Venerdì 1 ottobre, impossibile negarlo, è stata una giornata umida, colpita verso le dieci del mattino perfino da una pioggia sottile durata un’ora o poco più. Come capite, una situazione allarmante. Nulla di più naturale, quindi, del vedere scorrere sul tabellone luminoso di Largo Zecca l’avviso della AMT “Date le condizioni meteo la regolarità del servizio non è garantita”.
Dubbio: si tratta di una capacità paranormale di AMT che ha previsto l’alluvione con tre giorni di anticipo, oppure (più probabile) del vizio irritante di nascondere le proprie inefficienze dietro a scuse inconsistenti? Quell’umido venerdì infatti il servizio era mal garantito come al solito, lo scontro all’arma bianca per riuscire a salire sul 18 non è stato diverso da quello che si ingaggia normalmente nelle mattinate di sole.
(Paola Pierantoni)
Categoria: Città
-
OLI 272: TRASPORTI – Rain
-
OLI 272: PAROLE DEGLI OCCHI – Il “futuro” del trasporto pubblico?

Foto (C) Giorgio Bergami OLI 272: SOMMARIO
-
OLI 271: CITTA’ – Panorami cittadini aspettando il Salone Nautico
Fra tre giorni si aprirà il Salone Nautico che, quest’anno, compie 50 anni, ben portati , anche se un po’ in defaillance ultimamente, complice la crisi. Il 2010 però sarà edizione di fasto e in fondo quella confusione, quegli ingorghi , anche se il traffico fa imbufalire, inorgogliscono i genovesi. Che una volta l’anno si sentono importanti, ascoltano stupiti tante lingue e si fanno in quattro per fornire spiegazioni, aiutare i turisti stranieri ad arrivare alla meta.
Anche la città si mette in ghingheri, si è lavorato pure i festivi per mettere in ordine parte delle aiuole che conducono alla Fiera e così piazzale Kennedy è stato, si fa per dire, ripulito almeno da reti con materasso annesso e motorini con targa abbandonati. Chapeau all’Amministrazione (finalmente!).
I visitatori, che solitamente parcheggiano verso Boccadasse, ammirano beati, se il tempo è generoso, quella meraviglia di passeggiata che è Corso Italia.
Peccato che non riescano a mettere piede in riva al mare. Tutto sbarrato da una fila di stabilimenti balneari che chiudono inderogabilmente il 15 settembre e per calpestare la riva del mare bisogna e si consiglia d’arrivare sino al Borgo perché l’altra spiaggia libera, due in tutto su chilometri di percorso, è quella di S.Giuliano, interdetta comunque da una cancellata. Questione di sicurezza, l’ha voluta il Municipio: barboni, drogati, extracomunitari. Ma una volta non si andava in spiaggia ad amoreggiare, a “veder le stelle”? Ricordi lontani, desueti.
Eppure esiste un’altra spiaggetta libera, è vicino alla Fiera, confina con il grande piazzale, alle spalle di Giacomo, un tempo ristorante di fasto, accanto a malinconiche, scalcinate, giostre per bambini. Verso il mare una casetta prefabbricata, recintata pulciosamente: chi gli avrà dato il permesso di costruirla? Accanto, un po’ arretrato, nascosto da cespugli, un fatiscente fabbricato, concessione demaniale anch’esso, dove qualche pensionato prende il fresco d’estate, puzzolente in questi giorni perché hanno fatto le acciughe sotto sale.E poi, voilà la spiaggia! Vecchie barche abbandonate, materassi e reti annesse, sedie rotte, pezzi di giostre, copertoni, cartacce, bottiglie, sacchetti, piatti, bottiglie di plastica: dappertutto spazzatura, un bel biglietto da visita della città. Un’immagine d’inciviltà, di non rispetto per un bene di tutti.
Un tratto di concessioni demaniali, i cui titolari reclamano più che giustamente l’intervento pubblico, ma non sentono pure loro il dovere di tener pulito intorno senza incolpare i soliti giovani, i soliti drogati, i soliti stranieri?
