Categoria: OLI 308
-
OLI 308: VERSANTE LIGURE – RACCOLTA INDIFFERENZIATA
Pernacchie, altri rumori,del dito medio farsarazzistici deliricibarsi anche di un’orsa:rifiuti di pensieried acre trash, risorsache spesso e volentieriun certo Nord ci sversa.Versi di ENZO COSTAVignetta di AGLAJA -
OLI 308: INFORMAZIONE – Che succede in quelle sale?
Aula Magna San Salvatore – Punto G 2011 Genere e globalizzazione C’è una caratteristica della informazione cittadina per cui spesso, anzi, quasi sempre, gli eventi di pensiero e approfondimento (dibattiti, convegni) vengono annunciati, ma non raccontati una volta che sono avvenuti.
Come se riguardassero esclusivamente le persone in sala, e non mettesse conto di trasmetterne almeno qualche suggestione a chi – per mille motivi – non ha occasione di frequentare certe sedi, di essere presente a certi appuntamenti.
Quando la cosa ha un certo rilievo, prima che tutto avvenga, o il giorno stesso a margine, viene intervistato chi ha organizzato l’evento, e se capita la presenza di una persona “famosa” può magari scapparci un’altra intervista, ma più in là non si va.
Il tutto, quando va bene, viene annunciato e raccontato da chi è parte in causa.
Manca comunque, e sistematicamente, l’occhio critico di un giornalista che si sieda in quella sala, e cerchi di percepire e di trasmettere quel che vi avviene. Che sta succedendo lì? Chi c’è in sala? Che ruolo gioca in città chi ha organizzato l’evento? Che rapporto si crea tra pubblico e organizzatori? Cosa raccontano della città le persone che si sono riunite in quella occasione? Cosa c’è da cogliere di veramente importante nelle parole che vengono scambiate, in quelle che vengono taciute, nella atmosfera del luogo?
Certamente è impossibile – anche con le migliori intenzioni – pensare di adottare questo metodo per tutto quel che avviene in città.
Ma il fatto è che non succede mai, e questo mai determina la natura e la qualità di quel che riesce ad emergere alla superficie della informazione.
Chi organizza, nei giorni successivi, raccoglie rassegne stampa, e nel caso che all’evento sia stato comunque dedicato “spazio” può anche compiacersene. Ma ben che vada si tratta di uno spazio asettico, neutro, che non alimenta domande e che addormenta i conflitti.Recente occasione per queste riflessioni sono state le notizie di stampa sul meeting internazionale del 25 e 26 giugno “Punto G – Genere e globalizzazione”, che nulla hanno trasmesso su alcuni, determinanti, punti di contraddizione che hanno impegnato, e anche diviso, le donne in sala. Ne cito alcuni:
Violenze al G8: ne è stata colpevole solo l’azione repressiva della polizia, o è necessaria una assunzione di responsabilità anche da parte del movimento no global?Precarietà: come può il sindacato “avere la percezione profonda di questa condizione” senza garantire una rappresentanza dei precari nei luoghi di lavoro? E’ possibile muoversi in questa direzione?
Relativismo culturale, multiculturalismo, e rispetto della “libertà di scelta”: sono atteggiamenti culturali progressisti, o sono in contrasto con i diritti fondamentali delle donne che ora si trovano a dover combattere su un doppio fronte?(Paola Pierantoni)
-
OLI 308: AMBIENTE – Safari in città
In due articoli, usciti lo scorso 2 luglio su Il Secolo XIX (“Allarme cinghiali, strade chiuse e caccia grossa a Castelletto”) ed il Corriere Mercantile (“Cinghiali a spasso in centro città, presi e abbattuti”), è narrata la triste vicenda di una famiglia di otto cinghiali in Corso Carbonara. Dell’episodio si è occupata anche la sezione genovese del sito di Repubblica (http://genova.repubblica.it/cronaca/2011/07/02/news/cinghiali-18509601/).
