“Paperopoli, avete presentato Paperopoli!”, urla una delle trenta persone del pubblico verso il Presidente di Amiu Riccardo Casale, al convegno organizzato presso la sede genovese di Confindustria per parlare del progetto Scarpino. Insieme a Casale sul palco troviamo Giorgio Mosci (La Maona, organizzatori del convegno), Mario Bottaro (BJ Liguria Business Journal, che ha pubblicato lo scoop del progetto Scarpino in barba ai giornali locali), Giovanni Calvini (Presidente Confindustria di Genova). Al dibattito hanno partecipato anche Renata Briano (Regione Liguria), Carlo Senesi (assessore comunale), Matteo Campora e Alessio Piana (consiglieri comunali), Riccardo Brancucci (Università di Genova), Stefano Bernini (Municipio Sestri Ponente). Il moderatore Luigi Leoni (caporedattore de Il Secolo XIX) ha tenuto saldo il timone del dibattito che ha trovato punti di disaccordo culminati, alla fine, con alcune domande del pubblico contate sulla punta di mezza mano.
Riassumento l’intervento di Casale, in quattro anni e mezzo Amiu, sotto la sua dirigenza, avrebbe prodotto un cambiamento epocale, partendo da una situazione di grande degrado della discarica di Scarpino per arrivare oggi ad un progetto, approvato, d’installazione di un “impianto di fine ciclo”, così viene chiamato il gassificatore da trecento milioni di euro che s’intende costruire a pochi chilometri da Genova, nel disegno di BJ con un camino incredibilmente basso. il Prof. Brancucci ammette con serena tranquillità che l’università non ha preso parte al progetto se non per la valutazione d’impatto ambientale, e che ritiene che questa tecnologia sia la migliore perché gli è stato detto dagli altri tecnici, che lo hanno convinto. In coda inizia un dibattito che trova in Campora il momento di rivincita dell’inceneritore, perché si hanno dubbi sul gassificatore: insomma, o zuppa o pan bagnato, ma sempre di bruciare si tratta. Oltre al gassificatore, che naturalmente secondo Casale non inquina, un parco eolico con ben “tre” pale, un po’ di pannelli solari, una microturbina per idroelettrico, una palazzina dove sorgerà un Centro di educazione ambientale per comprendere il ciclo dei rifiuti che alberga nella testa di questa amministrazione.
Una nota simpatica: Casale inizia la sua trattazione promettendo ben 350 slides, a supporto del progetto Scarpino, poi per mancanza di tempo, offre al pubblico, con un sorriso, una più elementare sequenza di 35 foto, con la promessa di dare i numeri a voce.Nessuna menzione alla riduzione degli imballaggi, alla raccolta differenziata, nemmeno al riuso e al riciclo. Per Amiu il mondo inizia nel cassonetto, e vista la capacità “produttiva” del gassificatore progettato, bisognerà che la raccolta differenziata non superi il 60/70% (target odierno dell’Unione Europea).
Lo scrivente ha proposto di pubblicare le ormai famose 350 slide di Amiu, ma trova il secco “no” di Casale, che si difende con la solita storia dei dati riservati, dopo che aveva osannato la fiducia derivante dalla trasparenza. Suggeriamo al Presidente Casale di ripensarci, e di pubblicare “tutte” le 350 slide sul sito dell’azienda – pubblica – da lui presieduta: le conteremmo una ad una. Non si vorrebbe che qualche cittadino curioso inizi a fare la “pittima di Powerpoint” davanti al suo ufficio.
(Stefano De Pietro – disegno di Guido Rosato)
Categoria: OLI 322
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OLI 322: SCARPINO – Il gassificatore ossigena l’aria di Genova
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OLI 322: IMMIGRAZIONE – Nuovo governo, nuove politiche
La Lega Nord è forse il partito che dal 1994 ha avuto la più lunga influenza sul governo del paese, persino più di Berlusconi: infatti, diversamente dal Polo delle Libertà, aveva appoggiato anche il governo Dini (17 gennaio 1995 – 17 maggio 1996), primo caso di “governo tecnico” interamente composto da esperti e funzionari non eletti al Parlamento. Di certo la Lega ha avuto una parte importante nel disegnare la politica migratoria del Paese, in particolare con le modifiche portate alla legge Turco – Napolitano attraverso la Bossi – Fini, il decreto sicurezza, e recentemente con il permesso di soggiorno a punti. Ciò ha avuto come risultato una politica migratoria italiana disastrosa che ha recato gravi danni al paese culturalmente, socialmente e soprattutto economicamente: impedendo il rispetto dei diritti degli immigrati e la loro integrazione ha finito per ostacolare e limitare il contributo dei migranti alla crescita del paese.Il nuovo governo del professore Monti ha istituito un ministero per l’integrazione, e soprattutto è privo dell’appoggio della Lega, potrebbe essere quindi il governo giusto per operare la svolta necessaria alle politiche migratorie del paese. Ci vogliono nuove politiche capaci di integrazione che amplino i diritti civili e di cittadinanza a partire dal diritto al voto e che diano ai migranti la possibilità di aumentare il loro già importante contributo allo sviluppo dell’Italia. Occorre, soprattutto, un provvedimento straordinario che restituisca alla regolarità ed alla legalità le persone che hanno perso il loro permesso di soggiorno negli ultimi cinque anni per motivi diversi da quelli di pericolosità sociale o di ordine pubblico.
