Categoria: Città

  • OLI 389: CITTA’ – Slot machines, San Bernardino e il Parlamento

    Il 26 ottobre, allo Slot Mob, Dominic non c’è.
    Era stato tra i primi baristi in città  (OLI 348) a pretendere che il locale di famiglia tornasse alla sua vocazione originale: somministrazione di alimenti e bevande, non un casinò. Un anno e mezzo a tenere botta, aprendo il bar anche per far musica e teatro – con tasse SIAE proibitive – in direzione ostinata e contraria a quelle slots per le quali le enormi entrate non ripagavano i costi pagati dai clienti in termini umani e di dipendenza.
    Dominic ha passato il testimone, è andato via e, in quello che era anche il suo locale, sono tornate due macchinette eternamente presidiate da due fedeli innamorati. Chi è rimasto a gestire il bar con le slot potrà pagare l’affitto, lasciando cultura e musica fuori dalla porta.
    Allo slot Mob del 26 a Genova si è chiesto ai consumatori di scegliere: non tutti i locali sono uguali, anche pensare a dove si fa colazione è un gesto politico. Certo, hanno detto gli organizzatori, senza voler demonizzare chi ha scelto le slot – in molti casi necessarie per la sopravvivenza dell’esercizio stesso – ma con la volontà di premiare chi riesce a non metterle.
    Ma tutto questo quando è iniziato?
    In rete si trovano alcune date
    “1997 vengono la doppia giocata di Lotto e Superenalotto e le Sale scommesse
    1999 investitura ufficiale per il Bingo
    2003 spazio in Finanziaria alle Slot machine
    2005 (Finanziaria) la terza giocata del Lotto, le scommesse Big Match, le scommesse on line
    2006 (decreto Bersani) i nuovi corner e punti gioco per le scommesse”
    Oggi in Italia si contano 400mila slot machines
    Ogni decisione per favorire la diffusione del gioco d’azzardo in Italia è stata presentata, condivisa e avvalorata in Parlamento.
    Maria Carla Italia, della Consulta comunale contro il gioco d’azzardo, garantisce che le istituzioni sono a fianco della società civile in questa battaglia e che i cittadini non sono soli perché ognuno deve fare la sua parte. In arrivo il progetto sulla vetrofania unica da appendere nelle vetrine dei locali senza macchinette e l’organizzazione di una giornata nazionale di riflessione, programmata il 20 maggio, data in cui si festeggia San Bernardino da Siena noto per i suoi sermoni contro il gioco gioco d’azzardo.
    I cittadini non sono soli.
    A Dominic, rimasto senza lavoro, rimane San Bernardino.
    (Giovanna Profumo – santino da Internet)