La storia è scarna, i cinghiali girano in zona cittadina, tra auto, bus, moto e pedoni, vicino alla scuola media Don Milani, nella giungla raramente falciata di quelle che erano un tempo aiuole curate: segnalati, vengono costretti in una piccola zona e quindi abbattuti, otto animali, una femmina sui 70 kg e sette piccoli sui 25 kg; ad agire sono gli agenti della Polizia Provinciale coadiuvati da Polizia Municipale.
La cruenta conclusione sembra però lasciare aperta qualche polemica: era proprio necessario uccidere tutti gli animali? Anche i piccoli? Dal resoconto emerge come la Prefettura avesse dato indicazione di catturare gli animali, per decidere solo in seguito il da farsi, mentre gli eventi hanno poi preso la mano (“ha caricato e siamo stati costretti a fare fuoco”), per arrivare alle dichiarazioni dell’assessore provinciale Piero Fossati. L’assessore, mentre ricorda l’esistenza di due leggi regionali che obbligano ad uccidere gli animali sul luogo della cattura invece di trasferirli altrove (per evitare il diffondersi di epidemie, nel caso gli esemplari fossero malati), invita i genovesi a non dare cibo ai cinghiali in città; ma, evidentemente, sente il peso dell’uccisione degli animali (“non sono contento di queste scene”), infatti “la voce si fa seria quando spiega che catturati vuol dire abbattuti”.
Nella vicenda si affrontano due esigenze, la sicurezza di un ambiente cittadino e la salvaguardia degli animali: se da un lato i cinghiali non sono certamente mansuete bestiole, d’altro lato una femmina adulta, ma comunque di piccola taglia, e sette piccoli in cerca di cibo non dovrebbero essere poi così difficili da gestire, da un corpo (la Polizia Provinciale) che ha proprio questo tra le proprie mansioni (http://it.wikipedia.org/wiki/Polizia_provinciale).
La notizia ha suscitato in molti sconcerto e rabbia, ma c’è anche chi ha mostrato comprensione per una scelta di sicuro impopolare, ma che forse era l’unica praticabile nel nostro alterato equilibrio ecologico.
Vale la pena di scorrere i numerosi commenti – 31 per l’esattezza, a tutt’oggi – in calce al citato articolo on line di Repubblica. Ben 21 sono quelli che esprimono indignazione per la soluzione adottata, con toni più o meno aspri, e solo 5 l’accettano come ineluttabile. I rimanenti 5 sono interventi di Eraldo Minetti, il Commissario Superiore della Polizia Provinciale di Genova che ha gestito l’operazione e che cerca di renderne conto, con ragionevolezza e non senza amarezza.
In ogni caso non se ne esce bene. Non occorreva certo questo episodio per evidenziare che nel sistema in cui viviamo qualcosa si è rotto da tempo, ma può essere un’occasione in più per riflettere. Come nella Danimarca di Amleto, “something is rotten…”, c’è qualcosa di marcio, di corrotto. Stavolta nel rapporto tra l’uomo e il resto della natura, un tempo assai più sano di oggi. Non solo in certe soluzioni sbrigative per risolvere problemi complessi, ma anche nell’approccio di tanti animalisti che con le loro azioni in buona fede spesso arrecano in realtà danni agli oggetti delle loro attenzioni, fornendo cibo fuori luogo e con altri comportamenti.
Correndo il rischio di sembrare sentimentali o idealisti, non si riesce comunque a trattenere un moto di tristezza cercando “cinghiale” con Google, al veder apparire molte proposte gastronomiche (“in umido, brasato, in salmì…”), né a togliersi dalla mente un’immagine evocata da uno degli articoli, “i cuccioli dietro la mamma, a seguire un pezzo di pane”.
