Categoria: OLI 312

  • OLI 312: VERSANTE LIGURE – L’ORA DEL RI(S)CATTO

    Vuoi un modo che ti svicola 
    da crisi, guai e affini? 
    Qualcosa che scarrucola 
    su, a stadi sopraffini? 
    La via semi-ridicola 
    per fare dei quattrini? 
    C’è il “metodo Lavitola” 
    (in salsa Tarantini).
    Versi di ENZO COSTA
    Vignetta di AGLAJA

    .

  • OLI 312: GRONDA – Come investire su un’opera inutile

    Genova. Per quanto forse minoritaria, cresce l’opposizione verso le “grandi opere”, organiche ad un sistema economico nel tempo insostenibile, al quale la politica è finora subalterna.
    Recentemente anche il Presidente della Regione Liguria si è espresso contro la realizzazione del tunnel della Val di Susa; credo si tratti di un’opinione largamente condivisa, ispirata da buon senso e pragmatismo, a sostegno della quale non mancano validi argomenti, a cominciare da:
    – l’impatto ambientale, tale da provocare la contrarietà di gran parte della popolazione,
    – l’enorme costo dell’opera,
    – la perplessità rispetto alle previsioni di traffico merci avanzate a sostegno del progetto, e, quindi, rispetto alla sua effettiva utilità.
    Ma guardiamo a noi, al terzo valico e alla “gronda”; il primo si differenzia solo in parte: l’opportunità della sua realizzazione ha motivazioni anche tecniche, ma la sua utilità sarà condizionata da una decisa inversione di tendenza su scala nazionale nella modalità di trasporto delle merci.
    Se per il 3° valico si può quindi sospendere il giudizio, per il passante autostradale Voltri-Bolzaneto non possono esserci dubbi: come sostenuto da un autorevole studio del Politecnico di Milano(*), si tratta di un’opera che, quanto a costo e inutilità, ha ben poco da invidiare al tunnel della Val di Susa; esso consentirà in pratica il solo abbassamento del tempo di percorrenza attuale della tratta, a beneficio del traffico di attraversamento, ma non permetterà in alcun modo di eliminare le ricorrenti paralisi del traffico cittadino (a questo potranno servire il nuovo nodo di San Benigno – per quanto “ridotto” rispetto alle ipotesi iniziali – e la nuova strada parallela a via Cornigliano), né, tanto meno, le code dei fine settimana, specie verso Ponente.
    Lo studio evidenzia anche come il costo, veramente ingente, dell’opera non verrà mai compensato dai benefici, decisamente poco rilevanti: è facile dedurne che l’opera non è pensata nell’interesse dei cittadini.
    Se, come pare, i fondi necessari sono stati accantonati nel tempo con la maggiorazione dei pedaggi, non ne segue necessariamente che si debba per forza realizzare un’opera inutile: ben altri benefici darebbe, per esempio, l’allargamento delle carreggiate autostradali nei tratti ancora a 2 corsie.
    L’intera vicenda dovrebbe far riflettere piuttosto sulla privatizzazione di un’azienda pubblica rivelatasi vantaggiosa solo per i nuovi proprietari, sulla correttezza e l’indipendenza dei media, e… su “questi tempi”: se, in presenza di problemi sociali enormi e mentre il trasporto pubblico affonda, si arriva a sprecare risorse immense, vuol dire che c’è qualcosa di profondamente malato nel nostro Paese: nel governo della “res publica” (classe politica e strutture di controllo), nel sistema delle imprese, e, aggiungo, nella non piccola parte di cittadinanza che resta indifferente.
    Occorre puntare su altri interventi (niente di nuovo), come:
    – il completamento del raddoppio della ferrovia nel Ponente ligure,
    – il prolungamento della metropolitana di Genova in Val Bisagno e fino a Rivarolo,
    – il tunnel sotto al porto di Genova,
    ma ricordo anche le ipotesi di un sistema di trasporto pubblico in sede propria sull’asse costiero a Savona e di un miglior collegamento della media Fontanabuona con l’A12.
    Non si tratta di opere “facili”, né solo dipendenti da scelte locali, ma è compito della politica usare bene le risorse, pubbliche o private, e, almeno, impedire sprechi e danni enormi.
    (*)http://urbancenter.comune.genova.it/IMG/pdf/Ponti_Beria.pdf
    (Mario Torre)