  • OLI 387: CITTA’ – Ripensare via Cornigliano, tra boulevard e fruttivendoli

    Il 18 febbraio al Centro civico di Cornigliano cittadinanza e istituzioni si sono riunite in assemblea pubblica, per  l’incontro “Cornigliano cambia faccia”, sul concorso di idee per il rinnovamento di via Cornigliano. Al tavolo il Comune, il Municipio, Società per Cornigliano, in platea un pubblico vociante e numeroso.
    Il direttore di Società per Cornigliano Da Molo ha illustrato il concorso dal punto di vista dell’ente finanziatore. Compresa nell’ambito degli interventi previsti dall’Accordo di Programma, la riqualificazione passerebbe attraverso la trasformazione della via da arteria di attraversamento della città (il 96 percento del traffico attuale è di transito), a strada cittadina, in cui la gente ami fermarsi, passeggiare e fare acquisti. I criteri adottati dalla commissione per la scelta del progetto vincente saranno esplicitati nel Documento preliminare alla progettazione, che dovrebbe guidare il lavoro dei candidati.
    Il progetto dovrebbe – idealmente – perseguire la creazione di un’identità per la via. D’altra parte, le istanze raccolte dal municipio e recepite nel definire i criteri di valutazione sono molto pratiche: riduzione a due corsie nel tratto centrale della via (da via D’Acri a via Dufour), ampliamento dei marciapiedi per rendere più agevole il transito pedonale, eliminazione totale dei sottopassaggi, un numero limitato di parcheggi lungo la via per incentivare le attività commerciali, e la creazione di una pista ciclabile. Le opzioni possibili  per l’allargamento dei marciapiedi, saranno – continua ad illustrare Da Molo – una soluzione “a boulevard”, come Parigi, con corsie a centro strada e marciapiedi larghi ai lati, oppure una soluzione a “rambla” come Barcellona, con corsie laterali ed isola pedonale al centro. Il dato sulla consistenza finanziaria del progetto viene scomposto in una sorta di espressione matematica: 800 metri, di lunghezza del tratto di strada interessato per 20 di larghezza, per una superficie di 16mila metri quadrati; ogni metro quadrato ha un costo parametrico di 280 euro.
    Facendo due calcoli, si arriva quasi a cinque milioni di euro.
    Chiuso l’intervento del direttore di Società per Cornigliano, si alzano dal pubblico le prime voci. Prima qualche perplessità sull’avanzamento dei progetti in corso “Ma la strada di scorrimento a mare è ferma? Abbiamo sentito che ha avuto qualche problema a raccordarsi col ponte…”, poi in molti si soffermano sul tessuto commerciale di Cornigliano, impoverito e decaduto: soltanto negozi di frutta e verdura. “Ma avete contato quanti sono, dall’inizio alla fine della strada? Più di quindici, senza contare le traverse…”, con le cassette che, centimetro a centimetro, invadono il marciapiede, si allargano dalla superficie concessa e contendono lo spazio risicato ai pedoni, mentre i vigili fanno quotidianamente il giro e verificano di quanto zucchine e peperoni abbiano sforato dallo spazio concesso. Voci di disparità geografiche che diventano disparità sociali “Nella parte bassa l’Amiu non passa abbastanza. Noi che viviamo nella Cornigliano bassa vogliamo vivere dignitosamente come gli altri”. C’è il consigliere municipale che fa presente alle autorità che non serve una strada in mezzo al deserto, se a Cornigliano ci sono ancora i fangodotti ed il depuratore continua ad appestare l’aria. E quando Bernini afferma che la procedura di spostamento del depuratore è in atto, si leva un coro unanime “Sono dieci anni che lo dicono!”.