(Ivo Ruello e Ferdinando Bonora) -
OLI 308: SPETTACOLO – The boomerang copyright
A sinistra: la nota sul sito di Antonio Ornano – a destra: la pagina di Youtube con il video bloccato Antonio Ornano (*) è un comico noto al grande pubblico per il divertente personaggio del professore naturalista “sadico”, che ha allietato le sere di tanti italiani su Zelig e in altre apparizioni televisive. Il sito web (che è poi solo un rimando a quello del suo agente), pone in evidenza una nota intransigente sull’uso delle immagini, con un richiamo alla possibilità di azioni legali per i trasgressori del suo copyright.
Navigando poi sul sito del suo agente (**) si scopre che nel curriculum di Ornano sono linkati due video di Youtube, il secondo dei quali bloccato per “violazione del copyright” da parte di RTI (ossia Zelig, ***).Questa è la pietanza, il contorno la sua laurea un giurisprudenza che certo non gioca a favore di una ipotetica ignoranza sull’argomento. Insomma, un boomerang che condanna il nostro professore sadico nello stesso modo delle vittime animali nei suoi spettacoli e che ci fa rispondere, con simpatia: “se dopo una laurea ancora non hai capito una cippa di niente… e alloooooora muori, preda!”.
* www.antonioornano.it
** http://www.giuliomoroni.com/artista_antonio_ornano.asp
*** http://www.youtube.com/watch?v=u7bnyopsHOQ
(Stefano De Pietro) -
OLI 308 – NUOVI TALENTI: Ester Armanino, giovane scrittrice genovese
Dopo averlo finito è facile provare un senso di gratitudine.Perché Storia naturale di una famiglia di Ester Armanino (ed. Einaudi – Euro 16,50) è un ottimo romanzo, pieno di tutto quello che si vorrebbe trovare in un libro. Sono vicende comuni a molte famiglie, viste con gli occhi di una bambina che cresce e diventa grande. Sguardo preciso quello di Bianca, capace di cogliere l’essenza assurda dei rituali, il giudizio delle persone, lo sgretolarsi lento del rapporto dei suoi genitori:“Nelle altre famiglie si paralava di noi. A pranzo, a cena, dal parrucchiere, in chiesa. Eravamo una casa scoperchiata da un terremoto e tutti potevano sbirciare dentro, tra le macerie.Le altre famiglie si avventavano sui resti della nostra per provarne compassione disappunto, eccitazione, cattivo esempio, battute, lezioni di vita, ammonimenti, cose così. Ricordavano come eravamo prima, nelle loro case, alle loro cene. La coppia affiatata e i marmocchi nutriti d’amore.”Ma i personaggi di Ester Armanino stanno nella vita e nella vita cambiano. Senza occuparsi di quella degli altri. Annientati dal dolore, fanno fronte ognuno a proprio modo. Compongono e scompongono la propria esistenza. In Storia naturale di una famiglia c’è una tale quantità di amore da rimanerne sorpresi. Ambientato a Genova, offre della città piccole, chiare inquadrature. E c’è in Ester Armanino una capacità di scrittura che non ha nulla da invidiare ad Elena Ferrante, Tiziano Scarpa o Michela Murgia. L’autrice è genovese ed ha solo ventotto anni. Nella quarta di copertina c’è scritto che “è architetto”.(Giovanna Profumo) -
OLI 308: EVENTI – Genova città dei diritti
Dal 7 al 14 luglio avrà luogo a Genova la quarta edizione della Settimana internazionale dei diritti. L’evento, che segna il decennale dai fatti del G8, quest’anno sarà dedicato ai Giusti, coloro che “sanno scegliere da che parte stare” e “sono disposti a pagare un prezzo per difendere i diritti altrui”.
Incontri, dibattiti, libri e film solleciteranno le coscienze riguardo a temi come il genocidio in Rwanda, le lotte per la libertà nel Nord Africa, le carceri, la mafia, il terrorismo, l’Olocausto, le foibe e molto altro ancora.
Il programma completo delle iniziative è disponibile seguendo il link: genovacittadeidiritti.it. -
OLI 308: LETTERE – Esistono ancora giornalisti?
Nauseata dalla politica e dalla disinformazione asservita ai padroni, di destra o di sinistra, economici o politici, riporto alcuni esempi vissuti ultimamente:
1- informazione sui referendum dell’acqua.