  • OLI 312: IMMIGRAZIONE – Una tassa xenofoba sugli immigrati irregolari

    Il decreto legge 138/2011 (la manovra economica), modificata dal maxiemendamento approvato dal Parlamento, contiene una disposizione che introduce un’imposta del 2% sui trasferimenti di denaro effettuati dagli stranieri verso paesi non appartenenti all’Unione europea. Sono esentati i trasferimenti effettuati da cittadini dell’Unione europea e da cittadini muniti di matricola Inps e codice fiscale.
    Gli immigrati regolari sono tutti in possesso dei requisiti per l’esenzione e sembra, dunque, che l’obiettivo sia tassare le rimesse degli immigrati irregolari, ma non si capisce il perché. Si intende forse privare i paesi d’origine degli immigrati, in via di sviluppo, di una risorsa importante? Come si fa a dimenticare il contributo allo sviluppo dell’Italia che hanno avuto le rimesse di milioni di emigranti italiani nel mondo? Si intende forse rendere la vita ancora più faticosa agli irregolari? Ma queste persone che hanno una vita già difficile non hanno alcuna colpa per cui debbano essere puniti: l’irregolarità non è una libera scelta, sono costretti (proprio dalle politiche del governo) a vivere senza permesso di soggiorno. Comunque, non è la prima volta che le rimesse degli immigrati irregolari vengono colpite. Nel 2009 questo stesso governo, con il decreto sicurezza (legge 94/2009), aveva imposto ai gestori di “money transfer” di comunicare all’autorità di pubblica sicurezza i dati identificativi degli stranieri che effettuino invii di denaro senza esibire il permesso di soggiorno. Risultato: gli irregolari continuano a mandare i soldi nei loro paesi d’origine, ma non direttamente. Per evitare di essere identificati e conseguentemente espulsi o che sia vietata loro la prossima regolarizzazione, essi effettuano il trasferimento di denaro a nome di parenti, amici o semplici conoscenti, italiani o immigrati regolari. Da domani questi intermediari devono essere muniti anche di codice fiscale e matricola Inps. Ma se non ci sono più rimesse che vengono effettuate da immigrati irregolari, che senso ha introdurre una tassa del 2% sul nulla? Si tratta forse di un’altra svista di un governo incompetente? O forse è un altro dei “messaggi culturali” del governo Berlusconi – Lega?
    (Saleh Zaghloul)

  • OLI 312: La7 – “In onda” l’insulto libero a don Gallo

    Sabato 17 settembre, al termine del telegiornale di La7, ho assistito alla trasmissione “In onda”, programma di approfondimento condotto da Luca Telese (il Fatto Quotidiano) e Nicola Porro (Il Giornale) : rispetto alla scorsa stagione Nicola Porro sostituisce Luisella Costamagna. L’avvicendamento della Costamagna con Porro aveva già scatenato l’ira degli internauti, ad esempio sul forum di La7(*), costernati nel veder sparire una giornalista preparata, vivace, con brillante curriculum (**), per trovare al suo posto Nicola Porro, vicedirettore de “Il Giornale”, giornalista brillato di recente per essere stato indagato dalla Procura di Napoli per violenza privata nei confronti della presidente di Confindustria Emma Marcegaglia: d’altra parte lo spessore giornalistico è testimonato dalla voce di Wikipedia dedicata a Nicola Porro (***), tre righe di biografia che, togliendo la vicenda giudiziaria, si riducono a due…….

    Alla trasmissione era presente in studio Antonio Martino, deputato Pdl, fondatore di Forza Italia, e don Andrea Gallo, in collegamento da Genova: tema della trasmissione era la situazione economica europea, con fuoco particolare sulla vicina Grecia. Al di là degli argomenti emersi, lo spettacolo non è certo stato al livello di una seria trasmissione giornalistica: don Gallo è stato ripetutamente insultato da Antonio Martino, che ha iniziato con un delicato “sciocchezze”, per passare ad un “pretacchione” ripetuto ben due volte, per finire con le “cazzate” che sarebbero state pronunciate dal prete genovese, tutto questo senza che né Telese né Porro (figuriamoci) opponessero la pur minima resistenza. E’ evidente che far dialogare due personaggi come Antonio Martino e don Gallo ricorda un pò la discussione immaginata da Benigni durante il Giudizio Universale tra Ramsete II ed un terzino della Sampdoria, ma uno sforzo poteva esser fatto, da parte di giornalisti degni di questo nome.
    Peccato che il video sul sito di La7 (****) riporti solo il primo quarto d’ora della trasmissione, filato su binari abbastanza lisci, privandoci quindi dei picchi giornalistici che si possono invece godere a pieno su Youtube (*****).
    (*) http://forum.la7.it/viewtopic.php?f=42&t=1371324
    (**)http://it.wikipedia.org/wiki/Luisella_Costamagna#cite_note-1
    (***)http://it.wikipedia.org/wiki/Nicola_Porro
    (****)http://www.la7.it/inonda/pvideo-stream?id=i454728
    (*****)http://www.youtube.com/watch?v=FNy9MAkOY14
    (Ivo Ruello)