    Qualcuno chiede i tempi: si parla del 2015, sia per i tempi necessari al concorso, sia perché prima deve essere conclusa tutta la viabilità a mare, per poter lavorare senza soffocare il traffico della città. C’è chi conclude “Ci hanno sempre tolto…abbiamo avuto un passato, abbiamo un presente…”, il futuro rimane ancora difficile da immaginare.
    (Eleana Marullo – foto dell’autrice)

  • OLI 383: POLITICA – Castelletto, Recalcati, terapeuta del Pd

    22 giugno . Circolo Pd di Castelletto. C’è l’aria freddina di un’estate avara sotto il pergolato del Maniman. In ascolto i militanti di partito venuti per accostarsi ad un’analisi pura della politica italiana.
    E chi, meglio di uno psicoterapeuta lacaniano – che si definisce marxista – può accompagnarli?
    Massimo Recalcati ha il fascino dell’intellettuale di sinistra – lo sguardo un po’ piacione – e la seduzione del logos, dalla quale un’amica francese mi invitava a stare alla larga.
    In ballo la crisi nei cuori e nelle menti dei militanti e la consapevolezza d’esser stati governati da adolescenti, ammette Francesco Bollorino – già consulente del progetto “Città digitale” con Marta Vincenzi – oggi in veste di psichiatra e organizzatore dell’iniziativa insieme ad Alessandra Pozzolini.
    Recalcati racconta della sua militanza politica giovanile e del coraggio di prendere parola di allora, ceduto a Grillo che ha scavalcato a sinistra la sinistra.
    Si parte dalle patologie della società contemporanea: bulimia, anoressia, panico. Che riproducono il mito del consumo sfrenato, del modello fisico irraggiungibile, e il sintomo più contemporaneo: l’assenza di riferimenti che si traduce in panico collettivo.
    Parla di Moretti, il più analitico dei registi, che ha saputo cogliere la perdita di memoria del dirigente di partito, ed immaginato l’afasia di un papa incapace di affacciarsi al balcone.
    Balconi vuoti che, se lasciati tali in nome di una rinuncia al potere – come quella di papa Francesco – sono segno di grandezza. Balconi che spesso, però, sono maldestramente riempiti da oggetti di godimento a sostituire ideali diventati con il berlusconismo carta straccia con il godimento come unica forma della legge”.
    Cita la risposta che Fabrizio Corona ha dato su B.
    – Ma cosa dovrebbe fare un signore anziano, a fine corsa, nell’unico giro di giostra, perché dovrebbe rinunciare a godere?
    L’alternativa ai giovani l’ha data Grillo facendo intravedere la possibilità di un progetto futuro – ricostruendo la politica dal basso – per tornare a desiderare.
    Al circolo del Pd Recalcati trova spazio per il caso Renzi un figlio che ha preso la parola con coraggio ma con uno slogan sbagliato, rivolgendosi al padre – la dirigenza del partito- con la parola rottamazione. Di qui l’offesa per non aver riconosciuto l’eredità paterna e l’avvitamento che ha generato la reazione l’usato sicuro, la totale assenza di fiducia nei confronti del figlio.
    Il terapeuta spiega che la vittoria di Renzi avrebbe dato al paese un altro futuro.
    L’infezione originaria – dice Recalcati citando Marx – è il contesto economico, e va abbandonata la nostalgia leader – lo stesso (Renzi ndr) nel quale Recalcati aveva scorto il cambiamento? – aggiungendo che il capitalismo senza regole interne è destinato a scoppiare.
    Poi la narrazione di una depressione giovanile dilagante, il ricorso al suicidio in un contesto nel quale tutto impone di essere felici. La necessaria riabilitazione del vuoto nei partiti e nei movimenti per far spazio al desiderio.
    I militanti prendono tempo per argomentare e intervenire. Chi troppo a lungo. Chi rapidamente. Chi sottolinea l’assenza del femminile nell’analisi del terapeuta.
    Luca Pastorino, parlamentare del Pd, ammette:

    Dobbiamo decidere che partito saremo: se saremo il partito del lavoro, della scuola pubblica, della sanità pubblica, e se saremo un partito progressista, di centro, di centro sinistra.
    Ma Recalcati quando torna?
    (Giovanna Profumo – foto dell’autrice)


  • OLI 381: INFRASTRUTTURE – Dal tunnel al nodino, San Benigno “ostaggio” della Gronda?

    San Benigno: come sarà dopo i lavori
    (da www.infrastrutture.regione.liguria.it)

    Il nodo viario di San Benigno è un punto nevralgico per la viabilità cittadina, anche per la promiscuità tra traffico urbano e merci, e fin dal 2002 in città se ne parla, si discute, si ipotizza.
    Il tunnel subportuale, progettato nel 2003 su richiesta della società Tunnel di Genova S.p.A. (formata da Comune di Genova, Autorità Portuale di Genova e Cassa e Depositi e Prestiti), prevedeva un passaggio sottomarino, che collegasse il nodo viario di San Benigno con la zona della Foce, presso Calata Gadda.
    Nel progetto originario, il tunnel doveva essere costituito da “due gallerie circolari e parallele lunghe 720 metri” fino ad una profondità di 35 metri; ogni galleria, secondo il progetto, avrebbe dovuto avere tre corsie, ciascuna larga 3,75 metri (come si legge sul portale della mobilità in Liguria).
    A dicembre 2005, dopo 31 mesi di attesa, il progetto venne approvato dal Consiglio superiore dei lavori pubblici ma rimase fermo, in attesa dell’approvazione del Cipe (Comitato interministeriale per la programmazione economica).
    Nel 2008, dopo quasi 3 anni di attesa in cui il tunnel ormai era opera certa (nel 2006 il ministro per le Infrastrutture Di Pietro discuteva già della pianificazione e redistribuzione dei pedaggi), l’Anas divenne capofila del progetto.
    Bisogna aspettare ancora qualche anno per avere novità nell’avanzamento del progetto: dopo l’ingresso della Società autostrade (Anas), il destino del nodo di San Benigno e del tunnel sotterraneo si legano indissolubilmente a quello della Gronda.
    Nel 2010, per l’esattezza dopo la conclusione delle elezioni amministrative regionali, si viene a conoscenza che il progetto è saltato e che il nodo di San Benigno è diventato un “nodino” (http://genova.repubblica.it/cronaca/2010/04/02/news/fondi_tagliati_progetto_congelato_c_era_una_volta_il_tunnel_sotto_il_porto-3080988/), limitandosi ad una doppia rampa con due rotatorie, mentre il tunnel sotto il porto è scomparso del tutto dai progetti della Spea, Società di progettazione di Autostrade. Il risparmio sulla viabilità di San Benigno e sul tunnel sub portuale “dovrebbe”, secondo l’articolo citato, essere tenuto da parte per la Gronda. In seguito alla modifica di progetto, la Tunnel spa viene messa in liquidazione, e lo è tutt’oggi.
    Ma il tunnel sotto il porto non è destinato a sparire dalle cronache cittadine: ad ottobre 2012 il sindaco Doria e il presidente dell’Authority Merlo riprendono il progetto e si dichiarano d’accordo sulla ricerca di possibili investitori europei (http://www.ilsecoloxix.it/p/genova/2012/10/13/APRfOJhD-uffici_telepass_risorgere.shtml ); poco dopo, Doria si reca a Roma per discutere del tunnel subportuale presso il Ministero delle infrastrutture e dei trasporti, e per discutere con l’a.d. di Autostrade per l’Italia, Castellucci, delle questioni in sospeso, tra cui il progetto Gronda (http://genova.repubblica.it/dettaglio-news/19:25/4285762).
    Nel frattempo, al tunnel ed al nodo sopravvive il “nodino” di San Benigno, il cui progetto è approvato nel luglio 2011. I lavori stentano a partire, anche perché la società Autostrade sembra temporeggiare per attendere l’esito della valutazione di impatto ambientale sulla Gronda, tanto da suscitare la risposta di Bernini, vicesindaco “Per noi il progetto nodo è fondamentale. Occorre realizzarlo subito perché è coerente al trasferimento della viabilità sulla nuova strada a mare, su Lungomare Canepa e sulla sopraelevata…Siamo stufi del gioco che sta conducendo Autostrade. Siamo di fronte ad un’evidente volontà di rallentare le cose. Non sta in piedi chiamare in causa le nuove norme previste dal Decreto Sviluppo per giustificare il ritardo nell’avvio dei lavori” (http://genova.erasuperba.it/inchieste-genova/nodo-san-benigno-ritardo-avvio-lavori-comune-genova-contro-autostrade) .
    Ma veniamo ad oggi. Di pochi giorni fa è la notizia che la realizzazione del primo lotto dei lavori a San Benigno è stata finalmente affidata a Pavimental, società controllata da Autostrade per l’Italia, e che i lavori dovrebbero partire durante l’estate (http://www.genova24.it/2013/06/nodo-san-benigno-in-estate-i-cantieri-del-primo-lotto-seconda-fase-ancora-da-approfondire-51835/ ). Il primo lotto prevede sistemi di accesso alla sopraelevata, rotatorie e rampa di accesso su via Milano: dopo più di un decennio di attesa e grandi aspettative, la città avrà finalmente il suo nod(in)o di San Benigno.
    (Eleana Marullo)