Occorre una nuova legge sull’immigrazione: partendo dall’abolizione di tutte le modifiche operate alla legge Turco – Napolitano per poi procedere al suo miglioramento. In particolare molta attenzione va dedicata alla regolarità dell’ingresso e al consolidamento della regolarità del soggiorno, allungando, ad esempio, la durata dei permessi (che devono avere costi “europei”), sciogliendo ogni legame tra contratto di lavoro e permesso di soggiorno, e promuovendo seriamente l’ottenimento della Carta di soggiorno. Una nuova legge deve essere attenta al problema abitativo, all’istruzione universitaria e post universitaria dei figli degli immigrati ed alla lotta contro il lavoro nero dei migranti puntando sulla regolarizzazione attraverso piani permanenti di emersione che prevedano il rilascio del permesso di soggiorno al lavoratore immigrato irregolare, anche nel caso di opposizione del datore e di lavoro.
Il miglioramento della legge Turco – Napolitano può avvenire attraverso un recepimento più generoso ed aperto di tutte le direttive europee e la ratifica della convenzione ONU, del 1990, sui diritti dei migranti.
(Saleh Zaghloul – Disegno di Guido Rosato) -
OLI 322: CAR SHARING – Qualche risposta e ancora qualche dubbio
Su OLI 321(*) ci chiedevamo perché il servizio Car Sharing a Genova costasse di più che nelle altre città: abbiamo girato la domanda a Marco Silvestri, direttore di Genova Car Sharing. La sua risposta (pubblicata nelle lettere) è che a Genova e Torino il servizio è partito prima che in altre città, e di conseguenza si è già esaurito il finanziamento di “start-up”, finalizzato a facilitare il superamento della fase iniziale del servizio, durante la quale devono costruirsi le condizioni perché divenga finanziariamente autonomo.
Ora, l’equilibrio finanziario per una città di almeno 150mila abitanti, è raggiunto con un parco di 85 auto, a condizione che vi siano più di 20 utenti per veicolo, e che ognuno effettui più di 15 viaggi all’anno (**).
A Genova – atti del seminario Icscarsharing dell’ottobre 2010 (***) – nel 2009 gli utenti erano 1934, e ognuno aveva utilizzato il servizio per meno di una corsa al mese, con una media di 53 chilometri circa a corsa: quindi il lato debole, e un motivo del costo elevato, è lo scarso utilizzo.
In tutta Italia del resto il numero di iscritti car sharing è molto basso, largamente inferiore a molti altri paesi europei, e qui c’è da chiedersi perché, e quali dovrebbero essere le politiche locali per fare assumere a questa alternativa all’uso del mezzo privato la massa critica necessaria a renderlo conveniente, e ad incidere sul traffico cittadino.
Una risposta ce la fornisce la Svizzera, dove Mobility, servizio nazionale di car sharing, avviato all’inizio degli anni ottanta, è ormai autonomo, dopo incentivi iniziali: attualmente attua convenzioni con il sistema ferroviario, e partnership con Hertz ed Avis.
I numeri? Se la Svizzera è leader mondiale del car sharing (lo utilizza lo 0,84% della popolazione), Olanda ed Austria si attestano allo 0,15%, mentre l’Italia si ferma allo 0,00022%! (dati del 2005).
Un altro commento arrivato al nostro blog esprime l’opinione che non sia corretto finanziare con soldi pubblici il car sharing, ritenuto un servizio privato, per di più, secondo alcuni, “roba da ricchi”.
In realtà il car sharing ha un’utilità collettiva, o meglio, la avrebbe se riuscisse a raggiungere una dimensione significativa: si calcola che un’auto del servizio sostituisce fino a 10 auto private, con conseguente minore occupazione di suolo pubblico, riduzione di emissioni inquinanti, e riduzione del numero di veicoli in circolazione.
Ma per il privato utente che vantaggio c’è ad usare un’auto car sharing, invece di un’auto privata? Se l’utente utilizza solo l’automobile per i suoi spostamenti la convenienza esiste fino ai 7000 chilometri all’anno, ma aumenta in modo significativo se si pratica un mix tra mezzi pubblici ed auto in affitto, e pare dimostrato che uno degli “effetti” del car sharing sia appunto quello di indurre ad un maggior utilizzo dei mezzi pubblici.