  • OLI 312: MONDO – Saluti da Cipro

    Il varco di frontiera per Nicosia Nord a Cipro pare, a prima vista, come tanti altri, con il solito sciame di turisti e gente qualunque. Devi presentare il passaporto però – non vale la carta d’identità con cui giri in tutta l’Europa – compilare un attestato e fare una nuova assicurazione per l’auto: non accettano quelle greche. Le poche guardie sud-cipriote si limitano a guardare sulla copertina dei documenti se sei europeo, dall’altra parte registrano su computer i tuoi dati, timbrano un visto di entrata e uscita, mentre alcuni militari armati affiancano gli addetti.
    Finalmente ecco la città vecchia, parte turca: un incanto di viuzze assolate, dove nella poca ombra ci si assiepa e si cammina, tra profumi di spezie e kebab, negozietti e ristoranti in strade pulite, persino il carrettino delle piante ha due sacchetti diversi per la spazzatura.
    Evidente il contrasto con il quartiere greco più sciatto e sporco, si vuole forse sottolineare una differente gestione della città, le guide turche segnalano come esempio di residenziale sociale un piccolo agglomerato di casette bianche, file ordinate con le piantine ai davanzali, piacevoli a vedersi. Spostandosi, s’intravedono però misere abitazioni, i bambini scavalcano la recinzione della scuola nella ricreazione e filano via scalzi su biciclette cigolanti.
    Desolazione e povertà regnano da ambo le parti, anche se ci sono quartieri e auto di lusso.

    Spingendosi ai margini del centro storico trovi cartelli di “recupero aree” sotto l’egida della comunità internazionale, ma tanti sono i cantieri abbandonati, come quello del ripristino della chiesa armena, a cura di uno studio italiano, con fine lavori entro quest’anno, che è soltanto un cumulo di macerie e qualche intervento approssimato.
    Sono oasi di pace e di fresco le moschee, visitando quelle che un tempo erano cattedrali, pensi agli affreschi nascosti dall’intonaco bianco.
    La litania del muezzin risuona al Nord e colpisce lo sfacelo delle chiese non trasformate in moschea con i giardini invasi da erbacce, carcasse di automobili e spazzatura: la chiesa di S. Giorgio dei Latini a Famagosta è crollata e i suoi affreschi vecchi di secoli a cielo aperto sono segnati dai graffiti.
    L’arte sembra non abiti più qui, al di là del contendere politico e del sentire religioso.
    Ci si è fermati all’epoca ellenica o romana o alle fortezze riconquistate ai crociati o ai turchi. E trovi lattine, bottigliette e sacchetti di plastica anche nelle zone archeologiche più preziose di tutta Cipro.

    Nella parte turca spiccano i monumenti al soldato, sventolano ovunque bandiere con la mezzaluna, quella rossa turca e quella bianca della Repubblica Turca di Cipro Nord, che non fa parte dell’Unione europea come il Sud, dove gira l’euro. Ci sono molte postazioni militari e mentre visiti un castello, vedi chilometri di filo spinato e senti spari di esercitazioni: soldati appostati nella notte, vicino alle case crollate, i segni delle cannonate ancora sui muri, lungo la linea di confine che separa le due comunità, intanto nella parte greca sfrecciano le camionette dell’Onu, ma molte sono le aree militari abbandonate.
    Sottilmente si disprezza l’altra parte, non potendo scoraggiare il turista che porta lavoro e denaro, dimenticando millenni di storia comune.
    Fingono di non capire se chiedi per sbaglio una birra o una specialità greca. Ma succede anche viceversa.
    – Orribili le strade della parte turca, si può fare una scappata e via – ti consigliano.
    – Non sanno neppure cucinare e il vino poi…-
    E tu pensi invece ai meravigliosi mosaici, alle spiagge dorate, dove nidificano ancora le tartarughe, al mare trasparente, alla fortuna di avere ancora un ambiente incontaminato, che stanno tappezzando con migliaia di costruzioni sulla riva: ci sta purtroppo, il turismo è economia.
    Forse si potrebbe fare meglio insieme, rispettando terra e persone, ma poi qualcuno ti racconta con gli occhi cupi della casa perduta al di là e capisci che la strada della riconciliazione è lontana.