  • OLI 381: COMUNE – Marco Doria tra Costa Flavio e una sinistra sbiadita

    Io mi chiamo Costa Flavio… e vorrei fare una semplice domanda al signor Doria: io è tre anni e mezzo, da quando è nata la bambina, che ho fatto domanda alle case popolari: prima ero senza reddito, mi è stato detto di dimostrare che io avevo un reddito, ho dimostrato che avevo un reddito, sono andato al Matitone e le signore del Matitone mi hanno detto: “Ma cosa mi porta a fare questa documentazione, tanto non serve a niente!” Poi sono andato a chiedere aiuto alle assistenti sociali al Matitone e mi sono sentito gridare in faccia di non stare a minacciare perché c’è gente che è peggio di me… Io vorrei sapere: chi è peggio di me? perché io per il Comune di Genova risulto senza fissa dimora e senza tetto e a carico ho una figlia di quattro anni che vogliono mettere in casa famiglia: ora lei mi guardi, guardi la bambina e guardi se è una bambina da mettere in casa famiglia e mi dia una risposta!
    L’unica cosa che le posso dire è che noi non siamo i suoi avversari! – ha risposto Silvio Ferrari

    8 giugno 2013 Teatro della Tosse: clima teso, palco occupato. Alle spalle di Ferrari e Calbi un gruppo di ragazzi ha steso uno striscione con la scritta: fermare gli sfratti, resistere agli sgomberi, casa per tutti subito.
    Prima di Costa Flavio, Marco Doria ascolta altre voci: quella di Annalisa Marinelli, di Quinto Marini del comitato contro il parcheggio al Bosco Pelato, e di Gigliola Barbieri, Gruppo donne di San Bernardo. Poi la voce di Domenico Chionetti – San Benedetto – con il dramma di 85.000 famiglie che in Italia hanno perso alloggio e proprietà, e mutui insoluti, pignoramenti, sfratti con una lista d’attesa di Arte che si assesta a 4.000 unità e l’urgenza di spostare finanziamenti da opere inutili – come la TAV o la Gronda – a grandi opere virtuose di risanamento patrimoniale e edilizia residenziale pubblica e sociale.
    Prima di Costa e della sua famiglia c’è chi dice a Doria che il compito di un’amministrazione è guardare lontano, che non si può fermare tutto all’emergenza. E c’è anche Caminito, Fiom, che chiede al sindaco di aprire un tavolo per provare a tutelare il lavoro e che non è vero che il lavoro si trova solo se si buttano tonnellate di cemento! Non è vero! Sono palle! Grosse come case!. La comunità europea ha stanziato 11 miliardi di Euro per le città Smart e 6 miliardi sull’agenda digitale. I soldi ci sono, i programmi ci sono, però c’è bisogno di una cultura differente, dice il sindacalista.
    Di Marco, del Laboratorio Sociale Occupato Autogestito Buridda, legge a Doria un volantino: quando cominciamo a fare le cose giuste?, invece che sgombrare case per destinarle ad alberghi di lusso con denunce a chi occupa? Il Buridda pretende l’interruzione degli espropri per il cantiere del Terzo Valico, spazi alternativi al mercato del pesce per il centro sociale, assunzione dei lavoratori di Amiu Bonifiche, stop ai tagli per i servizi sociali, moratoria per gli sfratti a data da destinarsi.
    Marco Doria rimane seduto accanto a Pippo Civati mentre sul palco occupato e in platea si alternano grida diverse: chi vuole risposte immediate, chi vuole la parola subito e chi segue il programma dell’incontro: Io penso che voi abbiate tutti dei problemi reali e ci stiate proponendo delle cose reali: c’è una sola cosa che non accetto: cambiare metodo. Se vuole venire qui a dire il suo cognome…, Silvio Ferrari risponde granitico, segna i nomi e da solo gestisce un’assemblea, a tratti, alla deriva.
    Prima di Costa Flavio si è parlato di Piano Regolatore Portuale e della necessità di trovare una sede condivisa per gestirlo, di Centro Storico, movida, spaccio e spiagge libere.
    E se il Buridda ha decisamente prevaricato ed in cinquanta hanno strattonato la kermesse, probabilmente è perché alla Tosse si raccolgono i frutti di una sinistra un po’ sbiadita, come fa notare Civati che richiama i sindaci delle grandi città a dare tutti insieme un segnale forte al governo. Io, ovviamente, venendo qui non sapevo che avrei trovato un clima così positivo nei tuoi confronti… sorride al Sindaco. Ma non pare solo una battuta.
    Marco Doria, a un anno dall’elezione, espone una realtà spietata: le risorse, spiacente, sono destinate all’emergenze ed elenca i rivoli sui quali investirle per arginare future alluvioni. Sogni elettorali sbiaditi, come la sinistra di governo, sbattono contro tagli, norme, graduatorie che vanno rispettate. Doria propone alla platea una riflessione basata sui numeri: i suoi elettori alle primarie erano 12.000, 128.000 quelli di coalizione: persone con posizioni diverse anche sul Terzo Valico. E racconta dei centocinquanta che hanno invaso il Comune per chiedere di procedere con Terzo Valico e la gronda, centocinquanta lavoratori edili, padri di famiglia che perdono il lavoro, fossero stati qua, li avrebbero presi a calci nel culo questi ragazzi… esclama Doria riferendosi all’occupazione promossa dai centri sociali. Dice che vuole partire da un progetto elettorale che sia largamente condiviso con la speranza di un quadro politico nazionale un po’ più favorevole al dialogo. Ma c’è anche la sensazione che il primo cittadino non possa fare tesoro sul serio di tutte le risorse intellettuali che al Teatro della Tosse si sono rivolte a lui.
    Ognuno torna a casa con un parere diverso sull’incontro: chi dice che il Sindaco è solo – nemmeno un assessore al suo fianco sul palco – chi gli riconosce onestà e rigore, chi lo apprezza comunque, chi pronostica una fine prossima della giunta, promossa dal Pd.
    Qualcuno suggerisce: ma se i centocinquanta edili venissero dirottati su un progetto di risanamento di edilizia sociale?
    I soldi non ci sono. Ci sono. Basta trovarli. No basta saperli richiedere.
    E c’è chi si domanda cosa ne sarà di Costa Flavio, della sua compagna e di sua figlia.
    (Giovanna Profumo – immagini dell’autrice)

  • OLI 380: INCONTRI – 8 Giugno, Italia unita per la corretta informazione scientifica