Insieme ai volontari di Legambiente sabato mattina, 25 settembre c’erano anche Gemma, una bagnante e Carla, a passeggio, capitata lì per caso: volentieri hanno accettato guanti e sacchetto e hanno raccolto il possibile, accatastando legna e una ventina di sacchi, sotto lo sguardo scettico e incredulo di tanti curiosi nullafacenti. Anche se poi qualcuno ha ringraziato.
Intanto chissà se l’Amiu è andata almeno a portare via la rete del letto.
(Bianca Vergati) -
OLI 270: CITTA’ – Dal Drop in al Drop out
La prima volta è stata più o meno due mesi fa: entrata col sacchetto della spazzatura in mano nell’”isola ecologica” di Vico dei Fregoso (che avevamo magnificato in Oli … ) mi accorgo improvvisamente che tra un cassonetto della spazzatura e l’altro, seduti per terra, ci sono tre o quattro ragazzi. Faccio un passo indietro, imbarazzata, non dico loro nulla e rapidamente me ne vado. Ma cosa ci fanno, per terra, tra i rifiuti, dei ventenni, maschi e femmine? Possibile che al degrado non ci sia limite? Ne parlo con conoscenti che abitano in centro storico, meno ingenui di me, che mi dicono che si tratta di droga. Le isole ecologiche in centro storico, non solo dietro Via del Campo, ma anche alle Vigne e altrove, sono diventate il luogo più appartato e sicuro per “farsi”, e per scambiarsi le dosi. In qualche caso sono anche diventate luoghi di prostituzione, sempre legata al mercato della droga. Il fenomeno è in intensificazione, e ormai due volte su tre quando vado a depositare la spazzatura c’è l’incontro, si fa per dire, con questi gruppetti di ragazzi. Alcune operatrici dell’Amiu a cui chiedo notizie in proposito mi guardano sconsolate, e mi dicono di avere già da tempo segnalato questo problema, senza che finora nessuno sia intervenuto.
Diciamo che non è una cosa accettabile, né per gli abitanti, né per chi lavora all’Amiu. E nemmeno per i ragazzi ammucchiati per terra, tra lo sporco e la puzza. Chissà quando qualcuno vorrà occuparsene.
Mi viene in mente il progetto di aprire nella zona del “Ghetto” il Drop in La Boa: ne parlammo su Oli 242 del 16 dicembre 2009. Si trattava di un “Luogo di accoglienza per tossicodipendenti che vivono in strada con pochi o nulli contatti con servizi pubblici o del privato sociale specializzati sulle dipendenze patologiche.” A seguire c’era stato il solito coro di ostilità e polemiche, più o meno pilotate, per contrastare un progetto che “avrebbe portato un degrado nel quartiere” (sic!). Dopo di che silenzio.
Nel frattempo il quartiere è stato dotato del nuovo servizio “Drop out” dell’isola ecologica.
(Paola Pierantoni) -
OLI 270: ACQUASOLA – I luoghi del cuore FAI
La redazione di Oli segnala il sito http://www.iluoghidelcuore.it dove è possibile indicare il Parco dell’Acquasola come uno dei propri luoghi del cuore.La Spianata dell’Acquasola nel 1800.
-
Oli 268: CITTA’ – Ilva: dopo cinque anni tutto da rifare
4 luglio su Repubblica – edizione Genova, con il titolo “L’accordo di programma va riscritto”, Claudio Burlando dichiara: “L’Ilva ha usato la cassa integrazione fissata dall’accordo di programma anche per estenderlo ad alcuni comparti che con l’accordo non avevano nulla a che fare e questo ha riguardato in particolare l’occupazione femminile e l’ufficio acquisti, che si è scelto di concentrare a Milano. L’Ilva ha fatto questo restando nei limiti dell’accordo, quindi legittimamente, ma bisogna capire i numeri reali degli occupati di Cornigliano”.
Monitorare i numeri reali di Cornigliano è il nodo che tutti i soggetti coinvolti hanno avuto come obbiettivo per cinque anni.