Faccio parte di un comitato, da anni lavoriamo raggiungendo le persone solo attraverso le nostre forze e il volontariato, trasversali ai partiti, organizzati, trasparenti come l’acqua. Un movimento che ha risvegliato gli italiani, coinvolto i giovani, fatto impegnare molti cittadini in prima persona. Solo questo dovrebbe essere un evento da prima pagina! Eppure in questi anni nessuno dei grandi media ci ha considerato, non hanno cercato i fatti, i protagonisti, ma hanno ubbidito ai padroni di turno che chiedevano di depotenziare il movimento e far risaltare altre forze. Mi indigna questo non volere raccontare la realtà, questa incapacità di andare a fondo, questa inevitabile ignoranza che poi traspare negli articoli infarciti di errori e omissioni.
2- conferenza stampa di presentazione del decennale del G8 a Genova e mostra fotografica.
Si è parlato al 99% del programma, con eventi su lavoro, beni comuni, ambiente, povertà, ecc.. e solo all’1% si è accennato al ricordo della repressione del 2001. E’ stato ribadito con forza che il decennale non vuole essere il ricordo degli scontri, ma un nuovo ritrovarsi a discutere cose concrete, diritti umani, partecipazione. La mostra contiene centinaia di foto da tutto il mondo sui temi suddetti e solo qualcuna degli scontri del 2001. I pochi giornalisti presenti hanno fatto qualche ripresa e dopo pochi minuti se ne sono andati. Risultato: i servizi sulle TV locali o sui giornali mostravano SOLO le 3 foto degli scontri, rievocavano solo quelli, paventavano timori sulla sicurezza. Questo non è raccontare la realtà.
3- scontri NO TAV in Val Susa.
Il fatto: 70.000 persone manifestano pacificamente e 100 imbecilli tirano pietre. La sera apro il sito di Repubblica e i titoli naturalmente parlano solo degli scontri. Le foto danno la misura dell’indegnità di questa informazione: ci sono molte gallerie fotografiche dedicate al lancio di pietre, la singola pietra fotografata in alta risoluzione in tutto il suo tragitto con decine di scatti, da bravi ed esperti fotografi. Poi da un link nascostissimo ecco le foto della manifestazione pacifica: poche immagini di pessima qualità scattate probabilmente dal telefonino di qualche manifestante. Questo è l’emblema della disinformazione: tutti i migliori fotografi a coprire i 100 violenti, nessuno a coprire i 70.000 pacifici. Questa sproporzione è vergognosa. Probabilmente figlia di direttive dall’alto, perché tutti i giornali fanno gli interessi di qualcuno, che sia il capo del governo o sia il partito di opposizione sostenitore della TAV e della privatizzazione dell’acqua…
Io, cittadina qualunque, farei due appelli.
Il primo ai giornalisti, perché ritrovino dignità e professionalità, perché il loro lavoro sia raccontare la realtà, non distorcerla o ometterla. Dove è finita l’etica professionale?
Negli Stati Uniti molti giornali stanno chiudendo, dicono che è un dramma per l’informazione. Ma per come stanno le cose in Italia, io quasi mi auguro che anche i nostri chiudano, perché così come sono fanno solo danni alla verità. Vorrei vedere professionisti che studiano le cose, vanno sul posto e ci passano del tempo per capire.
Il secondo ai cittadini: non credetegli più! Oggi grazie a internet è possibile informarsi direttamente alle fonti, testimoni scrivono e fanno girare l’informazione. Sfruttiamola. Oppure andiamo noi in prima persona, quando possibile, a vedere, e raccontiamolo.
Naturalmente ci sarà anche qualche giornalista che lotta contro tutto questo, o qualcuno che crede che le critiche non siano per lui. Può darsi, ma io lo esorto in ogni caso a fare di più perché la sua voce onesta si faccia spazio tra le altre.
Silvia Parodi – cittadina di Genova