    La cattiva informazione, l’informazione errata, è il male di questo secolo.
    Forse non il più grande, ma certamente il più caratteristico: gli stessi siti web che non controllano l’origine di ciò che pubblicano (a volte perché di parte, a volte perché amanti del sensazionalismo), vengono presi come “fonti attendibili” non solo da un gran numero di blogger e utenti di facebook, ma a volte addirittura da giornalisti poco professionali che li fanno arrivare su testate nazionali.
    La televisione, che ancora molti ritengono garante di verità assoluta, propina al giorno d’oggi senza troppo imbarazzo teorie strampalate, basate più su affascinanti sceneggiature che sulla realtà, con grave al sentire comune. Sembra ormai chiaro che gli ascolti premiano chi enfatizza il lato fantastico, misterioso o ancora meglio emotivo dei fatti, a prescindere dalla veridicità degli stessi. Se qualche anno fa si poteva ridere dei coccodrilli albini nelle fogne di New York ed Elvis vivo e nascosto lontano dal peso del successo, adesso la cattiva informazione sembra sempre più accanirsi contro temi delicati ed importanti come medicina, salute, ricerca scientifica e ambiente.
    Proprio sul delicatissimo tema della corretta informazione scientifica l’otto giugno si terranno in diverse città italiane (fra cui Genova) una serie di iniziative nate dall’esigenza di rispondere all’ininterrotto torrente di inesattezze e fantasie che i mezzi di comunicazione, vecchi e nuovi, vendono come verità consolidate.
    La molla che ha spinto un gruppo di studenti, ricercatori, medici e professori universitari a unirsi per organizzare tale iniziativa sono le recenti manifestazioni di protesta nei confronti della sperimentazione su animali. Queste manifestazioni spesso si rifanno ad informazioni errate o obsolete, associando la sperimentazione su animali a pratiche che per legge sono vietate da anni.
    Distaccandosi dalla giusta opera di sensibilizzazione su un tema che tocca profondamente tutti e che ha portato a leggi in grado di regolare una materia tanto delicata, una parte del mondo animalista ha operato negli ultimi anni vere e proprie irruzioni negli stabulari e nei laboratori di ricerca. L’ultima a Milano, lo scorso aprile, quando il laboratorio del Dipartimento di Farmacologia dell’Università è stato occupato e devastato da alcuni attivisti portando alla perdita di anni di ricerca nel campo di malattie neurodegenerative come il morbo di Parkinson e quello di Alzheimer.
    La conferenza di Genova dell’otto giugno mira quindi a fornire a tutti degli strumenti per formarsi una propria opinione, analizzando attraverso gli interventi di professori e ricercatori italiani temi quali la sperimentazione animale (Michele Cilli e Michele Mazzanti), gli OGM (Silvano Fuso), i vaccini (Giancarlo Icardi), e le terapie per la cura della sclerosi multipla (Nicole Kerlero De Rosbo), dando per una volta voce agli esperti del settore e non al sensazionalismo e al sentito dire.
    L’appuntamento è alle 14:30, al Museo di Storia Naturale “G.Doria”, in via Brigata Liguria 9.
    Per maggiori informazioni: http://www.italiaxlascienza.it/
    L’intero evento sarà tradotto in LIS (Lingua dei Segni Italiana)
    (Elena Itzcovich, Lorenzo Valli Buscherini – immagine da internet)

  • OLI 379: CITTA’ – L’allargamento di Lungomare Canepa ha 6 mesi d’anticipo (sul ritardo)

    Figura 1 – Simulazione della strada a mare in costruzione a Cornigliano. Da www.infrastrutture.regione.liguria.it

    Le transenne e i pannelli velano di mistero lo stato di avanzamento dei lavori per la strada a mare di lungomare Canepa. Eppure i “lavori in corso” che restringono la carreggiata e fanno riversare la maggior parte del traffico su via Buranello e via Pieragostini sono sotto gli occhi di chiunque.
    La strada, una volta ultimata, avrà tre corsie per senso di marcia e collegherà lungomare Canepa con la stazione di Cornigliano ed il casello dell’aeroporto Colombo. Il finanziamento attinge in gran parte da Sviluppo Genova e – in percentuale minore- da fondi Anas, che derivano dall’Accordo di Programma (3/2008).
    A febbraio dell’anno in corso, durante un sopralluogo del presidente della Regione Burlando insieme al sindaco Marco Doria, si è fissata la data di fine dei lavori alla fine di luglio 2014 (Corriere Mercantile, 14 febbraio 2013), anticipando la fine dei lavori di sei mesi rispetto all’anno di ritardo che era stato previsto: i lavori dovevano infatti terminare alla fine di gennaio 2014. Sembra un ottimo risultato a sentirlo così, in realtà i sei mesi di ritardo avranno costi non ancora resi pubblici.