Scopo dell’accordo di programma, produrre industria pulita, salvaguardando i posti di lavoro.
Visto oggi, l’accordo di Cornigliano rimandava all’art. 41 della Costituzione: libertà dell’iniziativa economica privata, utilità sociale, sicurezza, dignità umana, coordinamento dell’attività a fini sociali.
Nel 2005, ma anche in precedenza, nessuno, oltre Riva, ha presentato un progetto che contenesse tutti gli elementi che l’art. 41 menziona.
A nessuno interessavano quelle aree perché nessuno si poteva gravare dei 2700 dipendenti che l’Ilva contava allora.
Le aree, affidate ad altri, potevano generare profitto, ma non posti di lavoro.
La “vision” dell’accordo è stata quella di contenere insieme impresa e occupazione. In un paese dove l’impresa, se può, produce con livelli occupazionali e tutele ridotte al minimo.
La politica genovese ha scommesso, ma non ha voluto vedere che chi fa impresa ha come scopo produrre utili. In una condizione di crisi industriale e in assenza di utili chi fa impresa ricorre ad ammortizzatori sociali e riduzione di personale.
Alcuni aspetti della vicenda, presi per tempo, avrebbero potuto modificare il quadro con il quale le istituzioni hanno a che fare oggi. Uno fra tutti, la crisi che ha dato segnali che andavano oltre il numero di cassintegrati inseriti nell’accordo, inducendo Riva, già due anni fa, a ricorre alla cassa integrazione ordinaria per il personale ancora in forza. Inoltre questioni delicate come la centrale termica, la capacità occupazionale di impianti e uffici non sono state mai visualizzate con la chiarezza necessaria.
Oggi i possibili rientri in azienda sono accompagnati dalla motivata preoccupazione che siano rientri temporanei. Dopo cinque anni in Comune e Provincia i lavoratori legati all’accordo di programma temono di tornare in una società i cui livelli produttivi non permettono di assorbirli, e vivono il rientro con la paura di essere rimessi in cassa ordinaria.
In questo caso, assai probabile, cosa propone il presidente della regione Liguria?
E come si tutelano tutti i dipendenti delle acciaierie?
Sempre su Repubblica, il presidente della Regione dichiara che ci sono aziende fortemente interessate alle aree come Ansaldo Energia e Asg di Malacalza: ma la parola “aree” non è sinonimo di nuovi occupati.
Poi invita tutti i soggetti coinvolti a mettersi “attorno a un tavolo” e chiede “al governo di ragionare, partendo proprio dall’accordo di programma”.
“Lavoriamoci fino a settembre e vediamo se a ottobre, a cinque anni esatti dal vecchio accordo, arriviamo a consolidare una nuova intesa”.
(Giovanna Profumo) -
Oli 268: SOCIETA’ – La miseria umana che deruba i morti
Foto: Alisia Poggio Pochi giorni fa al cimitero di Staglieno ho visto una donna. Era al campo sedici. Quello dei bambini. Avvolgeva con un grande fiocco di raso rosa la lapide di una bambina. Il gesto era un abbraccio. Come una consuetudine. Era così singolare e improvvisa quella ventata d’amore per il mondo dei vivi che per un po’ non ho saputo esattamente dove collocarla. Continuando nella mia visita la voce di un’altra donna – tono schietto e affabile – mi ha attirata. Ho pensato che parlasse con un funzionario o un addetto del cimitero. Discorreva di cose sue – affatto personali – con una lapide. Congedatasi dal defunto, sulla strada per tornare alle cose della vita, mi ha guardata e, dopo un attimo di esitazione, mi ha detto con un largo, affrettato sorriso: “Devo tornare indietro per fargli ancora una saluto!”. Ha accarezzato a lungo la piccola lapide, mandandole baci, e più serena è andata via.