Quanto al profilo dell’utente medio ne risulta una condizione sociale certamente non deprivata, ma nemmeno ricca: su 100 utenti genovesi 48 non posseggono un’auto privata, 52 sono lavoratori dipendenti, 22 liberi professionisti, 7 autonomi. Molto significativo infine il profilo della scolarizzazione degli utenti, che vede ben 93 utenti su 100 tra laureati e diplomati.
Tutti i dati utilizzati sono disponibili sul sito (***).
(Ivo Ruello – Disegno di Guido Rosato)(*) http://www.olinews.info/2011/11/oli-321-citta-car-sharing-il-piu-caro.html
(**) http://www.icscarsharing.it/main/doc/car/rapporto_completo.pdf
(***) http://www.icscarsharing.it -
OLI 322: SOCIETA’ – Carcere di Pontedecimo – libere di creare
Si chiamano Maria, Tiziana, Mara, Martha, Vera, Bruna, Alessandra, Natascia, Sara, Osasu, Liliana, Katia, Meherzia, Jacqueline, Simona. Sono le quindici detenute del carcere di Pontedecimo che il 25 novembre – giornata internazionale contro la violenza sulla donna – hanno sfilato all’Acquario di Genova con borse, abiti e gioielli creati da loro.
Molte le persone presenti che hanno ricavato un posto a sedere per terra davanti all’incantevole scenario della vasca degli squali. Bravissimi la cantante Eliana Zunino accompagnata dal chitarrista Giangi Sainato, belle le coreografie tratte da Hair e Cats, interpretate dai ragazzi del Centro Danza Savona.
All’Acquario di Genova due ore di libertà per chi ce l’ha e talvolta non se ne rende conto e per chi deve scontare una pena dando un senso alle giornate di detenzione. Grazie ad Amiu che ha recuperato gli ombrelli rotti, le donne del carcere di Pontedecimo hanno potuto anche ricavare shopper colorati e resistenti. Così vestiti, borse e gioielli hanno, in questa iniziativa, il valore aggiunto dato dal tempo e dalla cura che le detenute hanno dedicato ad ogni oggetto.
Di Maria Milano, direttrice della casa circondariale di Genova Pontedecimo avevamo già scritto tre anni fa su OLI quando, responsabile del carcere di Chiavari, aveva inaugurato l’area verde dove i detenuti potevano incontrare i proprio figli in un dimensione più umana. E quando, sempre a Chiavari, aveva organizzato incontri di lettura, gruppi di teatro e corsi di studio.
Si ha l’impressione, anche questa volta, che Maria Milano sia capace di attivare energie positive, muovere competenze, far incontrare istituzioni, volontari, associazioni.
Il prossimo appuntamento, questa volta con i detenuti, è sempre a Genova al Teatro Modena mercoledì 30 novembre alle ore 21.00 con lo spettacolo Voce del verbo andare – Un viaggio in quattro passi, un progetto del Teatro dell’Ortica in collaborazione con il Carcere di Pontedecimo e bambini, genitori e insegnanti della scuola elementare Daneo
(Giovanna Profumo) -
OLI 322: DIRITTI – Cittadinanza, in coda all’Europa
La Francia ha iniziato ad accogliere gli immigrati negli anni quaranta del secolo scorso, cinquant’anni prima dell’Italia. Gli immigrati in questo paese dovrebbero essere molto più numerosi che in Italia, invece no, abbiamo superato, dal 2009, il numero di immigrati che ci sono in Francia. Un paradosso? No, è solo che in Francia, paese di vecchia immigrazione, i migranti diventano cittadini francesi (come negli altri paesi europei), mentre da noi rimangono per sempre immigrati. Il tasso di acquisizione della cittadinanza in Italia nel 2003 (la percentuale tra il numero dei cittadini stranieri che hanno ottenuto la cittadinanza ed il numero totale di immigrati residenti) era pari a 0,9% (il più basso in Europa) contro il 4.5% della Francia, il 4.7% della Gran Bretagna ed il 7% della Svezia.
La nostra legge sulla cittadinanza è tra le più arretrata in Europa soprattutto perché prevale in essa l’elemento familiare (jus sanguinis), mentre l’elemento territoriale (jus soli) è molto marginale, ed anche perché non garantisce la certezza del diritto: infatti la sua concessione resta un atto discrezionale.
Un dato del 2004 (uno dei pochissimi disponibili in rete) dice che, in quell’anno, sono state presentate 30.637 istanze di cittadinanza delle quali sono state accolte soltanto 11.934 (9.988 delle quali per matrimonio, 78,2% presentate da donne immigrate, e 1.946 per motivi di residenza).