    Figura 2 – Da www.infrastrutture.regione.liguria.it

    Sul sito della Regione Liguria http://www.infrastrutture.regione.liguria.it,  lo stato di avanzamento dei lavori, o meglio, il cronoprogramma, è fermo al 7 luglio 2012, all’inizio della costruzione del ponte sul Polcevera. In quella data, evidentemente il programma ed i tempi risultavano rispettati, dal momento che la spia che informa del rispetto dei tempi risulta verde e segna “ok” (vedi figura 2).
    Ma i lavori sono in ritardo, forse anche perché, a complicare la situazione si mette il processo in corso su una “cricca di imprenditori” indagati per una presunta spartizione degli appalti in città, dalla bonifica delle aree ex Ilva all’allargamento di lungomare Canepa.(Corriere Mercantile 15 febbraio 2013).
    Meglio dare le buone notizie che le cattive, sarà la filosofia che ha tenuto la spia del sito della Regione ottimisticamente verde.
    (Eleana Marullo)

  • OLI 379: CITTA’ – Una bandiera di ombrelli per Don Gallo

    Al funerale del Don c’erano tanti bambini. E un mare di ombrelli sotto il diluvio che formavano una bandiera della pace lungo tutto il percorso, una bandiera di cerchi rotondi, riconoscibile dall’alto.
    Nella piazzetta antistante la chiesa del Carmine – durante la messa – i bambini parlottavano, stavano in braccio, sulle spalle. Applaudivano. Uno aveva fame e il padre lo ha allattato. Aveva smesso di piovere e sembrava di essere in gita quando esce un po’ di sole.
    Al funerale del Don c’era uno striscione dell’associazione culturale “L Ghirù” di Sondrio e accenti da tutta Italia, insieme ai pugni alzati e mani in preghiera.
    Al funerale del Don un’amica mi ha detto che no, Bagnasco per la morte di Don Balletto si era dato alla fuga, ma oggi il vescovo e quelli come lui “non lasciano niente… si prendono tutto, si prendono anche Andrea…” Al funerale del Don, Basso e Tullo si sono detti contenti dei manifesti che come “democratici” hanno fatto affiggere in città per la morte del Gallo, che forse, sui manifesti avrebbe pensato la stessa cosa dei fiori: non li avrebbe voluti.
    Al funerale del Don sembrava che una fetta di città fosse stata rubata. Qualcuno ha detto: “stiamo perdendo i pezzi”.
    Gli unici fiori, quelli stampati sulla borsa della spesa di una signora.

    (Giovanna Profumo – foto dell’autrice)

  • OLI 375: CITTA’ – Sabato 4 maggio aperitivo solidale con Ambulatorio Città Aperta

    L’Associazione Ambulatorio Città Aperta, è “un’associazione di medici, infermieri e volontari che vuole rendere effettivo il diritto alla salute proprio di ogni essere umano, di qualunque provenienza geografica, religione e status sociale. Offrire un’assistenza medica di base agli immigrati “irregolari” – che la legge non garantisce perché orientata a regolare solo l’emergenza – è un modo per esercitare un’azione politico-sociale”.
    Così è stato anche nel passato: l’Associazione Ambulatorio Città Aperta faceva parte del coordinamento di associazioni del Forum antirazzista e, dalle carte dell’Archivio del forum, si possono ricostruire alcune tappe importanti della sua storia.
    Nel corso del 1997 si portava avanti la discussione del disegno di legge sull’immigrazione Turco-Napolitano. Nell’incertezza legislativa sull’argomento, alcuni enti ed ospedali avevano introdotto pratiche discutibili: l’Istituto Gaslini aveva posto, tra le condizioni di ricovero, l’accettazione di stranieri extracomunitari in ospedale (eccetto le urgenze) soltanto dietro garanzia di pagamento. In quella occasione l’Associazione Ambulatorio internazionale Città Aperta si mobilitò e organizzò sull’argomento un convegno (tra i cui invitati compariva anche Tahar Ben Jelloun).
    Insieme alle altre associazioni del Forum antirazzista, si batté – sempre nel corso del 1997 – perché la legge in discussione recepisse la necessità di garantire, a livello ministeriale e regionale, il diritto alla salute di tutti i cittadini, indipendemente dal titolo di soggiorno.
    Più tardi, nel 2001, poco prima della fine del Forum Antirazzista e della emanazione della disastrosa legge Bossi-Fini, si batté insieme alle altre associazioni del forum per instaurare una collaborazione con la questura.
    Successivamente, l’Associazione Ambulatorio Città Aperta ha continuato a garantire il diritto alla salute, così come è garantito dalla Costituzione italiana (art. 32) e dalla Carta dei diritti fondamentali dell’Unione Europea (art. 35) e nonostante gli ostacoli legislativi dovuti a norme sempre più escludenti e demagogiche (oltre alla già citata Bossi-Fini, si ricordano gli obbrobri anticostituzionali sanciti dal Decreto Maroni nel 2008).
    Per continuare a sostenere il suo servizio a tutela del diritto alla salute, l’Associazione Ambulatorio Città Aperta ha bisogno di essere sostenuta: per questo ha organizzato un aperitivo di autofinanziamento e tesseramento per sabato 4 maggio 2013 alle 19.30, in Piazza Cernaia 3/6, presso Il Formicaio.
    E’ necessario sostenere il cammino di chi veglia sui diritti fondamentali, per non accorgersi, un giorno, di averli smarriti per sempre.
    (Eleana Marullo)