Risulta, da recenti articoli di stampa locale e nazionale, che alcuni dipendenti del civico cimitero di Staglieno facessero mercimonio di quel che restava di corpi esumati, spolpandoli di quanto poteva ancora generare reddito: denti d’oro, protesi, anche monili lasciati dalle famiglie ad accompagnare il caro. Altri pare si facessero pagare per accelerare le pratiche di sepoltura. L’inchiesta è in corso.Le dichiarazioni dei politici assicurano che si tratta “di casi isolati”. Ma segue a ruota quella riguardante le mense – le mense delle scuole genovesi stanno facendo storia in procura – nelle quali sono sotto inchiesta persone che sottraevano vivande.Si tratti di cibo o di defunti, visti da un certa distanza, gli autori di questi gesti segnalano una miseria umana prima che concreta, rispetto alla quale oggi è assolutamente necessario porsi domande.Si tratta davvero di casi isolati? E’ la prima domanda che chi ha incarichi in un’amministrazione dovrebbe porsi, alla quale non si deve dare una risposta affrettataCosa sta accadendo in questa città? E’ la seconda.Posso porvi rimedio? E’ la terza.Staglieno e quanto è accaduto cosa segnala? Si vuole o non si vuole considerare quello che avvenuto come un confine oltre il quale non ci si può permettere di andare? Se viene a mancare il rispetto per quelle due donne e per tutti coloro che nel culto dei morti ancora vivono poca o tanta parte della propria esistenza, cosa ne è del mandato con il quale il cittadino elegge il proprio rappresentante? Fino a che punto – parafrasando Moretti e il suo Caimano – dovremo raschiare il barile?(Giovanna Profumo) -
OLI 265: CITTA’ – Le sfortune di Via Puggia
Progetto sfortunato quello di via Puggia: sfortunato per i residenti s’intende. La delibera è stata licenziata un mese prima della Variante di salvaguardia, che ne avrebbe bloccato il via. Unico aspetto positivo, come oneri di urbanizzazione, la riqualificazione di villa Gambaro. Ora il Tar ha trasmesso alla Procura della Repubblica il provvedimento poichè a suo avviso è stato utilizzato illecitamente il famigerato “trasferimento dei volumi”, troppo favorevole ai privati. Si è demolito a Bolzaneto e dato il permesso di edificare su ex serre in Albaro: si pensi solo alla differenza di valore del terreno.Il progetto ridimensionato avrebbe almeno un pregio, rimettere a posto una delle più belle ville della città, molto degradata, creando un accesso per un altro quartiere, S. Martino, che poco verde ha.Erano iniziati i lavori, che la sentenza non ha sospeso, ma il Comune sì perchè la Procura sta indagando. Nel frattempo gli attenti abitanti sostengono che il cantiere si sia “un po’ allargato” in villa, circa una decina di metri per quaranta e lo evidenziano con una foto, in cui si vede una grossa radura già decimata di alberi.Peccato che la delibera recitasse che il progetto dà l’opportunità di realizzare un percorso – il più diretto possibile… mediante un nuovo viale alberato rettilineo. -
OLI 265: CITTA’ – Giugno, dei mesi il più poetico
Genova, Palazzo Ducale 13 giugno – Festival della Poesia “Il congedo cerimonioso – vita di Giorgio Caproni” foto di Ivo Ruello.Un grande fermento poetico pervade Genova e la provincia in queste settimane.E’ in corso dal 10 giugno e terminerà il 21 il sedicesimo Festival Internazionale della poesia, con la presenza di “parole spalancate” e sottili da tutto il mondo.Da venerdì 11 si sono accese le “voci del Suq” all’interno del dodicesimo Festival delle culture con la loro promessa poetica che attraversa il ribollire di iniziative di teatro, danza, musica, incontri, mercato, cucina. Spanderanno la loro luce fino al 24 giugno e si spegneranno, mostrando la loro natura abbagliante ma provvisoria, perché a Genova il Suq c’è, disseminato e visibile a chi lo vuol vedere, ogni giorno, già da tempo.Contemporaneamente l’assessorato alla cultura della Provincia di Genova ha proposto per il mese di giugno la terza edizione a Palazzo Doria Spinola di “Musica e poesie”, che già nel titolo, Sei corde sotto le stelle, posto a guida dei quattro concerti prestigiosi e di alto livello, presenta una carica poetica veramente attraente e invitante.Non c’è che dire: un grande fermento, una grande animazione. Per le strade del centro nobile di Genova, per i grandi palazzi dell’anima storica e commerciale della città, per i celebrati Rolli aperti al pubblico anche di notte, per il Ducale che ogni sera intreccia le ombre dei suoi muri e dei suoi colonnati con i poeti del mondo e per il ritrovato Porto Antico, impreziosito dal genio di Renzo Piano che ogni giorno affida al mare e ai suoi venti l’incontrastabile bisogno di incontro fra i popoli.E la sera dell’11 giugno, notte della poesia, con il formicolare per il centro storico e nobile della città di poeti, giovani, famiglie, artisti di ogni genere è stato un bell’esempio di circolazione di cultura, di voglia di stare insieme, di buona organizzazione, di atmosfera gioiosa. Senza la buia opacità della notte metropolitana, la paura attanagliante, la sottile angoscia che l’incontro con l’altro potesse in ogni istante attentare alle tue fragilità, nascoste o manifeste.Potenza della poesia, della parola libera e giusta, del confronto con le emozioni più autentiche e con la visionarietà umana del passato e del presente.E nel frattempo ad Arenzano, in provincia, giunge al traguardo, il 19 giugno all’arrivo della notte, il premio nazionale intitolato a Lucia Morpurgo Rodocanache. Due giorni prima del solstizio d’estate, un’anticipazione della massima estensione della luce, di cui la poesia è sorella e materia.Un premio di poesia in cerca di lettori. Questa la formula che si è voluto dare, perché poco si legge la poesia e poco ci si nutre di essa. Il premio di Arenzano giunge a conclusione dopo un anno di lavoro creativo e gratuito.Dopo aver colloquiato con Giorgio Caproni che ad Arenzano ha insegnato ed Alda Merini che ad Arenzano ha soggiornato, il momento di maggior significato poetico è stato il lavoro con i ragazzi delle scuole primarie. In undici classi delle scuole elementari e in cinque delle scuole medie sono stati fatti, per alcuni mesi dell’anno, laboratori di scrittura e di avvicinamento alla poesia. Duecentosettantaquattro poesie sono state prodotte e quindici premiate con il contributo attivo dell’Unicef. Tra i premiati un vincitore ucraino e uno ecuadoriano.Come si vede un mese di giugno di energia creativa. Una grande semina. Servirà per creare comunità e perché la poesia sia fermento di essa, o per continuare a coltivare orticelli “conclusi” e fine a se stessi? -
Città – Le sfortune di Via Puggia
“Progetto sfortunato quello di via Puggia: sfortunato per i residenti s’intende. La delibera è stata licenziata un mese prima della Variante di salvaguardia, che ne avrebbe bloccato il via. Unico aspetto positivo, come oneri di urbanizzazione, la riqualificazione di villa Gambaro. Ora il Tar ha trasmesso alla Procura della Repubblica il provvedimento poichè a suo avviso è stato utilizzato illecitamente il famigerato “trasferimento dei volumi”, troppo favorevole ai privati. Si è demolito a Bolzaneto e dato il permesso di edificare su ex serre in Albaro: si pensi solo alla differenza di valore del terreno.
Il progetto ridimensionato avrebbe almeno un pregio, rimettere a posto una delle più belle ville della città, molto degradata, creando un accesso per un altro quartiere, S. Martino, che poco verde ha.
Erano iniziati i lavori, che la sentenza non ha sospeso, ma il Comune sì perchè la Procura sta indagando. Nel frattempo gli attenti abitanti sostengono che il cantiere si sia “un po’ allargato” in villa, circa una decina di metri per quaranta e lo evidenziano con una foto, in cui si vede una grossa radura già decimata di alberi.
Peccato che la delibera recitasse che il progetto dà l’opportunità di realizzare un percorso – il più diretto possibile… mediante un nuovo viale alberato rettilineo.
(Bianca Vergati)