    (Bianca Vergati)

  • OLI 312: SATIRA – Sora Cesira, divertirsi con la politica

    Il XXXIX Premio di Forte dei Marmi per la Satira Politica è stato assegnato per il web a Sora Cesira. Ecco le motivazioni lette da Filippo Ceccarelli: “sulle macerie della politica svolazza la Sora Cesira. E brandisce la melodia, mette in note la parodia, fa cantare e danzare la tecnologia, in pratica afferra un brano, un video, quindi li piega, li storce, li stravolge, li scaglia nel cyber-spazio. E allora, come per magia, la musica disvela il senso riposto del potere: l’immorale, l’inconfessabile, il tarocco, il cialtrone, il buffonesco. Musicista provetta, interprete virtuosa, poetessa del sottotitolo anglo-romanesco, la Sora Cesira inaugura un tipo di satira che nemmeno si sporca le mani con i suoi bersagli proiettandoli nella più plausibile irrealtà: dalla resistenza alla ri-creazione si misura un mondo parallelo di inaudita allegria.” La rete  restituisce momenti della premiazione, in cui l’autrice nasconde il volto dietro un cappello fiorito, gelosa di un anonimato che nel proteggerla le chiude le porte ad un redditizio successo. “Io pensavo di fare dei video, cantarci sopra e metterci i sottotitoli e invece…Che faccio?”, “Brandisci”, rispondono in coro i componenti della giuria. Incalzata, spiega: “io non sono la Sora Cesira, io rappresento la Sora Cesira, la Sora Cesira è un’entità e sempre lo sarà…E’ un donna romana, è una sora romana, fa parte del popolo, scopre le debolezze, è una paladina della matriciana…”. E dichiara “non ho alcuna intenzione di espormi, non voglio essere un personaggio pubblico, mi diverto così, voglio tenere un profilo molto basso” ma ammette che potrebbe ripensarci per “un programma in prima serata”. Comunque decida, il suo sito ha regalato fino ad oggi istanti di splendida satira, alleggerendo i cuori delle persone prostrate dal pessimo spettacolo che la politica offre di se stessa. Strappare una grassa, prolungata, risata di questi tempi è davvero un bel regalo. Di seguito un imperdibile canzone di Laura Pausini, secondo Sora Cesira. Gli amanti del melodico non ne rimarranno delusi. 

    (Giovanna Profumo)

  • OLI 312: SOCIETA’ – Copenhagen, dove gli altri ti sorridono

    Rendersene conto è stato un brutto colpo: camminiamo a testa bassa. Guardiamo dove mettiamo i piedi, attenti a non inciampare nella pavimentazione dissestata o a non pestare cacche di cane e altre spiacevolezze. Camminiamo circondati dal nostro quotidiano, che conosciamo tanto bene da non doverlo più guardare. Decifriamo il mondo intorno a noi per indizi, in base ai rumori, a uno sguardo talmente laterale da diventare inesistente. A volte capita di alzare la testa e incontrare per caso lo sguardo di un altro. Quasi sempre uno sguardo vuoto, immemore, ignaro. A volte uno sguardo che intercetta il nostro con ostilità, quasi come guardarsi negli occhi esprimesse una minaccia nascosta. A volte uno sguardo che si distoglie in fretta, con imbarazzo e fastidio.
    In vacanza, invece, visitando una delle capitali europee, guardarsi intorno con curiosità è normale. Ogni angolo può svelare una nuova prospettiva e poi si fa attenzione ai nomi delle strade per orientarsi, si guardano le vetrine, ci si ferma a bere qualcosa al tavolino di un locale e si osservano i passanti, si passeggia in un parco o lungo l’acqua, si viaggia sui mezzi pubblici e si deve scendere alla fermata giusta, si fa la coda per entrare nei musei o nei castelli. E, così facendo, si incontrano altri sguardi. A Copenhagen, quando questo succede, gli occhi dell’altro si illuminano di un sorriso. Le prime volte è sconcertante, ma ci si abitua in fretta e si ricambia. Ci si sorride. Un istante, ma c’è stato un incontro, un riconoscimento. E’ come se un peso cadesse dal respiro, un secondo gratuito di felicità.

    (continua)

    (Paola Repetto)

  • OLI 312: Parole degli occhi

    Incertezza in Via Terpi a Genova
    Foto Giovanna Profumo