  • OLI 374: CITTA’ – Boccadasse, l’ultima spiaggia

    È un luogo incantato… Con la persona amata è poetico. Consiglio a tutti di farci un salto al tramonto..” Così l’ultimo Tripadvisor  (17 aprile), postato su Boccadasse, dove i genovesi portano gli amici, che arrivano da fuori per godere la vista inaspettata di uno dei più  affascinanti borghi marinari d’Italia, dove lo scrittore Camilleri fa abitare la fidanzata del famoso commissario Montalbano.

    Tanti luoghi patrimoni dell’Unesco non reggono il confronto. Ci si va per guardare il mare con le case colorate dei paesini  di Liguria, a pochi passi dalla spiaggia i bambini a tirar pietre nell’acqua sotto gli occhi di nonni o di mamme. Basta il sole e mangi il gelato anche se fa freddo, è un via vai di grandi e di piccoli, che passano il tempo a fare i salti dal muretto per atterrare sul morbido della coltre di pietrine.
    “Una  miniportofino nel cuore della city”, lo descrive un altro post e gli Uffici del Commercio hanno pensato bene di concedere ad un ristorante di collocare i suoi tavolini in uno spazio  tale, che gli accessi alla spiaggia e alla piazzetta si sono ridotti della metà.
    Dalla Costa Azzurra a Cadaques, nessuno ti impedisce di arrivare al mare: baretti, ristoranti, pub, tutti hanno uno spazio ben definito, mentre  a Genova, nell’unico incantevole luogo che c’è in città, una corolla di tavolini circonda l’arco della spiaggia ed ha ristretto il passaggio a chi scende la mattonata. Proseguendo, dopo i tavolini di quasi un metro di lato con poltroncine da regista, sono posizionati un contenitore dei rifiuti,  legittimamente due cassoni di pescatori, alcune barche ( ma soltanto due hanno il permesso) e quindi per arrivare in spiaggia un varco di tre metri e basta. Una nonna ha protestato, scrivendo al Comune.
    Ben vengano attività che animano i luoghi d’attrazione per il turismo. Fanno allegria i tavolini in blu, sono accoglienti, ma s’impedisce di arrivare al mare, è rimasta da un lato soltanto una piccola scala, ora non ci si può più sedere sul muretto le gambe ciondoloni: si è risposto, scherzando ma non troppo, che quelli che arrivano non hanno più l’età per saltare.
    Due maestre volenterose hanno portato ieri i loro alunni a Boccadasse, era uno sgusciare impervio, stretti fra zainetti e gambe di tavolini a un palmo di naso e la spiaggia sottostante.

    Questa la cronaca del 23 aprile e chi scrive fa un giretto a Boccadasse, interpella un vigile che passava di lì, fa notare la situazione al ristoratore, che asserisce essere tutto regolare, ha già ricevuto un sopralluogo.
    Oggi 24 aprile, magia però,  i tavolini sono stati assiepati, allontanati di un metro dal bordo del muretto e dalla scaletta: evviva, è stato lasciato più spazio per potersi sedere di nuovo a ciondoloni!
    A pensare male… Non è proprio tutta colpa degli uffici, che comunque pare concedano ad occhi chiusi suolo pubblico, come se un marciapiede o il posto più bello che Genova ha, fossero la stessa cosa, con tutto il rispetto per chi lavora.
    Chi abita lì da generazioni assicura che i boccadesini sono sollevati quando c’è lo “sciocu”, il vento di scirocco, così non viene nessuno – peccato! è così bella – e tutti i cittadini ne dovrebbero poter godere.
    Dispetto ed indignazione ha sollevato il respingimento da parte della Regione circa la richiesta di mettere una pedana sulla spiaggia per piazzarci tavolini (Decr. R. n.3 del 7/1/2013), mentre altri ambirebbero ad una bella squadra di lettini: in fondo occupano lo spazio di un asciugamano. Ma non tutti hanno i soldi per il lettino e tanti fanno le vacanze in città. E Boccadasse ha un vincolo di paesaggio, è spiaggia libera, è spazio di tutti, è un bene da preservare, forse c’è in giro uno strano concetto di bene comune.
    (Bianca Vergati – foto dell’autrice)