivo di redazione, con il regista Gianfranco Pangrazio, Francesca Dagnino e Paola De Ferrari in un confronto tra generi e generazioni. Supportano il racconto le immagini e i documenti dell’epoca, molti dei quali sono conservati nell’Archivio dei movimenti. La produzioe di video infatti è parte integrante dell’attività dell’Associazione per un Archivio dei movimenti che dalla sua nascita nel 2009 raccoglie e ordina documenti, foto, libri e fonti orali , archivio che ha sede ed è consultabile presso la Biblioteca Berio.
    Il video è stato realizzato con il contributo della Mediateca Regionale Ligure e con il patrocinio della Provincia di Genova
    (Paola De Ferrari)
    Info: www.archiviomovimenti.org
    archiviomovimenti@archiviomovimenti.org 

  • OLI 327: LETTERE – Marco Doria e le primarie viste da Arenzano

    L’intervento che segue è stato già pubblicato su Facebook, qualche giorno fa. Ha suscitato un’ampia e vivace discussione. Mi sembra opportuno riproporlo ai lettori di Oli, perchè penso possa essere un contributo alla ventata di cambiamento e rinnovamento (in meglio) della politica genovese. Son d’accordo con Don Gallo nel dire che questa aria nuova può essere rappresentata dalla candidatura di Marco Doria, che però per essere convincente non può prescindere dal riunificare nel suo progetto tutti i democratici e tutte le forze della Sinistra.
    La discontinuità è ancora più urgente nel momento in cui diventano sempre più palesi sintomi di avvelenamento dei meccanismi di potere che dovrebbero portare a una buona amministrazione. Mentre d’altra parte si profila un ferreo pantano in cui, nella confusioni dei campi, delle responsabilità, dei valori – basta destra e sinistra come fossero orpelli – ma nella santificazione dei poteri forti, andrà avanti la mutilazione della democrazia e l’umiliazione di coloro che non contano.
    Io abito e voto ad Arenzano. Amo Genova che ha alimentato la mia vita di emigrante e mi ha regalato la gioia del crescere, dello scoprire, del ’68, della rivoluzione psichiatrica oggi offesa, della grande storia, della grande cultura, della poesia, dell’amicizia di tante buone persone. Vorrei una città amministrata secondo i principi della democrazia non corruttibile, della partecipazione paritaria di tutti, del rispetto del generoso e permaloso ambiente naturale. Vorrei una Genova in cammino verso una rinascita di uguaglianza sociale, di fratellanza, di accoglienza dei migranti, di promozione di interazioni e scambi. Una Genova che punta al recupero della bellezza che ci consegna perché, accresciuta, possiamo donarla alle future generazioni; che trovi in sé le risorse per creare lavoro buono e sicuro. E in questa direzione fare a meno di grandi opere a grande impatto territoriale e a predominio tecnologico e grande, mai ripagabile, consumo di risorse. Sto pensando alla gronda di ponente, al terzo, oggi sesto, valico, all’inceneritore-gassificatore. E penso lealmente che su questi contenuti si possano mobilitare l’entusiasmo dei giovani, la passione politica dei cittadini genovesi, erede di esperienze storiche di grande valenza ( la resistenza, il giugno ’60, il G8), l’impegno di un’intelligenza politica diffusa, che oggi attende con il fiato sospeso.
    Ho ascoltato Marco Doria l’altra sera a Pra, fra tanta buona gente, tanti buoni compagni. Mi è sembrato che su tanti argomenti ci fosse una piacevole e robusta consonanza. Su altri non c’è stata chiarezza, forse per il tempo ristretto, forse per effettiva divergenza. Ci sarà modo di approfondire e di chiarire. Penso che oggi il pericolo da non correre sia il non dire le cose con chiarezza per inseguire un consenso facile e fragile. Io penso che bisogna riunificare tutta la sinistra dell’autenticità, che bisogna puntare a un chiaro progetto di giustizia sociale e di redistribuzione egualitaria, e quindi umana, della ricchezza. Che bisogna scommettere con coerenza sull’utopia della pace e dell’armonia con la natura.
    Penso che per questa scommessa il male maggiore che possiamo infliggerci è il non parlare fra noi, il non parlar chiaro, il puntare a vincere ma non a convincere.
    L’autore di questo intervento è stato definito un utopista che vive su una nuvoletta sull’iperuranio. Riconosce che per lui è un assillo quotidiano che spesso lo fa precipitare in un’umida cantina della Maddalena. Certo, come tutti, continuamente percorre vie di mezzo, ma le imbocca con riluttanza. Non si accontenta del meno peggio. Vorrebbe assaggiare il bene.
    (Angelo Guarnieri)