La riforma urgente della legge sulla cittadinanza dovrebbe prevedere che tutti coloro che nascono in Italia da genitori immigrati abbiano diritto alla cittadinanza italiana indipendentemente dalle “colpe”, dal reddito e dalla situazione di soggiorno dei genitori.
I termini necessari alla presentazione della domanda vanno riportati da dieci a cinque anni di “soggiorno”, non di “residenza”; la precisazione è necessaria perché, in non pochi casi, occorrono fino a dieci anni di soggiorno regolare per accumulare cinque anni di residenza, a causa della poca conoscenza della burocrazia italiana da parte degli immigrati, soprattutto nei primi anni di presenza in Italia. L’acquisizione della cittadinanza non dovrebbe essere vincolata al reddito, perché così si escludono i poveri, come accadeva secoli fa. I respingimenti delle domande di cittadinanza per motivi inerenti alla sicurezza della Repubblica devono essere infine esplicitati in maniera trasparente.
Nel caso di coniugi e genitori di cittadini italiani, regolarmente soggiornanti in Italia da un certo numero di anni e senza pendenze penali, dovrebbe essere introdotto un meccanismo che garantisca automaticamente questo diritto.
I tempi di risposta alla domanda di cittadinanza sono attualmente lunghissimi, circa tre/quattro anni. Ci vogliono tempi più ragionevoli, e sarebbe opportuno introdurre il principio del silenzio-assenso.
(Saleh Zaghloul – Disegno di Guido Rosato) -
OLI 322: INFORMAZIONE – Repubblica on line ci da in pasto allo spam
La lotta è ormai in corso, e perduta, da tempo.
Le strategie di autodifesa si rivelano sempre più inadeguate rispetto all’escalation degli attacchi.
Anche se escludiamo in anticipo l’audio del computer, anche se abbiamo imparato a distogliere lo sguardo e a contare fino a 10 aspettando che svanisca l’informazione pubblicitaria, lampeggiamenti e immagini in movimento aggrediscono la nostra visuale periferica, mentre cresce esponenzialmente lo sforzo di concentrazione che viene richiesto per procedere nella lettura.Da un po’ di tempo non è solo il frenetico movimento della colonna di destra che ci minaccia, ma avviene che nel bel mezzo della lettura il testo sfugga, precipiti in basso, mentre si aprono nel mezzo, o calano dall’alto, finestre con contenuti che si depositano, subliminalmente, nel nostro inconscio, anche se rifiutiamo di ricordarli coscientemente.
Oggi la mia soglia di sopportazione è stata superata: avevo iniziato a leggere l’articolo sulla morte di Lucio Magri, e mi sono ritrovata di fronte alla schermata, che per documentazione, riporto qui a lato.
Esiste un modo efficace per ribellarsi?
(Paola Pierantoni) -
OLI 322: LETTERE – Car Sharing, i chiarimenti di Marco Silvestri
ICS è il circuito a cui appartengono undici città dove è attivo il car sharing in Italia.
ICS gestisce i fondi del Ministero dell’Ambiente per l’attivazione del servizio e per la gestione nei primi anni di vita.
Le città che hanno iniziato prima, ovvero Bologna, Torino, poi Genova, hanno terminato i finanziamenti stanziati per lo start up e devono camminare con le proprie gambe. Bologna è però controllata al 100% da ATC Bologna (servizio di trasporto) e riceve un sostanziale aiuto dal bilancio del trasporto pubblico.
Anche Milano gode ancora dei finanziamenti ministeriali, in quanto i due car sharing precedentemente esistenti, ovvero quello gestito da Legambiente e quello di ATM, si sono uniti nel servizio GuidaMI, gestito da ATM. Questo è avvenuto circa un’anno e mezzo fa.
Nella situazione attuale, con l’assenza di fondi per i servizi primari (come ad esempio il trasporto pubblico), non esiste più la possibilità di avere finanziamenti per la gestione del car sharing per le città che li hanno terminati. Considerando che molti parcheggi cosiddetti “a domanda debole”, ovvero quelli più periferici, sono stati aperti dalle diverse città unicamente perché esistevano i finanziamenti pubblici che ne consentivano l’apertura, allo stato attuale le uniche due alternative per mantenere in vita il servizio presso queste zone sono:
1) Chiudere i parcheggi periferici, ovvero quelli non redditizi
2) Aumentare le tariffe.
In questo momento non sembra opportuno né corretto penalizzare il servizio nei parcheggi periferici chiudendoli, visto che molti cittadini hanno cambiato le proprie abitudini di mobilità proprio grazie all’apertura del car sharing e che stiamo comunque offrendo un servizio utile alla città.
Resto a disposizione per ogni chiarimento.
Cordiali saluti
(Marco Silvestri – direttore Genova Car Sharing)